“” La poesia (e anche la Poesia) è qualcosa di estremamente complesso. Con questo non voglio dire che bisogna per forza catalogare ciò che scrivo in quest'ambito (perché è un poco di me che vorrei parlare, eliminando tutto ciò che riguarda le mere notizie anagrafiche.

Il punto è che molti si aspettano di trovarsi di fronte la persona che hanno immaginato leggendo quei versi e, invece, il tuo esistere in mezzo agli altri è differente da ciò che scrivi (apparentemente?). “Io è un altro” ha scritto Rimbaud. Io ho scritto: la poesia nasce in atmosfera modificata.

La poesia è il succo filtrato, il brodo speziato e concentrato di sensazioni, sentimenti, idee, fantasie, sogni, desideri, contraddizioni, azioni.

Cosa è il poeta nell'agire quotidiano? Saresti in grado di riconoscerlo?

È pervaso di quiete neoclassica? Oppure gira scapigliato in mezzo alla tempesta? Ti assale con gesti estremi? O si piega dolorante? Viaggia per l'Europa nei panni pidocchiosi di un amante irriverente? (e qualcuno saprebbe occuparsi di lui?). Chiede passaggi su immense Route battute dalla pioggia? La fa finita col monossido di carbonio? O, ancora, si chiude dentro casa e parla alle api di passaggio nel giardino? Si esalta nel sesso alla ricerca dell'eterno amore? È grasso, alcolizzato, ma la sua mente è lucida come un vivo specchio d'acqua? È un impiegatucolo bugiardo, con gli occhi bovini e la paura di volare?

È stato detto e fatto così tanto.

Coloro che cito qui sopra, fra le righe, sono esistiti talmente tanto: non si può ereditare una poetica, la vita da cui deriva.

Non cercare nelle immagini che già conosci. L'importanza di una vita da poeta è solo postuma. Nel mentre, basterebbe leggerle, le poesie, senza aspettarsi null'altro dall'individuo che le scrive. Come ci si potrebbe esporre più di così? Lasciare il volto del poeta nell'ombra e che la sua mente si affacci pure dalla finestra, bussi alla tua porta.

L'inganno divertito (e divertente?) è insito in questa sorta di introduzione alle mie poesie: perché è di moti interiori contraddittori che vive il poeta, che non scrive per se stesso – è evidente – nel momento in cui lascia che si sbirci il suo altro Io attraverso le sue parole: i lettori sono sempre lì, a grattare con l'unghia per vedere cosa si nasconde sotto. Quello che è importante, è ricordare sempre che c'è una sorta di sfasamento fra la poesia e chi la scrive, qualcosa che non coincide mai perfettamente ed è mutabile e in costante movimento. Sta a te decidere se cogliere l'attimo di completa armonia o ciò che arriva poco prima o poco dopo.

Spesso sono l'interprete di qualcosa che va oltre la mia comprensione; da riflessioni e sensazioni e sentimenti, ecco, a un tratto spunta la contraddizione che esprimo. Se credo, per un attimo, di dare ragione alla Ragione che mi spinge ad agire la mia vita in quel certo modo, a volte spunta la rabbia. Quando credo di amare definitivamente, amo di meno e poi ancora di più e il mio amore grida e si impone e la mia vecchia mente non comprende e oscilla.

Sono esistita molto anche io in questi anni, mentre altre volte sono stata solo una candela consumata. Sono stata il poeta ubriaco e insonne, il dottore, un'immensa e numinosa dea, sono stata jules, sono stata l'allegra e briccona sasha; sono andata e tornata, come sempre.

Sono io la prima a grattare con l'unghia le mie parole per scoprire cosa c'è sotto, perché m'inganno come tanti – in verità, dimentico.

E, se scorgerai qualcosa che non ho visto, ti prego vivamente di non venirmelo a dire.“”

Aleksandra

aleksandra_semitaio@virgilio.it
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