Settima parte
CAMBIO SCENA. Si vede il senatore Gracco nella sua casa.
Sta dando da mangiare a polli e oche. Un servo è vicino ed avverte il
senatore “Padrone i pretoriani!” mentre si vede il loro arrivo.
Gracco manda il servo lontano e i pretoriani lo arrestano.
CAMBIO SCENA. Lucilla cammina nel palazzo. Commodo siede tranquillo e,
come lei tenta di lasciare la stanza, egli la ferma.
COMMODO: Dove sei stata? Ti ho mandato a chiamare.
LUCILLA: Per favore fratello. Cosa ti preoccupa?
COMMODO: Gracco ha una nuova amante?
LUCILLA: Non lo so.
COMMODO: Pensavo che l’avessi visto. Egli infetta ogni cosa come una
putrida febbre. Per la salute di Roma il Senato deve essere epurato, ed io
lo epurerò presto, molto presto.
LUCILLA: Ma non questa notte.
COMMODO: Ricordi cosa disse una volta nostro padre? (egli si va a
sedere sulla sponda del letto) E’ un sogno, uno spaventoso sogno…
la vita. Pensi che sia vero?
Lucilla si muove più vicina e siede accanto a suo fratello. Un’espressione
interessata e amichevole ricopre la sua faccia.
LUCILLA: Non lo so
COMMODO: Io penso che lo sia. Ed ho soltanto te con cui condividerla.
Lucilla si fa più vicina per confortarlo. Commodo posa la testa sulla
sua spalla. Allora la spinge indietro e la poggia sul letto. Con il
terrore negli occhi, lei posa immobile, timorosa di cosa potrebbe
succedere. Commodo gentilmente poggia il suo dito sulla sua bocca e le
dice “Apri la tua bocca” Esitante lei apre appena la bocca
mentre egli poggia il dito sulle labbra di lei e poi sulle sue.Egli preme
la testa sulla sua spalla e dice “Lo sai che ti amo” Lei
risponde “Ed io amo te” Lucilla poggia immobile, la paura monta
al pensiero di cosa potrebbe accadere, ma Commodo presto posa giù la
testa e cade addormentato. Lucilla gentilmente e quietamente si alza e va
via. Aspettando all’esterno della stanza, stanno le sue guardie che la
seguono fuori.
CAMBIO SCENA. Si torna a Proximo mentre conduce Lucilla alla cella di
Massimo. Proximo ordina agli altri gladiatori di uscire “Fuori!
Muovetevi!” Essi guardano verso Massimo per l’approvazione ed egli
la da con un cenno della testa…..i gladiatori escono. Proximo si gira
verso Massimo “Congratulazioni generale. Hai amici molto persuasivi”
e si volta per uscire. Lucilla entra nella cella.
LUCILLA: Mio fratello ha fatto arrestare Gracco. Non possiamo aspettare
più a lungo. Tu devi partire stanotte. (Massimo si fa più vicino a
Lucilla) Proximo verrà a mezzanotte e ti porterà al cancello. Il tuo
servo Cicero ti starà aspettando con i cavalli.
MASSIMO: Tu hai fatto tutto questo?
LUCILLA: Si
MASSIMO: Tu rischi troppo.
LUCILLA: Ho molto da farmi perdonare.
MASSIMO: Non hai nulla da farti perdonare. Ami tuo figlio. Sei forte
per lui.
LUCILLA: Sono stanca di essere forte. Mio fratello odia tutto il mondo
e te sopra tutto.
MASSIMO: Perché tuo padre ha scelto me.
LUCILLA: No perché mio padre ti amava…….e perché io ti amavo.
MASSIMO: Molto tempo fa (teneramente prende la sua mano e la bacia)
LUCILLA: Ero molto diversa allora?
MASSIMO: (con un leggero sorriso, accarezzando gentilmente il suo
viso) Sorridevi di più.
LUCILLA: Mi sono sentita sola tutta la vita, eccetto che con te. (Massimo
respira profondamente) Io devo andare.
MASSIMO: Si (essi si scambiano un lungo tenero bacio)
CAMBIO SCENA. Al palazzo, Lucio sta giocando con la spada con altri
servi africani. “Questo… questo… questo… e questo…e ti ho
battuto” esclama.
Commodo, svegliato dal suo sonno va verso Lucio e prende una spada di
legno dal servo. Egli comincia una schermaglia con Lucio
COMMODO: Non è tardi per giocare al legionario?
LUCIO: Non sono un legionario
COMMODO: Non sei un legionario?
LUCIO: Io sono un gladiatore!
COMMODO: Un gladiatore? I gladiatori combattono solo nei giochi. Non
preferiresti essere un prode guerriero romano come Giulio Cesare?
LUCIO: Io sono Massimo, il salvatore di Roma!
Comodo si ferma e si inginocchia davanti a Lucio. La spada di legno
graffia il pavimento di marmo mentre scivola.
COMMODO: Il salvatore di Roma. E chi ha detto questo?
Lucio sussurra al suo orecchio. Commodo lo stringe sempre più forte
mentre ascolta.
CAMBIO SCENA. Lucilla ritorna al palazzo e chiede alla sua serva dove
sia Lucio. Lei risponde “E’ con l’imperatore mia signora” Lucilla
esce velocemente alla ricerca di Lucio. Cammina verso la stanza di Commodo
e mentre si avvicina può sentire Commodo che sta chiacchierando con
Lucio. Rallenta il suo passo per ascoltare e poi velocemente cammina per
prendere parte alla loro conversazione.
LUCIO:…….lei non poteva farlo
COMMODO: Si lo ha fatto. Lei lo ha preso da un cesto, lo ha premuto al
suo seno, giusto qui sopra il cuore…….hissssss (simula il sibilo
di un serpente)
LUCIO: E l’ha morsa sul seno?
COMMODO: Si. Vedi Lucio, qualche volta, le signore di sangue reale si
comportano in modo singolare e fanno molte cose strane in nome dell’amore.
LUCIO: Io penso che sua sciocco
COMMODO: Anch’io, anch’io.
Commodo vede Lucilla entrare nella stanza.
COMMODO: Sorella……unisciti a noi. Stavo leggendo al caro Lucio.
LUCIO: Anch’io stavo leggendo.
COMMODO: Si, è un fanciullo molto intelligente. Egli sarà un grande
imperatore un giorno.
Lucilla guarda stupita, preoccupata per quello che potrebbe accadere.
COMMODO: Stavamo leggendo del grande Marco Antonio e le sue avventure
in Egitto.
LUCIO: E la regina si uccise con un serpente.
COMMODO: (a Lucio) E aspetta soltanto fino a sentire cosa
accadde agli altri nostri antenati. Se sarai molto buono, domani notte ti
racconterò la storia dell’imperatore Claudio. Egli fu tradito da coloro
che gli erano più vicino…..dal suo stesso sangue…….essi
sussurravano negli angoli bui, e uscivano a notte fonda e cospiravano, e
cospiravano.
Lucilla è quasi in lacrime mentre la sua paura aumenta.
COMMODO: Ma l’imperatore sapeva che essi stavano tramando qualcosa.
Sapeva che erano come piccole api. E una notte egli si sedette con una di
loro, la guardò e disse “Dimmi cosa stai facendo, piccola ape
affaccendata, o io abbatterò coloro che ti sono più cari. Starai a
guardare mentre mi immergerò nel loro sangue” E l’imperatore aveva il
cuore infranto. La piccola ape lo aveva ferito più profondamente di
quanto chiunque altro avrebbe potuto mai fare. E cosa credi che accadde
allora Lucio?
LUCIO: Non lo so zio.
COMMODO: (guardando Lucilla) La piccola ape gli raccontò ogni
cosa.
Le lacrime cadono lentamente sul viso di Lucilla.
CAMBIO SCENA. Si torna alla scuola dei gladiatori. Massimo comincia a
raccogliere le sue cose, mettendo le figurine di sua moglie e di suo
figlio nella loro sacchetta di pelle, infilando il suo anello al dito.
Fuori si vedono le guardie pretoriane, alcune a piedi, altre a cavallo,
mentre si avvicinano. Nel frattempo dei sicari stanno introducendo un
serpente corallo nel letto del senatore Gaio mentre lui e sua moglie
dormono.
I pretoriano hanno raggiunto i quartieri di Proximo, stanno fuori dal
cancello e gridano “Apri in nome dell’impertore! Apri il cancello
Proximo. Apri il cancello.Vuoi morire vecchio?” Massimo e Proximo
sentono le grida e guardano fuori verso le guardie. Proximo cammina verso
Massimo, tenendo un grande anello pieno di chiavi e dice “Ecco è
tutto pronto. Sembra che abbia conquistato la tua libertà” e porge
a Massimo l’anello di chiavi per la sua fuga.
MASSIMO: Proximo, non rischi di diventare un uomo buono?
PROXIMO: Hahhh!
MASSIMO: Juba! (mentre gli porge l’anello con le chiavi delle
celle)
Fuori le guardie continuano a gridare “Tutti i nemici dell’imperatore
moriranno” Essi chiamano anche “Massimo” Le guardie
abbattono il cancello e, fatto eccezionale, entrano nella scuola. Nel
frattempo i gladiatori si raccolgono intorno a Massimo per ascoltare i
suoi ordini.
MASSIMO: Mi occorrono pochi attimi, così non c’è bisogno che siate
incauti con le vostre vite. Se non volete prendere parte a questo tornate
nelle vostre celle.
HAGEN: Noi ti aspetteremo qui Massimo (i gladiatori gridano “Forza
e onore”)
Massimo si volta verso Juba e dice “Forza e onore”mentre i
due amici dolcemente si sfiorano con le fronti.
Massimo inizia la sua fuga mentre i gladiatori combattono contro le
guardie romane. I gladiatori combattono coraggiosamente. Hagen è ucciso
quando parecchie guardie lo feriscono con le loro spade e molte frecce
trafiggono il suo corpo. Si vede Juba combattere, ma rimane illeso.
Nei quartieri di Proximo, i pretoriani salgono le scale verso la sua
stanza. Proximo sta in piedi con le spalle alla porta, tenendo in mano il
suo rudio e dice “Ombra e polvere”. Le guardie lo pugnalano a
morte.
Nel frattempo Massimo prende la fuga attraverso un tunnel che porta all’esterno.
Lungo la strada trova la sua armatura e la spada e li indossa.
Una volta fuori, scorge un cavaliere che sta immobile. Egli lancia un
fischio e il cavaliere, Cicero, lo riconosce e grida “Massimo!”
In quel momento il suo cavallo ha uno scarto e appare Cicero trattenuto da
una corda intorno al collo, il suo corpo ondeggia e sbatte contro l’albero.
Massimo corre verso di lui e lo solleva. Cicero dice “Mi dispiace” I
pretoriani scoccano frecce e uccidono Cicero mentre Massimo piange e urla
angosciato “Nooooooooo” Massimo è circondato dai pretoriani.
CAMBIO SCENA. Si torna al palazzo. Il senatore Falco si avvicina a
Commodo mentre egli sta in piedi guardando la città. Stormi di uccelli si
levano in alto e sopra il Colosseo. Falco riferisce “E’ stato
fatto!” Lentamente Commodo si volta verso Falco.
COMMODO: E cosa sarà di mio nipote e di sua madre? Dovranno
condividere il destino del suo amante o dovrò essere misericordioso?
Commodo il misericordioso! Lucio resterà con me adesso e, se sua madre
osa guardarmi in una maniera che mi dispiace lui sarà ucciso! E se decide
di essere nobile e prendere la sua stessa vita, egli morirà! E quanto a
te (si volta verso Lucilla) tu mi amerai come io amo te. Mi darai
un erede di sangue puro così che Commodo e la sua progenie regneranno per
mille anni. Non sono misericordioso? (si avvicina alla sua faccia e
tenta di baciarla ma Lucilla si allontana. Commodo serra con le dita la
sua mascella, voltando il suo volto verso di lui e urla) Non sono
misericordioso?
Lentamente le lacrime cadono sul viso di Lucilla.
CAMBIO SCENA Al Colosseo. La folla grida “Massimo… Massimo…
Massimo…” Petali di fiori rossi fluttuano nell’aria cadendo
sulla sabbia dell’arena.
Nei sotterranei Massimo è incatenato, le braccia tese in fuori e sopra
le spalle in modo che gli sia impossibile difendersi o lottare contro
qualcuno.
Commodo entra nella cella e cammina verso Massimo. Gli altri
prigionieri (Gracco, Juba, gli altri gladiatori) stanno guardando mentre
egli entra. Commodo indossa la sua bianca armatura di cuoio, si avvicina
all’incatenato Massimo che è coperto di lividi e stanco.
COMMODO: (con un sussurro) Massimo, Massimo, Massimo. Ti
acclamano. Il generale che diventò uno schiavo. Uno schiavo che diventò
un gladiatore. Un gladiatore che sfidò un imperatore. Una storia
sorprendente. Adesso il popolo vuole sapere come la storia finisce. Vorrà
soltanto una morte gloriosa. E cosa potrebbe essere più glorioso che
sfidare l’imperatore stesso nella grande arena? (Commodo posa il suo
dito vicino al viso di Massimo, accarezzandolo mentre parla)
MASSIMO: Tu combatteresti contro di me?
COMMODO: Perché no? Pensi che io abbia paura?
MASSIMO: Io penso che tu abbia avuto paura per tutta la vita.
COMMODO: A differenza di Massimo l’invincibile che non conosce paura?
MASSIMO: (ridendo) Conoscevo un uomo che una volta disse “ la
morte sorride a tutti. Tutto quello che un uomo può fare è sorridere di
rimando”
COMMODO: Mi chiedo! Il tuo amico ha sorriso alla sua morte?
MASSIMO: Dovresti saperlo. Era tuo padre!
COMMODO: Tu amavi mio padre, lo so. Ma lo amavo anch’io. Questo ci
rende fratelli non è così? (Commodo abbraccia Massimo e con un vile,
violento colpo con lo stiletto che è stato nascosto nella sua manica,
colpisce Massimo alla spalla sinistra e poi lo bacia sul collo.
Immediatamente il sangue fuoriesce dalla ferita. Massimo emette un ansito
mentre dalla ferita la vita abbandona il suo corpo) Sorridi per me ora
fratello! (a Quinto) Mettigli l’armatura. Nascondi la ferita.
CAMBIO SCENA. La botola dell’arena si apre mentre l’ascensore,
attorniata da pretoriani immobili dietro i loro scudi neri, sale. Al
centro Commodo, con una bianca armatura, guarda fissamente verso l’alto,
scaldandosi al sole vicino a Massimo ferito e morente, ricoperto dalla
nera corazza.Nel frattempo Quinto, preoccupato, guarda Massimo. Come
raggiungono il terreno dell’arena i pretoriani assumono la loro
posizione a cerchio. Massimo barcolla verso il centro tenendo il braccio
sinistro contro il corpo per proteggere la ferita.
Egli lentamente si ferma, raccoglie una manciata di sabbia con uno
sguardo attento verso Quinto. Strofina la sabbia tra le mani e si tende
per prendere la spada ma Quinto la lancia lontano, fuori dalla sua
portata. Massimo dolorosamente si sposta dove è stata gettata la spada,
la raccoglie e immediatamente attacca Commodo. I due iniziano a
combattere.
Massimo grida mentre attacca Commodo, ma questi fa bene e respinge gli
attacchi. Massimo riesce a colpire dal basso le gambe di Commodo che cade
piatto all’indietro per terra, si alza rapidamente e colpisce Massimo
con tutta la sua forza. Massimo muove la sua spada con grande forza verso
Commodo che sciabolando, mentre Massimo si tira indietro, lo colpisce ad
una gamba. La ferita comincia a sanguinare, Massimo barcolla ma mantiene l’equilibrio
e attacca Commodo colpendo il suo braccio facendogli cadere la spada.
Commodo rimane disarmato.
Massimo, esausto e molto sofferente per la pugnalata inflittagli prima
da Commodo mentre era incatenato, incomincia a scivolare nell’altra vita……..vede
il cancello della sua casa e allunga la mano nello sforzo di spingere il
portale socchiuso……la spada gli cade dalla mano.
Nel frattempo Commodo sta richiedendo la spada di Quinto “La
spada! Dammi la tua spada!” Ma Quinto non acconsente. Commodo allora
si volta verso i pretoriani gridando “La spada!” Le guardie
cominciano a estrarre le loro spade quando Quinto decisamente ordina loro “Rinfoderate
le spade!” Essi obbediscono.
Commodo un’altra volta ricorre ad un pugnale nascosto e Massimo
rapidamente ritorna in questa vita, disarmato eccetto la sua forza e
determinazione. Commodo lo attacca con il pugnale ma ferocemente Massimo
gli sferra un pugno colpendo la sua faccia e ancora colpendogli la testa
con un colpo di gomito. Commodo restituisce il colpo ma non eguaglia
Massimo che rafforza la sua presa su di lui. Con una mano gli prende la
nuca, con l’altra forza il pugnale indietro verso Commodo che picchia
all’indietro mentre cerca disperatamente di respingere Massimo.
Lentamente Massimo immerge il pugnale nella gola di Commodo, sempre
più profondamente fino a quando non può più andare oltre. Commodo,con
il respiro che lascia il suo corpo, cade per terra.
Finito il combattimento, Massimo comincia ancora una volta a vagare
nell’altra vita. Tende la sua mano insanguinata per aprire il portale
che lo conduce dalla sua famiglia, alla sua casa, ma una volta ancora è
riportato indietro quando Quinto lo chiama “Massimo… Massimo”
MASSIMO: Quinto libera i miei uomini! Il senatore Gracco deve essere
reintegrato. C’era un sogno che era Roma, sarà realizzato. Questo era
il desiderio di Marco Aurelio.
Quinto ordina alla guardie “Liberate i prigionieri… andate!”.
Massimo sta in piedi traballante, mentre la visione del campo di grano
ancora ritorna in lui ma questa volta è molto più nitida. Sua moglie e
suo figlio lo stanno aspettando. Improvvisamente, poiché perde
conoscenza, cade disteso all’indietro con una forza tremenda, solido
come un albero.
Lucilla corre nell’arena cadendo in ginocchio accanto a lui e
chiamandolo “Massimo”. Massimo la guarda fissamente e dice “Lucio
è salvo” Lucilla lo guarda con grande tenerezza mentre è disteso
per terra e risponde “Va da loro”. Ancora Massimo vede la
visione della sua casa, grandi cedri oltre il cancello, mentre si sente
una risata infantile e si vede il campo di grano mentre sua moglie e suo
figlio sono in piedi lungo la strada, guardando verso di lui. Il suo
ragazzo gli corre incontro mentre cammina lungo il campo di grano……adesso
lui è libero.
Con la mano Lucilla chiude i suoi occhi, il volto tranquillo ed in pace
mentre lascia questo mondo, e gli sussurra “Sei a casa”.
Addolorata, con una mano sul cuore, ella rapidamente riprende il suo
portamento, si alza e si volta verso il senatore Gracco e la folla.
LUCILLA: Roma vale la vita di un uomo buono? Noi lo credevamo una
volta. Fa che possiamo crederlo ancora. Egli era un soldato di Roma.
Onoratelo!
GRACCO: (cammina in avanti e chiede) Chi mi aiuterà a portarlo?
Molti si radunano per sollevare Massimo e portarlo fuori dall’arena.
Il corpo di Commodo è abbandonato sulla sabbia.
CAMBIO SCENA. Juba sta considerando come sacro lo spazio nella sabbia
macchiata di sangue la dove è morto Massimo. Apre la piccola sacchetta di
pelle, prende le statuette appartenenti a Massimo di sua moglie e di suo
figlio, e delicatamente le poggia nel loro posto a riposare spianandoci
sopra la sabbia per metterle al sicuro ed esclama
JUBA: Noi adesso siamo liberi. Io ti rivedrò un giorno. Ma non ancora……non
ancora….
- F I N E -
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