Stagione 2003 - 2004
(
dalla 11° alla 16° giornata)

dalla 11° alla 16°

16° GIORNATA

7 febbraio 2004
ROSSI - AZZURRI
2 - 3

formazioni
R: giuseppe, paolo, rinaldo, sheva, gianma, berto, barbanera's brother
A: barbanera, zugni, teso, tesino, secco, tomma, il gigante e suo fratello

 

"Corvo Azzurro" non avrai il mio scalpo...

Tira una brutta aria in questa landa desolata. Le polveri sottili ci solleticano i polmoni. Almeno quelle le senti. Le sostanze cancerogene no. Ti scivolano dentro in punta di piedi e fanno il bello e il cattivo tempo con il tuo DNA. C’è solo da incrociare le dita e sperare che non salti fuori qualche brutta notizia.
Una volta in miniera usavano i canarini. Se il canarino moriva non bisognava entrare. Qui al Ceredo siamo noi le cavie. Per questa volta ci è andata bene. Nessun caduto sul campo di battaglia. I nostri livelli di adrenalina sono ai minimi storici. E’ come il crollo della borsa di New York del 1929, pochi l’avevano previsto. Cosa sta facendo in questo momento la nostra ghiandola surrenalinica invece di pomparci l’ormone di cui avremmo tanto bisogno? Le nostre facce prima insondabili diventano comprensibilissime, come libri per bambini. Tradiamo i nostri bisogni fisiologici. Qualcuno si aspetta un bell’aumento della glicemia, le trattative sono ancora in alto mare. Qualcun’ altro, aspettando notizie dai sindacati, vorrebbe una frequenza cardiaca più alta, e qualcuno altro ancora, si accontenterebbe di una respirazione facilitata. E’ come il caro vita, sopravvivere di questi tempi è faticoso non solo per le nostre tasche, ma anche per le nostre membra. Aspettando che le nostre ghiandole facciano quello che devono fare ci avviciniamo al centro del campo per il lancio della monetina. Siamo disposti in campo come i monoliti di Stonehenge, anche se i monoliti sono trenta e noi siamo solo in sedici. L’arbitro opta per una moneta alternativa. Niente testa o croce, ma sciamanesimo o scienza. Se va bene per lui, va bene anche per noi. L’arbitro ci parla in latino, una lingua indeuropea come tante altre. Non siamo nel bel mezzo di una pratica liturgica, ma è meglio tenercelo per noi. Fa parte del programma Risurrezione delle lingue morte. In attesa che arrivi il traduttore facciamo la nostra scelta. Loro si prendono la scienza, noi l’altro lato della medaglia. Dio è un premio di consolazione per una lotteria vecchia di duemila anni. La mia osservazione cade nel vuoto.
Quest’anno le religioni occulte vanno per la maggiore. Non sapevo di avere tra le nostre fila un piccolo sciamano. Non si occupa di guarigioni, si è specializzato in previsioni del futuro. Di sicuro per noi finirà male.
Eccolo invocare un grande spirito. Aiutaci, Shakuru, padre della forza. Shakuru ci aiuterebbe pure, se non soffrisse di una fastidiosa emicrania. Le divinità sono più terrene di quanto ci si aspetti. Meglio provare con un canto di guerra indiano.
Da dove salta fuori tutta questa passione per i pellerossa? La Tv come il sonno svolge una funzione di “ ristoro” essenzialmente sulle sinapsi “lente”, quelle legate ai fenomeni dell’apprendimento. Il nostro calciatore sciamanico attacca con il canto. Ascoltate la mia voce, Uccelli della Guerra! E io sto ad ascoltare, anche se non sono un uccello. Preparo una festa per il vostro nutrimento. No grazie, ho già mangiato. Vi vedo attraversare le linee nemiche. Come voi andrò. Deve trovarsi nel bel mezzo di una allucinazione. Voglio la rapidità delle vostre ali. Questo l’ho sempre pensato anch’io, con delle buone ali si può vincere la partita. Voglio la vendetta dei vostri artigli. Capisco a cosa alludi. Amico, riguardati. Hai una falsa percezione dello stato delle cose. Raccolgo i miei amici. Seguo il vostro volo. Dai continua così. Oilà giovani combattenti, è qui che ti sbagli di grosso, non lo vedi che i nostri anni verdi sono un ricordo ormai lontano? Portate la vostra rabbia sul luogo della lotta. L’agonismo non è tutto, ci vogliono anche i piedi buoni. Dal Sud essi vennero, Uccelli della Guerra. Quello è successo nel dopoguerra. Udite! Il loro grido passa. Già, li sento anch’io quei maledetti corvi. Voglio il corpo del più fiero, veloce, crudele, forte. Eccomi qua, al tuo servizio. Getto il mio corpo nella fortuna della lotta. A volte basta un rimpallo e ti trovi sotto di un gol. Felice sarò di morire in quel luogo, in quel luogo dove si combatte oltre la linea del nemico. Non te la prendere, è solo un gioco. Non è necessario che tu ci rimani secco. Ho sanguinato qui nel petto! Sì lo so, da questi parte circolano dei strani insetti. Anch’io sono pieno di bubboni. Dovresti farti vedere da un medico. Guarda, guarda! Sono i segni della lotta! So chi te li ha procurati. Lo vedi quello che gioca in difesa? Ci siamo capiti! Le montagne tremano al mio urlo! Oggi è una giornata maledettamente ventosa. Io lotto per la vita. Anch’io sai. Un’ambulanza sta venendo a prenderti.
Imbarcato lo sciamano ci buttiamo nella mischia. E’ un dare e avere. Barattiamo pezzi di corpo. Se ti rompo la caviglia, tu puoi incrinarmi una costola o pestarmi un piede. Ci dimentichiamo del risultato, una pioggia di sostanze anestetiche ci rende insensibili al dolore. Dopo un’ora di precipitazione curativa non sappiamo più chi siamo. Perdita della coscienza. Il nostro sistema cardiocircolatorio è intossicato. Aspettando notizie del nostro sistema nervoso centrale, andiamo sotto di un gol. E’ troppo tardi per recuperare. Recuperare che? Cosa ci facciamo qui? E tu chi sei? Perché indossi una maglia rossa come me e gli altri? Chi sono quelli con la maglia azzurra?

*tratto da "Canti di Guerra" dal libro "Canti degli indiani d'America"

paolo


15° GIORNATA

31 gennaio 2004
AZZURRI - ROSSI
2 - 10

formazioni
R: giuseppe, paolo, zugni, mr.angelo, sheva, colombo, berto, gianfranco
A: barbanera, maurizio, barbanera's brother, gianma, secco, dido, tomma

 

Fangoterapia e pallottole

All’inizio non ci credevo. Ce ne sono voluti quattro per convincermi. Berto, Giuseppe, Mr Angelo, Gianfranco. Mi sono stati addosso per sette giorni. Non so chi glielo abbia suggerito. Può darsi che abbiano fatto tutto di testa loro. Dei veri rompiscatole. Avrei dovuto tagliare i ponti con loro molto prima. E invece, dovunque vado me li trovo ancora tra i piedi. Sempre a parlare di quella terapia. Io li sto ad ascoltare sorseggiando caffè e birra scadente gentilmente offertami dai miei amici perseguitatori. Non avrei potuto fare altrimenti. Comunque cominci la discussione si finisce sempre a parlare di quella stramaledetta terapia. Devono essersi bevuti il cervello. Sono seriamente compromessi. Chi vive il suo purgatorio sulla Milano-Meda, chi in ufficio, chi dietro uno sportello bancario e chi tra le agenzie di lavoro interinale. Quello in cui sperano è un miracolo. Non dico cose come la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Loro si accontentano di vincere la partita del sabato. Gli suggerisco qualcosa di forte. Nessuno del giro ha mai sentito parlare di controlli antidoping al campionato del Ceredo. Quindi si può fare. Mi guardano storto. Sono dei salutisti. Di questi tempi vanno per la maggiore. Ma quali steroidi, il segreto è un bel piatto di spaghetti. Storie che non convincerebbero nemmeno i bambini. Bisogna aggiornarsi per stare al passo. Al diavolo i carboidrati. Dai, ripetetelo ad alta voce. Un solo grido, un solo allarme carboidrati in fiamme. Mi sento poco bene. Ordiniamo altre birre. Comincio a straparlare. Mi sono già messo nei pasticci in passato. Non mi va di farne fuori altri. E poi quelli sono miei amici. Almeno credo. Mi prendono in giro. Sto al gioco.
Più volte ho cercato di seminarli, ma loro erano in macchina e io a piedi. La libertà condizionata cominciava a starmi stretta. Quelli non erano tipi strani. Glielo leggevo negli occhi quello che pensavano. Non volevano gettare la spugna. Mi piaceva che la pensassero in quel modo, ma mi piaceva di più non fargli sapere che stavo dalla loro parte. Con la telepatia a volte ci si può divertire. Il mio era un NO secco. Voleva dire che mi avevano quasi convinto. Ero un debole. Si poteva fare. Di terapie ne ho provate tante. Era il momento di provare anche questa. Una cosa però doveva essere chiara. Io non ne avevo bisogno quanto ne avrebbero avuto loro. Erano loro i vecchi. Chiaro?
La seduta dimostrativa cadeva di giovedì. Me lo ricordo perché giovedì avrei dovuto essere da un’altra parte. Ma questo non conta. Eravamo in sette. Guarda caso tutti quelli che giocavano nella squadra dei rossi. Oltre a noi , un gruppetto di massaie. Quelle che non sanno fare i conti con l’euro, per intenderci. Non so da dove fosse sbucata. Forse da dietro quei tendoni rossi. Era una bambola stile Mrylin Monroe tutta curve. Sinuosa come una femmina di pitone. Il suo costume da bagno era talmente piccolo che solo un microscopio a scansione ci avrebbe chiarito le idee in proposito. Era un vero animale da palcoscenico. Stava facendo al fango quello che avremmo voluto facesse a noi. Polvere alla polvere, cenere alla cenere. Le esperienze epidermiche sono il massimo, dopo una settimana lavorativa. Ci stava lavorando. E noi la lasciavamo fare. Le massaie cominciarono a sbuffare. Ne avevano tutto il diritto. Intanto quella sventola continuava con i suoi numeri. Il fango ce l’aveva dappertutto. Mi chiedevo come sarebbe andata a finire. Non è salutare chiudersi tutti i pori della pelle con quella roba, rischi l’asfissia. Mi sbagliavo, l’anatomia non era il mio settore.
Fine della pacchia. Marylin se ne torna da dove è venuta, lanciando schizzi di fango nella nostra direzione. Una dimostrazione così non l’avevo mai vista prima d’ora. Il gioco è un privilegio dei bambini. Ci rimettiamo in riga. Le massaie non stanno più nei loro panni. Entra in scena il medico. Si presenta. Un ex calciatore che dopo aver lavorato in televisione, si è iscritto a medicina. Nessuno lo invidia, ma questo lo teniamo per noi. Attacca a parlare dei tipi di fango. Come se ce ne fregasse qualcosa. Esistono fanghi sulfurei, salsoiodici, oligominerali, clorurosodici, radioattivi, salsobromoiodici. Le loro proprietà variano a seconda delle acque termali usate per impastarli. Mi viene da ridere. Il fango del Ceredo è tutta roba naturale, impastata con acqua piovana e scarichi fognari. Se non ti prendi un parassita ti becchi di sicuro un bel cancro alla pelle, a voler essere ottimisti. I fanghi possono avere azione sedativa, stimolante o risolvente. Chiedo chiarimenti. Alcuni sono adatti per le artriti croniche, altri per quelle deformate. Se hai una seriosità cronica allora è meglio che ti fai un fango salsoiodico. Il fango che fa al caso nostro è un fango rivitalizzante, ringiovanente. Qualcosa che quando ci cammini sopra ti fa scivolare gli anni di dosso. Un elisir di lunga vita. Una confezione salva freschezza, per intenderci. Gli anni sono come le zecche, non è mai il numero che pensi di avere. Qualcuno obbietta. Gli anni volano, le zecche no. La specie più nota è la zecca del cane, Ixodes ricinus. Così parlò Zarathustra. Intanto penso a quanti cani circolano allegramente per il Ceredo.
Località delle terme, Ceredo. Altitudine sul mare, duecentoventi metri. Stagione di apertura settembre-luglio. Sorgente sconosciuta. Acque alcalino terrose, estremamente ferruginose. Non le puoi bere. Ci puoi solo fare i fanghi. Non è come camminare sui carboni ardenti, ma di sicuro è la cosa che più ci assomiglia. Sta a vedere che la terapia funziona. Immagino quello che sarebbe accaduto sabato. I rossi sono avanti di quattro gol, ma non mollano. Sembrano dei ragazzini. Le loro gambe affondano nel fango, ma per loro non è un problema. Il pantano è loro amico, è il loro dodicesimo uomo in campo. Gli azzurri col fango non se la cavano bene”.
C’è chi parla di complotto, come se della materia non vivente sia facilmente corruttibile. Qualcuno pensa a un sortilegio. Si sbaglia, Tolkein non è mai passato da queste parti. Qualcun altro ancora vuole invertire la disposizione in campo. La verità è che farebbero meglio ad arrampicarsi sui vetri. Nulla si può fare quando il fango rema solo da una parte. Le controindicazioni sono fatte a posta per farti cadere dalle nuvole.
I fanghi aumentano sempre la temperatura corporea, quindi suderete più del solito. E poi dietro l’angolo c’è sempre l’ipotensione. Segni clinici da ridotta perfusione distrettuale sono cute fredda, pallida, sudaticcia, alterazioni dell’equilibrio metabolico e tachicardia. A cosa serve la fotografia quando l’esperto ti rifila un ritratto iperrealista della nostra squadra del sabato al Ceredo ? Le applicazioni di fango non devono essere più di una al giorno, e fin qui va bene. Né devono durare oltre i trenta minuti alla volta, noi ci siamo esposti per almeno due ore. Nessuno ha fatto parola di questo. Poi l’ultima tegola. A volte può insorgere una sorta di crisi di adattamento caratterizzata da febbre, cefalea e riesarcebazione dei sintomi propri della malattia in cura. Nel vostro caso i sintomi tipici della vecchiaia. Eravamo stati avvisati. Valeva la pena rischiare. Non era certo il superBowl , ma era pur sempre il nostro campionato di calcio.
Ci è andata bene. Non c’è stata partita. Abbiamo vinto. Non significa niente che oggi, domenica, Berto e Gianfranco abbiano una cefalea, Mr.Angelo la febbre e Giuseppe l’astenia. Era nelle regole del gioco. Noi le avvertenze le avevamo lette con attenzione. E pensare che le statistiche dicono che in Italia si legge poco.
Ci siamo sentiti vecchi prima della partita, non ci abbiano pensato durante, siamo ritornati vecchi a patita conclusa. Il fango ha funzionato.
Quindi ragazzi, se qualcuno dei vostri amici vi perseguita per convincervi a imbrattarvi di fango in qualche sperduto centro termale, non mandatelo subito al diavolo. Fatevi offrire qualche birra e lasciatelo parlare prima di intimargli un NO secco. Solo a quel punto sarete veramente convinti di poterlo fare.

paolo

 


14° GIORNATA

24 gennaio 2004
ROSSI - AZZURRI
3 - 10

formazioni
R: giuseppe, paolo, rinaldo, sheva, celep, berto, barbanera's brother
A: barbanera, maurizio, teso, tesino, secco, dido, tomma

 

il giorno del giudizio..

Benvenuti al giorno del giudizio, signori. Accomodatevi, c’è posto per tutti. E sarà uno spettacolo che non potrete dimenticare…

Ed ecco che l’Angelo aprì i sette sigilli della porta di casa e vide che non era cosa buona, tornò dentro e si nascose tra le coperte per evitare l’ira di Dio… e il sole divenne grigio e la giornata fredda e buia, il silenzio cadde su di loro, mentre corvi neri volteggiarono nel cielo oscuro minacciando “guai, guai, guai” a chi non è dei nostri e sette angeli azzurri comparvero all’orizzonte. Suonò la tromba e una sfera cadde dal cielo e rimbalzò più volte. La terra inaridì e si fece fango, un denso fumo dall’odor di merda e zolfo arrossò i loro occhi e tormentò i loro nasi, mentre un esercito di cavallette distrusse ogni filo d’erba. Poi la seconda tromba suonò e venne dato inizio alle ostilità.
Ovunque grida di tormento e di dolore. I peccatori cercarono scampo vagando come anime perse per il campo. Senza meta e senza speranza. La mano del Signore li stava schiacciando senza pietà, affondando i suoi colpi nelle loro reti.
E Dio mandò loro le sette piaghe… Arrivò Tomma vestito da apemaia a pungerli sui fianchi, arrivò Dido ad impedirne il gioco aereo, arrivò Maurizio a inseguirli fino nelle loro case, arrivò il Secco a vincere tutti i rimpalli, arrivò Teso a dribblarli fino a farli svenire, arrivò Barbanera a lamentarsi per ogni fallo laterale e infine la piaga peggiore di tutte… Tesino, la più fastidiosa delle zanzare, portatore sano di pallone e stimolatore di fantasie omicide…
E quando il Signore vide che era cosa giusta e l’opera fu conclusa, non era rimasto più nessuno… niente più portieri dalle mani bucate e dalle gambe aperte, niente più difensori portati alla soglia dell’esaurimento nervoso, niente più centrocampisti dall’eccessivo possesso di palla, niente più attaccanti dal piede di porco…
Quindi la terza tromba suonò e la notte calò su quelle povere anime inette. E i sette angeli azzurri fecero ritorno verso le loro case.
Ancora una volta avevano svolto fino in fondo il lavoro sporco per conto del Signore.

joenat

 


13° GIORNATA

17 gennaio 2004
AZZURRI - ROSSI
10 - 7

formazioni
R: giuseppe, paolo, rinaldo, gianfanco, sheva, berto
A: barbanera, maurizio, teso, secco, barbanera's brother, dido, tomma

 

Anestesia totale

E’ tempo di lifting, gente, non solo per il Presidente del Consiglio. La primavera è alle porte, i mesi bui sono ormai alle nostre spalle. Meglio darsi un ritocco se si vuole fare bella figura a ricevimenti, feste in casa di amici o a inattese verifiche di governo. Quest’anno vi proponiamo qualcosa di veramente innovativo. Basta col lifting superficiale, basta col silicone, basta con quelle facce tirate e quelle espressioni imbalsamate. Tutti ormai sanno riconoscere un seno finto da uno vero. Non se ne può più di quei labbroni al collagene. A nessuno sfuggono i presidenti del consiglio ringiovaniti di 10 anni…
Nessuno invece è in grado di riconoscere un cervello “ritoccato” da uno autentico.
Ecco perché siamo qui oggi a proporvi, ad un prezzo di sicuro vantaggio, l’eliminazione di quelle fastidiose aree celebrali ritenute ormai superflue e antiestetiche per un uomo che aspira al successo nel ventunesimo secolo.
Nessun intervento invasivo, niente segni all’esterno. La nostra operazione dura solo sedici ore e le probabilità di successo sono del novanta per cento.
La nostra equipe di scienziati ha una grandissima esperienza. Ha effettuato i suoi studi su pazienti di ogni età, ma soprattutto su quei giovani, sani e dinamici militanti nel campionato del Ceredo. Gli studi hanno confermato che il trapianto del nucleo caudato restituisce al calciatore il senso dell’orientamento nei luoghi famigliari, campo compreso. Oltre a trarne benefici nel corso della partita, il giocatore, dopo l’operazione, riesce a trovare la giusta posizione in campo, mantenendola per quasi tutta la partita. Il trapianto dell’ippocampo ci restituisce quel calciatore brillante che tutti aspettavamo. Un atleta completo, capace di orientarsi nei luoghi sconosciuti (un attaccante riesce a cavarsela con ottimi risultati anche in difesa) e al tempo stesso è in grado di scegliere strade alternative (un’ala riesce persino a tagliare in verticale).
Certo, anche noi abbiamo avuto i nostri insuccessi. E’ vero… mr Angelo attualmente è disperso, non dà sue notizie da oltre due settimane e la squadra dei rossi ha deciso di intraprendere le vie legali nei nostri confronti. Va bè… Tomma sembra non aver beneficiato degli effetti del trattamento, anzi. Ma è risaputo che nei casi disperati le probabilità di successo calano vistosamente.
Partire col piede sbagliato è un errore che si paga. La nostra quotazione in borsa è rinviata a data da stabilire. Ma non potete far ricadere tutte le colpe su di noi.
Prendete il caso di quell’uomo. Uno di quelli che ha fatto la storia del calcio di periferia. Aveva un’occasione che non poteva sbagliare.
Un calcio di rigore.
Proprio quello che ci voleva per rimettere in gioco la sua squadra e dare una mossa ad una classifica marcatori da troppo tempo ferma. Per lui parlano i numeri. Trentotto primavere, trecento partite disputate, nessun gol. Numeri da capogiro, ma lui il giramento di testa sapeva come gestirlo. Era uno col sangue freddo… a volte. Gesti freddi e rituali, tipici di chi si prepara a tirare un calcio di rigore, sono cose che non impari in una scuola calcio. E’ la vita che te le insegna, e se la vita non è abbastanza, c’è pur sempre la Tv.
Eccolo sistemare con cura la palla. Guardare il portiere . Prendere la rincorsa. Poi, l’imprevisto. Un tic nervoso sul volto. La scelta dell’ultimo secondo.
“Niente angolino, la sparo forte e centrale”.
Inutile dire dove è andata a finire la palla.
In culo ai lupi.
Destino amaro, ma volete incolparci anche di questo?
Ma qualcosa possiamo fare. Siamo pronti ad affrontare anche questa sfida. Non gli resta che venire nella nostra clinica e lo rimetteremo a nuovo. Tra quattordici giorni sarà di nuovo pronto, con più forza e più grinta di quanta ne abbia mai avuta. Pronto a prendersi le sue responsabilità, fino in fondo. E se ci sarà un altro calcio di rigore, non sarà un problema… Col lifting cerebrale, nessuno avrà più paura… di tirare un calcio di rigore!

paolo & joenat

 


12° GIORNATA

10 gennaio 2004
ROSSI - AZZURRI
12 - 10

formazioni
R: giuseppe, paolo, rinaldo, gianfanco, sheva, celep, zugni(esce dopo 10 min.per infortunio)
A: barbanera, maurizio, teso, secco, gianma, dido, tomma

 

Mission to Mars...

Signori, l’attesa è stata lunga, ma alla fine Spirit ce l’ha fatta. Alle ore quindici, la sonda di progettazione NASA è finalmente atterrata sul suolo marziano, dopo un viaggio durato sei mesi.
Marte è come tutti ce lo raccontavano?
Se vi riferite alle storie del cinema, ovviamente no. Tutti quei luoghi comuni sul pianeta sono infondati. Niente omini verdi, se è questo che intendete. Solo uno stramaledetto clima secco, notti a – 120°C e continue tempeste di sabbia. Il Sahara marziale per intenderci, senza predoni a cavallo di dromedari o animali simili.
Che imprevisti avete incontrato?
A parte un po’ di traffico spaziale, i soliti meteoriti vaganti, niente di che. Gli imprevisti sono sempre da mettere in conto in situazioni del genere, ma è andato tutto bene. L’unico vero problema si è verificato dopo l’atterraggio. Gli airbag che dovevano proteggere la sonda durante l’atterraggio hanno retto bene all’impatto col suolo, ma poi non ne hanno voluto sapere di sgonfiarsi. Abbiamo dovuto procedere a mano da qui, ma qualcosa è andato storto. Qualcuno o qualcosa ha notato la sonda prima che terminassimo le manovre e ha iniziato ad usarla per palleggiare. Ma nessun problema. La sonda è al sicuro all’interno della camera d’aria protettiva, non può accaderle niente.
Quali sono i compiti della sonda?
Il robot è stato istruito per situazioni di ogni genere. Qualora venisse circondato da extraterrestri, come si è puntualmente verificato, l’unico ordine da seguire è “Sii gioviale con gli stranieri e copiane i costumi. Vedrai che piegandoti totalmente al nemico, il nemico ti risparmierà”.
Qual è la posizione attuale del robot?
Ad esser sinceri stiamo aspettando notizie. Le voci che circolano non sono del tutto rassicuranti. La località si chiamerebbe Ceredo. Non ha certo lo splendore dei nostri paesaggi terrestri.
Pare un campetto di periferia dimenticato dalla società moderna. Niente Pc nel raggio di dieci chilometri. La tecnologia da quelle parti non ha fatto il bello e il cattivo tempo. Si tratta di un ambiente impervio, ostile alla modernità. Assoluta mancanza di confort, abitanti poco qualificati e poco inclini all’umorismo. Proprio una brutta gatta da pelare, ma vedrete che il robot ce la farà.
E’ appena arrivata una notizia dell’ultima ora. Spirit starebbe bene e in questo momento si troverebbe coinvolto in una partita di pallone. Come vedete la sonda ha assunto i costumi locali.
I dati del computer di bordo parlano di terreno fangoso e asfittico, aria al profumo di pollo bruciacchiato, totale mancanza di intelligenza nei calciatori, schemi confusi, falli di reazione, continue proteste e di gol inspiegabili.
Ovviamente siamo noi che dirigiamo da qui i movimenti della palla… cioè volevo dire della sonda..
Lo scopo è quello di creare uno stato di confusione in modo da far terminare la partita il più presto possibile e riprendere la missione secondo il programma prestabilito.
Notizie sull’acqua?
Sarebbe stato avvistato un liquido simile all’acqua all’interno di bottiglie di plastica. Tali bottiglie sono detenute dai calciatori. Spirit ne ruberà una a partita conclusa, per effettuare delle analisi chimico-fisiche e batteriologiche.
E cosa pensate di trovare?
Dobbiamo scoprire perché questi extraterrestri sono così scarsi, forse la causa è in quello che bevono o nell’alimentazione. A questo scopo, ogni volta che qualcuno di essi viene colpito da una pallonata nello stomaco, ne approfittiamo per analizzarne il contenuto. Presto ne sapremo di più.
Ma così non darà nell’occhio?
Tranquilli, in caso di pericolo il robot è stato istruito “Esegui una carneficina e poi scappa accertandoti che non ci siano testimoni nei paraggi”.
E non temete di scatenare una reazione ostile nell’opinione pubblica?
Parliamoci chiaro. A chi volete che freghi qualcosa di questi barbari. Facciamo un favore all’umanità sbarazzandoci di loro. E se qualcuno avrà qualcosa da obbiettare tireremo fuori la solita storia “che stiamo esportando la nostra democrazia”, ultimamente sta funzionando più che bene. Non credete?

paolo & joenat

 

Comunicato stampa del procuratore legale di mr.Angelo
- Il mio assistito non ritendosi tutelato dalla società in merito agli ultimi episodi di gioco pericoloso ha ritenuto opprtuno non presentarsi alla rituale partita del sabato. Qualora la soocietà dovesse ricorrere a provvedimenti di tipo disciplinare, sanzioni o sedute extra di allenamento, noi ci sentiremmo in obbligo di rivolgerci al tribunale sportivo. Nel caso non si arrivasse a una soluzione definitiva del caso entro la fine di gennaio il mio assistito chiede lo svincolo dagli obblighi contrattuali. Andremo fino in fondo e sappiate che ci sono già state proposte varie offerte da diversi club sia italiani che stranieri. Uomo avvisato mezzo salvato -.

 


11° GIORNATA

03 gennaio 2004
AZZURRI - ROSSI
4 - 3

formazioni
R: berto, giuseppe, paolo, colombo, rinaldo, zugni, sheva, mr.angelo
A: barbanera, maurizio, teso, secco, gianfanco, gianma, tesino, tomma, celep

 

Prima della fine...

Era accaduto qui dentro. Strano che cose del genere possano accadere qui dentro. Eppure sono successe. Più o meno tra le quindici e le diciassette, ora più ora meno. Fuori la gente bloccata nel traffico cercava di uscire dalla città. Erano tutti alla ricerca di un posto decente, che non fosse questa assurda città. Non è che la odiassero. Volevano semplicemente cambiare aria per un paio d’ore. Poi sarebbero tornati alle loro case e avrebbero aspettato un altro fine settimana per ripetere la stessa storia. Ne buttavano via di benzina in quel modo. Alla fine quelli veramente felici erano quegli idioti dei politici, quelli che godevano a vedere l’economia girare.
Ma ora basta con le prediche. Scendiamo dalla macchina prima che qualcuno ci bussi al finestrino cercando di venderci della droga. Da queste parti è capitato spesso. Quello che ho appena visto è un lavoro da professionisti. Chi ha girato così tanto come me sa bene a cosa intendo. Lunedì pomeriggio sarei andato in pensione e avrei smesso di girare per le strade di quartieri malfamati. Non sarei più entrato nel pieno della notte in case di sconosciuti. Per il mio addio avevano organizzato una festa a sorpresa. Lo sapevamo tutti. Io stavo al gioco. Poi mi sarei dovuto trovare qualcos’altro da fare. Ci avrei messo magari un mese, ma di sicuro qualcos’altro da fare lo avrei trovato. Col cavolo che sarei rimasto nel mondo del calcio. Non ero mica un esaltato, io. Certo ci tenevo che le cose andassero bene, soprattutto se ci puntavo dei soldi. La mia squadra, se così si può chiamare, era una congrega di mezze seghe. Non ci si allenava mai durante la settimana. Si andava al campo il sabato e si faceva quello che era possibile, nei nostri limiti. Qualcuno più scaltro c’era, però mai che le cose andassero per il verso giusto. Non lo chiamerei campionato. Le squadre erano solo due. Era monotono, ma era salutare. Infortuni a parte. C’eravamo noi e poi quei patriottici del cazzo. Loro erano più in gamba, più atletici, più giovani, ma rimanevano comunque dei patriottici del cazzo.
Non so se centrasse la mafia o cos’altro, però ogni tanto qualcuno usciva dal giro. Problemi di alcool o di donne, anche questo è possibile. Ma non escluderei anche la natura. Quella è più diabolica del diavolo. Un giorno rincorri il pallone e il giorno dopo un colpo della strega e resti con la schiena bloccata. E’ capitato anche a me. Non vuoi fare la parte del guastafeste, così chiami tua moglie a casa, mentre gli altri continuano a rincorrere quella stramaledetta palla. Sei lì che fai il numero di casa e risponde la segreteria telefonica. Tua moglie sarà in giro a sculettare e a sorridere agli estranei. E mentre lei si crede ancora una gran sventola lontana anni luce dal declino, tu sei lì, in quello stramaledetto campo di periferia, a pensare al ritiro. Quello definitivo, perché di finti ritiri è pieno il mondo. Stai pensando che quello è il momento giusto per farlo.
Alla fine riesci a dirlo. Ragazzi, io mi ritiro. Loro non fanno una piega. Anzi ce n’è subito uno pronto ad entrare al posto tuo. Che sia un indiano, un brianzolo o un peruviano non fa differenza. Sei fuori come tutti gli altri. Te ne fai una ragione e ti accontenti del presente.
Al momento tu e il collega state passeggiando alla ricerca di indizi. Dei ragazzi, anzi dei minchioni, stanno sparando botti di capodanno il tre gennaio. Ognuno si diverte a modo suo. Me ne sto lì con le mani sporche di fango, mentre padri di famiglia portano le loro bambine a fare un giro in bicicletta e ti guardano in modo strano. Cominciano a pedalare più velocemente. Gli faccio vedere il distintivo, ma sono troppo lontani. Non sei un agente di polizia per loro, solo un maniaco con le mani nel fango in un campo di periferia pieno di alcolizzati e esibizionisti.
Trovo qualcosa. Un tubo. Più in là ne trovo un altro. La situazione è più bizzarra del solito. Quell’altro lì con me se ne rimane in un angolo, mezzo addormentato. Comincia a fare freddo. Il collega prende un cono e mi parla amplificando la voce. Non la sta prendendo troppo sul serio. Lo ammonisco, ma poi mi rendo conto che sto esagerando. E’ tutta una cazzata. Una chiamata alla radio. Il collega va al parcheggio e risponde alla chiamata. Ci sono novità. Il tizio che stiamo cercando è bianco, indossava una maglia rossa col numero nove ed è alto più o meno un metro e ottanta. E allora? Ne sappiamo meno di prima. Saliamo in macchina e ci mettiamo alla ricerca di questo strambo individuo. La fortuna è dalla nostra parte. Fermiamo sei persone sospette. Indossano delle maglie rossoblù. Dopo averli tenuti un ora a guardarsi in faccia, cominciamo a interrogarli. Qualcuno non vuole parlare. Qualcun’ altro dice di conoscerlo il tizio. Qualcun altro ancora deve essere mezzo drogato, dice di averci giocato assieme, ma non ricorda se oggi era lì con loro. Anche gli altri danno la stessa versione dei fatti. Ma come, non sanno nemmeno chi giocava nella loro squadra? Devono essere proprio conciati. Secondo loro quello che stiamo cercando non era uno che ci sapeva fare. Si insomma, era un mezzo brocco col pallone. Non credo che questo possa essere utile per le indagini. Pensandoci bene magari questi hanno fatto fuori il tizio proprio per questo motivo. Chi ucciderebbe un amico solo perché gli fa perdere tutte le partite, ogni sabato? No, dev’esserci qualcos’altro. Un collega arriva poi con un individuo. E’ giovane, è sotto leva e indossa la maglia di Savicevic. Lui sì che se lo ricorda il tizio che stiamo cercando. Su Savicevic, invece, non sa dirci nulla. Ci parla di uno scontro durante una azione di gioco, lo ha conosciuto così. Tutto regolare. Si sono insultati e poi è finita lì. Sarà, ma a me non me la da a bere. Li conosco i campetti di periferia. C’è più competizione lì che nei tornei professionistici. La gente che gira è poco raccomandabile. Ci mettono un attimo a venire alle mani. E magari poi si promettono di rimettersele addosso in qualche altra occasione. Poi non sai mai come va a finire.
Usciamo per un ultimo giro. Sappiamo su quale macchina viaggia questo misterioso calciatore. Il paese è piccolo. Il tizio ci capita davanti. Lo seguiamo. Non se ne accorge. Alla fine deve averlo capito. Cominciamo l’inseguimento. Il tizio corre come un pazzo. Alla fine lo perdiamo. Pazienza, non me ne importava nulla di che fine avesse fatto il tizio. Cosa volete che me ne freghi a due giorni dalla pensione. Non è come al cinema, dove i poliziotti in pensione non ne vogliono sapere di lasciare l’incarico. Nella vita reale appena puoi te ne stai a casa, anche se qualche mezza tacca di politico vuole farti credere che continuare a lavorare dopo i sessantacinque anni ti allunghi la vita. Al diavolo.
Non è stata una brutta storia questa. Mi ha ricordato i tempi in cui anch’io tiravo quattro calci al pallone. Glielo dico al mio collega.
Volevo solo fargli una domanda a quello lì.
Perché te ne sei andato prima degli altri senza aspettare che la partita fosse finita? Perché sai, a me quelli che vanno via prima che la partita finisce, mi sono sempre stati sul cazzo.

paolo


Stagione '03-'04: dal precampionato alla 10° - dalla 11° alla 16° - dalla 17° alla 20° - dalla 21° alla Fine

Archivio di Quelli che... - Speciale Europei 2004 - Stagione '02-'03
Schede giocatori - La Gazzetta dello Sport - Quelli che...c'era una volta
- La Sigla

Esplora l'ARCHIVIO