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Tarocchi

TAROCCO, APOCALISSE, RELIGIONE, FILOSOFIA
Elifas Levi


(Il Tarocco è l'unico libro che viene dal tempo dei tempi, è la base di tutte le religioni, in esso viene racchiusa tutta la verità, esso la svela e nello stesso tempo la nasconde; chi conosce la giusta lettura del Tarocco conosce il passato, il presente e l'avvenire).

Probabilmente il Tarocco si è perduto per la Chiesa al tempo delle eresie gnostiche e manichee; allo stesso tempo si perdette anche il senso divino dell'Apocalisse.
Non si è più compreso che i sette sigilli di questo libro cabalistico sono i sette pentacoli che si spiegano con le analogie dei numeri, dei caratteri e delle figure del Tarocco. Così per un istante s’interruppe la tradizione universale di una religione unica, le tenebre del dubbio si distesero sulla Terra e sembrò agli ignoranti che il vero Cattolicesimo, la rivelazione universale, fosse per un istante sparito. La spiegazione del libro di San Giovanni per mezzo dei caratteri della Cabala formerà una rivelazione nuova di cui parecchi distinti studiosi di magia hanno già il presentimento. Ecco come uno di loro, Agostino Chaho, in proposito si esprime:
"Il poema dell'Apocalisse presuppone nel giovane evangelista un sistema completo e una tradizione in lui solo sviluppata. E' scritto in forma di visione e, in un quadro meravigliosamente luminoso di poesia, chiude tutta l'erudizione, tutto il pensiero dell'africano civilizzatore.
Le verità che rivela sono profezie venute dall'alto e da lontano, di cui egli si fa eco sonora; egli è la voce che grida, la voce che canta le armonie del deserto e prepara le vie della luce.
La teoria delle quattro epoche si trova nell'Apocalisse come nei libri di Zoroastro e nella Bibbia. Il ristabilirsi graduale delle federazioni primitive e del regno di Dio fra i popoli liberati dal giogo dei tiranni e dalle bende dell'errore, è chiaramente profetizzato per la fine del quarto periodo, ed è dimostrata, nel futuro e nella consumazione dei tempi, la rinnovazione del cataclisma.
La descrizione del cataclisma e la sua durata; il mondo nuovo, libero dalle onde e apparso sotto il cielo con tutte le sue bellezze, il gran serpente, legato da un angelo in fondo al pozzo dell'abisso per un periodo di tempo; l'aurora infine di questo tempo a venire predetto dal Verbo che appare all'apostolo sin dall'inizio del poema:
"
La sua testa e i suoi capelli eran candidi come lana bianca a guisa di neve; e i suoi occhi somigliavano ad una fiamma di fuoco, i suoi piedi erano simili a bronzo puro nella fornace e la sua voce era come il suono di molte acque.
Aveva nella mano destra sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli bene affilata. Il suo volto brillava come il sole quando egli risplende nella sua forza ".
Ecco Ormoutz, Osiride, l'Agnello, il Cristo, l'Anziano dei giorni, l'Uomo del Tempo e del Fiume cantato da Daniele.
Egli è il primo e l'ultimo, quegli che è stato e che sarà; l'alfa e l'omega, il principio e la fine.
Tiene nella sua mano la chiave dei misteri; apre il grande abisso del fuoco centrale ove riposa la morte sotto una tenda di tenebre, ove dorme il gran serpente in attesa del risvegliarsi dei secoli.
Il Chaho spiega in seguito parecchie immagini le cui analogie sono impressionanti, e che si ritrovano in quasi tutti i libri sacri. Le sue parole sono veramente notevoli.
In ogni parola primitiva si stabilisce, sulle stesse radicali, il parallelismo dei rapporti fisici e morali.
Ogni parola contiene in sé la propria definizione materiale e sensibile, e questo linguaggio è così vero e perfetto che è semplice e naturale nell'uomo creatore.
Non vi ha allegoria, ma un vero e proprio rapporto preso ed espresso con l'ispirazione, sia che il veggente esprima con la stessa parola leggermente modificata il sole, il giorno, la luce, la verità, e sia che, attribuendo lo stesso epiteto al bianco sole e ad un agnello, dica Agnello e Cristo in luogo di Sole, e Sole invece di Verità, Luce e Progresso. Non vi sono allegorie, ma dei veri rapporti, afferrati ed espressi con ispirazione.
Ma quando i figli della notte nel loro dialetto incoerente e barbaro dicono Sole, Giorno, Luce, Verità, Agnello, il rapporto così bene espresso nel verbo primitivo, scompare e, con la semplice traduzione, l'agnello e il sole divengono altrettanti simboli.
Notate infatti che la stessa parola
allegoria significa, come definizione celtica, mutamento di discorso, traduzione.
L'osservazione che abbiamo fatto si applica rigorosamente a tutto il linguaggio cosmogonico dei barbari.
I veggenti si servivano dello stesso radicale per esprimere il nutrimento e l'istruzione; non è infatti nutrimento dell'anima la scienza del vero?
Così il rotolo di papiro o di biblos, divorato dal profeta Ezechiello; il libretto che un Angelo fa mangiare all'autore dell'Apocalisse; i festini del palazzo magico di Asgard a cui Gangler è invitato da Har il Sublime; la meravigliosa moltiplicazione dei sette panetti, narrata dagli evangelisti, del Nazareno; il pane vivente che Gesù Sole fa mangiare ai suoi discepoli dicendo:
questo è il mio corpo; e una folla di simili fatti, non sono che la ripetizione della stessa allegoria: la vita delle anime che si nutrono di verità; la verità che si moltiplica, senza giammai diminuire, ma che necessariamente aumenta a mano a mano che ce ne nutriamo.
Chiunque, esaltato da un nobile sentimento di nazionalità, inebriato dall'idea di una rivoluzione immensa, si eriga a rivelatore di cose nascoste e cerchi di popolarizzare le scoperte della scienza antica presso gli uomini rozzi, ignoranti, sprovvisti delle nozioni più semplici ed elementari e, dica ad esempio: la terra gira, la terra è rotonda come un uovo; che mai può fare le barbarie all'infuori di credere? Non è evidente che qualunque proposizione del genere debba divenire per essa un dogma, un articolo di fede?"
"E' grande , il veggente, l'iniziato, l'eletto della natura e della ragione suprema", esclama ancora concludendo l'autore che abbiamo citato. "A lui solo la facoltà di imitazione che è principio del suo perfezionamento e le cui ispirazioni, rapide come il lampo, dirigono le creazioni e le scoperte. A lui solo un Verbo perfetto di convenienza, di proprietà, di esattezza, di flessibilità, di ricchezza, creato per reazione fisica ed armonica del pensiero; di quel pensiero i cui concetti, ancora liberi dalla parola, riflettono sempre la natura esattamente riprodotta nelle sue espressioni, giudicata ed espressa esattamente nei suoi rapporti. A lui solo la Luce, la scienza, la verità, giacché l'immaginazione, limitata al suo compito passivo e secondario, non domina mai la ragione, la logica naturale che risulta dal paragone delle idee che nascono, si sviluppano in proporzione uguale ai suoi bisogni, mentre il cerchio delle sue cognizioni si allarga per gradi e ordinatamente, senza intrusione di falsi giudizi e di errori. A lui solo una luce ininterrottamente perfettibile, giacché la rapida moltiplicazione della popolazione, avvenuta dopo le rinnovazioni terrestri crea, in pochi secoli, la novella società con tutti i suoi rapporti e i suoi destini sia morali che politici.
E potremo aggiungere, la luce assoluta.
L'uomo del tempo nostro è in se stesso immutabile e non muta fin che non muti la natura nell'ordine della quale fa parte. Le condizioni sociali in cui si trova determinano solo il grado del suo perfezionamento che ha per limite la virtù, la santità dell'uomo e la sua felicità nell'ambito della legge".
Dopo simili parole, si oserà domandarci ancora quale sia l’utilità delle scienze occulte? Si tratterà ancora con dispregio il misticismo e l'illuminismo, queste matematiche viventi, questa proporzione delle idee e della forma, rivelazione permanente della ragione universale, liberazione dello spirito, base incrollabile della fede, onnipotenza rivelata alla volontà? O fanciulli che ricercate i giuochi di prestigio, siete delusi di trovare delle meraviglie? Un tale ci diceva un giorno: fate apparire un diavolo, ed io vi crederò. Gli rispondemmo: poca cosa ci chiedete; noi non faremo apparire, ma scomparire il diavolo dal mondo intero, cioè vogliamo scacciarlo dai vostri sogni. Il diavolo è l'ignoranza; è la tenebra, l'incoerenza del pensiero, l'iniquità della vita. Risvegliatevi, o addormentato del medio evo! Non vedete che è spuntato il giorno? Non vedete la luce di Dio che riempie tutta la natura? Dove oserà oramai mostrarsi il principe spodestato dell'inferno?
Non ci rimane che a dare le nostre conclusioni e a determinare il fine e la portata dell'opera nostra nell'ordine religioso, nell'ordine filosofico, e nell'ordine delle realizzazioni materiali e positive.
Prima di tutto, nell'ordine religioso, abbiamo accertato che la pratica dei culti non è cosa senza importanza, che la magia delle religioni trovasi nei loro riti, che la loro forza morale è riposta nella gerarchia ternaria e che la gerarchia ha per base, per principio e per sintesi l'unità.
Abbiamo mostrato l'unità e l'ortodossia del dogma, successivamente rivestito di parecchi veli allegorici, e abbiamo seguito la verità che Mosè ha salvato dalla profanazione d'Egitto, conservato nella Cabala dei profeti, emancipato dalla schiavitù dei farisei attirando a lei tutte le aspirazioni poetiche e generose delle civiltà greche e romane, protestando contro un novello fariseismo più corrotto del primo, per mezzo dei santi del medio evo e dei pensatori del Rinascimento. Abbiamo mostrato, ripeto, questa verità sempre universale che sola concilia la ragione con la fede, la scienza con l'obbedienza, la verità dell'armonia dimostrata dall'armonia, quella della ragione dimostrata con la ragione.
Rivelando per la prima volta al mondo i misteri della Magia non abbiamo voluto far risorgere le pratiche seppellite sotto le rovine delle antiche civiltà; ma diciamo all'umanità dei giorni nostri che è chiamata anch'essa a rendersi immortale e onnipotente con le proprie opere.
La libertà non è cosa che si dona, essa si conquista; lo stesso può dirsi della scienza; per questo il divulgare la verità assoluta è mai utile al volgo. Sono e saranno sempre necessarie favole e leggende ai fanciulli; ma non debbono anche coloro, che queste leggende raccontano, essere dei fanciulli, ascoltatori di favole. Tornino la scienza più assoluta e la più alta ragione ad essere patrimonio del popolo; riprendano l'arte sacerdotale e l'arte reale il doppio loro scettro dell'Iniziazione antica, e ancora una volta il mondo uscirà dal caos.
Il nostro libro è cattolico; e anche se esso nelle sue rivelazioni potrà allarmare la coscienza dei semplici, ci conforta la certezza di pensare che essi non lo leggeranno. Noi scriviamo per gli uomini senza pregiudizi e non ci sentiamo di lusingare più l'irreligione che il fanatismo.
Ma se al mondo vi ha qualche cosa di essenzialmente libero e inviolabile, questa è la credenza. E' necessario, con la scienza e con la persuasione, distogliere dall'assurdo le immaginazioni fuorviate; ma sarebbe dare ai loro errori tutta la dignità e tutta la verità del martirio, se si minacciassero o si contraddicessero.
La fede non è superstizione e follia se non ha la ragione per base, e non è possibile conoscere quello che s’ignora se non per analogia con quello che si conosce. Definire quello che non si sa è ignoranza presuntuosa; affermare positivamente ciò che s’ignora, è mentire.
Così la fede è un’aspirazione e un desiderio. Così sia, io desidero che così sia, sono sempre queste le ultime parole di tutte le professioni di fede. La Fede, la Speranza e la Carità sono tre sorelle tanta inseparabili che si possono scambiare l'una per l'altra.
Alla stessa maniera in religione, ortodossia universale e gerarchica, restaurazione del tempio in tutto il suo splendore, ripristinamento di tutte le cerimonie nella loro pompa primitiva, insegnamento gerarchico dei simboli, misteri, miracoli e leggende per fanciulli, luce per gli uomini fatti, che si guarderanno bene dallo scandalizzare le piccole anime nella semplicità della loro credenza. Questa è la nostra utopia in religione, ed è anche desiderio e bisogno dell'umanità.
Veniamo alla filosofia.
La nostra è quella del realismo e del positivismo.
L'essere è in ragione dell'essere di cui nessuno dubita. Ogni cosa, per noi esiste per un principio scientifico. Sapere vuol dire essere. La scienza e il suo oggetto s'identificano nella vita intellettuale di colui che sa. Dubitare, vuol dire ignorare. Ora ciò che noi ignoriamo, non esiste nemmeno per noi. Vivere intellettualmente significa apprendere.
L'essere si sviluppa e s’ingrandisce per mezzo della scienza. La prima conquista della scienza è il primo risultato delle scienze esatte, è il sentimento della ragione. Le leggi della natura sono algebra. Per questo motivo sola fede ragionevole per chi studia è l'adesione ai teoremi di cui egli stesso ignora la dimostrazione, ma che si dimostrano mediante applicazioni e risultati sufficientemente provati. Per ciò il vero filosofo crede a quello che è, e a posteriori ammette soltanto quello che è ragionevole.
In filosofia non si ammetta adunque più ciarlatanismo, più empirismo, più sistema; ma lo studio dell'essere e delle sue realtà raffrontate. Si giunga a una vera metafisica della natura. Non più sogni in filosofia! La filosofia non è poesia; è la matematica pura delle realtà, sia fisiche che morali. Lasciamo alla religione la libertà delle sue aspirazioni infinite; lasci essa alla scienza le rigorose conclusioni dello sperimentalismo assoluto.
L'uomo è figlio delle proprie opere; è quegli che vuol essere; è l'immagine di quel Dio che si crea, è la realizzazione del proprio ideale. Se il suo ideale manca di base, crolla tutto l'edificio della propria immortalità. La filosofia non è l'ideale ma la base dell'ideale. Il conosciuto è per noi misura dell'ignoto; il visibile ci fa apprezzare l'invisibile; e le sensazioni stanno ai pensieri come i pensieri alle aspirazioni. La scienza è una trigonometria celeste; uno dei lati del triangolo assoluto è la natura sottomessa alla nostra investigazione; l'altra è l'anima nostra che abbraccia e riflette la natura; il terzo è l'assoluto in cui l'anima nostra s’ingrandisce! Non vi ha più ormai possibilità di un ateismo, giacché non abbiamo più la pretesa di definire Iddio. Dio per noi è il più perfetto e il migliore degli esseri intelligenti, e la gerarchia ascendente degli esseri ci prova a sufficienza che egli esiste. Non chiediamo di più; ma, per comprenderlo sempre meglio, perfezioniamoci per risalire verso lui.
Non più ideologia; l'essere è quello che è, e non si perfeziona che seguendo le leggi reali dell'essere. Osserviamo, non creiamo pregiudizi; esercitiamo le nostre facoltà, vediamo il vero nel vero. Tutto è possibile a colui che vuole soltanto ciò che è vero. Restate nella natura, studiate, sappiate e poi osate; osate volere, osate agire, e TACETE.
Non più odio contro alcuno. Ciascuno mieterà quello che ha seminato. Fatale è il risultato delle opere e alla ragione suprema è dato giudicare e punire i malvagi.
Noi non siamo i giudici dei nostri simili. La vita è un campo di battaglia. Non cessiamo mai di combattere perché vi sono dai caduti; ma evitiamo di calpestarli. Viene poi la vittoria, e i feriti delle due parti affratellati dal dolore dinanzi all'umanità, saranno raccolti dalle ambulanze del vincitore.
Queste sono le conseguenze del dogma filosofico di Ermete; questa in ogni tempo è stata la morale dei veri Adepti; questa è la filosofia dei Rosa Croce eredi di tutta la sapienza antica (ora distrutti dalla chiesa di Roma).
Il vero Adepto, lungi dal turbare l'ordine pubblico, ne è il più forte sostenitore. Rispetta troppo la libertà per desiderare l'anarchia; figlio della luce ama l'armonia e sa che le tenebre producono la confusione. Accetta tutto ciò che esiste e nega soltanto ciò che non è. Vuole la religione vera, pratica, universale, credente, palpabile, realizzata nella vita intera; la vuole con saggio potere sacerdozio, cinta di ogni virtù e di tutto il prestigio della fede. Vuole l'ortodossia universale, la cattolicità assoluta, gerarchica, apostolica, sacramentale, incontestabile e incontestata. Vuole una filosofia sperimentale, reale, matematica, modesta nelle sue conclusioni, infaticabile nelle sue ricerche, scientifica nei suoi progressi.
Chi mai adunque potrà essere contro noi se Dio e la ragione sono con noi? Che importa dei pregiudizi? Che della calunnia? Nostra intera giustificazione sono i nostri pensieri e le nostre opere. Noi non verremo, come Edipo, a uccidere la Sfinge del simbolismo; imprenderemo invece a risuscitarlo. La Sfinge divora soltanto i ciechi interpreti e chi la uccide non seppe a sufficienza divinizzarla; la si deve domare, incatenare, costringere a seguirci. La Sfinge è il vivente palladio dell'umanità, la conquista del re di Tebe; sarebbe stata la salvezza di Edipo se egli avesse saputo interamente svelarne l'enigma.
Come si dovrà concludere quest'opera nell'ordine positivo e materiale? La Magia è forza che la scienza potrà abbandonare ai più audaci o ai più malvagi? E' essa un trucco del debole? E' il mercurio filosofale uno strumento della credulità con la furberia? Quelli che vi hanno compreso sanno già come si debba rispondere a queste domande. La Magia ai nostri giorni non può più essere l'arte delle fascinazioni e dei prestigi; ora si possono ingannare soltanto coloro che vogliono essere ingannati. Ma la ristretta e temeraria incredulità dell'ultimo secolo è smentita a ogni passo dalla stessa natura. Noi viviamo circondati da profezie e da miracoli; il dubbio altra volta li negava con temerità; la scienza oggi li spiega. No, signor conte di Mirville, non è dato a uno spirito caduto di combattere e turbare l'impero di Dio! No; le cose sconosciute non si spiegano con cose impossibili; no, non è dato agli invisibili di ingannare, tormentare, sedurre, uccidere le viventi creature di Dio, gli uomini già sì deboli e ignoranti, che tante difficoltà incontrano a difendersi dalle loro stesse illusioni.
L'uomo è egli stesso il creatore del suo cielo e del suo inferno; non vi hanno altri Demòni che le nostre proprie follie. Gli spiriti che la verità punisce sono dal castigo corretti, e non pensano a turbare il mondo. Se Satana esiste, egli non può essere che il più sventurato, il più ignorante, il più avvilito, il più impotente degli esseri.
L'esistenza di un agente universale della vita, di un fuoco vivente, di una luce astrale, ci è dimostrato dai fatti. Il magnetismo oggi ci fa comprendere i miracoli dell'antica magia; i fenomeni della seconda vista, le aspirazioni, le improvvise guarigioni, le penetrazioni del pensiero sono ora cose reali e familiari anche ai nostri bambini.
Ma si erano perdute le tradizioni degli antichi, si credeva a delle nuvole scoperte, si cercava l'ultima parola dei fenomeni osservati, le teste si riscaldavano innanzi a manifestazioni senza importanza e subivano fascinazioni senza comprenderle. Siamo venuti a dire a coloro che fanno girare i tavolini: "Questi prodigi non sono delle novità; potete anche operarne dio maggiori purché studiate le leggi segrete della natura". E che mai potrà nascere dalla rinnovata conoscenza di questi poteri? Un nuovo arringo aperto all'attività e all'intelligenza dell'uomo, la lotta della vita organizzata nuovamente e con armi più perfette, la possibilità restituita alle intelligenze elette di ritornare padrone dei propri destini e di dare al mondo, all'umanità avvenire, dei veri sacerdoti e dei grandi sovrani.


ELIFAS LEVI
edizioni Atanor




L'ALBERO DELLA VITA
(vedi disegno in copertina)

Sull’Albero della Vita vi sono 10 stazioni e 22 sentieri. L’umanità deve percorrere i 22 sentieri, passando da varie stazioni, per raggiungere la Corona. Il percorso delle 22 vie è obbligatorio, ma è di libero arbitrio seguirne il cammino secondo la propria volontà. Succede che alcune persone continuano a girare, come in un labirinto, senza alcuna meta; alcune seguono un percorso legato al Pilastro della Severità (comprensione, severità, trionfo); alcune seguono il percorso legato al Pilastro della Misericordia (sapienza, misericordia, vittoria); qualcuno segue il percorso legato al Pilastro neutro (trono, bellezza); tutti i sentieri giungono alla Corona, ma solo il giusto può beneficiare del significato mistico di essa.
I tre Pilastri indicano i tre sentieri che portano alla Corona: il sentiero di sinistra (Yin), è la colonna nera del Nord (Bohas per i massoni), è femminile e legata alla Luna; il sentiero di destra (Yang), è la colonna bianca del Sud (Jakin per i massoni), è maschile e legata al Sole; il sentiero di centro è neutro (o androgeno), è un sentiero difficile e pieno di dure prove, pochissimi seguono questo sentiero legato alla sofferenza e duro lavoro.
Il significato indicatoci dai Tarocchi che sono i 22 sentieri, viene chiaramente specificato dalla carta del
Matto, che alcuni indicano con il numero 0 altri con il numero 22, essa infatti indica al Sapiente quale sia il finale del cammino.

Per spiegare meglio utilizzando i nomi dei sentieri posso ben affermare che colui che parte con la carta del Mago, al termine del suo percorso, raggiungerà la carta del Matto; mentre colui che parte con la carta del Matto raggiungerà la Corona.



Taspi


Sistema cabalistico (vedi disegni)

I TRE PILASTRI


YIN
Pilastro della Severità
NERO

9 - MALKUTH - il Regno
SHIN 21 - IL MONDO

7 - HOD - la Gloria
RESH 20 - IL GIUDIZIO
AYN 16 - LA TORRE
MEM 13 - LA MORTE

4 - GEBURAH - la Severità
LAMED 12 - L'APPESO
CHETH 8 - LA GIUSTIZIA

2 - BINAH - la Comprensione
ZAYN 7 - IL CARRO
BETH 2 - LA PAPESSA (sacerdotessa)

0 - KETER - la Corona

YANG
Pilastro della Misericordia
BIANCO

9 - MALKUTH - il Regno
QOPH 19 - IL SOLE

6 - NETZACH - la Vittoria
TSADD 18 - LA LUNA
NUN 14 - LA TEMPERANZA
CAPH 11 - LA FORZA

3 - CHESED - la Misericordia
YOD 10 - LA RUOTA
VAU 6 - GL' INNAMORATI

1 - CHOKMAN - la Saggezza
HEH 5 - IL PAPA (sacerdote)
ALEPH 1 - IL MAGO

0 - KETER - la Corona


TAO
Pilastro dell'Equilibrio
Androgino
NEUTRO

9 - MALKUTH - il Regno
TAU 0/22 - IL MATTO

8 - YESOD - il Trono
SAMECH 15 - IL DIAVOLO
PEH 17 - LE STELLE

5 - TIPHARETH - la Bellezza
TETH 9 - L'EREMITA
GIMEL 3 - L'IMPERATRICE
DALETH 4 - L'IMPERATORE

0 - KETER - la Corona



La via più corta é la più sicura,
ma é la più dolorosa e la più dura.
Molte sono le prove, molte le difficoltà,
in essa, vede solo la pazzia, l'umanità.

Taspi



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