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L'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico organizza un laboratorio condotto da Francesca Biancat, diplomanda al Biennio specialistico in Pedagogia e Didattica teatrale.
Grammatica teatrale della fantasia
Ora il viaggio tra le fiabe è finito, il libro è fatto,
scrivo questa prefazione e ne sono fuori:
riuscirò a rimettere i piedi sulla terra?
Italo Calvino
Laboratorio teatrale sul racconto che si svolgerà in otto incontri (due volte a settimana) da quattro ore ciascuno che si concluderanno con una lezione aperta.
Il laboratorio è rivolto a dieci-
Operatrice teatrale: Francesca Biancat
Spazio: Largo Beltramelli
L'idea:
Spesso se osserviamo il criterio con cui le storie e i racconti sono stati messi in un libro, ci accorgiamo che dietro c'è spesso una cornice che li lega insieme, dà loro uno spazio, un tempo, una necessità di essere raccontati, le storie non hanno una loro ragione d'essere fine a loro stesse, ma acquistano senso proprio perché stanno dentro quella cornice: penso ai dieci ragazzi rifugiati nella campagna toscana del Decamerone, a Shahrazàd che seduce Shahtiyar per mille e una notte, alle storie di Perec che si intrecciano nel condominio di Rue Simon-
In questo laboratorio vorrei che i partecipanti raccontassero una storia che fosse il puro frutto della loro immaginazione.
Quindi intendo stimolare la loro fantasia per inventare liberamente il materiale narrativo, personaggi, situazioni e peripezie per poi selezionare quello a noi più funzionale. Ogni partecipante si approprierà di un segmento della storia che potrà essere in forma di dialogo, di narrazione, di azione fisica o sonora e, successivamente, tutto il gruppo, dopo aver concatenato in una sequenza narrativa i frammenti, racconterà la storia coralmente.
Proveremo, in questo modo, a dare una forma teatrale al materiale narrativo. Nell'ultima fase si passerà dal mondo immaginario a quello autobiografico.
Modalità:
Le cornici letterarie di cui ho parlato prima, le ho prese come spunto per trasformarle in espedienti e schemi narrativi e teatrali, tradurle in regole di gioco, in schemi di improvvisazione che mettano i ragazzi nelle "condizioni" da renderli autori e narratori di una storia: la prima condizione necessaria è proprio l'osservazione di ciò che ci sta intorno, di ciò che accade con gli altri. Solo così potremmo scoprire quanto siano vere le parole di Paul Zumthor: ogni cosa, anche il più semplice oggetto è in forma latente racconto, e io a questo punto aggiungerei: forse basta avere gli occhi per saperlo leggere, quel racconto, o meglio inventarselo. Questo è quello che mi propongo di fare in questo laboratorio.