Una nuova
visione sulla storia della Asahiflex
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Mi sono chiesto parecchie volte: "Cosa so veramente
sulla storia dellAsahiflex?" Ho esaminato i libri della mia collezione, ho
ripulito le librerie, ma senza trovare un singolo pezzo dinformazione utile per
avere una visione chiara della storia dellAsahiflex. Ho pensato che le informazioni
potessero essere trovate contattando direttamente lAsahi Optical Co. e questo
articolo per Spotmatic riporta i primi risultati della mia ricerca per aggiornare la
storia dellAsahiflex e dei suoi inventori. Va sempre tenuto presente che scrivere la
storia di una fotocamera importante è unimpresa senza fine, per cui sarebbe gradito
che chi avesse qualunque informazione da aggiungere la volesse condividere con noi!
I primi anni di Asahi dopo il 1945
Poco prima e durante la seconda guerra mondiale, la produzione delle
fabbriche della (allora denominata) Asahi Kogaku Goshi Kaisha era completamente dedicata
alle forze armate giapponesi. Si ritiene che Asahi fosse il fornitore di dispositivi
ottici militari, soprattutto per la Forza Aerea Imperiale Giapponese, così come la Nippon
Kogaku (allora già di proprietà del gruppo Mitsubishi e della marina giapponese) lo era
per la Marina Imperiale. Nel 1945, la maggior parte degli edifici di proprietà Asahi a
Tokyo era distrutta e questo aveva causato la perdita di gran parte dei documenti che
testimoniavano le attività dellazienda durante lEra Taisho (dal 1912 al 1926)
e nel corso dellEra Showa di prima e durante la guerra (1926-1945). Dopo la guerra,
la ditta fu costretta a sciogliersi. Questa situazione durò fino al 1948, quando vi fu un
nuovo inizio come Asahi Optical Company, Ltd. (Asahi Kogaku Kogyo Kabushiki Kaisha,
lattuale nome ufficiale), sotto la guida di Saburo Matsumoto. Dato che il Giappone
era ancora sotto stretto controllo governativo USA, alle aziende giapponesi era solamente
consentita la produzione di beni di consumo per lesportazione. Questo permetteva di
guadagnare valuta pregiata che poteva essere usata per lacquisto di cibo e medicine,
essenziali per aiutare il Giappone ad uscire dallindigenza.
Lazienda decise di iniziare con la produzione di binocoli come i
minuscoli 6x15 della serie Jupiter Jr.; inoltre si continuò il lavoro di subfornitura per
la produzione di obiettivi e lenti sfuse per altre aziende produttrici di fotocamere e
binocoli. La situazione riproponeva molto da vicino quella dellanteguerra, quando
Asahi produceva obiettivi per Chiyoda Kogaku Seiko K.K (Minolta) e Konishiroku Shashin
Kogyo K.K. (Konica).
Si può immaginare lattività frenetica nella fabbrica Asahi
verso la fine degli anni Quaranta e linizio dei Cinquanta. Allepoca i
dipendenti AOCo lavoravano molto duro per produrre 25.000 obiettivi al mese per la serie
Mycro delle fotocamere subminiatura tipo "Hit" prodotte dalla Sanwa Shokai Co.,
Ltd. Al picco della produzione, gli elementi per la fotocamera Mycro erano levigati e
trattati di giorno nella fabbrica Asahi e poi portati a casa di Saburo Matsumoto per
essere incollati con balsamo ottico di notte.
La nascita dellAsahiflex
A quel tempo il Giappone stava vivendo un boom di fotocamere 35mm. Saburo Matsumoto,
colpito dal successo irresistibile delle fotocamere 35mm costruite da altre aziende come
Nippon Kogaku K.K. (Nikon) e Canon Camera Company, decise presto che era arrivato il
momento di produrre una propria fotocamera per mettere a frutto nel modo migliore
lesperienza acquisita nelle lavorazioni meccaniche e ottiche. Tuttavia egli si
rifiutava di seguire gli altri fabbricanti che si limitavano a copiare pedissequamente le
biottiche Rolleiflex e le telemetro Leica. Invece di fare questo, voleva tentare un
prodotto completamente nuovo. Si dice che fosse una persona che amasse molto le sfide, che
voleva fare ciò che gli altri non osavano. Dato ciò, non sorprende troppo che alla fine
guardasse di produrre una fotocamera reflex monobiettivo 35mm, che riteneva fortemente
essere il futuro della fotografia. Si trattava di unidea molto azzardata, dato che
allepoca cerano ben poche fotocamere di questo tipo, come la Contax S.
Ovviamente non cera molto da copiare, anche se Matsumoto avesse voluto.
Il trio Pentax
La ricerca per realizzare una fotocamera Asahi prese il via nel 1949. Il tempo passava e
dopo varie false partenze non cera ancora nessuna fotocamera pronta per la
produzione. Matsumoto si rese conto che aveva bisogno di nuove persone competenti e
creative per realizzare il progetto. Ma dove trovarle? Come già ricordato, Asahi
produceva ancora obiettivi per altri fabbricanti. In una occasione, Matsumoto aveva
incontrato Ryohei Suzuki, che lavorava dal 1933 per un fabbricante di obiettivi legato a
Konishiroku. Essi divennero immediatamente amici e a questo punto Matsumoto chiese a
Suzuki di aiutarlo a realizzare il proprio sogno di produrre la prima reflex 35mm
giapponese. Suzuki non poté resistere ad una simile offerta.
Suzuki era molto esperto nel realizzare obiettivi, ma dovette ammettere
uninsufficiente esperienza nella progettazione di fotocamere. Per risolvere questo
problema, Suzuki presentò a Matsumoto un suo precedente collega: Nobuyuki Yoshida. Anche
Yoshida aveva lavorato per Konishiroku, ma aveva lasciato lazienda per dare inizio
ad una propria attività di riparazione di fotocamere. Egli acconsentì ad entrare nel
gruppo di progettazione, ma al momento rifiutò di farsi assumere. Non occorre dire che
nemmeno lui aveva esperienza con la progettazione e la realizzazione di corpi reflex
monobiettivo, tuttavia fu deciso che Yoshida avrebbe progettato il corpo e Suzuki gli
obiettivi.
Ora che i
progettisti cerano, si iniziò veramente a realizzare la nuova fotocamera.
Lunico punto di riferimento era una vecchia Reflex-Korelle 6x6 cm tedesca che
Matsumoto aveva acquistato prima della guerra. Anche se il trio era a conoscenza
dellesistenza di Kine-Exakta e Contax S, non poteva usarle come riferimento perché
allepoca queste fotocamere non erano ufficialmente importate in Giappone. Solo
alcune Kine-Exakta erano usate da appassionati fotografi giapponesi, ma non si sa se
fossero sopravvissute alla guerra. Per via di queste limitazioni, il gruppo di
progettazione dovette iniziare praticamente da zero.
Il primo modello Asahiflex
I progettisti incontrarono molti problemi nel corso dello sviluppo del nuovo progetto.
Dato che non vi erano parti standard disponibili, essi dovettero realizzare a mano ogni
singolo pezzo. Ci vollero sei mesi prima che il primo esemplare di prova fosse completato.
Suzuki e Yoshida mostrarono la fotocamera ed una delle prime foto scattate con essa a
Matsumoto, il quale ne fu così soddisfatto che decise di dare inizio alla produzione
immediatamente. Il problema era però che Yoshida non disponeva né di attrezzature né di
spazio adeguato per una produzione di serie. Nel corso di una riunione a tre venne deciso
che Yoshida sarebbe ufficialmente entrato a far parte dellazienda e che la
fotocamera sarebbe stata prodotta nella fabbrica di Oyama dellAsahi Optical Co.
Ci volle un altro anno prima che Asahi completasse altri tre esemplari
completamente funzionanti dellAsahiflex, nellottobre del 1951. A questo punto
iniziò la ricerca di negozi disposti a vendere la fotocamera, ma Matsumoto, che aveva
visitato molti negozi per fare dimostrazioni dellAsahiflex, era molto contrariato
perché pareva che nessuno fosse interessato alla fotocamera. Non era un inizio
promettente, ma la storia dimostra che la perseveranza paga sempre. Finalmente, la
divisione ottica della Hattori Tokeiten K.K. (oggi nota come costruttore di orologi Seiko)
si dimostrò molto interessata nella Asahiflex e questa azienda decise di vendere e
distribuire la fotocamera per conto di Asahi. La produzione dellAsahiflex I venne
iniziata nel febbraio del 1952. Secondo lazienda, il ritmo di produzione iniziale
era di 200 unità al mese, mentre in seguito si passò a 500 al mese. Il successo di
vendite della fotocamera fu sorprendente, ma molte delle prime Asahiflex vennero rese alla
fabbrica per un problema con la sincronizzazione flash. E stato riportato che queste
fotocamere vennero scartate dalla fabbrica, ma è molto più probabile che venissero
semplicemente aggiornate e rivendute. Nel maggio del 1953 venne rilasciato un modello
perfezionato, lAsahiflex IA, che disponeva di un otturatore migliorato
meccanicamente e di un contatto flash aggiuntivo per la sincronizzazione X.
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"Foto di famiglia" dei dipendenti Asahi Opt. della fabbrica di
Tokyo nel 1953. Potete forse notare Matsumoto quasi al centro della seconda fila, con
Ryohei Suzuki alla sua sinistra e Nobuyuki Yoshida alla sua destra. |
Fine del
black-out
La miglioria più importante apparve nel 1954, per risolvere un grosso inconveniente
dellAsahiflex: il black-out del mirino subito dopo lo scatto. Cera bisogno di
uno specchio a ritorno rapido. Questa caratteristica, sempre progettata da Nobuyuki
Yoshida, segnò larrivo della seconda serie dellAsahiflex sotto forma di
Asahiflex IIB. Lo specchio a ritorno rapido è importante perché nella situazione
precedente il fotografo non era in grado di sapere se avesse scattato al momento giusto.
Per quanto ne sapeva, egli poteva aver colto o meno il momento giusto. Lunica
certezza era che il mirino era nero (questa caratteristica era, abbastanza
umoristicamente, chiamata "mirino di sicurezza" dai fabbricanti tedeschi, dato
che il mirino scuro mostrava che lotturatore non era carico). Lo specchio a ritorno
rapido non era una prima assoluta (anche se Asahi lha sempre erroneamente dichiarato
nelle proprie pubblicità e pubblicazioni), dato che si segnalano alcuni tentativi
precedenti da parte di altre fotocamere come lungherese Duflex. Tuttavia queste
prime soluzioni, pure ingegnose, erano spesso soggette a problemi meccanici e difficili da
produrre in serie. Perciò Asahi può giustamente rivendicare di aver sviluppato il primo
specchio a ritorno rapido affidabile e di successo commerciale.
Le Asahiflex della prima serie avevano uno specchio a ritorno semi-rapido che era
direttamente collegato al pulsante di scatto. Premendo il pulsante di scatto lo specchio
si sollevava e lotturatore veniva azionato. Lo specchio ritornava solo dopo che il
pulsante veniva rilasciato una volta scattata la foto. Questo meccanismo creava problemi
con le velocità di otturazione lente, dato che non è impensabile che il fotografo
potesse rilasciare il pulsante di scatto prima che lesposizione fosse completata,
ottenendo così una foto parzialmente oscurata. Invece nellAsahiflex II il
meccanismo dello specchio era accoppiato internamente a quello dellotturatore, in
modo che lo specchio tornasse in posizione di riposo solo al termine
dellesposizione. Un tale meccanismo, del tutto esente da problemi, fu molto ammirato
sul mercato e lAsahiflex II guadagnò popolarità.
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Limportanza dello specchio a ritorno rapido
dellAsahiflex II fu ampiamente riconosciuta. Gli altri costruttori giapponesi
ladottarono rapidamente, rendendolo di fatto uno standard industriale. Al contrario,
i fabbricanti tedeschi non vollero o non furono in grado di aggiornare i loro prodotti,
una situazione che contribuì al collasso dellindustria ottica tedesca negli anni
Sessanta e Settanta. Ma questo doveva ancora avvenire in quel 1960, quando Nobuyuki
Yoshida ricevette il "Premio del Direttore" dellAgenzia per la Scienza a
la Tecnologia (alla sua seconda edizione) proprio per la sua invenzione e la successiva
evoluzione dello specchio a ritorno rapido. |
Il
prototipo della Asahiflex con pentaprisma
LAsahiflex era una fotocamera di qualità, ma il consumatore esigente voleva ancora
di più. Lultima limitazione dellAsahiflex era la mancanza di un pentaprisma:
usare la fotocamera in verticale era infatti molto difficile e la ripresa di oggetti in
movimento era quasi impossibile. Nemmeno il piccolo mirino aggiuntivo era di grande aiuto.
Il problema era ammesso dalla stessa Asahi e nel 1954 Yoshida realizzò un prototipo che
disponeva di pentaprisma. Quel prototipo venne poi migliorato fra il 1955 ed il 1956.
Il primo prototipo, mostrato sul numero di
dicembre 1954 della rivista giapponese "Shashin Salon", disponeva di un
ingombrante prisma nero e cromato che influisce negativamente sullaspetto
complessivo della fotocamera. Il nome "Asahiflex", nei noti caratteri, è posto
bene in vista sul frontale della copertura del pentaprisma. Come si vede dalla foto, la
fotocamera si basa su una Asahiflex IIA modificata (che sarebbe stata lanciata solo tre
mesi più tardi, nel febbraio del 1955). Lo stesso corpo della fotocamera è abbastanza
standard, a parte la manopola di riavvolgimento più grande la cui parte centrale
incassata comprende una ghiera memo film. La maggiorazione di questo pomello fu resa
possibile dalla rimozione del mirino ottico. E verosimile che il pentaprisma fosse
removibile, dato che non pare parte integrante del corpo. La storia prova che la maggior
parte delle reflex dellepoca disponeva di pentaprisma removibile perché è molto
più semplice modificare una fotocamera esistente per accettare un pentaprisma mobile che
crearne una nuova con un prisma fisso, dato che ciò imporrebbe la realizzazione di un
tettuccio completamente nuovo.
Un prototipo successivo e
migliorato era ancora denominato Asahiflex, ma la sua forma ricorda molto più da vicino
la successiva Asahi Pentax Originale. I caratteri del nome "Asahiflex" sul
frontale della calotta del prisma sono gli stessi delle Asahiflex di serie. Come il primo
prototipo, anche questa fotocamera si basa su una Asahiflex IIA modificata. La fotocamera
mantiene linnesto a vite non standard da 37mm e il suo obiettivo è un Asahi-Kogaku
Takumar 58mm f/2,4 cromato con numero di serie 61558, lobiettivo più luminoso
disponibile per lAsahiflex. Tutti i comandi della fotocamera sono cromati, comprese
le ghiere per i tempi veloci e quelli lenti. La forma della calotta del pentaprisma è
esattamente la stessa delle successive Pentax fino alla Spotmatic, solo un po più
stretta. Il logo AOCo è appena visibile sulla sommità del pentaprisma, dato che
lincisione non è riempita di vernice nera. Lo stile generale e la posizione dei
comandi ricorda da vicino quella della Asahi Pentax Originale e ritengo che questa
fotocamera possa essere chiamata "Prototipo della Asahi Pentax Originale". Ora
la fotocamera fa parte della grande collezione della Asahi Pentax in Giappone.
Nobuyuki Yoshida, progettista dell'Asahiflex e dei primi corpi Asahi Pentax
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Ryohei Suzuki, progettista degli obiettivi per Asahiflex e Asahi Pentax (Takumar)
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I primi
pentaprismi erano realizzati a mano, per cui non sorprende che il loro costo fosse molto
elevato. Questo avrebbe elevato il prezzo finale della fotocamera, rendendolo
irraggiungibile dallutente comune che era, ed è sempre stato, il target principale
dei prodotti realizzati da Asahi. Tuttavia era chiaro che il pentaprisma per la reflex era
ormai indispensabile, pena la perdita di quote di mercato per Asahi. Questa semplice
conclusione portò alla Asahi Pentax Originale del 1957. LAsahi Optical tentò di
tenere i costi di produzione al minimo, ma non fu che con la produzione della Asahi Pentax
S2/H2 che Tohru Matsumoto, figlio di Saburo Matsumoto e che aveva seguito un corso al
Massachusetts Institute of Technology (MIT), inventò un metodo conveniente per la
produzione in serie di prismi a tetto pentagonale.
Ringraziamenti:
Questo articolo non sarebbe stato scritto senza laiuto impagabile delle seguenti
persone:
- Osamu Togo e Yoshihiko Takinami per le traduzioni dal giapponese;
- Akito Tamla, per aver fornito la foto del primo prototipo di Asahiflex con pentaprisma;
- Preston Cook, per aver fornito la foto della Asahiflex I;
- Mr. Toshihiro Tanaka, Manager del dipartimento Pubbliche Relazioni della Asahi Optical
Co., Ltd., Tokyo, Giappone, che mi ha aiutato ad ottenere il permesso da Nobuyuki Yoshida
e Ryohei Suzuki per usare le loro foto;
- Dario Bonazza per il contributo alla realizzazione di questo articolo
Bibliografia:
- Asahiflex and the Pre-1959 Asahi Pentax Cameras, Frederick C. Sherfy, 1994
- The evolution of the Japanese camera, Philip L. Condax, Masahiro Tano, Takashi Hibi,
William S. Fujimura, 1984
- The pioneer of SLR cameras jumping into the 80s, pubblicato in occasione del 60°
anniversario della Asahi Optical Co., Ltd., in giapponese, da Bohekino-Nippon, 1980 |