IL GLADIATORE - Il Copione (terza parte)

 

Dedea (dedea@libero.it) ha tradotto il copione del film "Il Gladiatore" nella versione trovata sul sito "Dream Works SKG Fansite"

Terza parte

 

CAMBIO SCENA. Un gruppo di beduini attraversa la scena e trova il corpo di Massimo che giace sopra le tombe della moglie e del figlio. Si sente che dicono: “Questo è vivo?”… “Non so”….”E’ vivo!”…. “Questo è ancora vivo”… ”Legatelo! “. Si possono vedere solo i piedi sporchi di sabbia dei beduini; si sente il frusciare delle loro vesti come si muovono intorno e un tintinnare di campanelli mentre rapidamente portano via Massimo privo di sensi.

Massimo rinviene e si ritrova su un carro; egli oscilla tra l’incoscienza e la vita nell’aldilà. Gli occhi chiusi, galleggia sulla terra. Le immagini del muro con le pietre rosa, la sua casa, un bianco stallone che galoppa attraverso i Campi Elisi ed il campo di grano balenano davanti a lui. Ha un sussulto quando la sua mano urta una pietra costringendolo a tornare in questa vita stordito e confuso.

La sua visione riprende, il muro rosa, la sua mano sta accarezzando le alte spighe di grano, è incatenato per le braccia e le immagini di sua moglie e di suo figlio balenano rapide nella sua mente.

Si sente la morbida voce di uno schiavo numida (più tardi sarà conosciuto come Juba) “Li incontrerai di nuovo, ma non ora” . Svegliandosi Massimo trova una scimmia seduta sulle sue gambe mentre Juba lo sta osservando dall’alto; egli guarda la sua ferita che è infestata da larve e comincia a toglierle ma Juba ferma la sua mano e dice: ”No! Essi la puliranno, aspetta e vedrai”.

La carovana, trasportando gli schiavi, avanza serpeggiando attraverso il vasto deserto. Qualche tempo dopo un leone ruggisce mentre Massimo si risveglia e Juba lo mette in guardia: “Non morire! Loro ti daranno in pasto ai leoni. Essi sono molto più preziosi di noi”.

Il tempo passa, Massimo si risveglia ancora e guarda la sua ferita. Juba dice: “Meglio ora? Pulita! Vedi?” Juba mastica una sostanza e poggia la poltiglia sulla ferita aperta.

CAMBIO SCENA. Bazar di Zucchabar provincia romana. Proximo siede ad un tavolo sorseggiando da una tazzina mentre il mercante di schiavi si avvicina per dargli il benvenuto.

MERCANTE: Proximo mio vecchio amico. Il giorno è un gran giorno quando tu sei qui. Oggi è un giorno molto fortunato per te.

Proximo guarda il mercante con diffidenza e gli afferra l’inguine. Il mercante è spaventato e ansima di dolore.

PROXIMO: (dice lentamente) Quelle giraffe che mi hai venduto non si accoppiano! Camminano e mangiano ma non si accoppiano. Mi hai venduto delle giraffe sodomite. Voglio indietro i miei soldi!

MERCANTE: Non se ne parla! (grugnisce come Proximo strizza con forza) Farò un prezzo speciale per voi.

PROXIMO: Per che cosa?

MERCANTE: Hai visto il mio ultimo carico? Vieni a vederlo.

Proximo è interessato, guarda indietro e lo libera con un’ultima strizzata. Insieme camminano attraverso la piazza del mercato.

CAMBIO SCENA. Al mercato dove gli schiavi attendono la vendita.

PROXIMO: Qualcuno di loro sa combattere? Ho un incontro tra poco.

MERCANTE: Alcuni sono buoni per combattere, altri per morire. Hai bisogno di entrambi penso?

PROXIMO: (allo schiavo numida) Alzati! (Proximo lo esamina, da delle pacche sul suo corpo per saggiare i muscoli e, osservando le sue mani chiede) Che lavoro facevi?

JUBA: Ero un cacciatore

MERCANTE: No.No. L’ho comprato in una miniera di sale a Cartagine

Il mercante velocemente e nervosamente gli dice di sedersi. Proximo continua ad ispezionare gli altri schiavi e si avvicina a Massimo che siede sulla sporcizia, debole e inanimato, poggiandosi ad un palo. Proximo spinge sul suo braccio ferito vicino al segno SPQR.

PROXIMO: Il marchio dei legionari……disertore?

MERCANTE: Forse…..Ma a te che importa? E’ un ispanico

PROXIMO: Ne prendo 6 per 1000 sesterzi (nota: verificare la moneta corrente)

MERCANTE: 1000? Il numida da solo ne vale 2000

PROXIMO: (si allontana dagli schiavi spingendo la testa di Massimo mentre passa) Questi schiavi sono disgustosi!

MERCANTE: Ciò aggiunge più sapore!

Proximo comincia ad andarsene.

MERCANTE: No. No. Aspetta…Aspetta…Aspetta! Possiamo metterci d’accordo

PROXIMO: Te ne darò 2000 e 4000 per le bestie. Quindi sono 5000 per un vecchio amico.

CAMBIO SCENA. Proximo siede su un carro trainato da bianchi somari e impaziente ordina al suo seguito di sbrigarsi. Da presso lo segue un carro che trasporta gli schiavi appena comprati.

PROXIMO: Avanti! Quanto tempo ci vuole per andare a casa mia?

Gli schiavi si affrettano sul terreno della casa di Proximo dove si fermano mentre quest’ultimo si avvicina loro. Mentre sostano vengono cosparsi con calce contro la peste e le malattie. Sullo sfondo in quel momento, un leone in gabbia sta divorando parti di corpo umano, mentre avvoltoi cercano di strappare avanzi da una pila di corpi. Altri schiavi stanno provando la loro destrezza mentre se ne vede cadere uno infilzato con una lancia.

PROXIMO: Io sono Proximo. Io sarò più vicino a voi per i prossimi pochi giorni, che saranno gli ultimi della vostra miserabile vita, di quella cagna di una madre che vi ha portato gridando in questo mondo. Io non ho pagato buon denaro per voi, per la vostra compagnia, ho pagato per trarre profitto dalla vostra morte, e, mentre vostra madre era li quando siete nati, così io sarò qui alla vostra morte. E quando morirete, perché voi morirete, il vostro trapasso sarà al suono (egli batte le mani in un applauso) Gladiatori……io vi saluto!

CAMBIO SCENA. Esercitazione sul campo di Proximo dove ogni schiavo entra per una prova di destrezza.

Proximo siede attorniato da fenicotteri ed altri uccelli esotici e lo si può sentire gridare “Rosso…..giallo”.

Il primo combattente è Juba che raccoglie la spada di legno fornita per la loro prova e lotta violentemente mentre Hagen lo valuta.

HAGEN: (impressionato dal nuovo schiavo replica) Buono!

PROXIMO: Rosso

Soddisfatto per essere stato classificato …rosso.. Juba fissa fieramente Hagen

HAGEN: Ispanico

Mentre siede a gambe incrociate, poggiandosi contro un muro, Massimo osserva Hagen con curiosità, si avvicina, prende la spada di legno e con alma la getta a terra. Rifiuta il combattimento! Hagen guarda verso Proximo che annuisce approvando e Hagen sbatte con violenza la spada contro lo stomaco di Massimo facendo in modo che crolli, ma egli indietreggia restando in piedi con sfida. Hagen lo colpisce una seconda volta e Massimo cade a terra. Proximo, sconcertato per il comportamento di Massimo, ferma Hagen che è pronto a colpirlo per la terza volta gridando:

PROXIMO: Questo è sufficiente per il momento. Il suo tempo verrà!

Massimo guarda Hagen con una leggera smorfia e girandosi si allontana.

HAGEN: (guardando con curiosità Massimo, continua le prove) Il prossimo!

CAMBIO SCENA. Luogo in cui gli schiavi sono alloggiati. Juba si accovaccia sotto l’arco della porta, guarda Massimo, l’ispanico, e chiede:

JUBA: Ispanico perché non combatti? Tutti noi dobbiamo combattere

Massimo guarda Juba mentre continua a scorticare il marchio delle legioni dal suo braccio con una pietra aguzza. Sul suo viso si legge chiaramente la sofferenza per i suoi sforzi. Juba si avvicina.

JUBA: E’ il segno dei tuoi dei?

Massimo annuisce con un leggero senso dell’humor per la domanda.

JUBA: Questo non li farà arrabbiare?

Massimo annuisce ancora, il sorriso molto forzato, mentre continua dolorosamente a scorticare il marchio dalla sua carne.

CAMBIO SCENA. Zucchabar. Mentre la folla si raduna nell’arena, cammelli trasportano carichi di mercanzie al bazar, la gente va verso i combattimenti mentre cani girano intorno abbaiando. Avvoltoi volteggiano sopra le teste; vessilli sventolano sull’arena battendo nel vento.

Legati insieme gli schiavi camminano attraverso la piazza del mercato dove, quel giorno, filati colorati di rosso pendono dall’alto gocciolando sugli schiavi mentre percorrono la strada verso l’arena.

Si vede un toro bianco con la schiena macchiata dal colore rosso. Proximo cammina sotto un largo ombrello per proteggersi dal colore gocciolante.

HAGEN: (rivolto a Massimo) Gli dei ti favoriscono. Il rosso è un buon colore. Avrai bisogno del loro aiuto oggi.

Nell’arena, sotto le gradinate, gli schiavi ascoltano Proximo. Sopra si sente la folla mentre batte i piedi allegramente. La polvere filtra dentro lo scantinato attraverso le tavole dell’arena. Proximo fa un discorso di incoraggiamento ai gladiatori (dopotutto essi sono li per fargli guadagnare soldi) prima che essi escano per il loro primo incontro.

PROXIMO: Alcuni di voi stanno pensando di non voler combattere, altri che non potete combattere. Tutti affermano questo fino a quando sono qui sotto. Conficcate questo nella carne di un altro uomo (lo dimostra con una spada) ed essi vi applaudiranno e vi ameranno per questo. Voi….voi potete cominciare ad amarli per questo. (Egli conficca la lama nel tavolo) Alla fine noi siamo tutti uomini morti, purtroppo non possiamo scegliere quando ma…..possiamo decidere come incontrare la fine, in modo da essere ricordati come uomini.

Massimo ascolta attentamente. Le parole di Proximo richiamano alla memoria le parole di Marco dopo la battaglia in Germania. “Quando un uomo vede la sua fine, vuole sapere se c’è stato uno scopo nella sua vita. Come pronuncerà il mio nome……” A questo punto Massimo si piega e raccoglie una manciata di terra strofinandola tra le mani. Ha deciso di combattere!

Gli schiavi sono accoppiati Roso con giallo. Massimo è accoppiato a Juba, Hagen è accoppiato con uno schiavo fragile e atterrito. Stanno in piedi nell’ombra del cancello; prima di entrare nell’arena lo schiavo terrorizzato davanti a Massimo, per la paura perde il controllo e si orina addosso lungo la gamba. Massimo vede questo e si sposta indietro, Hagen chiude gli occhi, forse prega prima di entrare.

La porta dell’arena è spalancata violentemente abbagliando gli schiavi non appena il sole irrompe sotto. Il primo combattente (con i capelli a punta) immediatamente urta la faccia contro una mazza fatta oscillare da un avversario corazzato. Il sangue schizza dappertutto. I combattenti hanno la meglio e ognuno corre nell’arena. Proximo corre verso il bordo dell’arena per guardare giù i suoi lottatori valutandoli per l’abilità. Juba fa un balzo per inseguire un avversario ma Massimo rapidamente assume il controllo dell’incontro facendolo indietreggiare e prendendo la spada da un avversario dopo averlo ucciso con il suo scudo. Nel frattempo Hagen è con lo schiavo terrorizzato che sta gridando di paura rannicchiandosi giù mentre il compagno combatte. In quel momento un avversario conficca la sua spada nel povero schiavo che cade morto ma a sua volta è colpito da Hagen che, avendo bisogno di essere libero dal corpo, taglia via la mano incatenata dello schiavo morto e la usa come un’arma facendola roteare. Continuando il combattimento Hagen colpisce violentemente un avversario e quindi lo solleva e lo conficca su uno dei corni che ornano l’arena. Massimo combatte con il suo scudo, Juba con una spada e insieme combattono come un sol uomo. Le ombre si allungano sull’arena mentre il sole tramonta. Le assordanti acclamazioni della folla sono senza fine. Quando raggiungono l’ultimo contendente, Juba sta dietro Massimo con la mano sulla sua spalla; il muscoloso avversario, pesantemente mascherato, brandendo un tridente, è in piedi con piglio feroce contro di loro. Massimo fa ruotare indietro il tridente verso l’avversario e insieme lo trafiggono nel ventre ma questi estrae il tridente dal suo corpo e ritorna all’attacco. Massimo e Juba, movendosi come uno, corrono verso di lui usando la catena che li unisce per tagliargli la gola gettandolo a terra.

Massimo, Juba e Hagen, sopravvissuti al combattimento, stanno esausti nell’arena mentre la folla acclama.

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