LA RICETTA
Non far sapere quanto è buono il tortino di formaggio con le pere
di SIMONE CICCOTTI
Il tortino caldo di pecorino, con marmellata di fave e pere al
Sagrantino Brulèe
Ingredienti per 4 persone: per il tortino; 125 gr. di panna
liquida, 125 gr. pecorino grattuggiato, 3 uova intere, pepe bianco di
mulinello;
per la salsa e completare: 150 gr. di fave lesse, 1 patata
bollita, 100 gr. di brodo di gallina, olio di oliva Gradassi,
1 cipolla, 4 pere williams, 200 cl. Sagrantino, 2 chiodi di garofano,
mezzo cucchiaino di cannella, 1 cucchiaio di zucchero di canna.
Esecuzione della ricetta: lavorare le uova con una frusta,
amalgamare lentamente il pecorino e diluire con un poco di panna,
fino a rendere il composto spumoso ed omogeneo. Spolverare con un
poco di pepe bianco di mulinello, imburrare e spolverare con del
semolino gli stampini da créme caramel. Versare il composto fino
all’estremità del bordo e cuocere a bagnomaria per quaranta minuti a
170° C, per la salsa di fave: fare un fondo di cipolla tagliata
julienne con olio e far rosolare, incorporare le fave lesse e
sbucciate e cuocere per 10 minuti aggiungendo del brodo di gallina.
Aggiustare la salsa con sale e frullare fino ad ottenere una salsa
cremosa, di uno spiccato colore verde. Far cuocere per 15 minuti le
pere sbucciate con Sagrantino, aromi di cannella, chiodi di garofano
e zucchero di canna. Quando il tutto sarà pronto servire marmellata di
fave sul fondo del piatto, poi aggiungere il tortino di pecorino e
affiancare la pera tagliata a ventaglio. Questo piatto è ottimo come
antipasto, buono come primo piatto.
Vino consigliato: Soave classico Costalta 98 Santa Sofia.
Suggerimenti: questo mariage tra legumi, formaggi e frutta,
se si tiene conto dello scetticismo con cui spesso ci si avvicina a
questo tipo di accostamento, è ampiamente riuscito. Un tempo i
contadini quando ritornavano dai campi al calar del sole raccoglievano
le fave, di questi tempi, e le accoppiavano con una fetta di pecorino,
pulendosi infine la bocca con una pera e un buon bicchiere di vino.
Chef dell’Osteria del Bartolo, Perugia
|
I risultati della ricerca condotta dall'équipe
dell'Umberto I pubblicati sulla rivista Circulation.
Medici italiani scoprono i "segreti" del colesterolo.
La "chiave" della disfunzione, che provoca
ictus e infarto, è in due proteine.
di CLAUDIA DI GIORGIO
ROMA - E' tutta italiana la scoperta, annunciata oggi a Roma da
un'equipe del Policlinico Umberto I del meccanismo attraverso cui il
colesterolo riesce ad accumularsi nei vasi arteriosclerotici,
provocando i problemi di circolazione che sono alla base di patologie
come l'infarto o l'ictus.
A veicolare il colesterolo nel sangue è una proteina, la Ldl. In
realtà, la nota distinzione tra colesterolo "buono" e "cattivo", non
riguarda il colesterolo stesso, che fa sempre male, ma due proteine, la
Ldl, appunto, che lo trasporta alle cellule, e la sua controparte
"buona", la Hdl, che invece ripulisce il colesterolo in eccesso. Come
ha dimostrato lo studio diretto dal professor Francesco Violi, per
svolgere la sua funzione di trasporto la Ldl deve prima subire un
processo di ossidazione, che ne facilita l'ingresso nei macrofagi e
quindi l'accumulo nel sangue. Senza questa modificazione, ha spiegato
Violi, l'accumulo di colesterolo non può avvenire. La presenza di
sostanze ossidanti, gli ormai famosi radicali liberi, le molecole
"ruba elettroni", che alterano e modificano le cellule, è quindi
determinante perché si verifichi un'ostruzione delle arterie.
Lo studio, pubblicato dalla rivista "Circulation", rappresenta la prima
dimostrazione del ruolo dei radicali liberi nelle lesioni
cardiocircolatorie mai ottenuta nell'uomo, e costituisce una tappa
fondamentale della lotta contro la prima causa di morte nel mondo
occidentale. Grazie ad esso, infatti, ora è possibile spiegare con
esattezza il perché degli effetti benefici di alimenti come il vino
rosso, l'olio e di molti altri componenti della dieta mediterranea,
che contengono sostanze antiossidanti.
Si è dunque aperta ufficialmente la strada a un uso corretto e mirato
degli antiossidanti nella prevenzione dell'arteriosclerosi e delle sue
conseguenze, che rappresentano la prima causa di morte nei paesi
occidentali. Con una precisazione: il professor Violi afferma con
chiarezza che le prospettive terapeutiche riguardano gli antiossidanti
naturali, quelli, appunto, contenuti nei cibi, che ora potranno essere
usati in modo più incisivo. "Adesso che sappiamo il perché", ha detto
Violi a Repubblica.it, "dobbiamo capire quanto: quale quantitativo di
ogni cibo, possa essere utile a prevenire e combattere i processi di
ossidazione". La scoperta del gruppo del Policlinico Umberto I non
deve essere interpretata come un incentivo al consumo di antiossidanti.
"I radicali liberi a volte fanno bene", ha detto ancora Violi, "oggi
come oggi l'uso indiscriminato di antiossidanti non è calibrato e
quindi può anche essere controproducente".
|