"CERCATI UN ME "  (LA VITA) 

Questa frase mi fa pensare che, una volta che ci si è avviati alla conoscenza di se stessi, ci si ritrova in Cristo, è come se Lui mi dicesse "trovi te stesso in Me, e trovi quindi la Vita"...la Sua Vita diviene la nostra vita.

Il Vangelo rappresenta la nostra vita da veri cristiani, è un "esempio di vita", è "il libro della vita".

Cristo ti utilizzerà per compiere grandi cose a condizione che tu creda più nel suo amore che nella tua debolezza. Credi che Gesù, e soltanto Lui, è la Vita; e che la santità non è altro se non lo stesso Gesù che vive intimamente in te. (Madre Teresa)

 

 

HO APPRESO:

SUL VERO CRISTIANESIMO

Come nelle altre spiritualità del Carmelo nella Beata Maria Candida dell'Eucarestia ho trovato l’intimo bisogno di vivere al di dentro e la sete dell’immolarsi nel silenzio e nel nascondimento .
L’ esperienza di Dio nella sua vita, descritta con le parole “Gesù si piegò sul mio cuore”, mi ha fatto capire ancor di più il mio essere cristiana...Il cristianesimo è l’unica religione in cui trovi, dentro te stesso, tutte le risposte, trovi dentro te stesso le conferme, trovi la validità e la veracità di ciò che questa religione afferma, perché trovi dentro te stesso Dio, che ti parla, che ti illumina…e non hai dubbi sulla provenienza di ciò che senti dentro. Tu sperimenti dentro te stesso ogni cosa…quale altra religione è così? Quale altra religione nasce e si sviluppa dall’intimità più profonda del proprio essere? Nessuna, perché la presenza che senti dentro è Dio, la Voce che ti parla è Cristo, la grazia che ti circola dentro, che senti muovere dentro, è lo Spirito…E non hai il dubbio di essere condizionato, influenzato, raggirato, sedotto da qualcuno che cerca di convincerti per portarti alla “propria religione”… il vero cristiano è tale perché ha fatto l’esperienza viva, concreta di Dio nella propria anima, nel proprio cuore, nel proprio essere! E ciò non lascia spazio a dubbi di nessun genere perché non si può mentire a se stessi, ignorare o rimanere indifferenti all’incontro con Dio. E’ Dio che converte, non un nostro simile…E’ Gesù il Maestro che istruisce, che convince, che attira…non un uomo qualsiasi. E’ lo Spirito Santo che agisce in noi…Questa è la grandezza della religione cattolica! Questa è la differenza con le altre religioni! Questa è l’unicità della vera religione!
Ed allora ti spieghi come sia possibile che avvenga ciò che è successo a Madre Candida “il giorno dopo, al risveglio , avvenne in lei qualcosa di inspiegabile...quello che il giorno innanzi mi era sembrato cosa orrenda ( la vestizione religiosa di una parente), a un tratto mi apparve cosa meravigliosa...A partire da quel momento ha avuto una visione completamente nuova della fede cristiana attraverso l’intervento diretto della grazia di Dio." Ed è così per ognuno di noi...

Per il vero cristiano la vita su questa terra diventa tutta una sofferenza. " Per il cristiano la croce addolcisce l'esilio!" e la gioia della croce nasce dal desiderio di dar gloria a Dio.

Santa Teresina mi ha fatto capire che il segreto del Cristianesimo è questo: non c'è nulla di acquisito definitivamente ma una ricerca assidua e costante di acquisire le virtù. Il cristiano non è buono ma è colui che ricerca la bontà, non è paziente ma ricerca la pazienza, non è umile ma ricerca l'umiltà...Il cristiano non è perfetto ma ricerca la perfezione, ed è proprio in questo che consiste la perfezione. La vita del cristiano è una continua ricerca, è un combattimento continuo, perché nulla è mai acquisito ma, di volta in volta, deve essere riconquistato.  

Credere veramente in Dio significa credere senza limiti alcuni, sperare al di là di ogni speranza, aver fede quando crolla ogni fiducia, quando crolla tutto ciò che si ha e a cui si tiene...credere senza sperare significa togliere a Dio l'attributo di "Onnipotente"

E' consolante pensare che "Dio non ci mette nel cuore dei desideri che Egli non intendesse realizzare". Il desiderio di essere di Dio può sembrare un'ambizione troppo grande e poco umile...ma è grazie ad esso che cerchiamo di migliorare noi stessi e di progredire nel cammino. Forse, una volta raggiunto un certo livello di perfezione, occorre non desiderare più nulla ma abbandonarsi semplicemente nelle Sue braccia. 

Mentre ero intenta a stendere i panni e soffiava un vento dolce e leggero, mi è venuto di pensare "lo Spirito soffia dove vuole"...Tutto ormai riconduce a Lui, il pensiero corre sempre là, perché questo pensiero è intriso di Lui. E, mentre svolgi i lavori di casa più semplici, ti spinge a meditare. Nel cuore sentivo una gran pace ma c'era anche una grande pena: quella di vedere come tante Verità (l'amore per il dolore, la ricerca delle mortificazioni e delle umiliazioni, la rinuncia totale a se stessi per abbandonarsi a Dio...) non erano state, ancora, ben comprese dalle persone che amavo. Mi rendevo conto che, se avessi parlato loro di ciò, non mi avrebbero capita fino in fondo, ed ho pensato "sarebbe come parlare un'altra lingua!". Mi è venuto in mente, allora, il dono dello Spirito Santo, il dono di parlare lingue diverse contemporaneamente...in realtà forse si tratta sempre di un'unica lingua: quella della fede e dell’amore. Essa è universale: anche fossimo diversi per età, per condizioni sociali, per ruoli, anche fossimo giapponesi, tedeschi, inglesi, italiani...riuniti tutti insieme, basterebbe aver convertito il cuore per capirci su tutto, per capire tutta la Verità. "Lo Spirito soffia dove vuole, lo Spirito parla al cuore!"

Nulla ti turbi, nulla ti sgomenti

Tutto passa, Dio non muta

La pazienza tutto vince

A chi ha Dio, nulla manca

Dio solo basta (S.Teresa D’Avila)

Ho capito il perché il vero cristiano è in pace, una pace che emana da tutta la sua persona, che trasuda dal suo essere. Il vero cristiano ha solo il timore di offendere Dio, il timore di peccare…ma, per il resto, nulla lo turba, nulla lo affligge, nulla lo preoccupa, nulla lo angustia… Le preoccupazioni? Le affida a Dio. Le sofferenze? Lo allietano. Le umiliazioni? Le ricerca. Il dolore stesso è fonte di gioia. Quindi cosa si può temere? Nulla …

Seguire Cristo

Dio mi ha fatto capire che non posso stare a guardare, ferma ed impassibile, l’indurimento, sempre più marcato, del mio cuore e la decadenza, nel male, dell’anima mia, illudendo me stessa d’essere cristiana solo perché” osservante” la legge, facendomi ingannare dal semplice e solo desiderio di santità, rinnegando, nel frattempo, tutto ciò che la vera santità implica... infatti, essere chiusi in un completo egoismo nei riguardi del prossimo, come spesso mi ritrovo a far io, significa un venir meno al fulcro, al sostegno stesso della legge e, cioè, all’amore. Ho favorito in me la presunzione della santità “facile”e questo mi ha reso cieca e paralizzata di fronte al dovere elementare di salvezza del mio prossimo. Inoltre sopportare le negatività della vita, le fatiche, le ingiustizie, con amarezza e come un peso insopportabile, senza generosità e, soprattutto, senza gioia, significa non vivere appieno il mistero e il significato autentico della Croce. Il vero cristiano si riconosce nella sofferenza…nella forza di sopportazione e nella serenità interiore, così come l’ha mantenuta Cristo nel dolore.

E come Cristo mi dà un esempio altissimo d’amore per il prossimo, perdonando i suoi crocifissori, così il mio eroismo deve consistere  nell’amare gli altri come sono, nell’amarli come Dio mi ama, nel sopportare la loro mancanza di carità senza giudicarli. Io non mi conosco bene, lo so, e questo dovrebbe farmi riflettere sul fatto che è tanto più difficile conoscere gli altri. Devo, quindi, cercare di discendere nell’altro per accoglierlo com’è, mettendomi nel suo cuore. Ciò potrò farlo solo se vivrò nell’amicizia di Gesù, solo se Lo sentirò accanto, solo se Lo imiterò nell’umiltà e nella mitezza di cuore.

La superbia mi allontana dallo spirito autentico del Cristianesimo, che è proprio questo: essere piccoli, essere poveri, essere sconosciuti, essere disprezzati, essere gli ultimi, essere lo “scarto”, per così dire, dell’umanità. La superbia non mi fa sentire il “nulla” che sono, un “nulla” sostenuto e valorizzato solo da Dio, dalla Sua presenza in me.   

Gesù afferma che, per essere Suoi seguaci, occorre essere calunniati, derisi, occorre andare contro la mentalità di questo mondo, non cercarne i favori, la stima, l’approvazione …Io, invece, ho paura del mondo, della gente, di ciò che pensa, di ciò che dice…

SULLA CONOSCENZA DI SE STESSI

Ho capito che è dalla conoscenza di se stessi che si può avere la luce per ammirare tutto ciò che Dio fa per noi; da essa inizia la vera fiducia in Dio e il vero abbandono in Lui. Dalla conoscenza di sé si può iniziare un nuovo rapporto con se stessi e con Dio, si può iniziare a chiedere tutto a Dio perché tutto manca a noi!

E una delle cose più brutte, in questo mio cammino nella conoscenza di me stessa, è stata una "crisi d'identità": perdere la propria identità, l'idea di "fondo" su me stessa, arrivando al punto di non sapere più come fossi in profondità se... dalla parte del bene oppure del male. 

Sentendo radio Maria ho capito che è più pericoloso non conoscersi piuttosto che conoscersi per come siamo anche se meschini, superbi o altro…è più pericoloso non conoscere i propri sbagli, i propri errori, le proprie meschinità piuttosto che conoscerle e non saperle accettare…e questo lo dimostra Gesù sulla croce quando dice:Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno ”.  

Perché questo desiderio di aprirmi con altri e di parlare di me? Per trovare risposte esaurienti ai miei bisogni, per esternare in parole ciò che succede nella mia anima: fiumi di parole, quasi un modo per esprimere la dilatazione, l’espansione della mia anima verso l’Infinito….Quasi per soffrire meno questa pena, cercando palliativi alle insoddisfazioni dell’anima. E’ un soddisfare concretamente e stupidamente il bisogno dell’essere di aprirsi all’Infinità che è Dio, aprendosi il più possibile agli uomini. Cerco una felicità dove non la potrò mai trovare…in me o negli uomini. 

Adesso so adattarmi a quanto sanno darmi e possono offrirmi gli altri, con meno attese da parte loro e meno pretese da parte mia.

Adesso voglio concretizzare le mie speranze…non mi accontento più di belle parole, di false illusioni, voglio i fatti, pretendo da me opere e comportamenti concreti! Sarò in grado di offrire a Gesù l’oro (ciò che ho di più caro: me stessa), l’incenso (la mia preghiera), la mirra (il mio dolore)? Sarò in grado di sfuggire alla mediocrità correndo i rischi di dover andare controcorrente?…Saprò correre il rischio di scommettere la mia vita su di Lui?

Cerchi sempre di inclinarsi: non al più facile, ma al più difficile; non al più saporoso, ma al più insipido; non a quanto più piace, ma invece a quanto meno piace; non al riposo, ma alla fatica; non al consolante, ma invece allo sconsolante;non al più, ma al meno; non a ciò che è più alto e prezioso, ma a ciò che è più basso e spregiato; non a desiderare qualcosa, ma a non desiderare nulla; non alla ricerca del meglio delle cose temporali, ma del peggio, e a desiderare d'entrare per Cristo in ogni nudità e vuoto e povertà di tutto quanto c'è nel mondo.( San Giovanni della Croce)

Ho capito che di fronte alle indecisioni, al di là delle ragioni, devo chiedermi: cosa mi costa di più? Cosa è più difficile? Ogni attimo tutti noi siamo portati a scegliere tra il bene e il male, tra l'amore e l'egoismo. Prendere  coscienza di questo ci porta a valutare ogni comportamento in vista di una scelta da fare. Sapere sempre, con sicurezza, cosa scegliere ci toglie insicurezze, dubbi, crisi...e ci dona serenità. Riuscire poi a scegliere bene ci rende felici e contenti di noi stessi. 

L'essere scontenti di se stessi spesso ci fa credere umili. In realtà siamo troppo attaccati alla stima di noi stessi e non vogliamo rimanere delusi accettando di non riuscire a vincerci,...la scontentezza è indice non di umiltà bensì di orgoglio, ritenendoci capaci di contare sulle nostre sole forze. La cecità copre tutto: se il fine può essere buono perché si tratta di raggiungere senz'altro qualità positive, è sbagliato, però, l'atteggiamento e la disposizione dell'anima a tal fine; l'atteggiamento giusto è l'accettazione di sé nata alla luce della propria totale nullità. Sembrerebbe quasi un discorso di completo annichilimento dell'anima, ma non è così: l'anima può tutto proprio quando rinuncia a tutto ed affida a Dio tutto di sé. 

Ogni volta che riesco a vincermi, a disciplinare le mie azioni...so che devo ringraziare Gesù. Allora donare, offrire me stessa, è veramente donare, offrire Gesù a Dio...un offrire "Dio a Dio"!

SUL PROGETTO DI DIO

Senza sapienza non si possono conoscere i progetti di Dio, non si può apprendere la via del bene o del male. Occorre sentire gli ammaestramenti di una Voce misteriosa, di Colui che non vedi ma che ti guida. La prima cosa da fare di fronte ad una nostra scelta è quella, che possiamo chiamare "parte destruens", in cui dobbiamo dire "Signore, non so quale sia la Tua volontà, non ho preferenze, fai ciò che ritieni giusto": in questo modo puliamo, "scopiamo via" le nostre simpatie per questa o quella scelta. Dobbiamo avere la nudità del cuore o, come la chiama S. Ignazio, "l'indifferenza", la totale disponibilità. La seconda parte è quella "costruens" in cui dobbiamo aguzzare l'orecchio e dire "Signore parla che il tuo servo ti ascolta". Dobbiamo esaminare le varie scelte che possiamo fare, e vedere quale pensiero, quale ispirazione, quale scelta ci dà più pace e si radica maggiormente nel nostro cuore. Quello è il passo da fare. Certo non si avrà mai la sicurezza matematica di fare la volontà di Dio. Il discernimento spirituale è una luce che viene dall'alto, è "un dono raro" ma è anche il frutto di una crescita e di un apprendimento. Come tutti i "doni" anche questo deve essere sviluppato.( da radio Maria

Quel che posso fare io non puoi farlo tu, quel che puoi fare tu non posso farlo io: ma insieme possiamo fare qualcosa di meraviglioso per Dio. (Madre Teresa)

Perfezionarsi nell'arte di amare significa perfezionarsi nel fare la volontà di Dio. Ciò vuol dire che anche i nostri sbagli, le nostre colpe, le nostre debolezze...se compiute per amore, rientrano nel piano di Dio, nella sua volontà, ci sono perdonate! L'amore cancella i nostri errori, perdona le nostre colpe, ci innalza a Dio.

SULLA VANITA’

"Tutto è vanità". Intorno a me il chiacchierio delle cose di quaggiù assume spesso i connotati di un brusio lontano, quasi in sottofondo...la mia anima è come distaccata da tutto ciò che la circonda. A volte, quando mi lascio coinvolgere da questo flusso di vanità, mi sento scialba, superficiale, stanca...mi sento dentro un vuoto ed una insoddisfazione veramente grandi! Ho troppa fame di spiritualità, fame che mi suscita un grande desiderio di innalzarmi al di sopra della cortina di questo mondo.  

La mia anima è intossicata dal desiderio del plauso del mondo...Il mondo dà solo insoddisfazione ...non dà nulla all'anima e lascia il senso di una grande vanità di tutte le cose. Il mondo sembra darti tutto ciò che vuoi ma in realtà ti lascia un vuoto incolmabile...Gesù, sembra quasi non rispondere ai nostri bisogni, sembra quasi ascoltare in silenzio i nostri appelli, ma ci soddisfa, ci disseta solo con la Sua presenza. L'anima in Lui si riposa, si rinfranca, si appaga e non desidera altro. Ecco che in Lui si trova gioia anche nel portare la croce. Quando si cerca l'appoggio del mondo si rifiuta quello di Cristo ed allora, portare la croce con gioia, non è umanamente possibile.

Qualcosa disturba l'incantevole dolcezza di quest'atmosfera "soprannaturale": la necessità di riportarsi al contingente, alle occupazioni quotidiane. Che pena per l'anima staccarsi da questa atmosfera così piacevole e ideale per essere rituffata nello squallore, nell'ansia, nell'assillo della vita quotidiana. Che salto di qualità deve fare!

SUL SENSO DELLA VITA

Solo quando la nostra vita è fondata su Cristo ha un senso. Essa ha un senso, non solo in generale, ma anche come qualità di vita. Ha un senso tutto: ogni minima e semplice azione, pensiero, sentimento...tutto, anche le cose più insignificanti, sono orientate ad una scelta ben precisa. Tutto assume un senso, tutto ha un valore, tutto viene spiritualizzato, santificato.

Capisco il dono del "tempo" datomi da Dio. Ogni attimo è prezioso: può servire ad accumulare tesoro per il cielo...

Cercavo una felicità piena, travolgente, che ti fa scoppiare il cuore tanto è prorompente ed incontenibile...Non l'ho trovata...in compenso ne ho trovata un'altra, diversa. Non è la felicità che cercavo, non è quella che immaginavo: è una felicità "calma", che ti riempie il cuore di pace e di serenità, che non ti soddisfa pienamente ma ti riempie, che sembra non darti nulla ma che ti dà tutto...una felicità non umana ma soprannaturale.

SULL’ AMICIZIA

“Il tuo amico è il tuo bisogno soddisfatto. E’ il tuo campo che semini con amore e mieti con riconoscenza. E’ la tua mensa e il tuo cantuccio del focolare. A lui infatti ti presenti con la tua fame e lo cerchi per trovare la pace. Quando il tuo amico ti dice quello che realmente pensa anche tu non hai paura di dire quello che pensi: sia esso un “no” o un “sì”.E quando egli tace il tuo cuore non smette di ascoltare il suo cuore; poiché nell’amicizia tutti i pensieri, tutti i desideri, tutte le attese nascono senza parole e sono condivisi con inesprimibile gioia. Quando ti separi dal tuo amico non rattristarti; perché ciò che più ami in lui può essere più chiaro in sua assenza così come lo scalatore vede meglio la montagna, guardandola dalla pianura.
E non vi sia altro scopo nell’amicizia che l’approfondimento dello spirito. Perché l’amore che cerca qualcos’altro oltre la rivelazione del proprio mistero non è amore, ma una rete gettata in mare e solo ciò che è inutile viene preso. E il meglio di te sia per il tuo amico. Se egli deve conoscere il riflusso della tua marea, fa in modo che ne conosca anche il flusso. Perché, cos’è il tuo amico se lo cerchi solo per ammazzare il tempo? Cercalo invece sempre per vivere il tempo!”
 

SULL' ARIDITA' E LE TENEBRE

Penso d’aver capito il “perché” dell’aridità e delle tenebre interiori: penso che sia una prova d’amore che Dio ci chiede. Sappiamo cercarLo pur vivendo in questo stato? Quanto ci manca e quanto Lo desideriamo? Sappiamo lottare contro noi stessi, vincere la desolazione in cui siamo, invocandoLo? Tante anime si arenano proprio qui e non vanno avanti. Forse hanno un altro cammino di fede o, forse, non amano abbastanza… Ma, in chi sente la fame e la sete di Dio, sarà proprio questa” nostalgia” inappagabile che spingerà a superare le tenebre e che darà la determinazione nel cercare Dio ad ogni costo.( "O Signore, da chi andremo? Solo in Te il nostro cuore riposa" ) Questa nostalgia non è altro che amore; la forza di quest’amore è la spinta alla santità. Le tenebre, per chi ama veramente Dio, sono una grazia. Senza di esse non scopriremmo mai quanto Dio sia importante e fondamentale per noi, non capiremmo mai quanto Lo amiamo e desideriamo. Le tenebre sono una tappa obbligatoria nel cammino verso la santità: sono il momento della nostra scelta di Dio, libera (in quanto non vincolata più dalle consolazioni e soddisfazioni interiori) e consapevole (in quanto siamo ora veramente coscienti di amarLo). Ma non solo… Solo passando attraverso le tenebre la nostra anima sarà veramente forte, forza che nasce dalla più profonda conoscenza di noi stessi e dalla consapevolezza chiara e precisa di ciò che vogliamo. 

Il periodo di buio interiore è stato veramente salutare per me: ho capito fino in fondo cosa significa "contare su me stessa", mi sono resa conto della mia incapacità totale nel voler cambiare me o le situazioni, pur desiderandolo con tutte le forze, ho constatato tutto il peso della mia miseria e meschinità fino a provare il rigetto per me stessa, ho appreso il mio amore disordinato per le creature, la mia poca resistenza al male, la mia mancanza di forza di volontà, l'attrattiva che il mondo ancora esercita su di me e che io sottovalutavo, credendomi ed illudendomi di essere libera. Ho scoperto i pericoli che si nascondono dietro la vita spirituale, ho potuto misurare la mia fede, il mio amore, grazie, appunto, a questo terribile momento...La mia fede ne è uscita più forte, più corazzata di prima, il mio abbandono in Dio si è fatto totale superando tutto con tranquillità, con pacatezza d'animo incredibile (anche le polemiche e i giudizi contrari delle persone più care). E' emerso il mio grande amore per Dio nella costanza e nell'incrollabile decisione di non voler altro che Lui, anche se nella notte, nel buio, nella sofferenza, nella confusione totale su me stessa e su tutto.

SULLA FORZA DI VOLONTA'

Dobbiamo capire che tutto è dono di Dio, ciò che è nostra è solo la volontà: nella decisione di fare il bene, di seguire Dio e di praticare la virtù.

Santa Faustina Kowalska identifica il cammino spirituale con il fare la volontà di Dio, corrispondendo alle grazie e alle ispirazioni quotidiane con il cuore e l’azione.

Sono troppo debole per potermi gestire senza regole e schemi, sono troppo perfezionista per non farmi schiavizzare dai programmi e dagli obiettivi che mi propongo di raggiungere. Dovrei pormi minori aspettative, pormi degli ideali da raggiungere con più facilità e concedere maggiore elasticità e spazio alla mia libertà d'azione, cioè meno schemi e regole! L'unica perfezione da raggiungere è nell'amore, non nelle faccende di casa... 

Mi sono state molto utili delle frasi tratte dal libretto Educazione della volontà di G. Courtois:

Chi non ha saputo sviluppare la volontà rimane alla mercé dei suoi capricci, degli istinti e delle impressioni del momento. Potrebbe anche avere degli slanci ma non sono che velleità e non riuscirà mai a nulla. Perdendo il gusto del rischio e dello sforzo restringe sempre più il suo campo d’azione, gli pesa la vita ed un sentimento d’inferiorità finisce per invaderlo ed ormeggiarlo alla mediocrità.

Il Signore vuole al suo seguito persone che non temano le difficoltà, né il lavoro e nemmeno la persecuzione. Esto vir!  Sii uomo, sii energico!

Per sviluppare la volontà occorre sviluppare tre cose:

la precisione delle sue decisioni : occorre sapere ciò che si vuole, per operare infatti bisogna decidere. Vivere è scegliere, la vita è una continua serie di opzioni; una buona decisione anche se imperfetta, seguita da ferma esecuzione, raggiunge il successo più che l’attesa prolungata d’una risoluzione ideale che non verrà mai eseguita o lo sarà con soverchi ritardi. Per abituarsi a decidere nella vita pratica tagliar corto ad ogni esitazione…contare fino a tre ed agire…

l’energia nell’esecuzione : il successo di tutto e la facilità di tutto dipende dall’energia che metteremo nel taglio operatorio dell’esecuzione. Bisogna per questo  sentire in se stessi una forte riserva d’energia e, per costituirla, bisogna: persuadersi di possedere una grande forza di volontà, assumere un atteggiamento calmo, fermo, virile; cogliere ogni occasione per eseguire atti che costino e richiedano qualche sforzo da se stessi… prendere il gusto dello sforzo e della pena che l’accompagna. Aiutarsi con qualche motto ( il mio è "Volli, sempre volli, fortissimamente volli"); non lasciarsi raggiungere da impressioni sgradevoli; fare molto bene anche le azioni più ordinarie : age quod agis , …aspettare l’occasione di compiere qualcosa di straordinario significa trascurare le 999 occasioni che la vita ci presenta ogni giorno, significa trascurare la più grande sorgente di ricchezza morale e di avanzamento...

la continuità nello sforzo .Nel Vangelo Gesù aveva avvertito : “Chi mette mano all’aratro e poi si stanca, pianta lì e torna indietro questo qui come farà ad arrivare al regno dei cieli?” Ci vuole calma, perseveranza, fedeltà. Tenacia, costanza e, se occorre, ostinazione sono le condizioni di una volontà efficace. Come avere continuità nello sforzo? Senza motivi seri, non lasciare mai in sospeso una pratica per cominciarne un’altra; bisogna preventivare un piano di lavoro ed attenervisi a qualunque costo…ciò che stanca e sovroccupa non è tanto quel che si fa quanto quello che per colpa propria non si riesce a fare; non lasciarsi fermare dalla sensazione di affaticamento, non è un reale affaticamento ma è una tentazione: disprezzandola si finisce per meravigliarsi delle imponenti riserve di forza di cui dispone, dobbiamo persuaderci che il sentimento di debolezza, di fatica, d’impotenza, d’impossibilità è una forma di nevrastenia…ogni atto di volontà ,per quanto piccolo sia, è un tonico…mille piccoli atti per esercitare la volontà assicurano la padronanza progressiva su noi stessi e ci danno fiducia sulle nostre energie, ..non accettiamo mai di stimare troppo basso il nostro potere di lavoro…una volontà anemica usa solo una parte dell’energia mentale: il resto inaridisce. Bisogna dunque agire con la pienezza delle proprie energie e non ascoltarsi né lasciarsi imporre dal corpo, sempre restio e conservatore, la sua pesantezza e le sue suggestioni d’inerzia. Bisogna soprattutto rifiutarsi di legittimare, con l’intelligenza, l’accidia, perché le nostre passioni sono ingegnose e sottili. L’accidioso ama attardarsi sulle conseguenze terribili della sovraoccupazione. Il minimo risultato esige sempre una certa fermezza: chi vuol conseguire risultati importanti bisogna che sia fermo con persistenza…Bisogna sapere di quando in quando concedersi una distensione ed un riposo ma occorre tornare alla carica, ripetere gli sforzi, escogitare nuovi mezzi di attacco, impiegare tutte le risorse oneste, tutti i metodi, tutte le tattiche, tenendo costantemente davanti agli occhi lo scopo. Vittoria significa volontà. La vittoria appartiene a colui che tiene duro un quarto d’ora più dell’altro...

Tu non riesci perché immagini di non riuscire; a forza di ripeterti ad ogni passo: sono debole, non ci riesco, non mi sento la forza di fare ciò, crei in te stesso i difetti che temi: ti paralizzi. Ti sembra difficile perché ti immagini che sia difficile o perché vuoi andare troppo in fretta nella faccenda. L’anima molle si fa un’idea esagerata delle difficoltà…

"Mi sento subito stanco e mi scoraggio…" è ridicolo perdere quel po’ di coraggio che ancora possiedi col pretesto che non ne hai abbastanza. La sensazione di fatica come quella di fame è illusoria: è una creazione della nostra immaginazione…Se per qualche suggestione muscolare limitiamo la nostra attenzione e, specialmente, se ne facciamo troppo conto, ci lasciamo tosto invadere e siamo vinti. Se, al contrario, la trascuriamo del tutto, come se non esistesse, non sentiamo più niente e giungeremo a constatare che possediamo riserve di energia considerevolmente più abbondanti di quelle che ci contentiamo di utilizzare. Andando avanti si vanno formando una nuova natura e nuove abitudini  e lo sforzo e la pena che l’accompagna non sono più così operanti.

Per acquistare una nuova abitudine o per perderne una vecchia bisogna gettarsi con un’iniziativa energica e irrevocabile: prendi impegni incompatibili con i vecchi, legati, se è possibile, con una promessa pubblica, asseconda la risoluzione con tutti gli aiuti possibili. Non accettare eccezioni fino a quando la nuova abitudine non sia radicata: i successi all’inizio sono una necessità imperativa…

Cogli la prima occasione d’applicare le tue risoluzioni…

Mantieni viva in te la facoltà dello sforzo, sottomettendola ogni giorno a qualche esercizio inutile: ogni giorno o due fa’ un atto solo perché non avresti voglia di farlo…

In conclusione fortificare le abitudini di attenzione concentrata, di volontà energica, di rinuncia nelle piccole cose, ti farà restare in piedi, come una torre, quando tutto vacillerà attorno a te e… non sarai sbalzato dalla tormenta.

Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi.

Chiedi aiuto a Dio, domandaGli di sviluppare in te la forza di volontà.

SULLA PREGHIERA

Se non si desse importanza alla preghiera che senso avrebbero gli ordini religiosi, le suore, i consacrati? Essi ci testimoniano continuamente la fiducia nella preghiera capace di cambiare le sorti del mondo!

E' vero, San Pietro ha avuto poca fiducia in Gesù, lo tradì...eppure Gesù lo ha elevato a "capo della sua chiesa". Pietro ha acquistato fiducia e forza grazie allo Spirito Santo, dono di Dio. Ancora una volta la virtù è dono. Noi siamo deboli, noi siamo poco fiduciosi e Gesù lo sa, non ci condanna, ma tace! Egli aspetta solo che noi umilmente chiediamo. E' un Dio semplice! E' un Dio che ama e mette a nostra disposizione tanti facili mezzi per salvarci. Ed il più semplice: chiedere. Chiedere insistentemente, con umiltà. Chiedere nel nome di Gesù, per i Suoi meriti. Infallibile metodo! Anche nella nostra vita spirituale è importante parlare, parlare per pregare, parlare per chiedere. La parola è importante. Non a caso il Vangelo è "Parola di Vita eterna." E Cristo non è il "Verbo di Dio"? Questa Parola, questo Verbo cosa significano nel nostro quotidiano? La necessità della parola utile, della parola che chiede a Dio tutto ciò di cui ha bisogno per salvarsi, attraverso un parlare che è pregare, attraverso un "Verbo" che è la nostra "preghiera vivente ed esaudita" ( "Tutto ciò che chiederete nel mio Nome, Egli ve lo concederà") 

Leggendo il libro "Fiducia" ( di Paul De Jaegher ed. Paoline) ho preso coraggio: io ho un'intimità familiare con Gesù e, in quest'intimità, Gesù mi parla, parla alla mia anima, al mio cuore. Egli è il Verbo divino, il "Verbum silens", la voce misteriosa che sento dentro me. Intimità con Dio e fiducia in Lui camminano insieme. E la vera intimità si ha quando si ha veramente fiducia. Ma la fiducia non nasce prima di tutto dall'essere sicuri della presenza di Dio in noi?

Per la preghiera del cuore occorre il silenzio come quiete interiore ed esteriore, un silenzio che abbraccia non solo la parola, ma i pensieri, l'immaginazione e le emozioni...In" Racconti di un pellegrino russo"  ho letto che la preghiera del cuore è pregare incessantemente, al ritmo del proprio respiro, chiedendo perdono a Gesù per se stessi. Sembra difficile ma ho capito che, con l’abitudine e l’esercizio, si può arrivare a pregare incessantemente pur facendo altre cose, pur parlando con altri, pur concentrandosi in altro. E’ una caratteristica dell’uomo la versatilità. Non è preghiera incessante la mia quando avverto Dio nell'aria che respiro, nel palpito del mio cuore, in ogni attimo della mia giornata, quando tutto il mio pensiero è impregnato di Lui, ogni momento? E questo non mi porta continuamente a confrontarmi con Lui, a prendere coscienza delle mie mancanze, delle mie incapacità, dei miei peccati e a chiederne perdono? Non mi porta a considerare tutte le mie debolezze e ad affidarmi sempre più a Lui?

Il pensiero è così intriso di Dio che è diventato esso stesso preghiera e quando questo rapporto speciale ingloba tutto ciò che le ruota attorno allora la vita stessa è una preghiera vivente. L'anima dialoga, chiede, intercede...ed in seguito a questo dialogo deve conformare a Dio tutto il resto: il rapporto con il prossimo, il proprio agire. Ama Dio e ama tutto ciò che Egli ha creato. Prega Dio e prega per il prossimo. In tal modo tutto ciò che ruota attorno a quest'anima, che ha il centro in quest'anima, viene coinvolto in un flusso vorticoso d'amore e di preghiera, viene captato ed inghiottito in questo vortice che ha il suo centro più intimo in Dio. Dio coinvolge l'anima e l'anima il mondo, attraverso un unico vortice che centrifuga entrambi. Dio è il centro di due cerchi concentrici: l'anima e il mondo . Più l'amore che si effonde da noi è grande e più aumenta il nostro raggio d'azione nel mondo, potendo così compensare l'azione di chi ama meno. 

 Più si è uniti al prossimo, più si è uniti a Dio. Supponete un cerchio tracciato per terra. Immaginate che questo cerchio sia il mondo; il centro, Dio, e i raggi, le diverse vie, i diversi modi di vivere degli uomini. Quando i santi desiderosi di avvicinarsi a Dio, camminano verso il centro del cerchio, si avvicinano nello stesso tempo gli uni agli altri; e più si avvicinano gli uni agli altri, più si avvicinano a Dio...così è la carità. (Doroteo di Gaza)  

Privarsi della preghiera è come un privarsi di Dio e delle sue grazie, per questo si affonda nuovamente nella propria miseria. La preghiera non ci toglie ciò che siamo realmente, non ci toglie difetti, imperfezioni, miseria, però ci innalza al di sopra di noi stessi.

Cristo.... apre una via nel deserto della nostra anima