L’eco di bergamo 14.03.10
 
 
Le Campane e la Sirena.
Dalmine racconta le sue due anime.
 
In un libro la storia della comunità, dalle chiese alle fabbriche. E una ricerca individua la figura dei “metalmezzadri”.
 
Dalmine. Tante campane, quelle sette parrocchie di Dalmine, e una sirena, «ol còren» della Dalmine. Una sirena che ha smesso di suonare nel gennaio 1990 mentre i rintocchi dei campanili si odono ancora. Due modi di scandire la giornata quando l'orologio da polso era un lusso e la vita seguiva i ritmi collettivi della parrocchia e del lavoro.
Riassume questi elementi essenziali nella storia della città il volume «Le campane e la sirena. Le comunità parrocchiali di Dalmine nelle trasformazioni del lavoro e del territorio 1909-2009», a cura di Claudio Pesenti, Valerio Cortese ed Enzo Suardi, presentato ieri mattina nella sala della comunità dell'oratorio di San Giuseppe, insieme alla ricerca curata dal professor Dario Nicoli «Dalmine: l'azienda, i lavoratori, il territorio. La pastorale di fronte alle nuove realtà del lavoro».
I due libri rappresentano il culmine di un percorso iniziato nel 2003 durante la visita pastorale dell'allora vescovo Roberto Amadei che invitò a trovare «la Chiesa che è in Dalmine». Da questo pinput è partito a ottobre 2008 il progetto «Le comunità parrocchiali di Dalmine nelle trasformazioni del lavoro sul territorio», promosso congiuntamente dalle parrocchie e dall'ufficio diocesano per la pastorale sociale, e finalizzato ad analizzare le trasformazioni economiche, culturali e sociali della città, per meglio attivare iniziative di pastorale e di educazione alla fede. Il progetto ha portato a costituire un gruppo di studio sulle tematiche del lavoro e del suo valore per l'uomo, culminato nella «Settimana sociale delle Parrocchie di Dalmine» nell'aprile-maggio 2009, e una ricerca condotta dal professor Nicoli, docente incaricato presso l'Università Cattolica di Brescia, che ha cercato di individuare una linea di lettura delle trasformazioni nel tessuto lavorativo della città adottando un punto di vista complesso che unisce fattori economici, sociali e storici. Un percorso non fine a se stesso «ma che ci porta ora a scrivere quella pagina di storia che inizia dove finisce il libro, ossia il nostro futuro, quello della città e delle sue parrocchie – ha ricordato don Francesco Poli, direttore del Centro diocesano per la pastorale sociale che ha coordinato la mattinata – per questo il “Le campane e la sirena” verrà distribuito a tutte le famiglie della città».
Frutto del lavoro di due anni, il libro curato da Pesenti, Cortese e Suardi, tutti e tre dalminesi appassionati di storia locale, colloca lo sviluppo della Dalmine nella storia millenaria del territorio, il nome «Almen» compare infatti per la prima volta nel 975 dopo Cristo mentre il comune di Dalmine venne fondato nel 1927 accorpando Sabbio, Sforzatica e Mariano. La sua ricchezza è ancora testimoniata dalle parrocchie, ora frazioni della città: Brembo, Sabbio, Guzzanica, le due Sforzatica (Sant'Andrea e Santa Maria d'Oleno), Dalmine e Mariano. «Abbiamo cercato di raccogliere i fatti, i racconti e gli uomini della storia di tutti i giorni – hanno raccontato gli autori – a cui sono legate le sorti della città e la sua memoria collettiva. Siamo stati moderni menestrelli che hanno raccolto le storie e le hanno unite in un libro che vuole essere uno stimolo per affrontare il futuro e per costruire insieme la comunità di Dalmine».
La complessità del territorio della città è stata anche la sua ancora di salvezza, il biglietto di ingresso nel futuro, ora che la situazione lavorativa è profondamente diversa e la Dalmine è parte del gruppo internazionale TenarisDalmine. «A differenza di company town, ossia città cresciute attorno ad una fabbrica, come Crespi d'Adda e Zingonia che sono morte, la prima con la fine dell'impresa, la seconda con la fine dell'utopia che ne aveva guidato la costruzione – ha spiegato Nicoli – a Dalmine la dinamica economica si è inserita in una pluralità di azioni che le hanno consentito di proseguire la sua storia. Per questo i suoi lavoratori possono essere definiti “metalmezzadri”, operai che avevano legami di terra e di sangue con le zone dove abitavano in cui vigevano rapporti di solidarietà».
Alla presentazione sono intervenuti anche Claudia Terzi, sindaco della città, Enrico Zucchi, assessore provinciale all'Istruzione, Formazione lavoro e Sicurezza sul lavoro, don Adriano Bravi, parroco di Mariano dal 1991, e monsignor Ilario Girelli, parroco di San Giuseppe. La mattinata è stata chiusa dalle testimonianze di persone che hanno vissuto direttamente la storia della città: Vincenzo Marchetti, primo bibliotecario di Dalmine negli anni Settanta, Mariella Tosoni, autrice di una ricerca su Aurelio Colleoni, sindacalista e parlamentare Dc, Ferruccio Ferrarelli, maestro di scuola e poi dirigente scolastico fino agli anni Ottanta. Hanno dato il loro contributo anche Valentino Venturi, ufficiale sanitario e medico a Dalmine, autore del romanzo «Sul lago gelato» ambientato a Dalmine negli anni del terrorismo, Giovanni Paris, della San Vincenzo aziendale e dipendente Tenaris, e don Antonio Zucchelli, parroco emerito di Dalmine.
 
Elena Locatelli