Tratto da “RADIOCORRIERE” – n. 44/1970
Nuove avventure del cavaliere mascherato
IL RITORNO DI ZORRO
Lunedì 2 novembre
C’era da aspettarsi che sarebbe tornato.
Era lì, di vedetta, in cima alla collina di Los Angeles, ritto sul cavallo
scalpitante, sullo sfondo d’un cielo tempestoso. Era lì in attesa del primo
richiamo, pronto a lanciarsi al galoppo nella pianura, il grande mantello nero
aperto e gonfio di vento come una vela, la spada in pugno. La famosa spada,
uscita dall’officina del più abile armatore di Toledo, dall’elsa intarsiata
d’oro, dalla lama affilatissima, leggera e guizzante, che s’accende di
bagliori nell’incidere con tre colpi la sigla indelebile dell’imbattibile
giustiziere mascherato: Zorro.
Sì, stiamo parlando proprio di lui, di
Zorro, che torna alla TV dei ragazzi in una nuova serie di avventure movimentate
ed emozionanti. Protagonista dei racconti è ancora l’aitante Guy Williams,
nel doppio ruolo del damerino imbelle e vanitoso Don Diego de la Vega e
dell’intrepido Zorro, l’inafferrabile cavaliere mascherato, difensore della
giustizia e della libertà, protettore dei deboli e dei derelitti. Accanto a lui
ritroveremo il fedele Bernardo, interpretato da Gene Sheldon, attore capace di
sostenere a lungo – cioè attraverso varie serie di telefilm – il ruolo di
un personaggio che può esprimersi soltanto con i gesti e le espressioni del
viso, perché è muto (e spesso deve fingersi anche sordo).
Rivedremo, naturalmente, il sergente Garcia
(l’attore Henry Calvin), agli ordini questa volta del capitano Toledano.
Garcia è sempre in attesa di una promozione, e, frattanto, infilza strafalcioni
l’uno dopo l’altro, coltiva uno smodato amore per il vino, e ingrassa,
ingrassa. Il suo pancione ha raggiunto proporzioni allarmanti, per cui deve
ricorrere continuamente al sellaio della guarnigione per farsi allargare il
cinturone della spada.
In questa nuova serie apparirà,
finalmente, un personaggio del quale avevamo sentito parlare spesso negli
episodi precedenti, ma che non avevamo mai visto: l’Aquila. E’ il nome di
battaglia sotto il quale si nasconde il capo di una setta che agisce allo scopo
di abbattere il governo spagnolo in California. Con animo avido e malvagio
l’Aquila sta maturando il disegno di cedere la California ad un Paese
straniero, in cambio di un mucchio d’oro. Sarà lui, quindi, il pericoloso
nemico contro il quale Zorro d’ora innanzi dovrà combattere.
Per interpretare il complesso personaggio de
“l’Aquila” è stato scelto un attore duttile come Charles Korvin. Nato in
Cecoslovacchia, Korvin si trasferì ancora giovanissimo a Parigi dove studiò
recitazione, partecipando, successivamente, a numerosi spettacoli teatrali. Il
suo debutto nel cinema risale al 1945 con un film imperniato sulle imprese di
Arsenio Lupin, il ladro-gentiluomo.
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Tratto da: "TV SORRISI E CANZONI" - settembre 1977
PER 25 SERE LA SPADA DI ZORRO COME APERITIVO
Ritorna ancora una volta sui teleschermi l'eroe dalla spada
infallibile. Don Diego Vega, pusillanime di giorno ma coraggioso di notte,
combatterà contro il perfido governatore della California per 25 giorni. Sono
episodi già andati in onda, ma che i piccoli telespettatori (e non solo loro),
affascinati dalla lama guizzante che lascia la fatidica "Z",
rivedranno con piacere. I tre "Zorro" (in spagnolo significa
volpe) del cinema: Douglas Fairbanks, Tyron Power e Alain Delon.
America 1919, la Grande Guerra è finita da un anno. Gli Stati Uniti vi erano
stati tirati dentro per i capelli, anche se buona parte degli americani vedevano
l'intervento dello zio Sam in Europa come quello dell'eroico vendicatore corso
in aiuto dei più deboli e oppressi. La parte del raddrizzatorti è sempre
piaciuta molto agli Stati Uniti. Il mito del West porta continuamente a galla
uomini rudi ma profondamente buoni i quali, solo per amore della giustizia,
stendono i cattivi con la calibro 45. E nel 1919, lo scrittore Johnston McCulley
regala ai suoi concittadini un personaggio di carta che diventerà uno dei più
amati eroi: Zorro. Il cavaliere mascherato, vestito di nero, terrore dei malvagi
che sfregia con la sua spada, agisce in California. E' una California del primo
'800 un po' di maniera, ancora sotto la dominazione spagnola. Chi la fa da
padrone è il governatore di Monterey (o viceré, a seconda delle versioni) che
torchia i contadini subissandoli di tasse. Naturalmente il governatore si dà
alla bella vita, tra feste e banchetti, nel suo splendido palazzo.
Fuori si fa la fame. Ma le notti del governatore non sono sempre
tranquille. Per la zona circola il vendicatore nero che la gente del posto ha
soprannominato "Zorro", cioè volpe, per l'estrema mobilità e la sua
grande astuzia.
Il romanzo di McCulley, che s'intitola "The Curse of Capistrano"
("La maledizione di Capistrano"), è centrato sullo spadaccino. I
lettori sanno fin dalle prime pagine che "Zorro" non è altri che
Diego, il figlio di Alejandro Vega. Diego è un imbelle damerino, all'apparenza
innocuo e preoccupato solamente degli abiti che deve indossare e di corteggiare
la nipote del governatore. Di notte Diego si mette in maschera, balza su di un
focoso stallone nero e va a spaventare i cattivi. La nipote del governatore che
disprezza il Diego-damerino, ama il Diego-Zorro, senza immaginare che sono la
medesima persona. Un solo essere al mondo conosce il segreto di Zorro, il fedele
servitore Bernado che è muto.
Era proprio quello che occorreva in America. E "La maledizione di
Capistrano" diventò rapidamente un best-seller. Non è dato di sapere se
il pubblico cui era destinato fosse quello dei bambini, comunque il successo è
stato grande per tutti. Le avventure di Zorro varcarono presto l'oceano per
raggiungere l'Europa.
Il cinema, ormai maggiorenne, capì il fascino che poteva avere il cavaliere
dalla doppia personalità. E nel 1920 esce "The Mark of Zorro" (Il
segno di Zorro) per la regia di Fred Niblo. L'interprete è Douglas Fairbanks,
il più amato degli attori americani.
Johnston McCulley non aveva il senso degli affari perché non scrisse altre
avventure su Zorro. Non sapeva che molte volte la chiave del successo economico
sta nel ripetersi. Edgar Rice Burroughs, che nel 1914 aveva creato Tarzan, diede
alle stampe decine d'avventure dell'uomo scimmia.
Ma anche con "La volpe" c'è gente che ha saputo fare soldi. Sono i
disegnatori che hanno trasferito il personaggio sulle pagine dei giornali, gli
adattatori di racconti che hanno riempito i programmi televisivi delle gesta di
Diego. E soprattutto la Walt Disney che si è assicurata in esclusiva i diritti
per la tv e per i racconti, coprendo, con il diritto d'autore, tutto quanto era
possibile.
A poco a poco il mondo in cui si muove Zorro si è trasformato,
necessariamente ha dovuto ampliarsi, sono nati nuovi personaggi.
La Walt Disney, fedele al suo principio della non violenza, del
divertimento spensierato, nei film per la tv si è servita di parti comiche, e a
farne le spese sono i cattivi. Regola fondamentale di questo genere di
produzione è che il buono deve sempre trionfare.
Il comandante Monastario e il Sgt.Garica sono irriducibili nemici di Don Diego, che ama
nascondere la sua vera natura di nottambulo spadaccino e vendicatore di torti
sotto l'aspetto di "giovin signore". Le belle donne, che non mancano
nel film di "Zorro", si comportano sempre tutte molto castamente.
Anche il loro atteggiamento contribuisce al successo di pubblico.
Dicevamo che la violenza è bandita, ma più che la violenza è forse la
morte. Zorro si limita a sconfiggere i suoi nemici, a marchiarli con la
"Zeta" cesellata dalla punta della spada, a mandarli all'ospedale con
qualche osso rotto. I pestaggi hanno qualcosa che ricorda le risse western. E se
qualcuno, ma deve essere proprio cattivissimo, muore, è per fatalità: cade da
uno spalto, precipita da un ponte, viene travolto da uno carrozza.
C'è una spiegazione a tutto questo, che prescinde da ogni forma di
anti-violenza: a lungo andare anche i cattivi sono difficili da trovare e poi
più un cattivo è antipatico, più è divertente vederlo sconfitto in
continuazione. Così si spiega la longevità del sergente Garcia, del comandante
Monastario e del governatore. Ed è anche il segreto del successo del
vendicatore. Gli spettatori attendono la puntata successiva di Zorro già
pregustando gli avvenimenti che accadranno.
Sul piccolo schermo la "volpe" ha da anni la stessa
fisionomia: Guy Williams. Viso dai tratti tipicamente latini, baffetti da
conquistatore, basette e capelli ben pettinati, Williams è un oriundo italiano,
all'anagrafe Armando Catalano. La sua bella, invece, è americana, Jolene Brand.
Fanciulla in perenne attesa che l'uomo mascherato si tolga la maschera, senza
accorgersi che di giorno Zorro diventa Diego.
Una peculiarità delle donne che gravitano intorno
all'uomo della "Z" è quella di essere condannate a una specie di
eterna castità, non si va mai oltre un bacio. In realtà è destino di quasi
tutte le protagoniste di lunghe serie televisive o di strisce disegnate che
continuano da anni. D'altra parte non si può chiedere all'eroina di esibirsi in
exploit amorosi a ogni piè sospinto. Solo negli ultimi tempi la solida morale
che ha sempre pervaso il mondo degli eroi di carta e dei suoi derivati, è stata
scossa dall'avvento delle varie Messaline, Isabelle e via spogliando. Ma sono
cose che a lungo andare lasciando completamente indifferenti: nausea da
assuefazione, si chiama. E allora è meglio Zorro: ci si può sempre aspettare
il colpo di scena. Vuoi vedere che sposa la nipote del governatore? Vuoi vedere
che lei si stanca di maschera e baci e se ne va col feroce Monastario?
Per ora accontentiamoci di questo lungo aperitivo che ci
offre la televisione. Venticinque puntate sono sufficienti a calmare qualsiasi
tipo di sete di avventure: migliaia di galoppate, di risse, di casti baci. E
soprattutto migliaia di "z" tracciate in punta di spada.
LE TRE "VOLPI" PIU'
FAMOSE
Lo "Zorro" più famoso del grande schermo è stato
il primo, Douglas Faribanks, il cui vero nome era D. Elton Ullman (1883-1939),
aveva una solida preparazione teatrale, la sua specialità erano i ruoli
shakespeariani. Nel cinema esordì nel 1915 dietro consiglio di Griffith, uno
dei più grandi registi americani. Nel 1920 si sposò con Mary Pickford, la
prima "fidanzata d'America", Fairbanks è stato uno dei fondatori
della casa di produzione "United Artists". Zorro numero due, a
vent'anni di distanza, Tyrone Power (1914-1958) altro bello di Hollywood. Power
morì nel 1958 in Spagna durante le riprese di "Salomone e la regina di
Saba". Infine Alain Delon che nel 1975 ha riproposto un suo "Zorro"
più scanzonato e ironico degli altri due con la regia di Duccio Tessari e
Ottavia Piccolo nei panni della donna amata. Alain Delon è nato nel 1935 e dopo
una giovinezza avventurosa (è stato paracadutista in Indocina), ha esordito nel
cinema nel 1957. Primo film importante "In pieno sole".
di Paolo Cucco
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Tratto da “TV SORRISI E CANZONI” – n. 37 –
settembre 1977
CONOSCIAMO DA VICINO L’EROE DELLA TV
ARMANDO CATALANO IN ARTE
ZORRO
Guy Williams è di origine italiana, ma
ha dovuto cambiare nome perché gli americani non riuscivano a pronunciarlo. Fra
il 1957 e il 1959 ha interpretato per 82 volte la parte del vendicatore
mascherato ottenendo una popolarità enorme. Attualmente Guy Williams è
diventato un tranquillo uomo d’affari.
Di Armando Gallo
Armando Catalano è un simpatico signore, abbronzato e
dall’aspetto giovanile. Abita con la famiglia (la moglie Janice, il figlio
Steve, 24, e la figlia Toni di 19 anni) in un confortevole appartamento nella
esclusiva zona di Marina del Rey, il porto per yachts di Los Angeles.
Oggi il signor Catalano è un uomo d’affari; un’occhiata
a Wall Street e l’occasionale compravendita di qualche angolo della California
lo mantengono felicemente occupato. Ma il cinema, suo primo amore, gli è
rimasto nel sangue. Infatti Armando Catalano è Guy Williams, l’amato
interprete di “Zorro”, il personaggio che in America la Walt Disney portò
al successo in Tv quasi vent’anni fa. Tra il 1957 e il 1959, Guy diventò uno
dei più noti attori d’america interpretando ben 82 telefilm di Zorro.
Catalano è nato a New York da una famiglia siciliana. “Ma i bisnonni
provenivano da Bologna”, ha precisato “Zorro”. “Quindi sono italiano dai
più parti. Ho cambiato il nome perché nessuno riusciva a pronunciare né
Armando né Catalano. Cercai un nome semplicissimo e Guy Williams piacque a
tutti”.
Nella sua casa tanti segni testimoniano la sua discendenza
italiana. Dietro al bar sono appese tre stampe di Roma, in cucina lampeggia una
macchina per il caffè, mentre in giardino è stato costruito un forno per la
pizza. Una bottiglia di Soave e prosciutto e melone – una vera rarità da
questa parte del mondo – è lo spuntino preparato da Janice, moglie da oltre
28 anni dell’inafferrabile Zorro. “Ci siamo conosciuti durante un lavoro
pubblicitario per scarponi da sci”, dice l’attore. Janice era una
pagatissima fotomodella e sembra che la bella figlia Toni sia destinata a
seguire le orme dei genitori. Steve invece ha già iniziato la carriera
politica.
“Per la parte di Zorro”, dice Guy Williams “feci una
lunga serie di provini. Bisognava essere un bravo spadaccino e saper cavalcare.
Ero sempre stato appassionato di spada e i miei genitori conoscevano bene i
fratelli Nadi, campioni di scherma livornesi. Aldo Nadi mi seguì molto e quando
ottenni la parte trovai un altro straordinario maestro, Fred Cavens che in
passato aveva insegnato a Douglas Fairbanks sr., Erol Flynn e Tyrone Power.
Quello fu uno dei periodi più felici della mia carriera. Ero già stato a
Hollywood nel ’54 per alcune serie televisive e qualche film”.
Quando vi tornò per il provino di “Zorro” sentiva di
avere la parte in pugno, ma dovette aspettare 6 mesi perché nel frattempo
vollero provare ancora centinaia d’attori.
Guy Williams è apparso anche il “Lost in Space” (Perduto
nello spazio) un’altra famosa serie televisiva, e in una dozzina d’episodi
di “Bonanza”…
“A dire la verità in questi lavori non c’era più il
fascino e l’atmosfera che avevano circondato la produzione di “Zorro”.
Forse fu l’ultima delle leggendarie produzioni in bianco e nero, certo la più
costosa e Walt Disney vi era coinvolto con energia”.
Guy “Armando
Catalano” Williams è in partenza per l’Argentina dove “Zorro” è un
successo da oltre otto anni e dove l’attore ogni anno si reca a fare un giro
promozionale. Vorrebbe fare la stessa cosa anche con l’Italia. Mi ha
raccontato un episodio successogli nel 1962
in Piazza Navona: “Sul muro di un palazzo vediamo un ghirigoro che si
allunga, si curva in una zeta. La celebre firma scritta col gesso, probabilmente
da un ragazzo. Sentii un brivido: “Zorro” era tornato in patria!”.