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Gruppo 208 Fidenza e Fiorenzuola presenta: Concorso Fotografico |
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QUESTO MONDO DELL'INGIUSTIZIA GLOBALIZZATA Più di 400 anni fa a Firenze gli abitanti del borgo si trovavano nelle proprie case o lavorando nei campi, ognuno occupato nelle proprie faccende quando, all'improvviso, si udì il rintocco della campana della chiesa. In quei pii tempi (parliamo di qualcosa accaduto nel XVI° secolo), le campane suonavano molte volte durante il giorno e proprio per questo non avrebbe dovuto essere tanto strano, ma quella campana suonava malinconicamente a morto e, questo sì era sorprendente, nessuno nel borgo si trovava in punto di morte. Le donne uscirono per strada, arrivarono i bambini, gli uomini abbandonarono lavori e faccende e in poco tempo tutti si ritrovarono sul sagrato della chiesa, in attesa di sapere chi dovevano piangere. La campana continuò a suonare ancora per qualche minuto prima di interrompersi. Qualche istante dopo si aprì la porta e nell'ombra apparve un contadino. Ma non essendo quest'ultimo l'uomo che normalmente suonava la campana, si capisce che i paesani domandassero dove si trovasse il campanaro e chi fosse il morto. "Il campanaro non è qui, sono io che ho suonato la campana", fu la risposta del contadino. "Ma, allora, non è morto nessuno?" chiese la gente ed il contadino rispose: "Nessuno che avesse nome e sembianze umane, ho suonato a morto per la Giustizia, perché la Giustizia è morta".
Suppongo che questa sia stata l'unica volta, in qualche parte del mondo, in cui una campana, un'inerte campana di bronzo, dopo aver suonato tante volte per la morte di esseri umani, abbia pianto la morte della Giustizia. Non si è più sentito quel rintocco funebre nel borgo di Firenze, ma la Giustizia ha continuato e continua a morire tutti i giorni. Anche adesso, lontano o qui vicino, qualcuno la sta uccidendo. Ogni volta che muore, è come se non fosse mai esistita per coloro che avevano fiducia in lei, per quelli che da lei si aspettavano quello che tutti abbiamo il diritto di aspettarci dalla Giustizia: giustizia, semplicemente giustizia.. Una giustizia esercitata dai tribunali, senza dubbio, sempre che questi siano guidati dalla legge, ma anche, e soprattutto, una giustizia che sia emanazione spontanea della società stessa, una giustizia in cui si manifesta, come ineluttabile imperativo morale, il rispetto del diritto di essere che si deve ad ogni essere umano. Altre e diverse sono le campane che oggi difendono ed affermano la possibilità di instaurare nel mondo quella giustizia compagna degli uomini, quella giustizia che è condizione per la felicità dello spirito e perfino, per sorprendente che ci possa sembrare, alimento del corpo. Se ci fosse questa giustizia, non un solo essere umano morirebbe più di fame o di tante malattie, incurabili per qualcuno ma non per altri. Se ci fosse questa giustizia, l'esistenza non sarebbe, per più della metà dell'umanità, la terribile condanna che è stata. Queste nuove campane, la cui voce si diffonde sempre più forte in tutto il mondo, sono i molteplici movimenti di resistenza ed azione sociale che lottano per la fondazione di una nuova giustizia distributiva e commutativa, che tutti gli esseri umani possano riconoscere come intrinsecamente propria; una giustizia protetta dalla libertà e dal diritto, non da nessuna delle sue negazioni. Ho detto che per questa giustizia disponiamo già di un codice di applicazione pratica alla portata della comprensione di tutti e questo codice si trova da più di cinquant'anni segnalato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, in quei trenta diritti base ed essenziali di cui oggi si parla solo vagamente, quando non vengono sistematicamente taciuti, che oggi sono disprezzati ed infangati più di quanto non lo siano state, quattrocento anni fa, la proprietà e la libertà del contadino di Firenze. Non ho più nulla da dire. O sì, ancora una parola per chiedere un istante di silenzio. Il contadino di Firenze è appena salito ancora una volta sul campanile della chiesa, la campana suonerà. Ascoltiamola, per favore. |
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ultimo aggiornamento 05 Dic. 2010