Scheda bibliografica:

Argomenti filosofici su
POVERTA' E SVILUPPO

Quello che segue è un elenco parziale di libri e testi che ritengo di segnalare alla lettura e che mi propongo di integrare via via con altri titoli, evidenziando per ciascuno i concetti secondo me piu' rilevanti. Altri riferimenti sono presenti nelle schede bibliografiche in questo stesso sito.


1.
Secondo Ernst F. Schumacher, (Piccolo e' bello), nel XIX secolo sono nate da pochi fatti osservati delle idee convenzionali, che contengono principi di verita' ma si sviluppano attraverso l'immaginazione e pretendono di essere universali: l'evoluzionismo, la selezione, il marxismo, la psicologia, il relativismo, il positivismo.
E' sbagliata la convinzione che la prosperita' di una nazione derivi dalla sua grandezza; le megalopoli, poi, aumentano criminalita', stress, collasso della famiglia che e', invece, l'istituto piu' elementare dello stato. Le relazioni umane dipendono da liberta' su piccola scala e ordine su grande scala, una struttura articolata che non ammette soluzioni definitive. Lo stato e' un concetto astratto, non ha bisogni di sopravvivenza (l'Autore evidenzia in cio' una contraddizione con le guerre di conquista), l'individuo e' reale ed ha problemi di sopravvivenza.
La dipendenza dei paesi poveri da quelli ricchi, secondo l'Autore dipende dall'acquisizione di metodi e modelli dei paesi ricchi (PNL, produzione, consumo, tecnologie gigantesche, l'idea che cio' che ha alta intensita' di lavoro e bassa intensita' di capitale sia antieconomico, ecc.). Le riforme devono in primo luogo favorire e diffondere maggiore educazione.
L'approccio decentrato alla sviluppo favorisce piccole citta'-mercato e villaggi alla emigrazione verso grandi citta'; ogni villaggio deve avere una scuola primaria. L'approccio allo sviluppo puo' essere statico (capitale in quantita' prestabilita', produttivita' per addetto) o dinamico (capitale in quantita' non prestabilite, tecnologie intermedie: vedere anche le considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sull'ambiente in questo sito). Le tecnologie complesse (ad alta intensita' di capitali) vanno sostituite con tecnologie semplici, a bassa intensita' di capitali.
L'attivita' di sviluppo richiede lo svolgimento di piu' funzioni, comunicazione (scambio di informazioni), mediazione del sapere, retroazione (feedback di un problema tecnico dal paese povero a quello ricco per la soluzione), coordinamento e creazione di sottostrutture (gruppi di azione e centri di verifica).

2.
Il XX secolo, osserva Amartya Sen (Lo sviluppo e’ liberta’), ha portato miseria, fame, violazione dei diritti e delle liberta’ fondamentali, ma anche un’opulenza inimmaginabile prima, la democrazia, l’allungamento della vita media (pag.5). Le privazioni, osserva Sen, si combattono con lo sviluppo, che non e’ un mero aumento di PNL o dei redditi individuali, ma e’ un processo di espansione delle liberta’ umane; ci possono essere discordanze fra reddito pro capite e liberta’ individuale, (pagg.10-12), ma miseria, intolleranza ed autoritarismo sono tutte fonti di illiberta’.
L’idea dello sviluppo come liberta’ richiede che le liberta’ siano parti costitutive dello sviluppo per due ragioni: una ragione di efficacia (la libera azione degli individui e’ fondamentale per lo sviluppo) ed una ragione valutativa (vi e’ progresso laddove vengono promosse le liberta’ umane, pagg.10-11 e 24).
Per le liberta’ e l’idea di sviluppo come liberta’ sono importanti non solo gli obiettivi finali, ma anche i processi (le procedure) e le possibilita’ (o conseguenze, pag.23): non sono ammissibili, ad esempio, “guardiani” della tradizione culturale o religiosa (pag.38). L’espansione delle liberta’ reali degli individui e’ sia lo scopo principale che il mezzo principale dello sviluppo; le liberta’ hanno dunque sia un “ruolo costitutivo” che un "ruolo strumentale" nello sviluppo, il quale consiste peraltro nel processo stesso di espansione delle liberta’: “la partecipazione politica e il dissenso sono parti costitutive dello sviluppo” (pag.41).
Lo sviluppo e’ dunque un processo di estensione dei vari tipi di liberta’ sostanziale, il sottosviluppo e’ illiberta’ (pag.91).
Le liberta’ o illiberta’ economica, sociale e politica sono tra loro strettamente connesse (pagg.14-16): non c’e’ mai stata una carestia in una democrazia funzionante, anche se povera (pagg.22, 156, 181); libere elezioni ed informazione incentivano i governi ad impedirle: ad esempio, l’India dopo l’indipendenza nel 1947 non ha piu’ avuto carestie, mentre in Cina la carestia del 1958-1961 fece trenta milioni di morti (pagg.48 e 57).
Le correlazioni fra reddito e ricchezza da una parte e salute, nutrizione, istruzione, speranza di vita dall’altra vanno in entrambe le direzioni; anche fra liberta’ individuale ed assetti sociali vi e’ una relazione bidirezionale (pagg.25, 36, 52). Poverta’ e disoccupazione non sono solo scarsita’ di reddito, ma comprendono l’esclusione sociale ed effetti che sono di natura psicologica (pagg.27 e 99).
Sono liberta’ strumentali cruciali, fra loro interconnesse, le liberta’ politiche (compresi i diritti civili), le infrastrutture economiche (i mercati), le occasioni sociali (scuola, sanita’), le garanzie di trasparenza (diritto all’informazione, meccanismi legali di responsabilizzazione), la sicurezza protettiva (la rete di protezione sociale, la sicurezza dell’impiego, pagg.6, 43 e seg., 58, 67). La crescita economica va considerata sommando l’incremento reale dei redditi privati alla crescita dei servizi sociali e della sicurezza sociale (pag.45); la crescita dell’istruzione e l’espansione del sistema sanitario possono sconfiggere la poverta’ (si veda il caso della restaurazione Meiji a pagg.45-46 del volume cit.).
Peraltro i servizi sociali (istruzione e sanita’ in primo luogo) hanno un’alta intensita’ di lavoro e quindi accelerano la crescita economica, e nel contempo costano poco nei paesi poveri dove i salari sono bassi: vanno quindi realizzati subito anche nelle economie piu’ povere e senza aspettare che diventino ricche (pagg.52-53).
In Gran Bretagna le politiche sociali si incrementarono rapidamente nei due periodi di economia di guerra, provocando una forte diminuzione della mortalita’ per cause non belliche (pag.54).
La difesa della liberta’ e’ prioritaria per via della sua asimmetria ed interconnessione con persone diverse, per cui la sua violazione e’ di per se’ un male (pagg.69-70).
Le regole procedurali, osserva Sen, non si possono pero’ accettare indipendentemente dalle loro conseguenze: i giudizi di valore indicati dall’utilitarismo esprimono l’idea che ogni scelta vada giudicata in base alla somma totale delle utilita’ che produce, e si fondano su tre componenti distinte (pag.63): il conseguenzalismo (tutte le scelte vanno giudicate in base ai risultati che producono), il welfarismo (tutte le scelte vanno giudicate in base alle utilita’ che producono), la classifica per somma secondo la quale conta il valore aggregato delle utilita’ e non come sono diversamente distribuite fra gli individui.
L’ingiustizia, per l’utilitarismo, e’ quindi la realizzazione di minore utilita’ aggregata, una concezione sbagliata (in quanto indifferente alla distribuzione) che pero’ non inficia la validita’ delle sue intuizioni conseguenzialiste e welfariste, e quindi l’attenzione ai risultati ed al benessere degli individui (pagg.64-66 e 71). Gli assetti e le istituzioni sociali, secondo l’approccio conseguenzialista, vanno giudicati infatti non solo sulla base dei loro aspetti costitutivi, ma anche per le conseguenze che producono (pag.65).
Le conseguenze spesso non corrispondono alle aspettative: il riformatore razionale impara facendo (pag.255); le conseguenze non volute non sono necessariamente imprevedibili, bisogna imparare a prevedere conseguenze importanti e non intenzionali (pag.257).
Le carestie vanno distinte dalle situazioni di poverta’ endemica, e spesso sono legate alla perdita di titoli ad acquistare cibo in un mercato che non ne e’ privo (pagg.163-168 e seg., 207 e seg.); il funzionamento del mercato del lavoro e’ cruciale per prevenire fame e carestie (pag.166; peraltro, osserva Sen, gli individui non sono solo mezzi di produzione ma anche il fine dei processi economici, pag.295), come pure il superamento delle divisioni e delle distanze culturali (pagg.170-176 e seguenti); lo Stato puo’ intervenire facilmente, anche solo creando occasioni di lavoro temporaneo in progetti pubblici a breve termine (pag.182).
Le misure coercitive non sono efficaci per ridurre il tasso di fertilita’ (pag.222 e seguenti); il benessere sociale puo’ essere invece promosso piu’ efficacemente dal ruolo attivo giocato dalle donne (pag.192 e seguenti; istruzione ed occupazione femminile, pag.219).
Si vedano altre considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sulla liberta' e sulla democrazia in questo sito.

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