Trafitto da quest’immagine, rivivendo con dolcezza questa piacevole
visione di pace, egli torna al presente, in Germania. La pace ha
abbandonato il suo volto ed è stata sostituita da uno sguardo intenso e
duro.
Con indosso la corazza il generale sta fermo tra il fango e la foresta
bruciata coperto da un mantello di pelliccia che lo protegge dall’aria
fredda dell’inverno. Il generale pensa alla battaglia che verrà.
Mentre si volta per raggiungere i soldati, un piccolo pettirosso
cattura il suo sguardo posandosi su un ramoscello spoglio. Il generale
sorride ma il pettirosso vola via e il suo sorriso scompare.
La realtà del giorno freddo e i soldati che aspettano il suo segnale
per dare inizio alla battaglia, interrompono i suoi pensieri.
CAMBIO SCENA: Germania prima della battaglia.
Sulla cima della collina Marco Aurelio, a cavallo, circondato dalle
guardie pretoriane romane, guarda il campo di battaglia.
Sotto, sul campo, presso il sentiero infangato della foresta devastata
dalla battaglia, la cavalleria aspetta Massimo. Essa è al suo posto di
combattimento appostata fra gli alberi, pronta ad attaccare i barbari alle
spalle e sui fianchi.
I soldati si preparano per la battaglia mentre Massimo cammina lungo le
file dell’esercito.
Come egli si avvicina i soldati si alzano guardandolo con rispetto,
rivolgendosi a lui con ammirazione chiamandolo “Generale”.
Massimo attraversa le fila sorridendo e salutando i soldati. Questo è l’uomo
che li condurrà alla vittoria e, auspicabilmente la sua bravura come
comandante li manterrà in vita.
Camminando lungo il sentiero Massimo si avvicina a Quinto e Valerio e
si rivolge loro:
MASSIMO: Magri e famelici. Ci sono notizie?
QUINTO: Nessun segno
MASSIMO: Da quanto tempo è partito?
VALERIO: Circa due ore…combatteremo generale?
MASSIMO: Lo sapremo molto presto
Quinto osservando i soldati che stanno approntando le catapulte
QUNTO: Soldati, vi ho ordinato di spostare più avanti quelle
catapulte, sono troppo distanti
MASSIMO: La distanza è buona
QUINTO: Il rischio per la cavalleria…
MASSIMO: (interrompendolo) il rischio è accettabile…intesi?
In lontananza si possono sentire le urla dei barbari “siete dei
cani”. Un cavallo con un cavaliere emerge dalle linee germaniche.
Massimo osserva attentamente il cavaliere che si avvicina e dice “Hanno
detto no” poiché il cavaliere è senza testa.
Il cavallo bianco, ricoperto di sangue, cavalca all’interno delle
file dei soldati romani, mentre un barbaro avanza dalle retrovie
germaniche agitando la testa del cavaliere.
BARBARO: Siete dei dannati cani!
Il barbaro urla il suo insulto e lancia la testa nel fango, mentre il
suo esercito miserabile emerge dalla foresta lanciando grida di guerra e
agitando le armi pronto per combattere.
QUINTO: Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto
MASSIMO: Lo capiresti tu Quinto? Lo capirei io?
Massimo si piega a raccogliere una manciate di terra, la porta al naso
e la odora; girando la testa vede il cane lupo che lo guarda guaendo con
impazienza. Si fissano intensamente preparandosi alla battaglia.
Massimo si alza e si gira verso Quinto e Valerio, stringe il braccio di
Quinto ed esclama “Forza e onore”, a loro volta Quinto e
Valerio si scambiano lo stesso saluto. Salendo a cavallo Massimo si
rivolge a Quinto e dice: "Al mio segnale scatenate l’inferno”
Massimo inizia a cavalcare. Il suo lupo, libero da ogni
impedimento,parte dopo Massimo correndo al lato del cavallo mentre Massimo
passa tra i soldati che si alzano al suo passaggio. In distanza Marco
continua ad osservare il campo di battaglia.
QUINTO:Caricate le catapulte…..legionari disporsi per l’avanzata…
arcieri pronti…
CAPO ARCERI: Arcieri incoccare
CENTURIONE: Incoccare
ARCERE: Incoccare
Massimo cavalca attraverso la foresta nebbiosa, striata dalla luce
solare, scrutando attraverso gli alberi. Per tutta la foresta si sentono
schiamazzare e gracchiare gli uccelli selvatici. La cavalleria aspetta
Massimo. Con il suo lupo che cammina strettamente al suo fianco raggiunge
i soldati e si rivolge agli uomini.
MASSIMO: Fratelli… a tre settimane da oggi io mietero’ il mio
raccolto, immaginate dove vorreste essere perche’ cosi’ sara’.
Serrate i ranghi, seguitemi. Se vi ritroverete soli a cavalcare su verdi
praterie col sole sulla faccia,non preoccupatevi troppo perche’ sarete
nei Campi Elisi e sarete gia’ morti!!!! ( Gli uomini ridono, lo
sguardo del lupo rimane fisso su Massimo) Fratelli, cio’che facciamo
in vita riecheggia nell’eternità’!
Un soldato si avvicina e porge a Massimo il suo elmo piumato. Come egli
è pronto per la battaglia si rivolge ad un arciere e fa un cenno del capo
dando il segnale di “Scatenare l’inferno”.
CENTURIONE: Tirate, tirate!
GRIDO: Soldati pronti signore!
Una freccia fiammeggiante è scoccata traverso il cielo grigio. Sul
campo di battaglia i soldati si preparano. Quinto, osservando la freccia
fiammeggiante, sistema l’elmo sulla sua testa. La battaglia ha inizio.
1° CENTURIONE: Arcieri accendete!
2° CENTURIONE: Acceso!
1° CENTURIONE: Aceri scoccate!
Con il braccio alzato, tenendo alta la spada perche’ tutti la vedano,
Massimo conduce la cavalleria in avanti. Il loro avanzare si trasforma in
corsa tonante man mano che si spostano giu’ per la collina attraverso
gli alberi.
Sul campo di battaglia volano frecce infuocate mentre la cavalleria si
scatena giu’ dalla collina. Fumo nero riempie il cielo. Le catapulte
lanciano pentole d’argilla piene di fuoco colpendo la foresta nella
quale sono nascosti i barbari e incendiandola. Migliaia di frecce si
vedono e si sentono sibilare verso le linee germaniche. La cavalleria si
intravede mentre si allunga attraverso la foresta. La sua velocita’
aumenta, alcuni cavalieri saltano attraverso gli incendi, il lupo di
Massimo corre con la cavalleria. Si sente Massimo gridare ai suoi uomini “Serrate
i ranghi….seguitemi..seguitemi!”
La terza Legione Felix avanza in formazione di testuggine contro i
barbari mentre il fuoco continua ad esplodere sugli alberi. Il lupo di
Massimo salta attraverso un muro di fiamme. La cavalleria raggiunge i
barbari che al grido di Massimo”Roma vincitrice” si girano
trovandosi attaccati alla spalle.
Le spade si incrociano in combattimenti corpo a corpo. Massimo si
scontra con un barbaro e la sua spada si conficca in un albero. Prendendo
un’altra spada dalla sella continua la lotta ma il suo cavallo e’
abbattuto da un barbaro che conficca una lancia nel suo corpo facendo
cadere Massimo nel fango tra i soldati.
La caduta lo stordisce, ma, poiché il barbaro lo attacca, egli si
difende eludendo i colpi prima di far cadere l’avversario colpendogli le
gambe. Un altro barbaro attacca Massimo che e’ ancora a terra ma riesce
a schivare il colpo colpendo più volte l’avversario.
Massimo continua a combattere e si scontra con un altro legionario che
rimane paralizzato dal terrore quando Massimo, girandosi sta per colpirlo
con un grido selvaggio, ma all’ultimo istante, riconosciutolo come un
suo soldato gli lancia un sorriso feroce.
La scena cambia e inquadra la cime della collina dove Marco Aurelio
continua ad osservare la battaglia, e quindi ritorna sul terreno dello
scontro.
Il capo dei barbari uccide un legionario ma subito dopo e’ colpito a
sua volta. Egli vacilla ma non cade; viene colpito ancora e riesce a
rimanere in piedi fino a quando un altro soldato non gli assesta un colpo
mortale.
La scena inquadra un centurione che cade da cavallo, quindi torna
indietro a Massimo che colpisce un barbaro due volte prima di trapassare
con la spada la sua corazza. Sente il grido di un altro nemico venire da
dietro, allarmato si gira e vede un guerriero con gli abiti in fiamme
caricare contro di lui con un’ascia. Evita il primo colpo ma cade. Il
barbaro e’ pronto a sferrargli il colpo mortale e Massimo spalanca gli
occhi perchè sente la morte molto vicina. Un cavalleggero colpisce il
barbaro con la sua spada salvando Massimo.
Un altro barbaro cerca di colpirlo ma il lupo si avventa e gli stacca
una mano. E’ una scena caotica di soldati che corrono e combattono l’uno
contro l’altro.
Si sentono nitrire i cavalli intrappolati nel caos della battaglia, lo
stridore del metallo delle spade, il ringhiare del lupo mentre continua ad
attaccare il nemico. Si vede Massimo con altri soldati combattere
strenuamente, fango, sangue, affanno, urla, morti…..un legionario si
inginocchia dopo aver colpito un barbaro e cade da solo non appena un
nemico fa saettare la spada davanti a lui. Massimo si guarda
affannosamente intorno cercando altri nemici.
Si vede una scena in cui un cavalleggero cade morto da cavallo, in un’altra
un legionario piangere e ancora Massimo e un legionario riunirsi tra gli
stendardi.
La brutale battaglia e’ finita mentre legionari vaganti ammazzano i
nemici feriti. Respirando affannosamente Massimo alza la sua spada e grida
“Roma ha vinto!” Altri legionari alzano le loro spade e
applaudono. Massimo rimane tra i morti e feriti con i suoi soldati che
inneggiano a lui.
Sulla cima della collina Cesare Marco Aurelio respira di sollievo
spingendo indietro la testa. La battaglia e’ finita e la vittoria e’
assicurata.
CAMBIO SCENA. Lungo la carreggiata avanza lentamente un carro blindato
ornato da bandiere. All’interno si trovano Commodo e Lucilla che stanno
raggiungendo il loro padre Marco Aurelio.
COMMODO: Pensi che stia realmente per morire?
LUCILLA: Sono dieci anni che sta per morire
COMMODO: Se non stesse realmente per morire non ci avrebbe chiamati.
LUCILLA: Forse ha solo desiderio di rivederci
COMMODO: E i senatori?… egli non li avrebbe chiamati se…
LUCILLA: Pace Commodo. Dopo due settimane sulla strada la tua ansia e’
deleteria per la mia testa.
COMMODO: Ha preso la sua decisione, egli darà l’annuncio! Nominerà
me… la prima cosa che farò quando... sarà onorarlo con giochi degni
della sua grandezza
LUCILLA: Per ora, la prima cosa che farò sarà fare un bagno
caldo.
Il carro si ferma e bussano alla porta. Un soldato chiama: “Principe”
Commodo si affaccia . Un soldato annuncia: “Siamo piuttosto vicini
Principe” mentre un altro soldato, stanco per la battaglia, si
avvicina al carro e, inchinandosi, si rivolge a Commodo “Principe”
COMMODO (al soldato) Dov’e’ l’imperatore?
SOLDATO: Più avanti Principe. Sono mancati per diciannove giorni. I
feriti stanno ancora rientrando.
Senza più considerare il soldato stanco,Commodo si rivolge ad
una guardia e ordina “Il mio cavallo” Monta
attraverso gli alberi gelando le ossa dei soldati..
Massimo, sfinito dalla battaglia, con tagli sulla guancia e sul naso,
sporco di fango e schizzato dal sangue dei nemici, ha trovato la sua spada
che si era conficcata in un albero durante il combattimento; la recupera e
voltandosi, non si accorge di Marco Aurelio che avanza tra i soldati che
si alzano e si inchinano al suo passaggio. Marco e’ a piedi e non appena
Massimo lo scorge prontamente si inchina.
MARCO: Hai ancora dato prova del tuo valore Massimo! Spero per l’ultima
volta.
MASSIMO: Non ci sono più guerre da combattere Cesare.
MARCO: C’e’ sempre qualche guerra da combattere! Come posso
ricompensare il piu’ grande Generale di Roma?
Stanco per la battaglia, il corpo stremato per lo sforzo della lotta,
Massimo pensa un attimo e semplicemente risponde
MASSIMO: Lasciami andare a casa!
MARCO: Ahh! Casa!
Marco e Massimo camminano insieme tra le rovine della battaglia, tra i
soldati che lanciano ovazioni al loro passaggio.Il vento e la neve
continuano a soffiare e frusciare tra gli alberi, in alto si possono
sentire i versi degli uccelli.
MASSIMO: Essi ti amano Cesare
MARCO: E’ per te Massimo! Essi onorano te!
Massimo si ferma momentaneamente e trionfalmente alza in alto la sua
spada. L’esercito si rallegra ricaricato moralmente.
In distanza Commodo e le sue guardie, in sella al suo cavallo osserva
Massimo con suo padre, percepisce l’allegria e velocemente galoppa giù
per incontrarli.
COMMODO: (smontando velocemente da cavallo si avvicina a Marco)
L’ho persa? Ho perso la Battaglia?
MARCO: Tu hai perso la guerra!
COMMODO: Congratulazioni! Sacrificherò cento tori per onorare il tuo
trionfo.
MARCO: Salva i tori e onora Massimo. Lui ha vinto la battaglia.
COMMODO: Generale
MASSIMO: Principe
COMMODO: Roma ti saluta ed io ti abbraccio come un fratello. E’ da
molto tempo che sei un mio vecchio amico.
MASSIMO: Principe
Massimo fa un inchino con la testa, Commodo torna da suo padre.
COMMODO: Qui padre, prendi il mio braccio
MARCO: Io penso sia tempo ….per me….di andare
Commodo appare imbarazzato dal fatto che suo padre ha rifiutato il suo
aiuto e guarda Massimo con invidia e rabbia. Marco monta a cavallo e
Massimo rapidamente passa le spada a Quinto per assistere l’imperatore a
sistemarsi sul suo cavallo.
MARCO: (rivolto a Massimo) Tutto questo per la gloria di Roma
Marco si allontana a cavallo.
CAMBIO SCENA. La scena si sposta in una tenda nella quale si sta
svolgendo una festa. Si sentono festosi suoni musicali di tamburi e
flauti, e risate e discorsi riempiono l’aria. Massimo entra e si lava le
mani in una bacinella di acqua profumata da rossi fragranti fiori che,
colorando l’acqua di rosso, inconsapevolmente nascondono il sangue della
battaglia.
Due soldati parlano tra loro “Bene. Eravamo tre delle nostre
legioni contro 4000 di loro” Massimo si ferma, guarda le sue mani
cime riflettendo sulla battaglia o su ciò che hanno detto i soldati e
quindi entra nella tenda. Egli scruta tra la folla e vede Marco e Commodo
insieme ma si dirige verso Quinto e Valerio.
MASSIMO: Generale! Ancora vivo?! (si abbracciano e Massimo da uno
scappellotto a Quinto)
QUINTO: Ancora vivo!
MASSIMO: Gli dei devono avere il senso dell’umorismo
QUINTO: Gli dei devono amarti
Massimo guarda Valerio che chiede
VALERIO: Tornerai a casa generale o a Roma?
MASSIMO: A casa! Da mia moglie, mio figlio, i miei campi
QUINTO: Massimo il contadino! Ho difficoltà ad immaginare questo
MASSIMO: Sai è più facile cancellare tracce di terra che di sangue
Quinto
COMMODO: (avvicinandosi a Massimo) Eccoti!
MASSIMO: Principe
COMMODO: ( facendo le presentazioni) Senatore Gaio, senatore
Falco… Fai attenzione a Gaio, egli verserà una pozione mielata nelle
tue orecchie e tu ti sveglierai un giorno e tutto intorno a te griderà:
repubblica…. repubblica.. repubblica
GAIO: Bene perchè no? Roma fu fondata come una repubblica
COMMODO: Si…. E in una repubblica il Senato ha il potere. Ma
certamente il senatore Gaio non e’ influenzato da questo
FALCO: Per chi parteggi generale? L’Impero o il Senato?
MASSIMO: Un soldato ha il vantaggio di poter guardare il suo nemico
negli occhi, senatore
GAIO: Ma con un esercito alla spalle voi potreste essere estremamente
politico
COMMODO: Ti avevo avvisato, ma ti salverò! Senatori….
Egli tira via Massimo che guarda sconsolato verso Quinto e Valerio e
lasciano i senatori. Commodo continua la sua conversazione con Massimo.
COMMODO: Avrò bisogno di uomini come te
MASSIMO: (rispondendo cautamente)Come posso servirti Principe?
COMMODO: Tu sei un uomo che sa comandare. Tu dai i tuoi ordini, gli
ordini sono eseguiti e la battaglia e’ vinta. Ma questi senatori tramano
e litigano, lusingano e ingannano. Ma tu puoi salvare Roma dai politicanti
(guarda Marco oltre la spalla di Massimo) Potrò contare su di te
quando verrà il momento?
MASSIMO: (seguendo lo sguardo di Commodo, guarda verso Marco e
torna a guardare Commodo) Principe… quando tuo padre mi licenzierà
intendo ritornare a casa.
COMMODO: Casa! Nessuno lo ha meritato più di te. Non impigrirti
troppo, presto potrei aver bisogno di te. Lucilla e’ qui non lo sapevi?
Uno sguardo di preoccupazione per i futuri piani di Commodo, seguito da
sorpresa alla notizia di Lucilla sopraffà Massimo mentre Commodo
continua.
COMMODO: Lei non ti ha mai dimenticato. Ed ora tu sei un uomo molto
importante.
CAMBIO SCENA. Lucilla e la sua ancella scrutano fuori dalla loro tenda
in direzione di Massimo e Commodo che conversano. Guardando Massimo
Lucilla mormora “Massimo”. Marco entra nella tenda ed esse
rapidamente si ritirano quando egli cattura la loro attenzione.
MARCO: Se soltanto tu fossi nata uomo! Che grande Cesare saresti potuta
essere!
LUCILLA: Padre…(si avvicina a lui e lo bacia sulla guancia)
MARCO: Penso che saresti stata forte. Penso che saresti stata giusta!
LUCILLA: Sarei stata come tu mi avresti aiutata ad essere
MARCO: Oh!… Com’e’ andato il tuo viaggio? (essi camminano
mano nella mano)
LUCILLA: Lungo… scomodo. Perchè ci hai chiamato?
MARCO: Ho bisogno del tuo aiuto…per tuo fratello
LUCILLA: Ma certo!
MARCO: Egli ti ama, ti ha sempre voluto bene e… avrà bisogno del tuo
aiuto ora più che mai. (Marco sembra riflettere e poi esclama)
Basta politica! (Essi proseguono e parlano mano nella mano)
Facciamo come se tu fossi una figlia amorevole ed io un buon padre
LUCILLA: Non e’ una difficile finzione, non credi?