Quante volte abbiamo avuto modo di ascoltare il detto:"Il
popolo che non ha memoria, non ha storia"...
E, almeno chi ha già oltrepassato...il torrente della giovinezza
a si trova ad attraversare il vasto prato della maturita, non può
non convenire sulla veridicità dell'assunto, provenendo da una
generazione che fondava le prime conoscenze, e le più utili,
sulla tradizione orale delle nostre genti contadine.
Ora che tutto e scritto, anzi videoscritto, queste reminiscenze "storiche"
tendono fatalmente a scomparire dalla mente dei più giovani.
Allora... possono venire utili i cantastorie, i poeti "contadini"
che ricordano alle generazioni present[ e a quelle che verranno, com'era
una volta, quaranta, cinquanta e più anni fa, il nostro paese,
il nostro piccolo mondo conchiuso da luoghi conosciuti a raggiungibili
facilmente con i pochi mezzi allora a disposizione (piedi, essenzialmente,
qualche bicicletta, carretti o traini, bighe... ); chi erano i "personaggi"
che popolavano quei tempi (i cafoni, la povera gente!...); quali erano
le condizioni di vita o, meglio, di sopravvivenza degli abitanti di
questi luoghi, tanti (o pochi?) anni fa...
Ma, forse, stiamo gia parlando di questo libretto, di questo"poemetto
sinfonico" che il nostro poeta Duijglie (al secolo, Duilio De Vincentis)
ci ha voluto regalare come uno scrigno di ricordi, come una piccola
"summa" poetico-esistenziale da destinare alle future generazioni
sambenedettesi.
Ma, il presente è... presente anche per il
poeta e il paese, il nostro S.Benedetto dei Marsi, non è piu
quello di una volta (meno male, diranno tutti, soprattutto quelli che,
come il poeta,ricordano come era) e, allora, non lo poteva aiutare che...
il sogno, "'n lunghe sonne": come tutti infatti sanno, la
lingua in cui si esprime Duilio è il dialetto sambenedettese,
da sempre.
Abbiamo già avuto modo di apprezzarlo, poco tempo fa, nella prima
opera ("Zitte, zitte... ca mo te racconte") che si e deciso
a pubblicare e che tanto successo gli ha procurato, anche fuori i confini...
patrii (voglio dire, pure fuori d'Abruzzo!).
Questo piccolo poema sul Suo paese di nascita, com'era e come è
oggi, ne è al contempo la controprova e, lasciatemelo dire, il
fondamento, l'humus essenziale da cui scaturisce a si nutre la sua facile
vena poetica, apprezzata ormai anche da critici di. valore.
E' un libro che si legge tutto di un fiato, in apnea quasi, tanto è
il flume di ricordi e la realtà attuale di confronto che si intrecciano
a srotolano verso dopo verso, appunto, quasi fosse un racconto parlato,
solo recitato in versi, la forma, infatti, a molto libera, pur se ancorata
a rigorosi endecasillabi (l'arte ha bisogno di questi supporti stilistici!...).
I piu giovani che, forse, stenteranno a riconoscere alcuni luoghi scomparsi
anche fisicamente: i Riteije, la Chijusette... saranno aiutati dai ricordi,
dai "sogni" dei... maturi, di quella gente che popola il paese,
che ha emigrato, che ha raggiunto traguardi importanti nella società
abruzzese e italiana, che vi lavora, che produce, che commercializza,
che esporta...
Non sembrino, al proposito, un "servo encomio" gli accenni
ad alcuni personaggi, a talune famiglie "imprenditoriali"
del paese: vogliono, credo, essere soltanta un esempio di raffronto
con un passato misero che molti dei nostri padri e dei nostri avi hanno
dovuto affrontare e, direi, superare, se il nostro paese "mo a
radduppiate" in tutti i sensi: "scole, palestre, Cchijese,
magazzine, piscine, ristorante... che se sseguete accusci, forse se
raccumpronte che Ppescine!"
Invero, qualche strale il poeta lo lancia in più direzioni, anche
con notazioni polemiche, retaggio, forse, di antiche e mal sopite passioni
politiche, cioè di partecipazione attiva alla vita cittadina,
ma gli si possono tranquillamente perdonare, penso, sia perchè
lo scritto è... di tre anni fa (e alcune cose sono cambiate,
altre sono state ultimate, altre... chi vuol intendere...), sia perchè
sono "strettamente personali"!
Voglio dire che il merito della ricostituita Pro-Loco di S.Benedetto
del Marsi, composta ed affidata per lo più a giovani entusiasti,
di aver voluto pubblicare questo "Sambeneditte prime i mmo",
travalica di gran lunga le eventuali pecche, le non apportate "limature"
a fatti a situazioni ormai datate (il poemetto, infatti, è del
1990) per non guastare l'immediatezza genuina e poetica di un lungo
sogno che ha portato Duijglie, in bicicletta, "sperze, ggirenne
pe Sambeneditte".
D'altro canto, la vita di paese e sempre stata fatta cosi: beghe, dispetti,
piccole maldicenze, ammirazioni improvvise... e improvvise invidie,
passioni, amicizie forti e... inimicizie altrettanto, fino a quella
"Livella" dove tutu, ma soprattutto quelli che sono tornati
al ricordo del poeta, quelli che "hanne sofferte veramente";
"stanne a rrepusa uguale ajj'atre, dignitosamente".
E ritengo che l'insegnamento ultimo del nostro poeta fosse volto proprio...
"a quella finitiva", dove i ricordi e la realtà, il
passato, il presente e il futuro si ricongiungono e si placano.
Allora possiamo veramente "scusarlo" ed anzi apprezzarne di
più la modestiea che lo porta a guardare la Sua opera con un
marcato segno di ironia ("na cose fatte in case, senza riche, in
carta rozze, che Ile linije schijorte").
Auguriamo, invece, largo successo a diffusione a questa pubblicazione
voluta dalla Pro-Loco cittadina (speeialmente fra i sambenedettesi ....
all'estero perchè non dimentichino mai la loro patria e ricordino
le Loro origini ai figli e nipoti, perchè a qualcuno venga voglia
di venire a conoscere i Luoghi descritti nel racconto di Duijglie),
con la speranza che ad essa altre ne possano senz'altro seguire di ...DuijgLie
e di altri validi poeti sambenedettesi, che (forse) attendevano da tempo
questa occasioni per farsi, per farci conoscere fuori delle nostre amate
mura che elevarono "i fieri Marruvini", oltre le rive di quel
flume, "J Ggiuvenche", dove bambini "ce jttavame sotte
alle cascate, avete poche più che `nna metrate".
Iginio G. Cerasani
AVEZZANO, giugno 1993.
|