una sigaretta che vola via dalla finestra, per incominciare.

una finestra aperta sul mese di ottobre 

le parole sussurrate da un film in piena notte

una macchina fredda al buio sugli scogli oppure persa in una strada di Centocelle

i colori a tempera spalmati sulle dita e sulle gambe

una sedia di legno pitturata di bianco

l'ombra della porta di una stanza sola la sera senza dormire

lo specchio illuminato da una candela

le dita lunghe di un giovane sporche di sangue

l'odore della carta di un libro appena comperato

il sapore del sale di mare sulla spalla destra

l'incenso all'oppio un pomeriggio di dicembre del 1995

gin su una lingua sconosciuta

lo sfrigolio dei capelli bruciati

le lenzuola bucate

picchiarsi ridendo

l'allieva che supera il maestro

accendere ancora un'altra sigaretta

dormire con la faccia in un libro

la polvere sugli scaffali

leccarsi le labbra

aspettare ad accendere un'altra sigaretta

la mano sulla bocca per non far sentire grida

spaccare gli occhiali

scrivere alla luce di una candela

grattare lo smalto con i denti

non mangiare quando si ha fame

succhiarsi il sugo di pomodoro dalle dita

la consistenza densa dell'azzurro acrilico sulla carta di un bloc-notes

un elastico attorno al polso

giocare con le orecchie

sporcarsi di sabbia appena usciti dall'acqua

levarsi le scarpe

la spugna secca di un asciugamano per asciugarsi la faccia

l'insicurezza che ti coglie alla sprovvista se ti abbracciano

fare mattina da soli

voltare pagina

dire di no a quello che ci piace fare

i lividi d'inverno

le tende chiuse serrande abbassate la porta chiusa a chiave

il metallo caldo di un piercing

aspettare per ore

immaginarti senza conoscerti

ascoltare la tua voce

lasciarsi andare nell'acqua

evitare il telefono

guardare la luna

i sogni con la febbre a quaranta

dormire al sole sul divano

spegnere la sigaretta, infine.

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IL POETA GIOCA ALLA SIGNORA

il focolare inesistente mi accoglie silenzioso
ogni mattina. se faccio finta e ignoro. poi che faccio?
allora ramazzo, straccio, rivolto.
con la polvere scaccio via parole, i sogni
di te senza il tuo volto.
è una vacanza terapeutica. a dir poco.
senza piatti rotti o unti. senza caffè o pane.
mi inebrio di detersivi e chiacchiere di donne.
mi atteggio a mammasorellanipote in camicia da notte
sdrucita. calzini, calze di spugna, calze di lana, maglione.
camicia, faccia lavata, televisione.
la scopa è un attrezzo sconosciuto: mi parla di sinonimi
osceni e non obbedisce.
nel frattempo assisto impotente alla rivolta delle pentole
nel lavandino.

VEDRAI

vedrai che non sono stelle filanti.
è orario! corro su e giù nei miei sogni.
ma tu non li guardi.
vedrai che la curiosità è l'arma preferita
di Barbie.
vedrai cioccolatini sciolti d'estate.
vedrai reiterazioni telematiche.
elettronicamente parlando
non posso promettere che i miei collant
resistano alle tue dita.
hai l'orlo del cappotto scucito.
stasera.
domani userai l'ago per difenderti.
vedremo.
senza le mie mani appannate.

DONNA CHE RIDE FORTE

Se metti le mani in un cesto di frutta
senza odore,
riconosci Pelle di mela?

(Sono una donna altoforno
Sono una donna colata di ghisa
Sono una donna senza tacchi
Sono una donna spettinata)

Se accendi la luce
e la spegni per provare,
la lampadina si fulmina?

(Sono una donna fiume in piena
Sono una donna preoccupata
Sono una donna con i calzettoni)

Che fai?
urli per non farmi sentire dolore?

(Sono una donna borsadimarypoppins
Sono una donna senza orecchini
Sono una donna che ride forte)

Se mastico tutti i fogli che ti ho scritto
e dimagrisco,
mi vedi?

(Sono una donna che teme il freddo
Sono una donna grazieprego
Sono una donna che abbraccia
Sono una donna che scorre veloce).

DONNA DISTRATTA

Il latte caldo proprio non le piace.
no. preferisce un caffè. bollente
nero e senza zucchero.
gesticola anche. carina
com'è potrebbero anche investirla. chessò.
dopo - vedrai - il tempo passa. gli alberi crescono.
non ci si bagna mai nello stesso fiume.
solo che io di fiumi - ecco - non ne so
niente.
come dei semafori rossi. qui al mare c'è sempre un'onda
che te lo riporta indietro. saranno i ricordi allora.
quelli ti uccidono. ti triturano il cervello.
proprio sotto gli occhiali. dove il terzo occhio mi fa male.
è finita dentro una pagliuzza (pare una trave) e
non vedo bene.
e non vedo bene. dove stiamo andando?
Ah! a fare l'amore.

LA VISIONE DELLA SPOSA

la voce sterofonica della Madre
archetipica
raggiunge anche le mie lande di roccia
elettrica e nuvolosa.
sul canale analogico
trasmettono il matrimonio della figlia.
oh! è un uomo assai simpatico!
quasi innamorato
poco bello
volenteroso.
non sono chicchi di riso
ma soldi.
e Lei sorride quieta. sorride.
c'è la casa ammobiliata e un bambino.
e due. e tre. (quattro?) nei fianchi capaci della
Figlia sotto spirito.
nel bel mezzo di un caffè pomeridiano
la Donna con i capelli stinti
legati in una coda e un tailleur scarpe basse sorridente.
al desco scontato
queste belle creature cresciute e pasciute
si raccontano di una mamma un po' eccentrica.
che scriveva poesie.

OGNI GIORNO IN PIU’

Il tuo amore lo perdevo ogni mattina
all'altezza del bicchiere del caffè.
In fondo dovevo saperlo
- da qualche parte
fra i miei gesti lattiginosi e i tuoi
elettrici,
curvi verso il pavimento -
il mio nome non era Stefania;
e allora, prima
prima di ogni tazza di caffè e una sigaretta,
tutte le mattine e dopo pranzo,
ogni giorno in più e un mese
dopo l'altro
avrei dovuto dirtelo.

IL TRADITORE

è un incanto, non credi?
se ti prende alle spalle
t'avverte.
se piange, sta ridendo.
se parla, è silenzio.
lo vedi?
è un tradimento.
la veglia costante dagli occhi bianchi.
la musa con la mano tra le cosce.
irresistibile bugia. indecente
e così sia.

SOTTOVUOTO SPINTO

Ho morso il tappo della penna
poi ho guardato sotto il letto.

C'è l'Uomo Nero ad aspettarmi,
sigillato sottovuoto spinto,
al fresco su pavimento di ghiaccio duro.

Al risveglio non c'è traccia neanche di dolore
o separazione.

THE FUG
ho voglia di fare la scema
stasera
di fare e disfarti
di prendere e rifiutarti
così decisamente
pietosa
penosamente
instradarti in un discorso impervio e infruttuoso
scollarti
e ritagliarti la parte che mi interessa
strapparti tutti i polpastrelli
- ché non ne rimanga traccia sulla mia pelle -
cullarti sino al mattino e infine
gettarti dalla finestra.

PER POCO ANCORA

L’occhio cattivo dei tir quando corrono nel sole,

i fazzoletti rossi delle puttane ai bordi degli uliveti,

i miei occhi che lacrimano nei riflessi del finestrino.

Tu sei da qualche altra parte; ancora per poco.

Per poco ancora dovrò aspettare,

torcermi le mani per l’impazienza, ascoltare

la tua voce dolce

con gli occhi chiusi;

per poco ancora, ma sembra molto più che lo spazio

che ci divide e gli anni e gli equivoci;

sembra un noncolore

che a volte sfiora il grigio della scrivania

o il rosa ufficio delle pareti

e l’aria stinta della sera, un po’ ammaccata

a furia di dar calci al giorno che fila

come un trattore fra i covoni di grano.

Tu sei da qualche altra parte

E io salto a piè pari le lancette,

le proposizioni subordinate; schivo

stalattiti di convenzioni subdole e superflue,

foreste umbratili di dubbi e stagni di paure antiche;

e qualche volta volo

e nella notte che scende puoi già sentire le mie carezze,

la mia anima nell’aurora e,

quando scenderò dal treno, il mio abbraccio

di pomeriggio tiepido e nulla più di ciò che saremo.



LA VOCE DELLA CITTA’

La voce roca della città.

La neve nella televisione. Il fango

Nel campo di calcio.

Le bugie con la sigaretta fra le dita.

Guardando altrove. E altrove è nell’aria

Degli anni bruciati nei falò di ferragosto.

In riva al mare. L’umido della notte.

I pantaloncini rosa troppo corti. I treni

Che corrono senza le mie valigie.

La vita che aspetta sempre

Al di là degli infissi anticorodal.

Il panorama cambia: bisogna comprare

Ogni volta nuove gomme per cancellare

O vernice antimuffa.



IL BUIO

Non me ne frego del buio.
anzi. piuttosto.
e soprattutto.
io veleggio su tende di velluto nero
notte. canto piano.
vi chiamo.
non ho più incubi né sogni.
stracco i desideri con pratiche
antiche. stantie. giocose.
amo tutto di te.
anche il nulla un po' sporco di niente.
di lui l'anima striata di rosso.
il sorriso stinto nel tramonto.
la sua sostanziale lontananza.
di te. ancora.
che se allunghi la mano mi afferri.
ridi piano ché mi sporchi le mani.
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