31
gennaio 2004 |
AZZURRI
- ROSSI |
2
- 10 |
formazioni
R:
giuseppe, paolo,
zugni, mr.angelo, sheva, colombo,
berto, gianfranco
A:
barbanera,
maurizio, barbanera's brother, gianma, secco, dido, tomma
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Fangoterapia
e pallottole
All’inizio non ci credevo. Ce ne sono voluti quattro
per convincermi. Berto, Giuseppe, Mr Angelo, Gianfranco. Mi
sono stati addosso per sette giorni. Non so chi glielo abbia
suggerito. Può darsi che abbiano fatto tutto di testa
loro. Dei veri rompiscatole. Avrei dovuto tagliare i ponti con
loro molto prima. E invece, dovunque vado me li trovo ancora
tra i piedi. Sempre a parlare di quella terapia. Io li sto ad
ascoltare sorseggiando caffè e birra scadente gentilmente
offertami dai miei amici perseguitatori. Non avrei potuto fare
altrimenti. Comunque cominci la discussione si finisce sempre
a parlare di quella stramaledetta terapia. Devono essersi bevuti
il cervello. Sono seriamente compromessi. Chi vive il suo purgatorio
sulla Milano-Meda, chi in ufficio, chi dietro uno sportello
bancario e chi tra le agenzie di lavoro interinale. Quello in
cui sperano è un miracolo. Non dico cose come la moltiplicazione
dei pani e dei pesci. Loro si accontentano di vincere la partita
del sabato. Gli suggerisco qualcosa di forte. Nessuno del giro
ha mai sentito parlare di controlli antidoping al campionato
del Ceredo. Quindi si può fare. Mi guardano storto. Sono
dei salutisti. Di questi tempi vanno per la maggiore. Ma quali
steroidi, il segreto è un bel piatto di spaghetti. Storie
che non convincerebbero nemmeno i bambini. Bisogna aggiornarsi
per stare al passo. Al diavolo i carboidrati. Dai, ripetetelo
ad alta voce. Un solo grido, un solo allarme carboidrati in
fiamme. Mi sento poco bene. Ordiniamo altre birre. Comincio
a straparlare. Mi sono già messo nei pasticci in passato.
Non mi va di farne fuori altri. E poi quelli sono miei amici.
Almeno credo. Mi prendono in giro. Sto al gioco.
Più volte ho cercato di seminarli, ma loro erano in macchina
e io a piedi. La libertà condizionata cominciava a starmi
stretta. Quelli non erano tipi strani. Glielo leggevo negli
occhi quello che pensavano. Non volevano gettare la spugna.
Mi piaceva che la pensassero in quel modo, ma mi piaceva di
più non fargli sapere che stavo dalla loro parte. Con
la telepatia a volte ci si può divertire. Il mio era
un NO secco. Voleva dire che mi avevano quasi convinto. Ero
un debole. Si poteva fare. Di terapie ne ho provate tante. Era
il momento di provare anche questa. Una cosa però doveva
essere chiara. Io non ne avevo bisogno quanto ne avrebbero avuto
loro. Erano loro i vecchi. Chiaro?
La seduta dimostrativa cadeva di giovedì. Me lo ricordo
perché giovedì avrei dovuto essere da un’altra
parte. Ma questo non conta. Eravamo in sette. Guarda caso tutti
quelli che giocavano nella squadra dei rossi. Oltre a noi ,
un gruppetto di massaie. Quelle che non sanno fare i conti con
l’euro, per intenderci. Non so da dove fosse sbucata.
Forse da dietro quei tendoni rossi. Era una bambola stile Mrylin
Monroe tutta curve. Sinuosa come una femmina di pitone. Il suo
costume da bagno era talmente piccolo che solo un microscopio
a scansione ci avrebbe chiarito le idee in proposito. Era un
vero animale da palcoscenico. Stava facendo al fango quello
che avremmo voluto facesse a noi. Polvere alla polvere, cenere
alla cenere. Le esperienze epidermiche sono il massimo, dopo
una settimana lavorativa. Ci stava lavorando. E noi la lasciavamo
fare. Le massaie cominciarono a sbuffare. Ne avevano tutto il
diritto. Intanto quella sventola continuava con i suoi numeri.
Il fango ce l’aveva dappertutto. Mi chiedevo come sarebbe
andata a finire. Non è salutare chiudersi tutti i pori
della pelle con quella roba, rischi l’asfissia. Mi sbagliavo,
l’anatomia non era il mio settore.
Fine della pacchia. Marylin se ne torna da dove è venuta,
lanciando schizzi di fango nella nostra direzione. Una dimostrazione
così non l’avevo mai vista prima d’ora. Il
gioco è un privilegio dei bambini. Ci rimettiamo in riga.
Le massaie non stanno più nei loro panni. Entra in scena
il medico. Si presenta. Un ex calciatore che dopo aver lavorato
in televisione, si è iscritto a medicina. Nessuno lo
invidia, ma questo lo teniamo per noi. Attacca a parlare dei
tipi di fango. Come se ce ne fregasse qualcosa. Esistono fanghi
sulfurei, salsoiodici, oligominerali, clorurosodici, radioattivi,
salsobromoiodici. Le loro proprietà variano a seconda
delle acque termali usate per impastarli. Mi viene da ridere.
Il fango del Ceredo è tutta roba naturale, impastata
con acqua piovana e scarichi fognari. Se non ti prendi un parassita
ti becchi di sicuro un bel cancro alla pelle, a voler essere
ottimisti. I fanghi possono avere azione sedativa, stimolante
o risolvente. Chiedo chiarimenti. Alcuni sono adatti per le
artriti croniche, altri per quelle deformate. Se hai una seriosità
cronica allora è meglio che ti fai un fango salsoiodico.
Il fango che fa al caso nostro è un fango rivitalizzante,
ringiovanente. Qualcosa che quando ci cammini sopra ti fa scivolare
gli anni di dosso. Un elisir di lunga vita. Una confezione salva
freschezza, per intenderci. Gli anni sono come le zecche, non
è mai il numero che pensi di avere. Qualcuno obbietta.
Gli anni volano, le zecche no. La specie più nota è
la zecca del cane, Ixodes ricinus. Così parlò
Zarathustra. Intanto penso a quanti cani circolano allegramente
per il Ceredo.
Località delle terme, Ceredo. Altitudine sul mare, duecentoventi
metri. Stagione di apertura settembre-luglio. Sorgente sconosciuta.
Acque alcalino terrose, estremamente ferruginose. Non le puoi
bere. Ci puoi solo fare i fanghi. Non è come camminare
sui carboni ardenti, ma di sicuro è la cosa che più
ci assomiglia. Sta a vedere che la terapia funziona. Immagino
quello che sarebbe accaduto sabato.
“I
rossi sono avanti di quattro gol, ma non mollano. Sembrano dei
ragazzini. Le loro gambe affondano nel fango, ma per loro non
è un problema. Il pantano è loro amico, è
il loro dodicesimo uomo in campo. Gli azzurri col fango non
se la cavano bene”.
C’è chi parla di complotto, come se della
materia non vivente sia facilmente corruttibile. Qualcuno pensa
a un sortilegio. Si sbaglia, Tolkein non è mai passato
da queste parti. Qualcun altro ancora vuole invertire la disposizione
in campo. La verità è che farebbero meglio ad
arrampicarsi sui vetri. Nulla si può fare quando il fango
rema solo da una parte. Le controindicazioni sono fatte a posta
per farti cadere dalle nuvole.
I fanghi aumentano sempre la temperatura corporea, quindi suderete
più del solito. E poi dietro l’angolo c’è
sempre l’ipotensione. Segni clinici da ridotta perfusione
distrettuale sono cute fredda, pallida, sudaticcia, alterazioni
dell’equilibrio metabolico e tachicardia. A cosa serve
la fotografia quando l’esperto ti rifila un ritratto iperrealista
della nostra squadra del sabato al Ceredo ? Le applicazioni
di fango non devono essere più di una al giorno, e fin
qui va bene. Né devono durare oltre i trenta minuti alla
volta, noi ci siamo esposti per almeno due ore. Nessuno ha fatto
parola di questo. Poi l’ultima tegola. A volte può
insorgere una sorta di crisi di adattamento caratterizzata da
febbre, cefalea e riesarcebazione dei sintomi propri della malattia
in cura. Nel vostro caso i sintomi tipici della vecchiaia. Eravamo
stati avvisati. Valeva la pena rischiare. Non era certo il superBowl
, ma era pur sempre il nostro campionato di calcio.
Ci è andata bene. Non c’è stata partita.
Abbiamo vinto. Non significa niente che oggi, domenica, Berto
e Gianfranco abbiano una cefalea, Mr.Angelo la febbre e Giuseppe
l’astenia. Era nelle regole del gioco. Noi le avvertenze
le avevamo lette con attenzione. E pensare che le statistiche
dicono che in Italia si legge poco.
Ci siamo sentiti vecchi prima della partita, non ci abbiano
pensato durante, siamo ritornati vecchi a patita conclusa. Il
fango ha funzionato.
Quindi ragazzi, se qualcuno dei vostri amici vi perseguita per
convincervi a imbrattarvi di fango in qualche sperduto centro
termale, non mandatelo subito al diavolo. Fatevi offrire qualche
birra e lasciatelo parlare prima di intimargli un NO secco.
Solo a quel punto sarete veramente convinti di poterlo fare.
paolo
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