"CERCATI
IN ME " ( LA VIA)
Questa frase mi fa pensare al cammino che devo seguire. E' una frase dolcissima e piena di speranza: è come se Lui mi dicesse "Io stesso ti indico in Me la Via da seguire per giungere a Me". Noi siamo suoi e la nostra vita deve essere una ricerca di noi stessi, una ricerca che ci fa giungere alla scoperta dell'inevitabilità di ritrovare noi stessi solo in Lui. Quindi è un invito a seguire Gesù come Via che ci porterà all'incontro con il Padre, unica nostra vera realizzazione, unica vera aspirazione dell'anima.
La salvezza è nella sequela di Cristo, nostra Via per giungere a Lui. Quando per esempio, accettiamo con amore di essere abbandonate, insultate, rigettate da tutti...in quel momento amiamo Gesù abbandonato, insultato, rigettato....
LA
VIA
DELL’AMORE PER IL PROSSIMO
Ascolta
Israele: questa frase è importante perché, per prima cosa, dobbiamo metterci in
ascolto. Ascoltare Dio per poterlo conoscere e, quindi, amare.
Padre Amedeo Cencini (a
radio
Maria) ha parlato dell’amore di Dio e lo ha confrontato con
l’amore umano. Mi ha chiarito tante cose ma
soprattutto mi ha dato lezioni sull’amare. Ho capito il mio grande
difetto in questo campo: cerco un amore perfetto da parte degli altri ed
evidentemente non potrò mai averlo perché solo Dio ama in modo perfetto.
Quindi devo tranquillamente accettare ciò che ognuno può darmi senza chiedere
nulla né pretendere di più. E non posso farne una colpa agli altri se non sanno amarmi,
come e nella misura in cui vorrei
io, perché, anch’io, amo in modo imperfetto gli altri! Amare in modo perfetto
significa:
Amare come ama Dio, in modo puro, in modo autentico…in
modo gratuito.
Amare:
rispondendo al male con il bene.
Amare: lasciandosi amare imperfettamente.
Amare l’altro facendogli sentire amore, stima,
donandogli fiducia, speranza e una nuova, positiva concezione di sé…
Amore:
altamente rassicurante.
Amore: altrettanto responsabilizzante
perché ci chiede di
amare come ci ama Dio e cioè sulla croce. Quindi l’amore vero ha le sue
stimmate!
Devo
tenere in mente il legame tra sofferenza ed amore: “croce
amorosa”.
L’amore di Dio e l’amore per Dio ci aprono il cuore ad un sentimento così vasto, così devastante ed inondante, che non può non comprendere tutti: ci apre al prossimo! La mia vita non riguarda più solo me stessa e una ristretta cerchia ma…è aperta al mondo intero. Ora capisco il significato profondo di cattolico:”universale”! Ho capito il concetto di “comunione dei Santi”. Se non faccio nulla per la salvezza del mio prossimo, un giorno ne risponderò a Dio. Il mio grado di conoscenza si innalza e, con esso, anche la mia responsabilità.
Cosa significa amare i propri nemici? "Il sentimento non è sempre in tuo potere. Da questo riconoscerai che hai amore, se dopo aver avuto dispiaceri e contrarietà, non perdi la calma ma preghi per coloro dai quali hai ricevuto le sofferenze e desideri per loro il bene" (Santa Faustina Kowalska)
DELLA FIDUCIA
La nostra fiducia in Dio consiste nel non ritenere nulla impossibile e difficile perché Dio spiana le difficoltà che noi, man mano, incontriamo nel nostro cammino. Egli è fedele e non permetterà mai che siamo tentati al di sopra delle nostre forze.
DELLA SANTITA’
La
festa di tutti i Santi è la festa della chiesa intera: la chiesa peregrinante o
temporale ( siamo noi, in cammino); la chiesa purgante (sono coloro che sono in attesa
di vedere Dio faccia a faccia); la chiesa trionfante (cioè coloro che sono in
Paradiso, che godono della visione di Dio).
Ho sempre sostenuto che tutti debbano tendere alla santità poiché Dio stesso lo ha comandato. Per noi cristiani non è un’opzione bensì lo scopo ben preciso della nostra vita. Non è giusto nascondere ciò che si ha dentro, non è giusto nascondere questo forte anelito alla santità, una santità richiesta a tutti e non solo alla famosa “élite”. Perché quando si parla di desiderio di santità ti fanno sentire presuntuosa e poco umile e ti guardano con sospetto? Non è proprio questa falsa umiltà? Perché non posso dire come Santa Teresina: “nutro fiducia nei miei desideri perché non conto sui miei meriti, non avendone alcuno, ma spero in Colui che è la Santità stessa”? Perché si parla spesso di” croce” ma, non altrettanto spesso, di”gloria”? Eppure la croce non è preludio alla resurrezione?
E' proprio la semplicità di Dio che mi sconvolge e mi disorienta. E' proprio questa semplicità che rende tutto estremamente complicato, complicato per essere capito da noi creature. Dio è semplice e ci chiede cose semplici: fiducia, affidamento, umiltà, amore puro...cose che otterremo da Lui stesso chiedendogliele con il cuore. Ma allora perché è tutto così complicato? Perché occorre amare Dio e giungere alla santità con gli atti del nostro cuore, con i desideri della nostra anima, con gli slanci del nostro spirito...lasciando a riposo l'intelletto che non può capire la via da seguire, in quanto la via è Cristo ed è Cristo che ci conduce. Il nostro intelletto ragiona alla maniera umana e deve quindi sforzarsi di seguire un percorso che va alla rovescia di qualsiasi ragionamento umano, il quale è portato, invece, ad assecondare la natura. Per esempio: fai di tutto per convincerti della necessità di resistere nel momento di una tentazione e della fiducia da nutrire nell'aiuto di Dio. E, così, riesci. Sei contento di aver riportato questa vittoria un po' anche tua. E l'intelletto non trova nulla d'ineccepibile in questo, anzi, indaga fino a che punto sei stato fedele. E' appunto questa gioia del tutto naturale che non va, o meglio, diminuisce la gioia che puoi dare a Gesù. Infatti questa gioia soddisfa i tuoi desideri, ti fa compiacere un po' di te stesso. Ecco di nuovo ritornato il tanto odiato "io". E Gesù, allora, mischia alle gioie le delusioni...per darti umiltà, per toglierti anche quelle gioie legittime che nascono dalla sconfitta di una tentazione. Come può l'intelletto andar dietro a questa Sapienza, scorgere questo "io" che emerge anche quando tutto faceva credere di averlo appena abbattuto e calpestato? Forse la pedagogia divina permette tutto questo proprio per farcelo "odiare " maggiormente. Per cominciare a riportare vittorie su di esso, lo dobbiamo ignorare e riusciremo ad ignorarlo solo quando lo avremo completamente dimenticato. Solo allora avremo la semplicità del bambino che si affida totalmente a chi è più grande di lui, avremo la nudità del neonato che non ha nulla e che si affida alle cure del nuovo mondo che gli si offre. Saremo rinate nello spirito, semplici, innocenti, spoglie da ogni atto, pensiero, volontà, sentimento che sia "nostro". Saremo nuove nello spirito se avremo distrutto in noi "l'uomo vecchio"in cui regnava il nostro io.
Ci
sono tre gradi di santità:
Cosa
dobbiamo fare per essere santi? Dobbiamo chiederci: Dio come ci ha mostrato il
suo amore? Donandoci il Figlio! Ma questo significa che Egli ci ha donato Se
stesso, essendo il Figlio ed il Padre una cosa sola! E noi allora? Dobbiamo fare
come Lui. Donare noi stessi a Dio, attraverso il nostro darci al prossimo.
I
santi sono gli eletti, i prediletti da Dio perché son quelli che hanno saputo e
voluto soffrire di più, hanno intrecciato la loro vita al dolore e tutto questo
per amore di Gesù Crocifisso. Quando l'amore si sarà spogliato di ogni
attributo umano ed egoistico per essere inteso come un'offerta in dono, di noi
agli altri, allora saremo riusciti a perdonare il nostro prossimo.
DELL’UNIONE CON DIO
Per l’unione con Dio
occorre "vivere
morendo". Occorre concentrare la massima attività nel conseguire la
DELLA
VERITA’
Il nostro primo Maestro interiore è lo Spirito Santo che ci
fa cogliere nel nostro intimo verità che nessun uomo potrebbe mai farci capire
e che da noi stessi non riusciremmo mai a cogliere, ma la fede, come una pianta,
va curata ed alimentata e qui ci vengono in aiuto le opere dei Santi, di coloro
che, in questa ascesa alla santità, si fanno nostre guide spirituali.
Ho
come l'impressione che Dio ci dia prima un'infarinatura su quella che è la
"Verità" e, man mano che procediamo nel conoscerLo, Egli ce la riveli
estendendola e facendocela percepire, sempre più dettagliatamente, nel profondo
di noi stessi. La sentiamo sempre più nell'intimo fino ad inglobarla ed
interiorizzarla, fin quasi ad identificare noi stessi con la stessa Verità, con
Cristo Stesso. Prima
si ha una conoscenza per così dire "razionale" di certe verità ma,
per passare alla pratica e all'azione, alla volontà dell'agire...occorre una
certezza interiore, una Sapienza intima che penetra nelle viscere della parte più
profonda di noi e che nessuna scienza, potenza, capacità umana può dare. E, per me, riuscire ad agire
coerentemente a ciò di cui si è convinti interiormente richiede molto tempo e
pazienza. Andare avanti, anche sbagliando tante volte, significa rendere più
salda la verità in noi, rafforzandola attraverso gli sbagli e le cadute,
acquistando, quasi senza rendersene conto, una certa prudenza nel comportamento,
una certa attitudine nel prevedere e prevenire gli sbagli, una risolutezza nel
perseverare...e così si rafforza in noi la verità e si rinsaldano
contemporaneamente le virtù che servono a ben radicarla in noi, a costituirne
l'abito mentale. Quello che conta è l'interiore progresso che la virtù
acquista dentro di noi come desiderio di accrescerla. Essa così si innesta dentro di noi per divenire connaturata in noi stessi, come un albero delle virtù
che ci cresce dentro e, crescendo, a poco a poco, diverrà un tutt'uno con noi. Ogni virtù rappresenta una verità da scoprire e da
interiorizzare. Ogni verità deve essere vissuta, ogni verità ti indica,
anche, la via da seguire per formare l'albero, il cristiano completo. E l'albero
della Vita non è forse Cristo? Non è Lui la Via, la Verità, la Vita? Se
diveniamo albero non diveniamo Cristo e Cristo in noi, come dice San Paolo? Non ci identificheremo con Lui?
Ad esempio: la carità dovrà crescere dentro me a tal punto da essere simile alla carità che provava Gesù; unita, quindi, io a Lui in questa verità...e così per tutte le altre verità evangeliche
E' vero che chi è immesso, per grazia di Dio, nella
comprensione delle verità, rimane sbalordito, meravigliato di fronte alla
grandezza di Dio, che comincia solo a percepire un po'. Si rende conto di come
il Vangelo sia una fonte inesauribile di Verità, si rende conto di non riuscire
ad afferrare che una piccolissima parte della Sapienza, della Maestosità in
Esso contenute. Si accorge di essere infinitamente piccolo di fronte ad una
Saggezza simile, di fronte ad un tale Disegno, di fronte ad una tale Pedagogia
nell'istruirci. Ne deriva spontaneamente una sorgente inesauribile di lodi per
Colui che è a capo di tutto.
E' fondamentale il nascondimento nella vita spirituale: è garanzia di crescita e di autenticità di un vero cammino di fede. Non è infatti nel nascondimento la vera gloria? La gloria di un'anima santa è nascosta nelle Piaghe del Cristo.
Ho sentito, a radio Maria, il racconto della vita di Santa Maria Goretti. Questo racconto mi ha segnato l'anima profondamente, facendomi gustare il valore dell'innocenza e della purezza. Ecco "i bambini" ai quali dobbiamo rassomigliare per entrare nel Regno di Dio...e del bambino sono virtù peculiari: l'innocenza e la purezza. Mi son sentita sporca, ho visto "in Alessandro" incarnarsi i miei vizi, le mie passioni, le mie iniquità, le mie debolezze, le mie stoltezze, i miei attentati alla purezza e all'innocenza....Di quante colpe e di quanti peccati dovrà rispondere l'uomo a Dio! Ma questa "bambina" mi dà un altro grande insegnamento: il valore di una fede innocente e pura. La fede innocente e semplice di chi crede e basta, di chi prega, di chi unisce preghiera- azione- fiducia-intenti. La fede pura di chi ha afferrato, nella semplicità, l'essenziale e il nocciolo stesso della fede, che si concretizza nel perdono del proprio assassino!
Pensavo che la pace fosse il frutto di un cammino, il fine della perfezione a cui tendevo, ho capito che essa invece è il cammino della perfezione, anzi nella pace si trova la perfezione. "La pace è semplicità dello spirito, serenità della mente, tranquillità dell'anima, vincolo dell'amore" " E' l'allegrezza santa di un cuore in cui regna Iddio" ("La pace del cuore" di Jacques Philippe)
Capisco
il nesso tra fede, speranza e carità. E' la fede in Dio che alimenta la
speranza della salvezza, la quale a sua volta si attua solo tramite la carità. E' un triangolo chiuso: è la carità, a sua volta, che dà vita alla
fede ( la fede senza le opere è morta)....Se non avessimo la fede non ci
porremmo alcun obiettivo da raggiungere, se non avessimo la speranza di
raggiungerlo non avremmo nessun stimolo nel cercare di raggiungere l'obiettivo,
se non avessimo la carità non lo raggiungeremmo.
Questa è la mia fede: nel punto ormai fisso e stabile in Dio
di tutto il mio essere, senza tentennamenti, senza "perché" e
"come"; questa è la
mia speranza: puntare alla santità e quindi alla vita eterna e senza la quale
non avrebbe più senso la mia esistenza, precipiterei nel nulla...questa
speranza muove in me la volontà che dovrebbe raggiungere la perfezione della
carità, scopo ultimo del mio operare.
La fede è come uno slanciarsi nell'oscurità e nel vuoto con le mie paure e debolezze, fiduciosa di trovare delle braccia pronte ad accogliermi. Il salto rappresenta il mio scommettere la mia vita terrena per Dio. Nel buio consiste l'oscurità in cui avviene la donazione totale, di sé e della propria vita, senza alcun fondamento su proprie cognizioni e conoscenze...si verifica proprio il "rischio" della scommessa che si poggia tutta su una fiducia illimitata in Dio. All'oscurità si aggiunge il vuoto, cioè la mancanza di tutto ciò che potrebbe gratificare, consolare; il vuoto, come mancanza di qualsiasi soddisfazione umana, rende completa l'aridità totale ma anche più pura l'offerta della donazione di noi stessi. Abbiamo tre possibilità:
Possiamo essere semplici uomini di fede: saltare, non nel buio, bensì nella luce di chi sa che Dio lo prenderà, cioè scommettere la nostra vita per Dio senza però rinunziare troppo a noi stessi e senza essere sottoposti a purificazioni profonde. Siamo uomini che ci accontentiamo di poco.
Possiamo saltare accettando che Dio ci purifichi tenendoci nell'oscurità, saltiamo cioè nel buio, sentendo Dio piuttosto lontano da noi, senza però rinunciare a tutto per Lui: in questo salto siamo sostenuti da certezze umane. Siamo uomini di fede ben radicata.
Possiamo dare a Dio il massimo di noi, non solo saltando nell'oscurità ma sentendo il vuoto attorno a noi, dappertutto, e, perfino, dentro di noi. Non c'è nulla, l'aridità è totale. Un salto nelle condizioni peggiori per la natura umana, senza nessuna certezza e consolazione né naturale né spirituale. Manca l'appoggio, la sicurezza che vien da Dio. Se riusciamo a fare questo salto nonostante questa aridità spirituale diamo dimostrazione di fede pura. Abbiamo rinunciato a tutto ciò che è umano (e ce ne siamo liberati) per puntare tutto sul divino. E l'unione e la certezza si avrà solo quando si sarà fatto questo salto fatale perché solo in quel momento ci renderemo conto che Dio è là ad afferrarci e non ci farà cadere nel nulla...con questo salto avremo vinto il mondo, la carne, il demonio...ci saremo liberati da tutto, dalle nostre paure, ansie, timori, dubbi perché, ormai, sicuri e fiduciosi nel "seno" di Dio. Nulla potrà più vincerci, avremo vinto ponendo in Dio la nostra fiducia. Saremo veramente liberi, non più appartenenti a questo mondo. La notte dello spirito è una purificazione dolorosa ma che ci apre all'incontro con Dio in cui saremo Suoi per sempre.
La fede è ormai fede pensata e non alienante (cioé un aspettare tutto da Dio passivamente...). La ragione non è contro la fede. Immaginiamo di essere vissuti sempre dentro una stanza senza né porte né finestre. Per noi la realtà è questa, non ne conosciamo altre. Se viene aperta una finestra scopriamo un mondo nuovo, al di là di questa nostra realtà. La fede va oltre la ragione e non contro e ci apre un mondo soprannaturale..."fides querens intellectum"...alcune cose possono essere comprese dall'uomo, altre, accettate per fede, sono frutto di rivelazioni.
“La carità è paziente fino alla sopportazione
totale (sopporta tutto da tutti); è dolce e attraverso la dolcezza si
conquistano i cuori, si penetrano, si
rafforzano altre virtù perché, per essere dolci, occorre frenare le proprie
passioni; la carità è benigna , è disinteressata”.
Dice Gesù "chi non è con me, è contro di me."... il perdono, la misericordia non prescindono da una nostra presa di posizione dalla parte di Cristo. La carità va sempre insieme alla verità: Gesù perdona l'adultera ma lo fa perché lei ha saputo mettersi dalla parte di Cristo.
Ho capito che devo "odiare il peccato ma non il peccatore". Dio, facendomi constatare ciò di cui sono capace, ciò che sono in realtà senza di Lui, mi ha reso più umile. Ho capito che vuole togliermi l’alterigia del fariseo, vuole portarmi ad un maggiore amore per i peccatori, rendendomi più sensibile alla preghiera per loro.
Santa
Teresina mi
ha insegnato ciò che mi porterà ad essere veramente umile: cercare
le umiliazioni o almeno provare piacere nel riceverle.
Ho sempre pensato di peccare di vanagloria parlando del mio rapporto con Dio, delle Sue grazie, dei Suoi doni, vergognandomi, quasi, di dire di sentirmi “prediletta”. Ma oggi ho scoperto che proprio questa è “umiltà”. E’ umiltà riconoscersi bisognosi di Dio, grati delle grazie che riceviamo, attribuendo a Lui i doni che abbiamo e per i quali ci sentiamo prediletti. Esser prediletta significa quindi essere inserita tra le persone che cercano, amano, lodano Dio, è un dire “grazie, grazie…”per avermi scelta insieme a coloro che scelgono Dio nella loro vita.
L’umiltà è la rinuncia di me stessa, l’azione di svuotamento del mio cuore di tutto ciò che è mio, per riempirlo di Cristo, l’estirpazione degli idoli della concupiscenza degli occhi, dell’orgoglio della vita, del possesso del mondo. E’ trovare Cristo riconoscendo di essere stata trovata da Lui.
Ascoltando
radio Maria ho appreso
i 12 gradini dell’umiltà di San Benedetto:
timore
di Dio e ricordarsi dei Comandamenti, non compiacersi nel fare la propria volontà,
I
gradini dell’umiltà di Cassiano:
osservanza
delle regole,
La
magnanimità è frutto d’umiltà, la pusillanimità è frutto di superbia.
L’amor proprio consiste nel fare del proprio io un dio, cioè fare del proprio io l’esaltazione della propria vita. L' amor proprio porta i tre vizi capitali dell’impurità, dell’avarizia e dell’orgoglio. L’orgoglio genera accecamento, l’accecamento l’impenitenza e quest’ultima il peccato contro lo Spirito Santo. Tutti i vizi sono conditi dall’orgoglio così come tutte le virtù sono condite dalla carità. Il midollo dell’orgoglio è l’impazienza. La superbia è peggiore della lussuria, infatti Gesù dice ai farisei “ le prostitute vi passeranno avanti nel Regno dei cieli…”
San Giovanni della
Croce e Jan van Ruysbroeck parlano delle mistiche nozze dell’anima
con Dio. Secondo Jan van Ruysbroeck quando l’amore naturale egoistico vince quello soprannaturale
della carità, origina l’orgoglio spirituale, l’avarizia spirituale
(l’autocompiacimento),la golosità spirituale (cioè dei doni) e la lussuria
spirituale. E così che Adamo cadde nel Paradiso e con lui il genere umano.
Adamo amò se stesso di un amore egoistico (non si contentò di ciò che Dio gli
aveva dato e volle avere di più).I falsi mistici sono coloro che camuffano la
loro esaltazione spirituale con l' umiltà, infatti, il desiderio puro di santità,
porta ad un affidamento di se stessi a Dio, il desiderio impuro di santità
porta all’esaltazione. Il demonio fa strage di anime (nell’ambito di anime impegnate nel cammino di
perfezione) proprio in questo
modo.(da radio Maria)
I
12 gradini dell’orgoglio di San Bernardo:
curiosità,
" L' anima umile è quella che riconosce quello che può fare lei e ciò che può fare solo Cristo" (Santa Teresa D'Avila)
FUGA E DISTACCO
Mi rendo conto che, ultimamente, in tutte le situazioni che non riesco ad affrontare e che mi portano agitazione, scrupoli,… preferisco “la fuga”... “evito le occasioni di turbamento”. Vivo giornalmente concentrandomi sul presente, rifuggendo l’idea del passato, allontanando fiduciosamente l’incertezza del futuro. Sì, è come se volutamente spazzassi dalla mente tutto ciò che è passato e non mi ponessi problemi riguardo al futuro, ponendomi solo nel momento presente, evitando tutto ciò che può farmi star male, può farmi perdere la pace e creare contrasti con gli altri. Ho trovato utile il concetto dell’ ”infanzia dello spirito” di Santa Faustina: "un bambino non si preoccupa né del passato né del futuro, ma approfitta del momento presente.Il mio spirito arde per un amore attivo, non perdo tempo per nessuna fantasticheria, prendo singolarmente ogni istante, poiché questo è in mio potere; il passato non mi appartiene più, il futuro non è ancora mio, procuro di utilizzare con tutta l’anima il tempo presente.( Mi sembra di aver capito un'altra beatitudine "Beati i poveri in spirito, Dio darà loro il suo Regno" L'infanzia dello spirito significa perdere la memoria del passato ed ignorare l'ansia e la preoccupazione per il futuro, per vivere pienamente il momento presente, viverlo amando)
Sento la necessità della fuga dalle
tentazioni…sento di dovere ogni secondo, ogni attimo della mia giornata
pronunciare il mio sì a Dio, la mia fedeltà...l’ho tradita troppe volte la
mia fede ed ora ho bisogno di essere cauta, previdente, sicura in ogni mia
azione. Questa “fuga” comporta, in questo momento, anche fuga dal mio
prossimo. E’ una fuga che vuol essere distacco. E, per adesso, è una fuga che
costa, è un distacco che è doloroso e che è frutto di necessità non di
amore. Lo so bene. L’unico amore è per Dio, per Lui solo…ed è questo
amore che mi permette di agire nonostante la tortura che provo dentro, nel distacco
dalle creature. Ma sento che, una volta che sarò riuscita a liberarmi dei
miei legacci sbagliati con le creature, potrò veramente unirmi a loro con nuovi
legami, quelli autentici, quelli veri, quelli dell’amore. E’ un distaccarsi
per legarsi ancor più intimamente in quel famoso" vortice" d’Amore: io
nel Tutto che è Dio e che comprende anche gli altri…quindi: io negli
altri. Così, solo allora, potrò veramente, autenticamente, liberamente,
spontaneamente dire di “amare il mio prossimo”, dire di “amare mio
marito” nonostante il caso in cui io possa pensare di non essere amata a mia
volta. Cosa che, adesso, mi sembra impossibile: adesso io amo solo chi mi ama; sono
ad uno stato e ad un grado troppo primitivo dell’amore.
Cosa devo fare per
dare a Dio tutto di me? Devo rinunziare a me stessa, a ciò che ho di più prezioso e cosa c'è
di più prezioso del Suo amore? La
cosa più penosa al mondo è proprio staccare la propria anima dal Dio che si è
conosciuto. E questo significa donare l'intelletto che si convince di
quest'assurda necessità, significa donare la propria anima staccandola dal
difficile legame creato con Dio, significa donare la propria volontà nell'
effettuare questo distacco. E donarGli questo di me non significa essere più
intimamente Sua, inglobata maggiormente in questo Tutto? Il distacco anziché dividermi da Dio mi unisce più profondamente a Lui!
La "vera
povertà" è non avere nulla, non pretendere nulla, essere spogliati di
tutto ed essere rivestiti solo della volontà divina che può volere, per noi,
anche il buio, l'aridità più totale. Ed io invece cerco sempre consolazioni da
Lui: il mio è, come dice Santa Caterina da Siena, un "amore mercenario",
un amore che si prova solo per le
consolazioni che da esso provengono?
Riflettendo
sulla "vera povertà" ho pensato a Madre Teresa: "i più
poveri tra i poveri!" Chi sono? In fondo un "molto povero" che ha
Cristo ed accetta la volontà di Dio...fondamentalmente è ricco. I poveri, più
poveri degli altri, sono coloro che non hanno questa luce, questo conforto. Ma
c'è un altro significato di "povertà": la nostra, quando ci
spogliamo di tutto noi stessi, quando abbiamo un completo distacco non solo dal
mondo ma anche da noi, dalla nostra volontà e, nudi, senza nulla, ci deponiamo
nelle mani di Dio. Due concetti di "povertà" completamente in
antitesi tra loro!
Forse è
proprio perché non sono contenta di me che Cristo trova nel mio cuore un
rifugio, un posto dove riposare. Più si è poveri, più si è di Cristo. Non è povertà
sentirsi sempre senza una casa "fuori dalla porta di casa propria?" E'
vero: non essere contenti di se stessi è come sentirsi fuori dalla porta di
casa propria!
In questo
periodo di stenti e problemi economici ho sentito veramente a me vicina Beata
Maria Candida dell'Eucarestia:
nella “dolce predilezione per la povertà,nell’ affidarsi alle mani della
divina Provvidenza , nel capire la bellezza di esser poveri e vivere di fiducia
e di abbandono, nel bisogno di guardare a Lui, Gesù Sacramentato, per imparare
l’amore vero alla povertà...” e nel “ mortificare quel sottile sentire di se così facile ad insinuarsi anche
in queste cose esterne, il sacrificio di indossare i vestiti più semplici e meno
costosi, il sacrificio di non comprarne di nuovi ( ma di sfruttare al massimo ciò
che si ha)...nel non voler chiedere per se stessi quello che manca...” in una povertà totale “esser povera di tempo, della propria libertà,
privarsi delle comodità ,scegliere il meno e il peggio quando ci è concesso di
scegliere .”
Da Maria Candida ho appreso l’equilibrio difficile tra fortezza e mitezza, la
fortezza come voglia di andare avanti ad ogni costo senza lasciarsi prendere
dalla pigrizia, dalla paura e dalla viltà...,la mitezza nell’obbedienza
come capacità di rinunciare anche a ciò che più le poteva essere di godimento
spirituale: stare innanzi al Tabernacolo...( anche questa è povertà: essere
privi della dolcezza di intrattenersi con Dio).
DELLA
LIBERTA'
INTERIORE
Se andate a Firenze a visitare il museo dell’Accademia vedrete i cosiddetti “prigioni”di Michelangelo: sono statue incompiute, blocchi di pietra dove Michelangelo raffigura esseri umani che stanno come uscendo dalla pietra che li tiene prigionieri... Uno di questi fa grande impressione: un prigione con il corpo già ben delineato, ma con la testa che è un blocco di pietra. In questo blocco di pietra si vede appena delineata una faccia, una figura umana che cerca di togliersi questo macigno che mura la sua testa e che mura la sua vita. Michelangelo ha raggiunto il vertice della sua arte, ha mostrato la condizione umana nella sua verità cioè la natura umana che è murata dal male, non riesce a districarsi da questo macigno che lo opprime, ma... la grazia lo libera.
Quanti di noi dopo aver
"vomitato il sudiciume
dei peccati" sente la grazia di Dio che zampilla dal cuore! Noi
sperimentiamo come il cristianesimo ci liberi dal male, la nostra è una vita felice
nonostante la croce ed il combattimento spirituale, perché... la felicità è
nata dalla pace con Dio. E tutte le creature libere sono chiamate a dare il
consenso a questa liberazione. Ma a questa felicità l’uomo può sottrarsi: la
vittoria del bene sul male è legata ad un nostro consenso.(da
radio Maria)
"Sono schiava di Dio, marcata dalla croce, Gli
dono volentieri la mia libertà , perché Egli mi possa vendere come schiava di
tutto il mondo"
(Santa Teresa)
Secondo me la piena libertà interiore si trova nell’amore puro e l’unico ostacolo a questa libertà è l’egoismo!
Vivere
nella paura è come un prendere coscienza della propria immaturità, in ogni
campo…ma soprattutto nel campo della fede. Cercavo di convincermi con le
parole che “chi ha Dio vicino non teme nulla”
e “ se Dio è con me chi sarà
contro di me?” ma tutto questo non sono riuscita a concretizzarlo. E’
bruttissimo vivere nella paura
e
sentirsi come in gabbia: si sopporta su se
stessi qualsiasi male ma non si riesce a sopportare di far soffrire le persone
che si amano.
Ho un
temperamento debole, la mia fede è fragile, ho una volontà fiacca che
preferisce alla lotta, seppur giusta, un “quieto vivere”, un vivere male ma
più comodo e meno impegnativo, sono una persona schiava delle proprie
insicurezze...
Ma è proprio da “quest’autoanalisi” che è derivato un mio positivo
cambiamento: ho capito veramente me stessa,…mi sento veramente “vuota” ma,
nello stesso tempo, liberata…
Il cuore si
sente prigioniero quando è schiavo dei propri sentimenti, anche del sentimento
di amare e di essere amato a qualsiasi costo. Ma quando sente dentro sé la
certezza di appartenere all'Amato, si sente improvvisamente libero
perché non ha più motivo di soffrire ed aver
paura.
L'amore di Dio
cresce nella misura in cui cresce il disprezzo per se stessi " Egli deve
crescere ed io invece diminuire" Ho capito che l'obbedienza a Dio
nell'obbedienza al prossimo non viola la nostra dignità ma la eleva, non ci
rende schiavi ma veramente liberi.
Il progresso ( la tivù, il computer stesso, le attività in Borsa...) quando minaccia la famiglia, il rapporto umano, il dialogo e, soprattutto, Dio, non va! Le attività in borsa ti obbligano a pensare troppo ai soldi...rappresentano un pericolo per anime deboli e poco rafforzate negli ideali cristiani...il progresso è ottimo per anime forti, salde nella fede, libere. Il progresso schiavizza chi è debole, chi è barcollante, chi non ha trovato la libertà di Cristo. "Cristo ci fa liberi" e, questa libertà, ci fa forti, forti contro il mondo e le sue seduzioni e quindi padroni del mondo, non schiavi di esso...
Ho scoperto di
dover lasciare liberi l'intelletto, la memoria e la volontà...solo così potrò
esser libera dal loro naturale attaccamento alle creature e solo così non
saranno neppure vincolati all'immagine e al concetto di Dio, concetto che
sarebbe sempre umano e quindi lontano da ciò che è veramente Dio,
Inesprimibile ed Inimmaginabile, fuori da ogni nostro schema umano. L'Inafferrabile
non si può afferrare in nessun modo! Anche ciò che è spirituale deve essere
lasciato libero di spaziare, di agire, senza tentare di essere capito,
analizzato, discusso o inquadrato in schemi puramente naturali. "Non
capire" è il mezzo più sicuro per capire qualcosa "nella fede".
"Lo Spirito soffia dove vuole" e... quando vuole. Lasciamoci solo
trasportare da Lui.
Essere
autenticamente libero presuppone un totale distacco da se medesimo per un
attaccamento superiore. Bisogna conquistare la "propria" libertà. La
libertà umana è sempre limitata, non può espandersi appieno che nel
soprannaturale. Solo Dio è interamente libero. Sulla terra l'uomo più libero
è colui che più si avvicina a Dio, colui che è più unito a Lui, il più
Santo. ("Riuscire"
di Michel Quoist)
Mi sono resa
conto di non essere padrona di me stessa, di non possedere una vera libertà
interiore, la libertà di condurre “la mia vita” come voglio viverla: padrona
delle mie scelte e decisioni, responsabile dei miei sbagli… Devo vivere e non
lasciare che gli altri conducano la mia vita come vorrebbero …con i loro
condizionamenti o… come vorrebbero che io la conducessi...Ho capito che sono
io che devo costruire me stessa come persona. Ecco il mo grande
obiettivo: costruirmi.
Non posso amare gli altri se non amo me stessa e non posso impegnarmi con gli altri se non riesco ad impegnarmi per me. Devo mettere in discussione me stessa, senza dominare o impormi all’altro. La vera completezza personale la raggiungo conoscendo me stessa al massimo, accettandomi e superandomi. Sono completa se ho me stessa. La vera libertà si rivela quando riesco a superare il momento di angoscia o di delusione di fronte alla scoperta di cose non piacevoli di me stessa e passo ad una strategia di superamento delle problematiche irrisolte. Bisogna rimanere soli con i propri problemi, solo così si diventerà più forti, liberi e capaci di passare all’azione. Superata la paura della solitudine, devo lasciar cadere ogni risentimento e così non sarò più dipendente dagli altri. L’infelicità e l’insoddisfazione scompariranno. Devo sperimentare il perdono, il dare piuttosto che aspettare di ricevere, devo aver pazienza ed essere costante e mi troverò trasformata. Sarò migliorata. Non devo aspettare il coraggio per automigliorarmi, il coraggio viene dall’azione, viene nel momento in cui, con paura, mi metto a cambiare me stessa. Devo rischiare, rischiare di lasciare una posizione di comodo. L’importante è vivere, non farsi vivere! Le decisioni sulla mia vita le devo prendere io altrimenti ci penserà qualcun altro: la vita, il tempo,…Non mi devo far condizionare dalle reazioni degli altri ma continuare per la mia strada, quella per riprendere in mano la mia vita.
Scappo
dalle mie responsabilità personali e tento spasmodicamente di scaricarle sugli
altri, riempiendomi di alibi, di giustificazioni fino a credere io stessa nelle
falsità inventate per evitare di guardarmi dentro in profondità e in sincerità
assoluta.
Il perno su cui poggiare la costruzione di me stessa è questo: devo trovare sicurezze non in altri ma in me perché in me c'è Dio. Egli è la mia vita, Egli dà senso alla mia vita, al mio essere e al mio esistere. Io ho Dio e non sono sola. La solitudine mi ha fatto sempre paura...ma adesso di che ho paura se ho Dio? Io trovo in "me" tutto perché il "Tutto " è in me. Da qui la forza, il coraggio, la sicurezza, e, da qui, la conseguente maturità, responsabilità, indipendenza,...
Quando si è persona?
Cosa portiamo a spasso: una persona o un involucro d’uomo? Ci sono
persone che non sanno di niente, non hanno idee, progetti, valori, non hanno
niente dentro, sono rimasti vuoti…Si fa esperienza non con il passare degli
anni ma riflettendo sulle cose che avvengono nella propria vita e traendone
insegnamenti di vita. Si può essere più esperiente di un ottantenne che ha
sempre vissuto al di fuori di se stesso. Ma chi insegna ad essere persone? Se non te
lo insegnano e tu non ti arrangi da solo, perdi l’appuntamento più importante
della tua vita. Tutti gli altri esseri “aguntur” "sono guidati" (
dall’istinto, dalle pulsioni), l’uomo è l’unico essere “agit se ipsum”,
capace di guidare se stesso. Questo è uno dei significati dell’uomo fatto
"a
immagine di Dio": l’uomo creatore di se stesso.
“Dio creò l’uomo
e mise la sua vita nelle sue mani "( Ecclesiastico)
“Ti sarà dato
quello che tu avrai scelto” ( Ecclesiastico)
Io sono quello che
scelgo di essere (questa è la grandezza e la dignità della persona): io posso essere vuoto di
umanità o ricchissimo di umanità, dipende da “come” io mi costruisco
giorno per giorno, creando in me le qualità che mi fanno persona umana.
Una persona irresponsabile è un uomo alla finestra: pronto a guardare e a condannare. L’uomo, comincia a diventare uomo, quando comincia a prendersi delle responsabilità e la prima responsabilità è fare se stesso, costruire se stessi. Sono abbozzato e devo costruirmi, delinearmi poco alla volta, fare le fattezze del mio volto. Divento responsabile della mia vita (anche se la nostra libertà non è comunque assoluta ma “situata”, dipende cioè anche da circostanze che non dipendono da noi.) (Padre Muraro-radio Maria)
Molti uomini sono paralizzati, interiormente
immobilizzati, e trascinano una vita meschina e priva di efficacia perché non
si sono mai accettati, con i loro limiti e le loro qualità. Una schietta
lucidità, un leale atto di offerta nella Fede, li libererà dai loro complessi
e permetterà loro di essere se stessi. Solo a questa condizione la loro sarà
una vita riuscita e potranno metterla a servizio degli altri. ("Riuscire" di
Michel Quoist)
DEL
METTERE
ORDINE
Mi
sono state molto utili delle frasi
tratte dal libretto "Mettere ordine"
di Don Novello
Pederzini.(radio Maria)
Il
segreto della vita sta nel rivestire di bellezza e di preziosità le cose
piccole dell' attimo presente e non nell'attesa di cose grandi nel futuro.
Cristo
fa di ogni essere umano una persona nuova. La persona nuova è quella che viene
interiormente rifatta, attraverso la grazia e la fede, passando dallo stato di
decadenza e di disordine allo stato di santità e di ordine. L'essere umano
nuovo
è il cristiano: cioè colui che fa di Cristo la chiave, il centro e il
fine della sua vita. si riveste di Lui, del suo modo di pensare e di vivere, si
appropria dei beni soprannaturali che Egli ci ha portato
Devi
cessare di vivere alla periferia di te stesso...non
ti sai accettare ! Ti ritrovi pieno di risentimenti, di amarezze, di aggressività,
di antipatie, di frustrazioni, di complessi...e di mille contraddizioni! Sei in
lotta con te stesso, con gli altri e, indirettamente, anche con Dio! Sei privo di
quell'armonia interiore, che è necessaria per sentirti realizzato e in pace.
Non
piaci a te stesso. Sei deluso di te e vorresti essere un altro, un'altra persona, un'altra cosa...proprio l'opposto di ciò che sei!
Accettati
invece per quello che sei abbandonando ogni resistenza inutile ed assurda! Devi
smettere di fantasticare, di perdere tempo, di inseguire illusioni e chimere.
Devi prendere atto della realtà, della tua realtà. Tutto ciò a cui fai
resistenza si trasforma in nemico: perché continui a vedere tanti nemici
contro cui lottare?
Se
non accetti il tuo naso, il naso diventa un ostacolo da superare, se non accetti
i tuoi denti essi divengono un fastidio da eliminare....il bene ed il male
stanno dentro di te. I nemici li crei tu, con le tue resistenze e con le tue
paure. Il male della morte non è la morte in sé ma la paura della morte...Alla
fine il tuo unico nemico è la paura che sta dentro di te, e tu la
rigeneri continuamente continuando a subirla. A volte essa prende altri nomi:
angustia, tristezza, ira, ma in fondo si tratta sempre di reazioni emotive. I
dispiaceri te li crei tu: con i tuoi timori e le tue resistenze diventandone la
prima ed inevitabile vittima!
Dimostra
di saper essere te stesso, di saperti dominare, di saperti vincere...fino in
fondo! Se non vai alla radice dei tuoi problemi, tutto resta allo stato di
palliativo!
Sappiti fermare, se continui a correre, finisci per non incontrare più nessuno, e ciò che è più grave, neppure te stesso! Fermarsi significa prendere coscienza di sé, riunire le forze, ordinarle per il meglio. Accetta di fermarti: guardati dentro! Fermati per possederti, per diventare padrone di te stesso, delle tue idee e delle tue decisioni.
E' impossibile raggiungere l'equilibrio sul piano umano, è impossibile raggiungere l'ordine completo con le proprie forze naturali Allora come dominare se stessi? Perdono ed amore sono le fonti dell'ordine. L' amore è la donazione del nostro cuore a Dio. L'ordine è perdono. Vuoi essere felice per un istante? Vendicati. Vuoi essere felice per sempre? Perdona. Siamo nati nell'ordine e per l'ordine, e nell'ordine mettiamo il perdono, il sorriso. E' la solitudine interiore che fa paura perché vuol dire che non ci sono valori spirituali, non c'è l'amore per Cristo.
Senza
questa lotta non potrà mai esserci né gioia interiore né pace poiché la
pace, come tranquillità dell'ordine, proviene dallo spirito di sacrificio. E'
questo spirito di sacrificio che ci stabilisce interiormente nell'ordine,
facendo morire in noi quanto vi è di sregolato, cioè ciò che è senza regole,
senza equilibrio. La mortificazione fa sparire il difetto e ci dona la libertà!
Ho
imparato ad accettarmi e ad amarmi dedicando nella mia giornata il giusto tempo
per me, senza mancare di assolvere ai "doveri del mio stato"...(Marta)