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STORIA E PREISTORIA

Il territorio altosalentino è abitato già in epoca preistorica come testimoniano i numerosi ritrovamenti risalenti al Paleolitico. In particolare la “grotta della maternità” a Ostuni in cui nel 1991 fu ritrovata la sepoltura di una donna con il suo feto, risalente a oltre 25000 anni fa: Delia, il cui calco è visibile nel museo delle Civiltà Preclassiche delle Murge Meridionali nel centro storico di Ostuni. Interessanti sono anche i ritrovamenti d’epoca preistorica nel territorio di Carovigno e, in particolare, in quello di Ceglie dove la preistoria si confonde con la storia. Nel territorio di Ceglie, in località Donna Lucrezia nel 1996 è stato scoperto un sito archeologico preistorico risalente a 100000 anni fa alla fine del Paleolitico Inferiore.   

Le notizie storiche certe sulla città di Ceglie risalgono a tredici secoli a.C., la sua esistenza è avvalorata da quanto Erodoto (storico greco del V sec. a.C.)  ci tramanda circa una spedizione in Sicilia dei Cretesi per vendicare la morte del mitico re di Creta Minosse. Al ritorno, sbattuti da una violenta tempesta, approdarono sulle coste salentine dove abitarono i villaggi già esistenti fra cui l’odierna Ceglie.  Cretesi e popolazioni autoctone diedero vita ad una popolazione italica con sue caratteristiche peculiari: i Messapi.

I Messapi, occupavano l’attuale Salento, erano organizzati, come le polis greche, in una confederazione: “la dodecapoli messapica”, dodici città stato autonome che riconoscevano come capitale amministrativa della federazione Oria e, capitale militare della Messapia, per la sua strategica posizione, Ceglie. Questo è l’elenco delle città stato della dodecapoli messapica: Alytia (Alezio), Aoxentum (Ugento), Brention/Brentesion (Brindisi), Hyretum/Veretum (Vereto), Hodrum/Idruntum (Otranto), Kaìlia (Ceglie Messapica), Manduria, Mesania (Mesagne), Neriton (Nardò), Orra (Oria), Sybar (Cavallino), Thuria Sallentina (Roca).

Le città-stato messapiche avevano ognuno un loro re e proprie leggi, ma sentivano di appartenere a un'unica civiltà: la civiltà messapica. Erano cinte da mura e dominate dall'acropoli dove sorgevano i  palazzi e i templi delle divinità, l'agorà rappresentava la piazza, luogo del popolo per mercati e riunioni.  La polis messapica non era formata solo dalla città ma comprendeva il territorio circostante con i villaggi, gli avamposti militari e i porti, oltre a campagna destinata alle coltivazioni (vite, ulivo e fichi) e al pascolo. 

Kailia aveva giurisdizione sull’Altosalento e sul tratto di costa da Egnatia a Guaceto importanti porti sull’adriatico.  

Della civiltà messapica rimangono numerosi resti archeologici: sistema difensivo (specchie, fortini messapici, mura e muraglioni chiamati paretoni), necropoli  oltre a iscrizioni, monete, vasi,   trozzelle messapiche e reperti vari conservati in piccolissima parte nel locale museo archeologico a Ceglie e nei musei di Taranto,  Brindisi,  Lecce ed Egnatia ma, in massima parte dispersi in collezioni private e pubbliche ( citiamo ad esempio un vaso rinvenuto nel 1820 raffigurante la lotta tra Diomede e i Messapi che si trova presso il museo di Berlino).

Ceglie, era  dunque la  roccaforte  militare della Messapia,  per la sua posizione naturale in cima a un colle e per il suo territorio collinare da cui era ben visibile Taranto, la città rivale che ambiva a conquistare tutta la Messapia  per consentirsi lo sbocco sull’Adriatico.

Kailia (il nome messapico di Ceglie) aveva ben quattro cinte murarie con sulle cinte esterne (paretoni) elevate fortificazioni in blocchi megalitici (le specchie alte anche oltre  20 metri e diametro fino a 60 metri), la cinta di mura  più interna  aveva un perimetro di 5 Km  e racchiudeva una popolazione non inferiore ai 40.000 abitanti (come riportato dallo storico Giuseppe Magno).  Chiudo questa breve narrazione storica con un racconto su un’ importante battaglia che avvenne nel 473 a.C. quando …

All’alba di una fatale giornata, l’esercito tarantino, rafforzato da soldati reggini, mosse alla conquista di Kailia. Le vedette messapiche videro così snodarsi per gli impervi pendii delle ultime propaggini della Murgia, la massa ondeggiante dei propri nemici, che provenienti dalla sottostante piana tarantina si dirigeva verso il primo muraglione.  Si sa che le grandi battaglie dell’antichità erano affidate più che alla potenza delle armi, alla sagacia ed all’abilità tattica dei propri comandanti. I Messapi aprirono, ad arte, dei varchi nei primi muraglioni attirando l’esercito invasore in una vera e propria trappola. Fu la fine per i Tarantini: la zona ammantata com’era di fitti boschi, piena di sbalzi e di dirupi, intricata di roccia e sassi, ostacolata da una vegetazione di macchie e cespugli, impedì la manovra e l’impiego della cavalleria. Ed ecco i frombolieri e gli arcieri sbucare veloci dai punti più impensati e, tra il grandinare delle ghiande missili ed il sibilare delle frecce, portare  il terrore e lo sgomento tra i cavalieri nemici che ostacolati dalle difficoltà del terreno, non erano più padroni dei propri cavalli e tentarono la salvezza nella fuga. E fu così che l’esercito tarantino, famoso per la sua cavalleria, fu letteralmente polverizzato, da una strage inesorabile, come dice Erodoto, ‘mai veduta prima di allora’…

Finisce qui la storia, una storia che ben si presta alla sceneggiatura di un film, chissà magari in futuro, peraltro, sono tanti i registi innamorati della nostra terra.

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