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     Simon e Garfunkel - Bridge over troubled water

Un insegnamento da Jean Goss - Pace

Come i cattolici hanno cominciato a parlare della loro pace

di Tom Cornell

La sig.ra Hildegard con alcuni vincitori del premio Nobel

Fino alla sessione finale del Concilio Vaticano II, il movimento cattolico per la  pace si trovò di fronte a due problemi non invidiabili se non intrattabili. Il primo era la questione dell’obiezione di coscienza. Prima del Concilio, la maggior parte dei preti, vescovi e teologi, si chiedevano se un buon cattolico avrebbe potuto essere un obiettore di coscienza; la risposta fu no. Anche se pressati dal fatto che c’erano obiettori di coscienza cattolici, avrebbero detto: “Questi uomini sono in errore. I cattolici possono non essere obiettori di coscienza eccetto per ragioni di invincibile ignoranza. Come tali possono essere tollerati.”

Comunque, un grande movimento pacifista fu impossibile da concepire senza l’idea di responsabilità personali, specie in riferimento alla partecipazione di qualcuno alla guerra.

L’altro più grosso ostacolo che bloccava la crescita del movimento cattolico per la pace era la questione del disarmo come imperativo morale e, in modo specifico, la questione della Bomba. La morale teologica cattolica non aveva mai negato ad una persona il diritto di difendersi o il ricorso a mezzi di difesa. Ma la chiesa non aveva ancora considerato le armi di distruzione di massa.

Jean Goss era di una famiglia borghese francese che era divenuta povera. Suo padre era un anarchico, sua madre cattolica. Goss lavorava in una fabbrica all’età di 13 anni dove scopri i sindacati quale strumento vigoroso per difendere i diritti dei lavoratori. Questo fu il primo passo verso la pratica della nonviolenza.

I suoi obiettivi di carriera nelle ferrovie francesi furono interrotte dalla Seconda Guerra Mondiale. “Sono stato un buon soldato” avrebbe detto con un robusto stile oratorio che faceva pensare alla gente che fosse un predicatore o un prete laicizzato. “Ho ucciso molti uomini, non so quanti, ed ho ricevuto medaglie per il coraggio dimostrato.”

Poi, durante una terribile strage di truppe francesi, mentre difendeva la sua ritirata da Dunkerque, Goss fece un’esperienza mistica in cui la sua vita, come scrive Hildegard Goss Mayr, “Dio gli rivelò la sola vera alternativa alla violenza: l’assoluto amore incondizionato.”

Più tardi Goss fu catturato dall’esercito tedesco ed imprigionato in un campo di prigionia. “Il vecchio Jean Goss non c’era più. Non so dove sia andato. Non potrei odiare ancora, ne le guardie ne i nazisti.”

 

Dopo la guerra, Goss aderì ad un gruppo di preti lavoratori di un settore industriale di Parigi. Lavorò per il sistema ferroviario francese e presto assunse la leadership del suo sindacato. Ma il suo cuore ardeva per la pace e l’abolizione della guerra – quella che aveva conosciuto concretamente, non la guerra astratta di cui avevano scritto i teologi morali. Volle che la Chiesa Cattolica riscoprisse la nonviolenza di Gesù.

Anche il Cardinale Alfredo Ottaviani giunse a comprendere la realtà della guerra e prese a girare per il Sud d’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale.  Il Sud dell’Italia è sempre stato molto povero, ma la povertà divenne privazione dopo l’unificazione dello stato Italiano nel 1869 a causa dello sfruttamento del più potente Nord.

Ottaviani vide le rovine portate dalla guerra sulla gente già impoverita, innocente ed incompresa e giunse alla conclusione che la giustizia non poteva più essere asservita alla guerra a causa delle ingiustizie di massa che questa generava e per via di chi pagava per questo – sempre i poveri “Bellum omnino interdicendum” scrisse in un monogramma del Santo Uffizio “La guerra deve essere proibita da tutti”.

Goss lo lesse e sentì che questa apertura da parte una così inaspettata sorgente – Ottavini era un ultraconservativo anche rispetto agli standard pre-concilio – era troppo importante per non condividerla. Goss scrisse al cardinale chiedendo per un’udienza. Non ricevette risposta. Una seconda ed una terza lettera rimasero senza risposta. Poi nel 1950 usò il suo tesserino di sindacalista delle ferrovie e prese il treno per Roma.

Goss aveva fatto una piccola ricerca. Sapeva esattamente dove trovare l’ufficio di Ottavini. Una guardia svizzera lo fermò sulla sua strada. Dopo una breve “incomprensione comunicativa”, Goss si diede a correre di volata, la guardia svizzera a rincorrerlo con la sua alabarda.

Una figura improvvisa apparse sulla soglia del Santo Uffizio, alta e ben fatta, con occhi lattei. Il cardinale Ottavini chiese la causa di quel fracasso. “Bellum omnino interdicendum vostra Eminenza!” disse Goss urlando.

Il cardinale fece entrare Goss nel suo ufficio e parlarono per due ore. Si, lui ha scritto così. Si, era di estrema importanza, la maggiore urgenza, che le risorse della chiesa fossero rivolte all’eliminazione del flagello della guerra, il cardinale e Goss si trovarono d’accordo.

Ma la chiesa, il cardinale insistette, parla su questo tema ai governanti. Tali questioni come la giustizia o l’ingiustizia della guerra in generale o di una guerra particolare non sono lasciati al giudizio agli individui o di gruppi di volontari, ma alle autorità competenti della chiesa e dello stato. L’obiezione di coscienza alla guerra o al servizio militare era un’idea che non sfiorava lontanamente il cardinale.

Ottavini fu tra gli ultimi difensori della dottrina secondo cui “l’errore non ha diritti” e dello stato confessionale a cui la norma doveva aderire. Ma era un uomo buono ed onesto. Continuò il suo dialogo con Goss e più tardi con sua moglie, Hildegard Goss Mayr.

La Goss Mayr raggiunse naturalmente il suo ruolo di leader nel movimento internazionale per la pace. Suo padre, Kaspar Mayr, era uno dei primi cattolici a capo della International Fellowship of Reconciliation, la più grande organizzazione religiosa pacifista del mondo. Lavorare per la Pace per la Goss Mayr era una eredità familiare.

Quando papa Giovanni XXIII decise di aprire le finestre della chiesa al mondo moderno, per tenere un concilio, nessuno sapeva quale mosca sarebbe entrata o uscita dalle finestre, ma quello che fu riconosciuto come il “gruppo di pressione della pace” si mise in moto. Goss aveva presentato sua moglie Hildegard Goss Mayr ad Ottavini. Ne rimase impressionato. La Goss Mayr aveva un dottorato in filosofia. Parlava con calma autorità, con fede profonda e ferrea convinzione, ma mai esagerando.

Il cardinale fu capace di presentare Jean e Hildegard ai vescovi e ai teologi anticipando il documento di lavoro, Schema XIII, che fu poi conosciuto come Gaudium et Spes la Costituzione Pastorale della Chiesa nel Mondo Moderno. In un incontro con più di 200 vescovi, evidenziarono che la Pacem in terris, l’enciclica sulla pace di Papa Giovanni del 1963,  andava spiegata e che la questione del deterrente doveva essere indirizzata tanto quanto la responsabilità individuale – obiezione di coscienza alla guerra ed al servizio militare.

Nel 1965 durante la quarta ed ultima sessione del Vaticano II quando il concilio discusse lo Schema XIII, Goss aiutò ad organizzare un gruppo internazionale di 20 donne chiamate a Roma per digiunare e pregare per i padri del concilio per dieci giorni. Fra di loro c’era Doroty Day.

 

La Day e non un “gruppo di pressione” portò con se 300 copie di una edizione speciale del Catholic Worker, edito da Eileen Egan, come strumento di insegnamento per i vescovi ed i teologi del concilio che riportava articoli di Gordon Zahn, James Douglass, e Howard Everngam.

Un regalo speciale aveva reso possibile l’invio, tramite posta aerea, a tutti i vescovi del mondo di questa copia del Catholic Worker, ma la Day ne aveva portati un po con se proprio per questo caso. Barbara e Bernard Wall, della English Pax Association, si unirono a  Egan, Zahn, Douglass e Richard Carbray come portavoce inglesi del gruppo di pressione per la pace.

Essi trovarono che molti vescovi erano impazienti di esplorare strade di espansione per l’insegnamento della pace della chiesa; tra loro il patriarca Massimo IV di Gerusalemme, l’arcivescovo Gorge Flaiff di Toronto ed il vescovo John Taylor di Stoccolma.

Alla fine, il riconoscimento della lingua e l’elogio dell’obiezione di coscienza furono incorporati nel testo. “Sembra giusto che le leggi facciano pensare all’umanità il caso di coloro che per ragioni di coscienza rifiutano di imbracciare le armi, pur prevedendo che questi accettino altre forme di servizio per la comunità”. (Gaudium et spes, 79)

Douglas scrisse le parole riguardanti la condanna inqualificabile dell’uso delle armi di distruzione di massa: “Ogni atto di guerra che minacci indiscriminatamente la distruizione di intere città o di grandi aree con le loro popolazioni costituiscono un crimine contro Dio e l’uomo stesso. Merita un inequivocabile e immediato atto di condanna.” (Gaudium et spes, 80)

Ottaviani disse di essere stato l’ultimo vescovo popolare nel concilio dei padri, si also a difendere lo Schema XIII e a perorare la sua accettazione contro gli sforzi di alcuni vescovi americani, capeggiati dal cardinale Francis Spellman, di indebolire il testo. Ad Ottavini fu tributata la più lunga e forte ovazione del concilio e la Gaudium et spes fu accettata incondizionatamente.

Dimostranti del MIR Italia

Il vescovo Taylor pensò che il contributo del Catholic Workers al concilio fosse stato così prezioso che diede il suo Medaglione Commemorativo, che Paolo VI aveva donato a ognuno dei padri presenti al concilio, al Catholic Worker.  Adesso l’ho qui davanti a me.

Così avvenne che un impulse di fede nelle trincee della Seconda Guerra Mondiale ed uno scappare per le scale del Vaticano avviarono un processo non ancora concluso. Dopo una lunga, dissestata e tortuosa strada attraverso le stanze del potere, Crociate e “guerre giuste”, ora la chiesa insegna chiaramente il diritto di obiezione di coscienza alla guerra ed al servizio militare. Nel 1980 i vescovi cattolici degli U.S.A. si spinsero fino a impegnare i buoni uffici delle istituzioni cattoliche nel sostenere tutti coloro che avessero avuto problemi col servizio dio leva.

Gli atti del concilio di condanna della distruzione di massa nella guerra ha portato ad un’altra questione: se questi atti sono errati, come possiamo giustificare la costruzione e la conservazione delle armi da essi stessi prodotti? Il Papa Paolo VI e i vescovi statunitensi nella loro lettera pastorale del 1983 indicano che ogni accettazione della deterrenza deve essere strettamente temporanea e condizionata – la condizione deve servire a “prendere tempo” per trovare le modalità verso un effettivo disarmo multilaterale.

Mentre tutto questo avanza, nell’insegnamento della chiesa prende piede al più alto livello di magistero, qualcosa di ugualmente importante dalla base. Il comune laico cattolico assume un ruolo di guida nel movimento anti guerra Vietnam. I cattolici sono tra i primi a dimostrare, a bruciare le loro cartoline precetto e ad impegnarsi in azioni di disobbedienza civile nonviolenta assumendo posizioni di leadership nelle coalizioni generali che sollevarono le più alte proteste della storia delle nazioni.

Tra gli obiettori di coscienza del periodo del Vietnam i cattolici costituivano un numero molto grande. Da quell’epoca, Pax Christi U.S.A., il movimento cattolico ufficiale per la pace, ha avuto la più grande crescita ed il miglior programma di ogni altro gruppo pacifista statunitense. La chiesa Cattolica ha ben ragione di ritenersi la chiesa della Pace. Credere a questo può sembrare un atto di fede ma come insegna la storia di Jean Goss, lo Spirito Santo ha un meraviglioso senso umoristico.

 

Tratto e tradotto da Claretian Publications il 25/11/2008

 

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