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La diet@ mediterranea nell’epoca della globalizzazione

Franco Nocella

La diet@ mediterranea nell’epoca della globalizzazione, di Franco Nocella, pubblicato per i tipi della di Francia Group Editore, vuole essere come un sasso nello stagno capace di suscitare una diffusa riflessione collettiva sul rapporto fra il cibo, l’identità culturale e l’economia  nei paesi che, come l’Italia, gravitano attorno al Mediterraneo e affondano le proprie radici in una terra antica che, dopo un lungo sonno, sta cominciando a riscoprire se stessa. Si tratta di un  libro inchiesta di stringente attualità, scritto da un giornalista per dimostrare una tesi precisa: rivalutare il modello alimentare mediterraneo è indispensabile nel momento in cui l’offensiva di chi domina il cosiddetto villaggio globale rischia di cancellare e travolgere identità culturali, modi di vita e spazi di iniziativa economica per trasformare i 5 continenti in un unico grande mercato eterodiretto da chi ha il potere e la volontà per farlo.

“Contro l’omologazione culturale e l’emarginazione produttiva è necessario, dunque, alzare una bandiera e riorganizzare risorse e opportunità”, sostiene l’autore: “Questo non per avanzare velleità autarchiche, che non hanno mai avuto credito nel Mediterraneo, mare degli scambi per antonomasia, ma per sottolineare una identità e per costruire una soggettività autonoma che permetta di stare in campo e di competere. Riconoscere se stessi, in altre parole, per meglio e più utilmente offrirsi agli altri. Il vecchio adagio secondo cui siamo quello che mangiamo vede oggi ribadita la sua permanente attualità, da un doppio punto di vista: quello della cultura mediterranea che deve distinguerci e caratterizzarci al meglio nel policromo cosmo del Terzo Millennio e quello di un modello di sviluppo autocentrato (concepito secondo la filosofia dell’economista egiziano Samir Amin, studioso dello sviluppo ineguale) che, assieme a tutto il resto, faccia perno sulla rinascita della gloriosa agricoltura del Mediterraneo e sul decollo del turismo culturale ed eno-gastronomico”.

“Il Mezzogiorno italiano, baricentricamente collocato nel bel mezzo di quello che i latini chiamavano Mare Nostrum”, è la tesi di Franco Nocella, “può trovare nel modello alimentare mediterraneo una potente leva capace di aiutarne la rinascita,  agendo sapientemente sui temi della riscoperta della sana alimentazione tradizionale, dell’agricoltura ecocompatibile, di un’industria agro-alimentare con le vocazioni regionali, della difesa e della  valorizzazione dei prodotti tipici e della promozione di un turismo basato su una strategia centrata sul binomio prodotto-territorio. Tradizione e innovazione, nell’era di Internet, ancora una volta si confrontano e si intrecciano in maniera feconda attorno al mare più antico del mondo, che unisce tre continenti e che, come disse Giorgio La Pira, offrendo a tutti il proprio umanesimo sedimentato attraverso un’esperienza multimillenaria,  potrà contribuire a mettere finalmente il pianeta sul binario che lo porterà alla pace definitiva, fondata sull’equilibrio e sulla libertà”.

Franco Nocella, giornalista professionista dal 1983, dirige l’agenzia stampa Progetto Mediterraneo. Presidente della Lega per l’ambiente in Campania dal 1979 al 1985, nel 1988 è stato fra i fondatori della Federazione internazionale per la difesa del Mediterraneo, della cui sezione italiana è presidente, e dal 1998 è segretario generale del Consorzio turistico mediterraneo. Nel 2000 ha promosso la Scuola partenopea di cucina mediterranea, nel 2001 la Rete internazionale di città a sostegno della dieta mediterranea. Dal 1986 anima il programma didattico Scuola & territorio. Ha fatto parte della redazione del quotidiano Paese Sera. Ha diretto l’edizione flegrea del quotidiano Il Golfo, il telegiornale dell’emittente televisiva Napoli Canale 21,  la rivista Sistemi urbani, i settimanali Gazzetta di Caserta, Tutta Napoli e Opinioni News. E’ autore di Fusaro: storia, cultura e arte e di Fusaro e Miseno tra passato e futuro.  

 


Unità d'Italia: nascita di una colonia

Rileggiamo la storia del Sud con lo scrittore calabrese Nicola Zitara


 

Ai popolani di Napoli che nelle oneste giornate del luglio 1547, laceri, male armati, soli d'Italia, francamente pugnando nelle vie, dalle case, contro le migliori truppe d'Europa, tennero da se lontano l'obbrobrio della inquisizione spagnola imposta da un imperatore fiammingo e da un papa italiano, provando ancora una volta che il servaggio è male volontario di popolo ed è colpa de' servi, più che dei padroni.

Lapide esposta all'ingresso della Certosa di San Martino, a Napoli

 

 

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Aggiornato il: 18 gennaio 2003

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