Ritornando al momento della cacciata dal Paradiso, possiamo porci la domanda: dove viene posto ora l’uomo? Cosa ne è di lui? Il racconto biblico riprende con l’unione dei progenitori che generano i primi due figli maschi: Caino e Abele. Non si può escludere che Adamo ed Eva, cacciati dall’Eden siano posti nella creazione preesistente a loro e che aveva già vissuto per miliardi di anni l’evoluzione biologica di cui abbiamo parlato. Potrebbe quindi essere il periodo che i moderni studiosi hanno definito come quello dell’Homo Sapiens Sapiens. Quindi i primi Sapiens Sapiens sono proprio loro. Gli ominidi che li hanno preceduti erano solo animali più evoluti, anche se già possedevano abilità di tipo umanoide, ma non avevano ancora ricevuto l’anima e d’altra parte tutti gli ominidi precedenti erano estinti ed al momento manca l’anello di congiunzione tra loro e noi.

Come sappiamo, Caino uccise il fratello e fu quindi cacciato da Dio da quel luogo per andare ramingo per il mondo. Si passa quindi alla descrizione della discendenza di Caino che si unisce a una donna che partorisce il figlio Enoch che a sua volta continua la discendenza del primo assassino della storia. Continua quindi il racconto biblico dicendo che Adamo ebbe da sua moglie un altro figlio maschio di nome Set che prese il posto di Abele. Durante la lunghissima vita Adamo generò molti altri figli e figlie; evidentemente siamo tutti discendenti di coppie che inizialmente erano formate tra fratelli, ma non dobbiamo scandalizzarci perché era inevitabile che così fosse al principio dell’umanità: c’erano solo loro!

La storia dell’umanità è iniziata. Tutti gli avvenimenti successivi descritti nei testi sacri non presentano difficoltà analoghe a quelle che sono state qui esaminate. Certamente incontriamo avvenimenti e fatti che pongono altre domande circa la loro veridicità descrittiva. Molti vanno letti come simboli e comunque tutto il Vecchio Testamento esige una lettura attenta da interpretarsi sempre in vista della venuta del Messia che è l’unica fonte di Verità.

Il dolore e la morte meritano un’ulteriore approfondimento perché restano un mistero grande. Ci chiediamo, senza trovare una risposta adeguata, perché il dolore fisico, morale e spirituale coinvolga spesso anche gli innocenti. Anzi, sembrerebbe che i più colpiti dal dolore siano proprio loro. Le popolazioni dei paesi poveri, i bambini e le donne senza adeguati mezzi di sostentamento, le popolazioni colpite da catastrofi naturali, da epidemie, da guerre. Tutti coloro che subiscono ingiustizie, angherie, soprusi, maltrattamenti, torture e gli assassinati in ogni parte del mondo. Possiamo ben comprendere, se lo vogliamo, che molta parte di questo dolore è proprio causato dal nostro peccato. La sofferenza degli innocenti è troppo spesso causata dagli stessi uomini che liberamente scelgono di compiere il male. Si comprende questo alla luce della passione e morte di Cristo che ha accettato liberamente di essere messo a morte dagli uomini, pur essendo Figlio del Dio creatore. Se avesse voluto si sarebbe potuto liberare dai suoi carnefici senza alcuna difficoltà. Perché non l’ha fatto? Perché per giustificarci di fronte al Padre doveva offrire la sua vita di uomo. Con la Risurrezione ci ha dimostrato di aver sconfitto la morte alla quale Egli non era destinato in quanto esente dal peccato, ma della quale noi tutti saremmo stati vittime impotenti se Egli immolandosi non ci avesse donato la certezza di poter a nostra volta risorgere.

Resta il mistero grande comunque, anche perché coinvolge pure le altre creature non umane. Si può comprendere come in qualche modo anche la sofferenza e la morte degli animali sia collegata alla colpa originale dell’uomo e che per così dire “per solidarietà” sia stata estesa anche a loro. Resta il fatto però che gli animali sono preesistenti all’uomo, per cui la causa della loro morte sarebbe successiva e soprattutto l’uomo redento riceverà in premio la vita eterna. Cosa ne sarà degli altri esseri? Penso che non sia contro la fede ritenere che anche tutti gli altri esseri potranno partecipare in qualche modo della Gloria di Dio perché di tutta la creazione Egli si compiacque vedendo che era cosa buona.

Mi rendo conto che le ipotesi qui avanzate resteranno tali, salvo ulteriori scoperte fossili che possano chiarire meglio tutti i passaggi evolutivi. Se si segue solo il filone scientifico ancora così lacunoso, sembra veramente inconciliabile un possibile incontro tra quanto risulta fin qui conosciuto e quanto viene proposto dalla fede, specialmente per quanto attiene allo stato di grazia originario e la successiva caduta dell’uomo attraverso il peccato originale. Risulta veramente difficile pensare alla possibilità che il primo uomo non fosse soggetto alla morte perché in qualsiasi fase evolutiva l’uomo, come tutti gli altri esseri viventi doveva necessariamente morire. Risulta altresì di grande difficoltà comprendere quale potesse essere veramente la colpa originale commessa dal primo uomo che, sempre stando alle teorie evolutive, al massimo era in grado di fabbricare strumenti di selce per la caccia, di organizzare un sito per ripararsi, di utilizzare il fuoco per scaldarsi e per cuocere il cibo, di tracciare qualche simbolo artistico, mentre non aveva ancora la piena coscienza di sé e tantomeno poteva essere consapevole del suo creatore.

Sembra allora evidente che, per poter ragionevolmente tentare di conciliare fede (cristiana-cattolica) e teoria evoluzionista, si debba necessariamente pensare che vi siano stati particolari momenti di intervento diretto di Dio (che d’altra parte era già intervenuto sia all’inizio della creazione che all’inizio della vita in generale) oltre all’evidente necessità di conferirgli l’anima, e che pertanto lo stesso racconto biblico di Genesi possa essere inteso, almeno parzialmente, come un chiarimento di alcuni passaggi che la conoscenza attuale e forse nemmeno quella futura potranno mai spiegare. Il nostro è il Dio che si svela gradualmente ma pure si nasconde per lasciarci liberi di credere oppure no.

Resta il fatto innegabile che l’uomo c’è ed è all’apice del processo evolutivo di tutti gli esseri. Val la pena di ripetere: Se l'uomo non esistesse, l'universo perderebbe di senso perché non vi sarebbe alcun altro essere capace di pensarlo. Perciò l'uomo è l'essere che dà senso all'universo. Nel creare l'uomo, Dio lo ha posto alla sommità della creazione, tant'è che Egli stesso si è voluto fare Uomo. Dio si è fatto Uomo perché l’uomo possa scoprire attraverso il Figlio il disegno del Padre su di lui.

 Un’ultima osservazione riguarda la possibilità dell’esistenza di altri esseri su eventuali altri pianeti. È infatti recente la scoperta di pianeti che ruotano intorno ad altre stelle. È altrettanto recente la scoperta dell’esistenza di acqua (anche solo allo stato solido) su pianeti del sistema solare. Ciò ovviamente fa ritenere in via teorica che possa esistere in qualche luogo vicino (!) o remoto qualche forma di vita. Sono convinto che probabilmente ciò possa essere vero. Credo però che alla luce della fede si possa escludere che si tratti di esseri viventi dotati di ragione (e soprattutto di spirito) e cioè paragonabili a noi. Questo perché il Dio che conosciamo essendosi fatto Uomo non potrebbe essere il Dio di altri esseri che uomini non sono.

Anche questo rimane un grande mistero che, considerate le distanze siderali irraggiungibili,  probabilmente non potrà mai essere svelato.

1 Lo scopo della creazione

2 Dalla scimmia all'uomo?

3 La creazione dell'uomo

5 Il peccato originale

 6 Comincia la storia dell'umanità

7 Riassumendo

4 Il paradiso terrestre 8 Conclusione