Terza parte
CAMBIO SCENA. Un gruppo di beduini attraversa la scena e
trova il corpo di Massimo che giace sopra le tombe della moglie e del
figlio. Si sente che dicono: “Questo è vivo?”… “Non so”….”E’
vivo!”…. “Questo è ancora vivo”… ”Legatelo! “. Si
possono vedere solo i piedi sporchi di sabbia dei beduini; si sente il
frusciare delle loro vesti come si muovono intorno e un tintinnare di
campanelli mentre rapidamente portano via Massimo privo di sensi.
Massimo rinviene e si ritrova su un carro; egli oscilla tra l’incoscienza
e la vita nell’aldilà. Gli occhi chiusi, galleggia sulla terra. Le
immagini del muro con le pietre rosa, la sua casa, un bianco stallone che
galoppa attraverso i Campi Elisi ed il campo di grano balenano davanti a
lui. Ha un sussulto quando la sua mano urta una pietra costringendolo a
tornare in questa vita stordito e confuso.
La sua visione riprende, il muro rosa, la sua mano sta accarezzando le
alte spighe di grano, è incatenato per le braccia e le immagini di sua
moglie e di suo figlio balenano rapide nella sua mente.
Si sente la morbida voce di uno schiavo numida (più tardi sarà
conosciuto come Juba) “Li incontrerai di nuovo, ma non ora” .
Svegliandosi Massimo trova una scimmia seduta sulle sue gambe mentre Juba
lo sta osservando dall’alto; egli guarda la sua ferita che è infestata
da larve e comincia a toglierle ma Juba ferma la sua mano e dice: ”No!
Essi la puliranno, aspetta e vedrai”.
La carovana, trasportando gli schiavi, avanza serpeggiando attraverso
il vasto deserto. Qualche tempo dopo un leone ruggisce mentre Massimo si
risveglia e Juba lo mette in guardia: “Non morire! Loro ti daranno in
pasto ai leoni. Essi sono molto più preziosi di noi”.
Il tempo passa, Massimo si risveglia ancora e guarda la sua ferita.
Juba dice: “Meglio ora? Pulita! Vedi?” Juba mastica una
sostanza e poggia la poltiglia sulla ferita aperta.
CAMBIO SCENA. Bazar di Zucchabar provincia romana. Proximo siede ad un
tavolo sorseggiando da una tazzina mentre il mercante di schiavi si
avvicina per dargli il benvenuto.
MERCANTE: Proximo mio vecchio amico. Il giorno è un gran giorno quando
tu sei qui. Oggi è un giorno molto fortunato per te.
Proximo guarda il mercante con diffidenza e gli afferra l’inguine. Il
mercante è spaventato e ansima di dolore.
PROXIMO: (dice lentamente) Quelle giraffe che mi hai venduto non
si accoppiano! Camminano e mangiano ma non si accoppiano. Mi hai venduto
delle giraffe sodomite. Voglio indietro i miei soldi!
MERCANTE: Non se ne parla! (grugnisce come Proximo strizza con
forza) Farò un prezzo speciale per voi.
PROXIMO: Per che cosa?
MERCANTE: Hai visto il mio ultimo carico? Vieni a vederlo.
Proximo è interessato, guarda indietro e lo libera con un’ultima
strizzata. Insieme camminano attraverso la piazza del mercato.
CAMBIO SCENA. Al mercato dove gli schiavi attendono la vendita.
PROXIMO: Qualcuno di loro sa combattere? Ho un incontro tra poco.
MERCANTE: Alcuni sono buoni per combattere, altri per morire. Hai
bisogno di entrambi penso?
PROXIMO: (allo schiavo numida) Alzati! (Proximo lo esamina,
da delle pacche sul suo corpo per saggiare i muscoli e, osservando le sue
mani chiede) Che lavoro facevi?
JUBA: Ero un cacciatore
MERCANTE: No.No. L’ho comprato in una miniera di sale a Cartagine
Il mercante velocemente e nervosamente gli dice di sedersi. Proximo
continua ad ispezionare gli altri schiavi e si avvicina a Massimo che
siede sulla sporcizia, debole e inanimato, poggiandosi ad un palo. Proximo
spinge sul suo braccio ferito vicino al segno SPQR.
PROXIMO: Il marchio dei legionari……disertore?
MERCANTE: Forse…..Ma a te che importa? E’ un ispanico
PROXIMO: Ne prendo 6 per 1000 sesterzi (nota: verificare la moneta
corrente)
MERCANTE: 1000? Il numida da solo ne vale 2000
PROXIMO: (si allontana dagli schiavi spingendo la testa di Massimo
mentre passa) Questi schiavi sono disgustosi!
MERCANTE: Ciò aggiunge più sapore!
Proximo comincia ad andarsene.
MERCANTE: No. No. Aspetta…Aspetta…Aspetta! Possiamo metterci d’accordo
PROXIMO: Te ne darò 2000 e 4000 per le bestie. Quindi sono 5000 per un
vecchio amico.
CAMBIO SCENA. Proximo siede su un carro trainato da bianchi somari e
impaziente ordina al suo seguito di sbrigarsi. Da presso lo segue un carro
che trasporta gli schiavi appena comprati.
PROXIMO: Avanti! Quanto tempo ci vuole per andare a casa mia?
Gli schiavi si affrettano sul terreno della casa di Proximo dove si
fermano mentre quest’ultimo si avvicina loro. Mentre sostano vengono
cosparsi con calce contro la peste e le malattie. Sullo sfondo in quel
momento, un leone in gabbia sta divorando parti di corpo umano, mentre
avvoltoi cercano di strappare avanzi da una pila di corpi. Altri schiavi
stanno provando la loro destrezza mentre se ne vede cadere uno infilzato
con una lancia.
PROXIMO: Io sono Proximo. Io sarò più vicino a voi per i prossimi
pochi giorni, che saranno gli ultimi della vostra miserabile vita, di
quella cagna di una madre che vi ha portato gridando in questo mondo. Io
non ho pagato buon denaro per voi, per la vostra compagnia, ho pagato per
trarre profitto dalla vostra morte, e, mentre vostra madre era li quando
siete nati, così io sarò qui alla vostra morte. E quando morirete,
perché voi morirete, il vostro trapasso sarà al suono (egli batte le
mani in un applauso) Gladiatori……io vi saluto!
CAMBIO SCENA. Esercitazione sul campo di Proximo dove ogni schiavo
entra per una prova di destrezza.
Proximo siede attorniato da fenicotteri ed altri uccelli esotici e lo
si può sentire gridare “Rosso…..giallo”.
Il primo combattente è Juba che raccoglie la spada di legno fornita
per la loro prova e lotta violentemente mentre Hagen lo valuta.
HAGEN: (impressionato dal nuovo schiavo replica) Buono!
PROXIMO: Rosso
Soddisfatto per essere stato classificato …rosso.. Juba fissa
fieramente Hagen
HAGEN: Ispanico
Mentre siede a gambe incrociate, poggiandosi contro un muro, Massimo
osserva Hagen con curiosità, si avvicina, prende la spada di legno e con
alma la getta a terra. Rifiuta il combattimento! Hagen guarda verso
Proximo che annuisce approvando e Hagen sbatte con violenza la spada
contro lo stomaco di Massimo facendo in modo che crolli, ma egli
indietreggia restando in piedi con sfida. Hagen lo colpisce una seconda
volta e Massimo cade a terra. Proximo, sconcertato per il comportamento di
Massimo, ferma Hagen che è pronto a colpirlo per la terza volta gridando:
PROXIMO: Questo è sufficiente per il momento. Il suo tempo verrà!
Massimo guarda Hagen con una leggera smorfia e girandosi si allontana.
HAGEN: (guardando con curiosità Massimo, continua le prove) Il
prossimo!
CAMBIO SCENA. Luogo in cui gli schiavi sono alloggiati. Juba si
accovaccia sotto l’arco della porta, guarda Massimo, l’ispanico, e
chiede:
JUBA: Ispanico perché non combatti? Tutti noi dobbiamo combattere
Massimo guarda Juba mentre continua a scorticare il marchio delle
legioni dal suo braccio con una pietra aguzza. Sul suo viso si legge
chiaramente la sofferenza per i suoi sforzi. Juba si avvicina.
JUBA: E’ il segno dei tuoi dei?
Massimo annuisce con un leggero senso dell’humor per la domanda.
JUBA: Questo non li farà arrabbiare?
Massimo annuisce ancora, il sorriso molto forzato, mentre continua
dolorosamente a scorticare il marchio dalla sua carne.
CAMBIO SCENA. Zucchabar. Mentre la folla si raduna nell’arena,
cammelli trasportano carichi di mercanzie al bazar, la gente va verso i
combattimenti mentre cani girano intorno abbaiando. Avvoltoi volteggiano
sopra le teste; vessilli sventolano sull’arena battendo nel vento.
Legati insieme gli schiavi camminano attraverso la piazza del mercato
dove, quel giorno, filati colorati di rosso pendono dall’alto
gocciolando sugli schiavi mentre percorrono la strada verso l’arena.
Si vede un toro bianco con la schiena macchiata dal colore rosso.
Proximo cammina sotto un largo ombrello per proteggersi dal colore
gocciolante.
HAGEN: (rivolto a Massimo) Gli dei ti favoriscono. Il rosso è
un buon colore. Avrai bisogno del loro aiuto oggi.
Nell’arena, sotto le gradinate, gli schiavi ascoltano Proximo. Sopra
si sente la folla mentre batte i piedi allegramente. La polvere filtra
dentro lo scantinato attraverso le tavole dell’arena. Proximo fa un
discorso di incoraggiamento ai gladiatori (dopotutto essi sono li per
fargli guadagnare soldi) prima che essi escano per il loro primo incontro.
PROXIMO: Alcuni di voi stanno pensando di non voler combattere, altri
che non potete combattere. Tutti affermano questo fino a quando sono qui
sotto. Conficcate questo nella carne di un altro uomo (lo dimostra con
una spada) ed essi vi applaudiranno e vi ameranno per questo. Voi….voi
potete cominciare ad amarli per questo. (Egli conficca la lama nel
tavolo) Alla fine noi siamo tutti uomini morti, purtroppo non possiamo
scegliere quando ma…..possiamo decidere come incontrare la fine, in modo
da essere ricordati come uomini.
Massimo ascolta attentamente. Le parole di Proximo richiamano alla
memoria le parole di Marco dopo la battaglia in Germania. “Quando un
uomo vede la sua fine, vuole sapere se c’è stato uno scopo nella sua
vita. Come pronuncerà il mio nome……” A questo punto Massimo si
piega e raccoglie una manciata di terra strofinandola tra le mani. Ha
deciso di combattere!
Gli schiavi sono accoppiati Roso con giallo. Massimo è accoppiato a
Juba, Hagen è accoppiato con uno schiavo fragile e atterrito. Stanno in
piedi nell’ombra del cancello; prima di entrare nell’arena lo schiavo
terrorizzato davanti a Massimo, per la paura perde il controllo e si orina
addosso lungo la gamba. Massimo vede questo e si sposta indietro, Hagen
chiude gli occhi, forse prega prima di entrare.
La porta dell’arena è spalancata violentemente abbagliando gli
schiavi non appena il sole irrompe sotto. Il primo combattente (con i
capelli a punta) immediatamente urta la faccia contro una mazza fatta
oscillare da un avversario corazzato. Il sangue schizza dappertutto. I
combattenti hanno la meglio e ognuno corre nell’arena. Proximo corre
verso il bordo dell’arena per guardare giù i suoi lottatori valutandoli
per l’abilità. Juba fa un balzo per inseguire un avversario ma Massimo
rapidamente assume il controllo dell’incontro facendolo indietreggiare e
prendendo la spada da un avversario dopo averlo ucciso con il suo scudo.
Nel frattempo Hagen è con lo schiavo terrorizzato che sta gridando di
paura rannicchiandosi giù mentre il compagno combatte. In quel momento un
avversario conficca la sua spada nel povero schiavo che cade morto ma a
sua volta è colpito da Hagen che, avendo bisogno di essere libero dal
corpo, taglia via la mano incatenata dello schiavo morto e la usa come un’arma
facendola roteare. Continuando il combattimento Hagen colpisce
violentemente un avversario e quindi lo solleva e lo conficca su uno dei
corni che ornano l’arena. Massimo combatte con il suo scudo, Juba con
una spada e insieme combattono come un sol uomo. Le ombre si allungano
sull’arena mentre il sole tramonta. Le assordanti acclamazioni della
folla sono senza fine. Quando raggiungono l’ultimo contendente, Juba sta
dietro Massimo con la mano sulla sua spalla; il muscoloso avversario,
pesantemente mascherato, brandendo un tridente, è in piedi con piglio
feroce contro di loro. Massimo fa ruotare indietro il tridente verso l’avversario
e insieme lo trafiggono nel ventre ma questi estrae il tridente dal suo
corpo e ritorna all’attacco. Massimo e Juba, movendosi come uno, corrono
verso di lui usando la catena che li unisce per tagliargli la gola
gettandolo a terra.
Massimo, Juba e Hagen, sopravvissuti al combattimento, stanno esausti
nell’arena mentre la folla acclama.
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