Quelli degli Europei


Aspettando la Finale

Quando sei in crisi d'astinenza ti fai andar bene qualsiasi cosa. E allora dopo 15 giorni di fila di Europei non puoi permetterti di restare senza, così anche il torneo del Lazzaretto può fare al caso nostro. Ci accontentiamo, per ora può bastare finché non troviamo qualcosa di più forte. Arriviamo un po' in ritardo, il nostro pusher non è stato molto chiaro sull'ora di inizio. In panchina c'è un altro di quelli che si fa di calcio tutti i giorni, è concentrato sul match. E' già entrato in clima partita. Hanno già cominciato, è un peccato aver perso gli inni. Per rifarmi ascolto sul walkman l'inno della Repubblica Ceca. Mi sento già meglio.
La partita non è male, c'è lo spirito giusto. Scegliamo subito da che parte stare: quelli con la maglia blu e gialla ci pare di conoscerli.
Capiamo subito di essere finiti in un oratorio perché sentiamo continuamente invocare dio invano. L'arbitro ha l'aria di quello capitato lì per caso. Non si intende di falli, fischia solo quando la palla esce e bada a non sporcarsi troppo i pantaloni.
Il pubblico fa sentire la sua voce, sa perfettamente chi è un coglione e non lo tiene per se.
In panchina si parla di schemi. L'altro tizio in crisi d'astinenza dice che avrebbe giocato in modo diverso - Non c'è spinta sulle fasce e l'attaccante fa poco movimento, Teso dovrebbe giocare più centrale e far salire la squadra, Silvio, poi, è irriconoscibile. Un fantasma.-
- Voi italiani sempre a difendervi, noi invece ce la giochiamo. Se non abbiamo passato il turno col Portogallo è stata tutta colpa di Eriksson, ha sbagliato tutti i cambi.- Intanto le zanzare se lo stanno lavorando a meraviglia, pessima scelta quella di presentarsi in canottiera e pantaloncini alle nove di sera di un qualunque giorno di giugno.
Il tempo passa e quelli per cui dovremmo fare il tifo continuano a segnare. Fanno solo il loro dovere, gli avversari sono davvero poca cosa. Il dottore deve avergli consigliato di fare un po' di moto dopo cena e quelli hanno pensato di iscriversi ad un torneo di calcio.
Peccato che l'improvviso afflusso di sangue ai muscoli delle gambe deve averne compromesso l'ossigenazione del cervello. Ogni volta che perdono palla tentano di inseguire quello che gliel'ha fregata e fargliela pagare. C'è persino uno che vorrebbe mettere le mani addosso a Matteo. Lo capiamo, per carità, ma non è che deve prendersela con sheva se è così coglione da lasciarlo segnare...

Insomma, alla fine hanno vinto, Sheva è contento perché ha segnato e Teso è soddisfatto per il pareggio delle altre due squadre nel girone. Noi abbiamo avuto la nostra dose gratis e le zanzare hanno fatto il pieno. Ma da domani si torna a fare sul serio. Portogallo - Olanda e Repubblica Ceca - Grecia, sono già in poltrona, pronto a farmi un' altra volta.... Ma se la Grecia dovesse vincere gli Europei sarebbe davvero troppo... Andrei di sicuro in overdose!




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22 giugno 2004

La Bulgaria, nazione dimenticata trecentosessantacinque giorni l’anno dai media del nostro Paese, è uscita dal torpore. Alzata la testa ha scavalcato il confine scomodando le sue pesanti chiappone pur di affacciarsi al nostro balcone nazional-popolare. La televisione, s’intende. O meglio, quel buco della serratura da cui per cinquant’anni abbiamo guardato sperando di vedere chissà che cosa.
Si, qualcosa l’abbiamo pure vista. Il primo uomo sulla Luna, la prima donna come mamma l’ha fatta. Ma il gioco è valso la candela? Pensatela come volete.
Comunque si parlava di Bulgaria. Noi ce ne stavamo lì, davanti al buco a goderci l’ennesimo spogliarello della soubrette di turno, quando sul più bello quella stramaledetta nazione si è messa di mezzo. E la reazione del popolo non si è fatta attendere.
-Meglio un giorno da italiano che cento giorni da bulgaro- ha urlato qualcuno.
-Ci puoi giurare-, hanno rincarato la dose quelli di Alleanza Nazionale. Anche gli inquilini padani hanno voluto dire la loro.
-Meglio un corno, noi siamo e resteremo padani-.
Contenti loro. L’Europa è un condominio di gente che non si parla e che se per caso si incontra in ascensore comincia nervosamente a fischiettare.
Continuiamo a dire quanto è bello essere in Europa, “Evviva, evviva l’integrazione”, eppure tutte le volte che la nostra nazionale gioca con una nazione europea il giornalista di turno ci dipinge la scena come se sulla nostra nave stessero sbarcando i pirati. Per la serie arrivano quelli sporchi, brutti e cattivi. E attacca il valzer dei luoghi comuni. Quanto è buono il cioccolato svizzero. Un po’ meno il “biscotto” nordico. Molto meglio la dieta mediterranea. Specie se lo dice il ministro della Sanità. Guarda quello, fuma come un turco. Non fare il bulgaro. E’ ora di finirla con gli oriundi.
E poi alla fine ci sono loro, gli indecisi. Quelli che nelle statistiche pur di non vedere pendere l’ago della bilancia da una parte venderebbero la loro moglie al primo che passa. Per fortuna ci pensa l’inno nazionale a dare una raddrizzata alle schiene di quei smidollati senza opinione.
-Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò-. Roba da cui non ti puoi tirare indietro. Un modo ci sarebbe, non rispondere alla chiamata e passare il confine. Ma sappiamo come gira il vento di questi tempi. La Bandiera è uno degli articoli da merceria più sopravvalutato. Che fine hanno fatto le tovaglie?
La partita Italia-Bulgaria non ci ha insegnato niente. Niente a proposito della Bulgaria. E allora ecco alcuni chiarimenti.
La Bulgaria si trova in Europa. I bulgari sulla terra non sono solo ventitre. I bulgari non sono tutti calciatori. Ci sono bulgari che nella vita non fanno i calciatori. Il primo nome bulgaro che deve venirvi in mente non è Stoichkov.




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18 giugno 2004

Stavolta niente lettere dalla Svezia. La Svezia non porta niente di buono.
Fratelli d'Italia e vittime degli eccessi salivari di Totti, tra chi lo perdona, chi lo vuole a casa e chi lo vuole morto solo perché alle elementari erano i tipi come lui che lo pigliavano a schiaffi nei corridoi. L'Italia s'è desta, canta Gattuso a voce alta per la gioia del presidente Ciampi che segue la partita avvolto tra lenzuola tricolori. E’ l’ora della riscossa. L’ora di prendersi una rivincita contro le scarpe troppo strette, le calze troppo ruvide e la temperatura troppo alta. Ce l’hanno tutti contro di noi.
Dentro Pirlo, fuori Pirlo. Dentro Del Piero, fuori Del Piero. Dentro Camoranesi, fuori Camoranesi. Indagine telefonica. Comporre numeri a caso sulla tastiera del telefono e chiedere al malcapitato se vuole rispondere ad un sondaggio. Chi vorreste fare fuori, Berlusconi che vi sta prendendo per il culo da quando è al governo o Trapattoni che non ha dato un gioco degno di questo nome alla nazionale?
Su Berlusconi niente da dire, c’è ancora un 40 % che crede alle favole, ma Trapattoni è spacciato. 56 milioni di commissari tecnici hanno decretato la sua condanna a morte. Resta da decidere se lapidarlo in piazza appena torna a casa dal Portogallo o consegnarlo ai fondamentalisti islamici.
E’ così bello trovare uno a cui poter dare tutta la colpa. E piangere. Perché meritavamo di vincere e invece abbiamo preso un gol di tacco. Ho sempre pensato che i gol di tacco fossero una bella cosa, ora scopro che sono solo un colpo di culo. E che le partite non devono durare 90 minuti, ma 85, o anche meno se in campo c’è la nazionale. Già perché l’italiano ama essere assediato, ma poi si lamenta se qualcuno poi lo frega sul finale. Come quei furbi che sfrecciano a 200 all’ora in autostrada e poi maledicono la Madonna quando gli arriva a casa la foto dell’autovelox.
L’italiano che quando vince si fa bello per raccontarlo agli amici al bar, inizia a prendere in giro gli avversari, a sbagliare gol a porta vuota per dimostrare di essere compassionevoli. Gli italiani che fanno ore di palestra e poi tirano in porta delle mozzarelle di bufala che non spaventerebbero il più scarso dei portieri. Sarà colpa della dieta? Diamogli un po’ di spinaci a Del Piero, magari il prossimo pallonetto riesce almeno ad arrivare in porta. O magari è colpa del sonno? Chissà perché tutti dicono che Pirlo è un grande, ma nessuno nota che tende ad addormentarsi sulla palla facendo partire i contropiedi degli avversari. Magari non è abituato ad andare a letto tardi, forse è meglio fargli giocare solo le partite del pomeriggio.
E poi ci sono quelli che hanno cambiato nazionalità per venire ad indebolire la nostra, e quelli che protestano contro quelli che cambiano nazionalità perché gli fregano il posto in squadra, ma quando entrano in campo fanno cadere le palle.
L’Italia è l’Italia, sai cosa aspettarti e non sei mai soddisfatto. Allora ti metti scarpe e pantaloncini e gli fai vedere tu a quei miliardari in mutande come si fa a giocare.
Scendi in campo, come si suol dire.
Prendi la palla e gli fai vedere come si fa a non azzeccare nemmeno un dribblig, come si fa a non avere nessuna visione di gioco, come si fa a sbagliare tutti i passaggi, come ci si mangia gol già fatti a un metro dalla porta, e come si fa a perdere quando si è in vantaggio.
E poi prendersela se qualcuno ti prende in giro…
Facile criticare quando non si è in campo!





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14 giugno 2004

Occuparsi di una rubrica come questa, a volte è sfiancante. Scrivere qualcosa sul quel branco informe che solleva nuvole di terra, fatto di testoni che credono di essere dei giocatori di calcio per il semplice fatto che rincorrono un pallone per più di due ore ogni sabato, ogni mese, ogni anno da più di dieci anni…non è cosa facile.
Prendere in giro delle teste così dure, spesso è sembrato come combattere i mulini a vento…
Tutto inutile!
Ma tutta questa fatica ha finalmente avuto oggi la sua ricompensa.
Quest’umile rubrica settimanale, che finora vantava non più di cinque lettori (sempre di più della rivista “Controcampo”), è sbarcata all’estero.
Non dico balle… se non ci credete ecco l’ultima testimonianza giunta alla redazione del sito da uno dei nostri “affezionati” e sconosciuti ammiratori…


8 giugno ’04

Cari "Quelli che il calcio",
sono un Italiano che vive in Danimarca da oltre 8 anni,
Poichè lunedì prossimo alle ore 18 si gioca Italia-Danimarca, ho pensato di organizzare una partita fra Italiani che vivono a Copenaghen ed una rappresentazione di Danesi.
Ho posto i seguenti requisiti:

1) Tutti devono essere nella stessa cattiva forma in cui siamo noi

2) Non ci devono essere giocatori professionisti

3) In media i danesi devono avere i capelli più corti dei nostri

4) Non ci sono limiti di età e possono giocare sia uomini che donne,

Ho coinvolto una delle radio più ascoltate (Radio100FM) e loro hanno pensato che l`idea era divertente. Loro ogni giorno reclutano 2 giocatori e venerdì avranno la rosa completa di 10 giocatori (si gioca in 7 con tre riserve).L`idea è che si giocherà lunedì alle ore 16, due ore prima della partita vera e propria. Per cui la nostra partita avrà il valore simbolico di "oracolo".
La radio seguirà la nostra partita a bordo campo con diversi collegamenti in diretta. Il tono è chiaramente scherzoso e spero che alla fine si giungerà ad un gemellaggio delle tifoserie.
Il motivo per cui scrivo a voi è che mi chiedevo, visto la copertura del campionato europeo in Italia sarà grandissimo, se qualcuno di voi volesse anch`essa seguire la nostra partita oracolo.
Se volete saperne di più potete contattarmi al numero ********

Gino Rocca

"inviato speciale" a Copenaghen

… Segue la risposta al nostro nuovo ammiratore…


Caro italiano che vive in Danimarca da più di otto anni,

la tua proposta è più che divertente, l'unico problema è che "QUESTI che il calcio...", non sono "QUELLI CHE IL CALCIO..." che intendi tu...
il fatto è che oggi siamo tutti vittima dei motori di ricerca: ora... non so come sia possibile che digitando Quelli che il calcio, si possa arrivare al nostro "minuscolo" sito... ma tant'è.
Anche a noi tocca inchinarci ai loschi criteri che regolano Google e i suoi fratelli...
Certo, anche noi ci occupiamo di calcio...
Anche noi facciamo dell'ironia il nostro cavallo di battaglia...
Anche noi vorremmo organizzare partite di gemellaggio con danesi, bulgari e svedesi (o chiunque ci sia nel girone dell'Italia), ma il massimo dell'incontro internazionale che siamo riusciti ad organizzare è stato un Italia - Marocco per decidere chi si doveva tenere il campo...
E anche noi avremmo voluto partecipare a quest'incontro... Peccato perché avevamo tutti i requisiti in regola:

1- "cattiva forma" mi sembra riduttivo per definire davvero la nostra condizione fisica...

2- Niente è più lontano da noi che il professionismo, anzi, a vederci giocare viene il dubbio che nessuno di noi abbia mai visto una "vera" partita di calcio..

3- quella dei capelli corti non l'abbiamo capita ....

4- l'assenza di limiti di età e di sesso ha spinto molti dei "nostri" a prenotare un aereo per la Danimarca alla ricerca di qualche bella danese compiacente, dal palleggio elegante e dal dribbling facile...

In quanto alla copertura del nostro campionato...beh, se a voi vi segue una delle radio più ascoltate... l'eco delle nostre gesta non va oltre le chiacchiere da bar, nei sabato sera della nuova provincia di Monza e Brianza...

Comunque... auguri per l'iniziativa dalla Confraternita del Chianti
(esperti in calcio ... ai confini della realtà).

E per festeggiare e ringraziare il nostro pubblico di immigrati italiani sparsi per il mondo, abbiamo deciso di inaugurare anche noi un nostro canale satellitare… e dopo RAI international è finalmente nata “Confrat.chianti Interregional”, l’unica tv sportiva completamente dedicata agli immigrati… anche clandestini!
Presto… sul vostro televisore digitale!

Speciale Europei 2004 - Stagione '03-'04 - Stagione '02-'03
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