ERNESTO PETRILLI,

LO "SCIENZIATO" DI VILLA  1/3

di Augusto Anticoli

Ernesto Petrilli

 

 

La lezione del Professore

 

 

Pietra all'inizio del rifugio

 

 

Un fossile gasteropode

 

 

La collezione di baionette austriache della Prima Guerra Mondiale

 

 

Coltelli americani

 

Ernesto nel suo "eremo"

 

baionette americane di tipo "Camillus"

La continua ricerca di personaggi importanti per la storia e la cultura del nostro paese, ci conduce all’approfondita conoscenza di un autentico e puro "santostefanese doc", quale il nostro amico Ernesto Petrilli. Da considerare uno dei concittadini più conosciuti, Ernesto è figlio di Giulia Iorio ed Ilio Petrilli: famoso maestro ed ex sindaco dal 1980 al 1985, nonché decano della vita sociale e politica di Villa Santo Stefano. Cresciuto in un ambiente colto, un’infanzia trascorsa sotto la guida degli insegnamenti paterni, Ernesto ha assimilato le caratteristiche peculiari della famiglia Petrilli: uno spiccato senso creativo e l’innata predisposizione all’approfondimento e alla riscoperta di cose e fatti di antica memoria. Ernesto Petrilli è nato a Villa Santo Stefano il 24 gennaio 1952, ha frequentato la scuola elementare a Villa, successivamente la scuola media a Frosinone. Dopo le medie, si è iscritto al liceo classico "Turriziani" del capoluogo ciociaro, trasferitosi a Milano, ha conseguito il diploma di maturità classica a Legnano ( MI ). Ernesto nell’adolescenza è stato un ragazzo vivace, ha acquisito uno spiccato spirito di indipendenza che spesso lo ha portato a scontrarsi contro il muro del bieco conformismo imperante in quegli anni. E proprio lo spirito di avventura, lo ha spinto a fuggire di casa, per andare ad arruolarsi alla legione straniera. Era il 3 gennaio del 1968, ( anno storico per la rivolta studentesca in tutto il mondo ), quando Ernesto prende il treno per Roma con in tasca i soldi del biglietto ed un francobollo di valore, sottratto alla collezione filatelica del padre. Arrivato alla stazione Termini, si dirige presso un numismatico segnalatogli, con l’intento di vendere il francobollo del Lombardo Veneto. Costui scruta il francobollo e riferisce ad Ernesto che lo stesso non era quello che riteneva di elevato valore filatelico: in realtà, da casa aveva preso il francobollo sbagliato. Grande delusione e l’agognata partenza per Nizza che svaniva. Per fortuna ( o sfortuna? Ai posteri l’ardua sentenza! ), Ernesto incontra il suo amico Stefano Lucarini, ( nome e soprannome santostefanese Nuccio La Luna ), costui ascolta con apprensione e paura il suo racconto e lo implora - quasi pregandolo - di desistere dal compiere il clamoroso gesto. Stefano riesce a convincerlo e gli paga il biglietto del treno per il ritorno a casa. Ernesto arriva alla stazione di Frosinone alle 21.30, troppo tardi: non trova la corriera per il paese. Disperato, telefona alla polizia per un soccorso e la speranza di essere accompagnato a casa, gli viene risposto ( testuale ): "Noi della polizia mica facciamo i tassisti!". Rassegnato e deluso, Ernesto nella gelida nottata, decide d’incamminarsi alla volta di casa. Cinque lunghissime ore durò il cammino, il freddo pungente come unico compagno di viaggio e, sfortuna volle, che non passasse neanche un’automobile o qualsiasi altro mezzo. Giunse a casa alle tre passate, aprì la porta sommessamente, per non svegliare i genitori, entrò in stanza e si coricò esausto. Il sogno d’evasione giovanile era miseramente crollato. Ernesto ha coltivato, nel corso degli anni, assoluta autonomia politica rispetto alle scelte familiari. L’esempio lampante furono le elezioni amministrative del 1970, che vedevano contrapposti la lista della D. C. del Sindaco uscente Luigi Bonomo, simbolizzata dalla ciocia, alla lista civica capeggiata dal Provveditore agli Studi Dottor Enrico Calvosa, con emblema la scarpa. Ernesto decise di sostenere Calvosa, in contrasto con la famiglia che appoggiava il sindaco Bonomo. Ecco il suo ricordo: "Penso che Villa Santo Stefano abbia perso un’occasione storica per il salto di qualità. Certamente il Sindaco Bonomo ha fatto tanto per il paese, gli vanno attribuiti grandi meriti, però, in quel frangente particolare era arrivato il momento di cambiare. Ne sono convinto: se avesse vinto Calvosa, il paese avrebbe subito una grande trasformazione, un impulso in avanti, con un notevole sviluppo socio-economico."

Nel 1967 la svolta della vita: Ernesto incontra Franca Colonia e dopo un periodo di reciproca conoscenza, i due si fidanzano ufficialmente. Il matrimonio avviene il 24 luglio 1976, dall’unione dei due, nasce, il 6 marzo 1978, l’unico figlio Emiliano. Franca risulta la persona giusta per Ernesto, fondamentale per la sua maturazione umana e professionale. Sarà la sua musa ispiratrice: una consigliera insostituibile, sia nel passato che nel presente, anche oggi, infatti, lo stimola e lo aiuta con discrezione, collaborando nelle sue ricerche. Agli inizi degli anni settanta, Ernesto si iscrive all’Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, nella facoltà di Lettere; nel contempo, la passione ereditaria per la didattica, lo porta ad insegnare nel doposcuola, nel 1975 ottiene il diploma di Maestro d’Arte. Nel 1989 consegue la laurea in Lettere con il massimo punteggio: 110 e lode. Oggi il professor Ernesto Petrilli insegna Educazione Artistica nella Scuola Media "Salvo d’Acquisto", situata nel quartiere Tor Sapienza di Roma. Pur abitando a Roma, non ha mai perso i contatti con il paese natale: tutti i fine settimana Ernesto e Franca tornano regolarmente a Villa, nella casa di campagna della contrada Selvotta. Per questo motivo lo consideriamo un "santostefanese doc"; purtroppo, constatiamo con rammarico, che diversi nostri concittadini emigrati - tra cui anche paesani che vivono non molto lontano da Villa - hanno dimenticato il nostro paese. Si sono integrati nelle nuove realtà di residenza, ne hanno giustamente assimilato usi e costumi, ma hanno "tagliato i ponti" con il luogo nativo. Il pensiero di Ernesto in merito: "Recidere di netto le proprie "radici", fisicamente e moralmente, è sbagliato, in quanto l’amore e l’orgoglio di appartenenza alla propria terra natia, dovrebbe essere scolpito nella mente e nel cuore".

 

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