CIPICCIA

FAMIGLIA: LILIACEE

NOME LATINO: ALLIUM CEPA

NOME SANTOSTEFANESE E CIOCIARO: CIPICCIA.

Il nome di questo particolare tipo di cipolla deriva dal termine latino CEPICIUM, che significa cipollina. I Santostefanesi, forse non a torto, ritengono che la cipiccia sia un prodotto esclusivo del loro paese o al più della terra ciociara. Al momento della raccolta, che avviene a primavera ed inizio estate, i santostefanesi conservano gelosamente una parte dei bulbi per ripiantarli in autunno. La cipiccia è usatissima nell’alimentazione della cucina santostefanese e si sposa benissimo con tante pietanze. L’espressione dialettale, che si usa dire anche oggi: "Mö sö magnatö panö e cipiccia", indica chiaramente l’importanza del prodotto nella gastronomia santostefanese. In tempi passati si usava mangiarla con due alicette al tacco. La morte sieia iè cö duie alici agliö taccö, oggi, dal punto di vista igienico, è assolutamente sconsigliato sbattere le alici al tacco della scarpa, usanza che serviva per togliere il sale dalle alici. Anni addietro, durante la Quaresima, si usava mangiare la minestra di pane e cipiccia. Le cipiccie si mettevano a cuocere, dopo averle tagliate a rondelle, nell’olio e nell’acqua e, a cottura ultimata si versava il tutto sul pane raffermo. La cipiccia è ottima nel baccalà in umido con le patate. Eccezionale nella frittata, meglio assieme agli asparagi. Il sapore della cipiccia è più pungente, ma anche più dolce e delicato di quello delle normali cipolle; inoltre, sono più stuzzicanti, attirano il palato e non ci si sazierebbe di mangiarle. Quando si puliscono, togliendoci il velo che le ricoprono, emettono un liquido bianco che sembra latte; anni addietro, tale liquido veniva conservato in boccette di vetro e, usato per le sue proprietà medicamentose, come ad esempio per medicare le verruche. La cipiccia si mangia anche a crudo, inzuppata nel sale, con pane, insalate, carne e molti altri piatti.

 

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