E NON RIMANE CHE ANDARE A DORMIRE             

ed è tutto questo
e non rimane che andare a dormire;
ed è questo e null'altro
e niente più di
che altro?
è immenso, senza fine:
sarà ovunque
- da qualsiasi parte -
e a te non importa,
a me non importa.
ora possiamo anche contare tutte
le automobili che passano davanti alla finestra,
possiamo giocare con le formiche, sorbirci cene
interminabili con chiunque non abbia un passaporto,
possiamo spegnere la televisione,
fermarci a un incrocio
in mezzo alla folla del sabato sera
e permetterci di elaborare un pensiero accurato e preciso
quanto intraducibile.
ed è tutto - e non può essere altro -
da quando ho detto - ti amo -
da quando hai detto - ti amo -
e tutto il tempo che abbiamo
contro di me, contro di te
è acqua, le stagioni,
i petali dei fiori;
ed è più di quello che è stato.
da quando un bacio è iniziato, finito
e iniziato ancora; e non rimane
che andare a dormire.
Domani! domani!
ed è tutto qui
e sarà ancora altro.

LA FEBBRE                  

la televisione disfatta cadeva dal quinto piano.
i fotogrammi ridotti ad un sussurro asettico e
indolore.
la poltrona si è piegata spaccata. ha fatto il nido.
l'alcova.
altrove.
silenzio di notte per dormire. altrove letti. persone.
sogni.
attorno a me. piccoli ideogrammi di freddo mi attaccavano
puntando alle caviglie. l'attesa l'ho spremuta da una
pagina patinata. strizzata dall'angoscia.
e tu?
pennellate di fuoco sul mio quadro preferito.
toccami la fronte: ho la febbre.
toccami il petto: ho la febbre.
toccami le gambe: ho la febbre.
dopo hai detto: buonanotte.
io ho spento il telefono.

LA FEBBRE                 

la sera potresti anche vestirti. non credi?
mi guardi dai miei pensieri.
acqua! ho chiesto come fosse acqua:
il tuo colore preferito.
colorpelle. hai detto dalla stanza alcova.

(mi dispiace è terminato, signore.
potrebbe provare questo modello di languida - mente.
basta stringere qui. accorciare un po' quando si arriva sull'orlo di.)

il pranoterapeuta ha suonato alla porta.
mi ascolta con mani d'argento.
crea collane. calici antichi. canzoni.
mi ripiega nel suo portafoglio.
all'antibiotico ho dato il suo nome.


NON VOGLIO     

non voglio.
avere possedere sgualcire.
non voglio afferrare distruggere
barattare.
non voglio MANETTE DI ANELLI DI PROMESSE.
carte imbavagliate. firmate.
non voglio MIO - TUO. non chiedo.
sentimenti brillanti patacche di fidanzamento.
era
creare
una volta.
e i figli sono carne o parole.
ad ognuno il suo piccolo ovuloseme.
nell'etere analcolica. creature di carta inchiostrata.
è l'anima! che cova un pensierosensazione.
che culla beatastonata.
non voglio!
non voglio giuste nozze convogliate in greggi
di marmaglia.
telecomunicativamente amando:
non ho più paura.

SAREMO             

"la mia anima è mia,

la mia bocca appartiene a te"

(E.Jong)

abbiamo discusso ampiamente

- come esempio irriguardoso

le nostre vite un po' sdrucite -

di paradossi del possesso

e dell'amore dovuto

e imbrigliato in promesse svagate.

tu mi hai detto - un giorno -

e io ti ho detto - non chiedo, non voglio -

ma ora

manigambe e sesso

combattono una lotta coreografica e

gioiosa

mentre tu mi dici - prendi -

e io non faccio altro che darti.

e, quindi, non vedo dove sia la regola

o se questa è una tagliola

e noi le volpi,

ma vedo bene

i nostri corpi uniti

e sul soffitto

due anime appagate. 



DELLA GELOSIA E DI ALTRE CITTA’

mio malgrado

ti amo.

ero cenere,

spenta eppure dolorante;

ero fioca come una candela

in fondo al mare;

ero grigia.

nel nulla affilato

di giorni sempre uguali

sei apparso;

così, le vaghe promesse

del mio ventre di latte,

divenute dita di miele, ora

sono languide carezze lontane:

fiamma viva.

ma tu

mi porteresti dove già

è avvenuto Amore,

dove sono nate le tue Parole;

perciò ti chiedo:

la troppa luce del ricordo

non farà di me una pallida ombra?
DOTTORE MATEMATICO INSIGNE PROFESSORE



Potrei anche dimenticarmi dove ho messo la vita
non credi?
Come una macchia
di unto sulla camicia.

A quel punto
tu potresti insegnarmi che cosa
non so dell'universo:
che c'è matematica
in fondo alle mie parole
- vero, Dottore? -
tutti quei numeri messi in bell'ordine sparso
(per me che non riesco a decifrarli);

ogni numerocifra un disegno
una persona un destino
un amore
e tu fra fogli e formule
e io attonita e ingannata
ad aspettare dolore.



IL POETA PARLA AL TELEFONO CON IL SUO DOTTORE

Forse sarò troppo ubriaca
e dolce quella sera
per scrivere il poema
del volto che non c'è,
le parole che mi hai detto
appena vomitate dal letto
da sola
e il libro del vino colato sul collo
da un bicchiere troppo grande
in cui mi perdo
e scorro
dall'ombelico al tuo cervello
ed è lì che voglio rimanere.

VISIONI DEL POETA SENZA IL SUO DOTTORE             

Ho ingoiato tabacco
stanotte
ma la febbre non sale.
E' la mattina distratta
e sconfitta
che porta parole,
mentre
i sensi svagati e confusi
sono il tuo nome e i suoi refusi,
sono l'incognita perduta
la cui soluzione è già stanca
malmenata... Adagiata
su una macchina ferma di fronte al mare.

IL DOTTORE HA MESSO A DIETA IL POETA

Non è che cerchi carta o penne o che.
Nel buio scrivo penso e mangio
fantasie a mio uso e consumo.
e non credo in connivenze di versi
o pensieri.
Ieri esistevi. Ti ho visto.
Mascherato e intatto.
Come un tubetto di dentifricio senza matrimonio.
Oggi sei distratto.
Posso approfittarne. Ho pensato.
E' grave? Posso scriverti e segnarti a dito.
Anche lasciare le mie sciarpe senza amore condiviso.
E guanti. Mi sfuggono le cose di mano e non vedo
bene e distintamente. E' un amante?
No. Un piatto di cicoria ripassata in padella
col peperoncino. Un nome come tanti.
E una lettera (fonema) incomprensibile.

IL POETA REGISTRA UN SPOT PER LA FINE DELL’ANNO                

La trasmissione sarà ripresa il più presto possibile.
Nel mentre il poeta sogna specchi d'acqua criptati
schermati grandangolo decrittati
dimenticati sullo specchietto gettato nella borsa
con il rossetto smangiato
i collant bucati un'agendina muta
il pacchetto delle gomme vuoto le gocce
per alzare la pressione cinquemilalire
un fazzolettino di carta usato
e il tuo diamanteèpersempre.
Alice, invece, s'incanta
davanti a un piatto di lenticchie:
il foulard stropicciato
le mutande bagnate d'amore
fatto di fretta appesa a testa in giù
al neon del bagno
le scarpe calpestate di passione
e la cinghia fredda del tuo pantalone
che penzola su un fianco.
Auguri intervallo carosello.
Buonanotte e i bimbiananna.

IO VOGLIO                           
Io voglio. e non voglio quello che sento.
se pianto fotografie. piccoli dagherrotipi in
bianco e nero. arbusti di verde speranza
d'amore. Amore?
ti sbagli. non è quella la parola la formula magica
la cantilena la ninna nanna la canzone la poesia.
non sono versi. né arance aspre.
né penne stilografiche né carta pergamena.
non sono bambole né giardini rigogliosi.
né orologi.
né libri.
né magliette.
né profumi.
io voglio. l'erba voglio.
è un tuo abbraccio in riva al mare.
treno che parte.
acqua che scorre.
vento che brucia.
istante distante sentimento incostante.
e ridi. che bello vederti.

E TU DORMI                      

Dormi ancora o sei già sveglio?
Qui è caldo
e il tavolo rumoroso,
sarà il vino rosso la grappa
il dottore che non c'è.
Per caso quello vero ha marcato visita
lì, nella lattina di aranciata, sobrio
come un pesce diliscato;
quello mitologico, invece,
non mi ha chiamato, ma
mi pensa dal suo sonno alcolico,
lento e piacevole; il poeta
sciopera piuttosto,
mentre Bocca di rosa
è partita.

IL POETA REGALA L’ESTATE AL SUO DOTTORE           

Ti vorrei ricordare
che era notte quella volta al telefono
di fronte alla ringhiera fredda
abbracciati, mi hai chiesto
parole profumo di mare;
io ti ho risposto
le sale da pranzo minimal chic del mio Odio,
i boschi piovosi e scuri della mia Passione,
gli ambulatori per day hospital del mio Amore,
ti ho presentato Alice edulcorata
- splendente nel millenniofuturo -
e l'hai lasciata in bagno a rivestirsi.
Ora credo di poterti dire che tu
mi hai chiesto
dell'anguria in fresco sotto la sabbia a ferragosto,
della bottiglia di birra calda,
del costume riposto in un cassetto a fine estate,
dell'insalata di riso in pineta alle due di pomeriggio,
dei sedili dei pattìni bollenti sotto il sole,
delle friselle a colazione,
i granchi in agguato fra gli scogli,
gli zoccoli sull'asfalto,
le lenzuola sudate,
il silenzio eterno e rispettoso della luna sulle onde
e automobili ferme a fare l'amore
come pronte a veleggiare lontano;
ed è matematica la mia risposta, dottore,
come allora
io di fronte al golfo e alle lampare lontane
dando le spalle a te e alla tua terra
posso solo dirti - per sapere del profumo del mare,
dovresti essere qui ad ascoltare -.

L’INTRECCIO

e poi ancora
senza dolore o rancore,
senza chiedere mai, ma con calore.
era: dolce. e sia.
burro e zucchero che non è amore.
zucchero a velo sulla tua mente sui tuoi occhi
sulla tua pelle pallida
sulla tue mente vivida. nel chiarore
di uno schermo senza volto.
che mi chiama per nome. nel buio del mio cuore.
non guardarmi. ora. vedimi domani.
o fra un anno. afferrami.

IL VISO                              

senza chiudere gli occhi.
fuori dalla penombra del nostro fumo.
avvolti in una lastra di buio.
protetti.
a qualche secondo di distanza
dalla tua bocca. ad un istante
incrollabile e sospeso. fra te
me e un bacio. d'un colpo
ho messo
- tremando - le mie dita sul tuo viso.
ho le mani ghiacciate.
ho le mani calde.
hai la fronte liscia di pensieri cattivi.
e tempie libere da giocattoli meccanici.
le sopracciglia buone.
e palpebre di gelsomino caldo.
e ciglia da succhiare prima di dormire.
e vorrei tracciare la linea del tuo naso
prima che ascolti la mia pelle i miei
capelli.
raccogliere fra i palmi delle mani le tue guance
senza vento. risalendo dal mento
impunito e chiacchierone.
fino alle orecchie tracciando ghirigori.
e parlarti sulle labbra. fiato a fiato
della rosa fremente di rugiada
che addentammo. distanti e
in - conosciuti.
in una notte di luglio dell'anno a venire.

L’OMBELICO                                  

Ho vocaboli difformi stanotte.

Notte di suoni indecenti.

È. Glottologicamente.

Un verso ombelico:

il tuo ventre.

Non coppa. Né fonte. Pelle.

Su cui scrivere bacipoesia.

Sentimenti malandati. Non – esistenti.

Volta circolare.il tuo Ade profondo.

Marmo mitologico.

Dal tuo ventre alla mia bocca. Mani.

Nascono i miei versi bugia.

I miei mancamenti.

Se ridi. Io volo.

Se piango. Uno schiaffo.

Se amo. Il poeta resta solo.



 

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LA SCANSIA (la poesia che ha conquistato uno dei *secondo posto* al concorso di Kataweb/l'Espresso)

vago
negli scantinati blu della mia mente.
tra cicche di sigarette
ingrossate dalla pioggia.
ho le dita sporche
di cioccolata. gli occhi bruciati
dall'aria calda sparata
dal soffitto.
tu sei sempre nella stanza accanto
al sole.
adesso un po' mi aspetti.
ho trovato
nella scansia altre provviste di parole.
supero il labirinto
di tubi multipli
e vengo ad abbracciarti.

Noemi Bonetti*

(27.03.2000)



* Noemi Bonetti é lo pseudonimo che ho usato per partecipare al concorso.

Aleksandra
risolvo l'incantesimo speciale

in  crocchi di fiori scoppiettanti.

mettili fra i miei capelli.

sfiorami la pelle.

le dita sfrigolano caute.

inquieto vivere, desiderabile.

la fiammella rosatimida

fra le mie carni  incerte, si ostenta

e vibra e tu l'afferri.

nella mente riarsa, la spuma ci rinfresca

e gode lenta.

ti chiama. 
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