IL GLADIATORE - Il Copione (prima parte)

 

Dedea (dedea@libero.it) ha tradotto il copione del film "Il Gladiatore" nella versione trovata sul sito "Dream Works SKG Fansite"

 

IL GLADIATORE - Il Film

Copione (prima parte)

ALL’APICE DEL SUO POTERE L’IMPERO ROMANO ERA MOLTO VASTO, ESTENDENDOSI DAI DESERTI DELL’AFRICA FINO AI CONFINI DELL’INGHILTERRA DEL NORD.

OLTRE UN QUARTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE VISSE E MORI’ SOTTO IL REGNO DEI CESARI.

NELL’INVERNO DEL 180 D.C. LA CAMPAGNA DELL’IMPERATORE MARCO AURELIO CONTRO LE TRIBU’ BARBARE IN GERMANIA IN ATTO DA DODICI ANNI VOLGEVA AL TERMINE.

UN’ULTIMA ROCCAFORTE SEPARAVA I ROMANI DALLA VITTORIA E DALLA PROMESSA DI PACE IN TUTTO L’IMPERO.

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SCENA DI APERTURA: un uomo cammina attraverso un campo di grano scaldato dal sole, la sua mano callosa e ruvida con polsiera di cuoio e anello d’argento al dito accarezza leggermente le punte rigonfie delle spighe.

In lontananza riecheggia la risata di un bambino.

L’uomo vestito con l’uniforme di soldato romano è il generale Massimo.

Trafitto da quest’immagine, rivivendo con dolcezza questa piacevole visione di pace, egli torna al presente, in Germania. La pace ha abbandonato il suo volto ed è stata sostituita da uno sguardo intenso e duro.

Con indosso la corazza il generale sta fermo tra il fango e la foresta bruciata coperto da un mantello di pelliccia che lo protegge dall’aria fredda dell’inverno. Il generale pensa alla battaglia che verrà.

Mentre si volta per raggiungere i soldati, un piccolo pettirosso cattura il suo sguardo posandosi su un ramoscello spoglio. Il generale sorride ma il pettirosso vola via e il suo sorriso scompare.

La realtà del giorno freddo e i soldati che aspettano il suo segnale per dare inizio alla battaglia, interrompono i suoi pensieri.

CAMBIO SCENA: Germania prima della battaglia.

Sulla cima della collina Marco Aurelio, a cavallo, circondato dalle guardie pretoriane romane, guarda il campo di battaglia.

Sotto, sul campo, presso il sentiero infangato della foresta devastata dalla battaglia, la cavalleria aspetta Massimo. Essa è al suo posto di combattimento appostata fra gli alberi, pronta ad attaccare i barbari alle spalle e sui fianchi.

I soldati si preparano per la battaglia mentre Massimo cammina lungo le file dell’esercito.

Come egli si avvicina i soldati si alzano guardandolo con rispetto, rivolgendosi a lui con ammirazione chiamandolo “Generale”. Massimo attraversa le fila sorridendo e salutando i soldati. Questo è l’uomo che li condurrà alla vittoria e, auspicabilmente la sua bravura come comandante li manterrà in vita.

Camminando lungo il sentiero Massimo si avvicina a Quinto e Valerio e si rivolge loro:

MASSIMO: Magri e famelici. Ci sono notizie?

QUINTO: Nessun segno

MASSIMO: Da quanto tempo è partito?

VALERIO: Circa due ore…combatteremo generale?

MASSIMO: Lo sapremo molto presto

Quinto osservando i soldati che stanno approntando le catapulte

QUNTO: Soldati, vi ho ordinato di spostare più avanti quelle catapulte, sono troppo distanti

MASSIMO: La distanza è buona

QUINTO: Il rischio per la cavalleria…

MASSIMO: (interrompendolo) il rischio è accettabile…intesi?

In lontananza si possono sentire le urla dei barbari “siete dei cani”. Un cavallo con un cavaliere emerge dalle linee germaniche. Massimo osserva attentamente il cavaliere che si avvicina e dice “Hanno detto no” poiché il cavaliere è senza testa.

Il cavallo bianco, ricoperto di sangue, cavalca all’interno delle file dei soldati romani, mentre un barbaro avanza dalle retrovie germaniche agitando la testa del cavaliere.

BARBARO: Siete dei dannati cani!

Il barbaro urla il suo insulto e lancia la testa nel fango, mentre il suo esercito miserabile emerge dalla foresta lanciando grida di guerra e agitando le armi pronto per combattere.

QUINTO: Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto

MASSIMO: Lo capiresti tu Quinto? Lo capirei io?

Massimo si piega a raccogliere una manciate di terra, la porta al naso e la odora; girando la testa vede il cane lupo che lo guarda guaendo con impazienza. Si fissano intensamente preparandosi alla battaglia.

Massimo si alza e si gira verso Quinto e Valerio, stringe il braccio di Quinto ed esclama “Forza e onore”, a loro volta Quinto e Valerio si scambiano lo stesso saluto. Salendo a cavallo Massimo si rivolge a Quinto e dice: "Al mio segnale scatenate l’inferno”

Massimo inizia a cavalcare. Il suo lupo, libero da ogni impedimento,parte dopo Massimo correndo al lato del cavallo mentre Massimo passa tra i soldati che si alzano al suo passaggio. In distanza Marco continua ad osservare il campo di battaglia.

QUINTO:Caricate le catapulte…..legionari disporsi per l’avanzata… arcieri pronti…

CAPO ARCERI: Arcieri incoccare

CENTURIONE: Incoccare

ARCERE: Incoccare

Massimo cavalca attraverso la foresta nebbiosa, striata dalla luce solare, scrutando attraverso gli alberi. Per tutta la foresta si sentono schiamazzare e gracchiare gli uccelli selvatici. La cavalleria aspetta Massimo. Con il suo lupo che cammina strettamente al suo fianco raggiunge i soldati e si rivolge agli uomini.

MASSIMO: Fratelli… a tre settimane da oggi io mietero’ il mio raccolto, immaginate dove vorreste essere perche’ cosi’ sara’. Serrate i ranghi, seguitemi. Se vi ritroverete soli a cavalcare su verdi praterie col sole sulla faccia,non preoccupatevi troppo perche’ sarete nei Campi Elisi e sarete gia’ morti!!!! ( Gli uomini ridono, lo sguardo del lupo rimane fisso su Massimo) Fratelli, cio’che facciamo in vita riecheggia nell’eternità’!

Un soldato si avvicina e porge a Massimo il suo elmo piumato. Come egli è pronto per la battaglia si rivolge ad un arciere e fa un cenno del capo dando il segnale di “Scatenare l’inferno”.

CENTURIONE: Tirate, tirate!

GRIDO: Soldati pronti signore!

Una freccia fiammeggiante è scoccata traverso il cielo grigio. Sul campo di battaglia i soldati si preparano. Quinto, osservando la freccia fiammeggiante, sistema l’elmo sulla sua testa. La battaglia ha inizio.

1° CENTURIONE: Arcieri accendete!

2° CENTURIONE: Acceso!

1° CENTURIONE: Aceri scoccate!

Con il braccio alzato, tenendo alta la spada perche’ tutti la vedano, Massimo conduce la cavalleria in avanti. Il loro avanzare si trasforma in corsa tonante man mano che si spostano giu’ per la collina attraverso gli alberi.

Sul campo di battaglia volano frecce infuocate mentre la cavalleria si scatena giu’ dalla collina. Fumo nero riempie il cielo. Le catapulte lanciano pentole d’argilla piene di fuoco colpendo la foresta nella quale sono nascosti i barbari e incendiandola. Migliaia di frecce si vedono e si sentono sibilare verso le linee germaniche. La cavalleria si intravede mentre si allunga attraverso la foresta. La sua velocita’ aumenta, alcuni cavalieri saltano attraverso gli incendi, il lupo di Massimo corre con la cavalleria. Si sente Massimo gridare ai suoi uomini “Serrate i ranghi….seguitemi..seguitemi!”

La terza Legione Felix avanza in formazione di testuggine contro i barbari mentre il fuoco continua ad esplodere sugli alberi. Il lupo di Massimo salta attraverso un muro di fiamme. La cavalleria raggiunge i barbari che al grido di Massimo”Roma vincitrice” si girano trovandosi attaccati alla spalle.

Le spade si incrociano in combattimenti corpo a corpo. Massimo si scontra con un barbaro e la sua spada si conficca in un albero. Prendendo un’altra spada dalla sella continua la lotta ma il suo cavallo e’ abbattuto da un barbaro che conficca una lancia nel suo corpo facendo cadere Massimo nel fango tra i soldati.

La caduta lo stordisce, ma, poiché il barbaro lo attacca, egli si difende eludendo i colpi prima di far cadere l’avversario colpendogli le gambe. Un altro barbaro attacca Massimo che e’ ancora a terra ma riesce a schivare il colpo colpendo più volte l’avversario.

Massimo continua a combattere e si scontra con un altro legionario che rimane paralizzato dal terrore quando Massimo, girandosi sta per colpirlo con un grido selvaggio, ma all’ultimo istante, riconosciutolo come un suo soldato gli lancia un sorriso feroce.

La scena cambia e inquadra la cime della collina dove Marco Aurelio continua ad osservare la battaglia, e quindi ritorna sul terreno dello scontro.

Il capo dei barbari uccide un legionario ma subito dopo e’ colpito a sua volta. Egli vacilla ma non cade; viene colpito ancora e riesce a rimanere in piedi fino a quando un altro soldato non gli assesta un colpo mortale.

La scena inquadra un centurione che cade da cavallo, quindi torna indietro a Massimo che colpisce un barbaro due volte prima di trapassare con la spada la sua corazza. Sente il grido di un altro nemico venire da dietro, allarmato si gira e vede un guerriero con gli abiti in fiamme caricare contro di lui con un’ascia. Evita il primo colpo ma cade. Il barbaro e’ pronto a sferrargli il colpo mortale e Massimo spalanca gli occhi perchè sente la morte molto vicina. Un cavalleggero colpisce il barbaro con la sua spada salvando Massimo.

Un altro barbaro cerca di colpirlo ma il lupo si avventa e gli stacca una mano. E’ una scena caotica di soldati che corrono e combattono l’uno contro l’altro.

Si sentono nitrire i cavalli intrappolati nel caos della battaglia, lo stridore del metallo delle spade, il ringhiare del lupo mentre continua ad attaccare il nemico. Si vede Massimo con altri soldati combattere strenuamente, fango, sangue, affanno, urla, morti…..un legionario si inginocchia dopo aver colpito un barbaro e cade da solo non appena un nemico fa saettare la spada davanti a lui. Massimo si guarda affannosamente intorno cercando altri nemici.

Si vede una scena in cui un cavalleggero cade morto da cavallo, in un’altra un legionario piangere e ancora Massimo e un legionario riunirsi tra gli stendardi.

La brutale battaglia e’ finita mentre legionari vaganti ammazzano i nemici feriti. Respirando affannosamente Massimo alza la sua spada e grida “Roma ha vinto!” Altri legionari alzano le loro spade e applaudono. Massimo rimane tra i morti e feriti con i suoi soldati che inneggiano a lui.

Sulla cima della collina Cesare Marco Aurelio respira di sollievo spingendo indietro la testa. La battaglia e’ finita e la vittoria e’ assicurata.

CAMBIO SCENA. Lungo la carreggiata avanza lentamente un carro blindato ornato da bandiere. All’interno si trovano Commodo e Lucilla che stanno raggiungendo il loro padre Marco Aurelio.

COMMODO: Pensi che stia realmente per morire?

LUCILLA: Sono dieci anni che sta per morire

COMMODO: Se non stesse realmente per morire non ci avrebbe chiamati.

LUCILLA: Forse ha solo desiderio di rivederci

COMMODO: E i senatori?… egli non li avrebbe chiamati se…

LUCILLA: Pace Commodo. Dopo due settimane sulla strada la tua ansia e’ deleteria per la mia testa.

COMMODO: Ha preso la sua decisione, egli darà l’annuncio! Nominerà me… la prima cosa che farò quando... sarà onorarlo con giochi degni della sua grandezza

LUCILLA: Per ora, la prima cosa che farò sarà fare un bagno caldo.

Il carro si ferma e bussano alla porta. Un soldato chiama: “Principe” Commodo si affaccia . Un soldato annuncia: “Siamo piuttosto vicini Principe” mentre un altro soldato, stanco per la battaglia, si avvicina al carro e, inchinandosi, si rivolge a Commodo “Principe”

COMMODO (al soldato) Dov’e’ l’imperatore?

SOLDATO: Più avanti Principe. Sono mancati per diciannove giorni. I feriti stanno ancora rientrando.

Senza più considerare il soldato stanco,Commodo si rivolge ad una guardia e ordina “Il mio cavallo” Monta In sella, si volta, guarda Lucilla e chiede con esitazione “Bacio?” Lucilla risponde mandandogli un bacio sulla punta delle dita.

CAMBIO SCENA. Si torna sul campo di battaglia dove la neve continua a cadere e il vento freddo soffia attraverso gli alberi gelando le ossa dei soldati..

Massimo, sfinito dalla battaglia, con tagli sulla guancia e sul naso, sporco di fango e schizzato dal sangue dei nemici, ha trovato la sua spada che si era conficcata in un albero durante il combattimento; la recupera e voltandosi, non si accorge di Marco Aurelio che avanza tra i soldati che si alzano e si inchinano al suo passaggio. Marco e’ a piedi e non appena Massimo lo scorge prontamente si inchina.

MARCO: Hai ancora dato prova del tuo valore Massimo! Spero per l’ultima volta.

MASSIMO: Non ci sono più guerre da combattere Cesare.

MARCO: C’e’ sempre qualche guerra da combattere! Come posso ricompensare il piu’ grande Generale di Roma?

Stanco per la battaglia, il corpo stremato per lo sforzo della lotta, Massimo pensa un attimo e semplicemente risponde

MASSIMO: Lasciami andare a casa!

MARCO: Ahh! Casa!

Marco e Massimo camminano insieme tra le rovine della battaglia, tra i soldati che lanciano ovazioni al loro passaggio.Il vento e la neve continuano a soffiare e frusciare tra gli alberi, in alto si possono sentire i versi degli uccelli.

MASSIMO: Essi ti amano Cesare

MARCO: E’ per te Massimo! Essi onorano te!

Massimo si ferma momentaneamente e trionfalmente alza in alto la sua spada. L’esercito si rallegra ricaricato moralmente.

In distanza Commodo e le sue guardie, in sella al suo cavallo osserva Massimo con suo padre, percepisce l’allegria e velocemente galoppa giù per incontrarli.

COMMODO: (smontando velocemente da cavallo si avvicina a Marco) L’ho persa? Ho perso la Battaglia?

MARCO: Tu hai perso la guerra!

COMMODO: Congratulazioni! Sacrificherò cento tori per onorare il tuo trionfo.

MARCO: Salva i tori e onora Massimo. Lui ha vinto la battaglia.

COMMODO: Generale

MASSIMO: Principe

COMMODO: Roma ti saluta ed io ti abbraccio come un fratello. E’ da molto tempo che sei un mio vecchio amico.

MASSIMO: Principe

Massimo fa un inchino con la testa, Commodo torna da suo padre.

COMMODO: Qui padre, prendi il mio braccio

MARCO: Io penso sia tempo ….per me….di andare

Commodo appare imbarazzato dal fatto che suo padre ha rifiutato il suo aiuto e guarda Massimo con invidia e rabbia. Marco monta a cavallo e Massimo rapidamente passa le spada a Quinto per assistere l’imperatore a sistemarsi sul suo cavallo.

MARCO: (rivolto a Massimo) Tutto questo per la gloria di Roma

Marco si allontana a cavallo.

CAMBIO SCENA. La scena si sposta in una tenda nella quale si sta svolgendo una festa. Si sentono festosi suoni musicali di tamburi e flauti, e risate e discorsi riempiono l’aria. Massimo entra e si lava le mani in una bacinella di acqua profumata da rossi fragranti fiori che, colorando l’acqua di rosso, inconsapevolmente nascondono il sangue della battaglia.

Due soldati parlano tra loro “Bene. Eravamo tre delle nostre legioni contro 4000 di loro” Massimo si ferma, guarda le sue mani cime riflettendo sulla battaglia o su ciò che hanno detto i soldati e quindi entra nella tenda. Egli scruta tra la folla e vede Marco e Commodo insieme ma si dirige verso Quinto e Valerio.

MASSIMO: Generale! Ancora vivo?! (si abbracciano e Massimo da uno scappellotto a Quinto)

QUINTO: Ancora vivo!

MASSIMO: Gli dei devono avere il senso dell’umorismo

QUINTO: Gli dei devono amarti

Massimo guarda Valerio che chiede

VALERIO: Tornerai a casa generale o a Roma?

MASSIMO: A casa! Da mia moglie, mio figlio, i miei campi

QUINTO: Massimo il contadino! Ho difficoltà ad immaginare questo

MASSIMO: Sai è più facile cancellare tracce di terra che di sangue Quinto

COMMODO: (avvicinandosi a Massimo) Eccoti!

MASSIMO: Principe

COMMODO: ( facendo le presentazioni) Senatore Gaio, senatore Falco… Fai attenzione a Gaio, egli verserà una pozione mielata nelle tue orecchie e tu ti sveglierai un giorno e tutto intorno a te griderà: repubblica…. repubblica.. repubblica

GAIO: Bene perchè no? Roma fu fondata come una repubblica

COMMODO: Si…. E in una repubblica il Senato ha il potere. Ma certamente il senatore Gaio non e’ influenzato da questo

FALCO: Per chi parteggi generale? L’Impero o il Senato?

MASSIMO: Un soldato ha il vantaggio di poter guardare il suo nemico negli occhi, senatore

GAIO: Ma con un esercito alla spalle voi potreste essere estremamente politico

COMMODO: Ti avevo avvisato, ma ti salverò! Senatori….

Egli tira via Massimo che guarda sconsolato verso Quinto e Valerio e lasciano i senatori. Commodo continua la sua conversazione con Massimo.

COMMODO: Avrò bisogno di uomini come te

MASSIMO: (rispondendo cautamente)Come posso servirti Principe?

COMMODO: Tu sei un uomo che sa comandare. Tu dai i tuoi ordini, gli ordini sono eseguiti e la battaglia e’ vinta. Ma questi senatori tramano e litigano, lusingano e ingannano. Ma tu puoi salvare Roma dai politicanti (guarda Marco oltre la spalla di Massimo) Potrò contare su di te quando verrà il momento?

MASSIMO: (seguendo lo sguardo di Commodo, guarda verso Marco e torna a guardare Commodo) Principe… quando tuo padre mi licenzierà intendo ritornare a casa.

COMMODO: Casa! Nessuno lo ha meritato più di te. Non impigrirti troppo, presto potrei aver bisogno di te. Lucilla e’ qui non lo sapevi?

Uno sguardo di preoccupazione per i futuri piani di Commodo, seguito da sorpresa alla notizia di Lucilla sopraffà Massimo mentre Commodo continua.

COMMODO: Lei non ti ha mai dimenticato. Ed ora tu sei un uomo molto importante.

CAMBIO SCENA. Lucilla e la sua ancella scrutano fuori dalla loro tenda in direzione di Massimo e Commodo che conversano. Guardando Massimo Lucilla mormora “Massimo”. Marco entra nella tenda ed esse rapidamente si ritirano quando egli cattura la loro attenzione.

MARCO: Se soltanto tu fossi nata uomo! Che grande Cesare saresti potuta essere!

LUCILLA: Padre…(si avvicina a lui e lo bacia sulla guancia)

MARCO: Penso che saresti stata forte. Penso che saresti stata giusta!

LUCILLA: Sarei stata come tu mi avresti aiutata ad essere

MARCO: Oh!… Com’e’ andato il tuo viaggio? (essi camminano mano nella mano)

LUCILLA: Lungo… scomodo. Perchè ci hai chiamato?

MARCO: Ho bisogno del tuo aiuto…per tuo fratello

LUCILLA: Ma certo!

MARCO: Egli ti ama, ti ha sempre voluto bene e… avrà bisogno del tuo aiuto ora più che mai. (Marco sembra riflettere e poi esclama) Basta politica! (Essi proseguono e parlano mano nella mano) Facciamo come se tu fossi una figlia amorevole ed io un buon padre

LUCILLA: Non e’ una difficile finzione, non credi?

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