Jean Goss scoprì il vangelo e la nonviolenza in prigione,
dopo aver ucciso in guerra. Insieme alla moglie Hildegard Mayr, ha animato
la nonviolenza evangelica nel Movimento Internazionale della Riconciliazione
(Mir) in tutti i continenti (cfr. anche Hildegard Goss-Mayr, Come i
nemici diventano amici, Emi 1997). In Jean Goss la nonviolenza ha una
forte ispirazione evangelica, ma comunica con la nonviolenza umanistica e
con quella gandhiana. Con riferimento a Matteo 25 scrive: "Ogni ateo che
vive questo amore sarà alla Sua destra, ogni credente - anche un papa - che
non vive questo amore sarà alla Sua sinistra" (p. 46).
La violenza è il peccato contro
la persona umana. "I due pilastri della nonviolenza sono il perdono delle offese
e l'amore per il nemico" (p. 74). Goss non parla ai dotti, ma al fondo umano di
tutti. La conversione del violento è possibile: "Bisogna credere che gli uomini
hanno un cuore e una coscienza, anche i peggiori" (p. 123 e 79-81). "La
nonviolenza attacca la coscienza, l'anima e il cuore, mai il corpo" (p. 87).
Questo "attacco" avviene col dire la verità, denunciare l'ingiustizia, e così
risvegliare le coscienze, pronti a pagare il conto. "La prima volta che sono
stato torturato ho sentito di amare quelli che mi torturavano" (p. 88).
L'azione nonviolenta ha molti gradi, fino alla disobbedienza civile e a ordini e
leggi ingiuste: "Bisogna imparare a disobbedire. Che cosa ci insegna la
religione? Ci insegna ad obbedire. Bisogna obbedire al Padre, non agli
uomini, se non quando professano la legge di Dio" (p. 131). Jean Goss denuncia
la complicità dei "buoni" con un mondo di violenze inaudite, e col potere
nucleare: "La nostra morale è monca".
ENRICO PEYRETTI