I trent'anni di Jules

[Jules è distante, poi si avvicina.
può, ma non vuole.
non ha sinonimi per dire 'pietà'
e sul vero, enunciato così all'improvviso
(un lampo negli occhi), non dice che niente.]

ho costruito paziente trame eleganti
di piccole, lievi parole. ho spiegato.
ho detto della luna, dell'ago sottile,
del filo e che non ho occhiali.
sono stata maldestra e ottusa.
ma non posso specchiarmi sul foglio,
non posso creare il nuovo dal magma confuso
che mi contempla come sua parte
- inscindibile - eppure diversa.
ho chiesto scusa.
rimango nel chiasso limpido del pomeriggio,
d'estate. rimango e non so più nulla.


L'amico

Che ti fosse piaciuto l'avevo capito
dal quadro delirante della mia cucina,
piatti pentole pennelli per il trucco
che mi hai rubato
per fingerti scolato dalla birra.
Hai scavalcato obliquo e inzaccherato
di sorrisi le pagine stravolte che ti mando,
hai preso la mia mano e mi hai mostrato
la scena stupefatta dei tuoi baci;
il mio pregevole tentativo di arginarti
ammanettato ai tasti.




Il parto di J.

Io non lo so dove sono finiti
quei pomeriggi
appena bruciata
la pelle - il sole di Luglio,
il mio compleanno, le docce ghiacciate;
non so cosa è stato: la lontananza (discreta),
i sogni più dolci (con te),
lo schiaffo archiviato.
C'è che mi disegni spesso
- gli occhi la bocca i capelli - e
forse mi vedi: tua figlia.


Francesca

La cenere, una bustina di Earl Grey,
un barattolo unto di acciughe, farina:
quello che sputa Francesca ogni mattina;
Francesca è una donna grassa
- avvenente compagna di letto -
affronta la giornata a colpi di risate,
poi si strozza.
Non so quando è stato:
si è chiusa in un vicolo buio e malsano.
La incontro di rado e sempre;
il clangore dei ricordi
a farle da paravento.



la figlia

Giuliana ha un nome nobile,
severa e silenziosa se ne sta,
la figlia accanto,
scura e gobba di vergogna
per quella madre irriverente e ridondante,
ancora donna.
E' per Jules allo specchio che non ha sassi,
sinonimi, spine di pesce,
o un padre.



l'altra infanzia di Jules

Le mani di Jules sono di rosa
e piedi in fuori ad incespicare;
ma le parole sono belle,
sospese, illese:
segrete.

Le fanno chiasso addosso
e lei sorride;
Jules è una rinuncia,
un pianto breve,
le gambe troppo alte
e il seno grosso.



Infanzia di Jules

E' l'incanto della plastica e dei fiori,
di bambole di pezza e pasta al sugo.
Un impasto cosciente di carne,
nylon, giacchine fatte a maglia,
scarpe ortopediche.
Jules vuole l'altalena,
la televisione,
le gomme da masticare.
Jules non vuole farsi abbracciare




L'alba di Jules

[E' un pomeriggio sudato e abbagliante:
il grande ingresso di Jules]

Bianco latte è la mia bambina,
fresca e dolente: un agnellino,
piccola femmina, pupa, lattante;
Jules è principio di schiavitù,
regalo di compleanno, gioco a termine,
mistero.

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