La Filosofia Iniziatica

 



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Filosofia Iniziatica e Cultura Accademica

Alcuni esempi concreti possono essere di ausilio per chiarire la differenza tra la filosofia iniziatica e la cultura accademica che è poi quella ufficiale.

Ad esempio, nell'opera "Alcibiade Primo" di Platone, Socrate afferma alcune cose molto importanti relativamente alla famosa massima "conosci te stesso", scritta su una colonna del tempio di Delfi:

  1. "Solo chi conosce se stesso è giusto e temperante";
  2. "Per conoscere noi stessi dobbiamo guardare al divino che è in noi";
  3. "Solo chi conosce se stesso è giusto e temperante e può governare la Città".
Socrate nel dialogo con Alcibiade sopra riportato afferma una cosa straordinaria: per governare bene una collettività occorre conoscere se stessi e cioè il lato divino che è in ognuno di noi!

L'accademico, rispetto a questa importante affermazione, leverà l'essenziale in quanto si limiterà a fare analisi esegetiche, etimologiche, comparazioni con altri autori o filosofie...non penserà di comprendere con l'anima e con lo spirito ovvero, a differenza di colui che ricerca la comprensione iniziatica, non cercherà di sperimentare e verificare nei propri sentimenti, pensieri e comportamenti, la conoscenza del divino a cui allude Platone.

Osserva O.M.Aïvanhov, prendiamo un frutto, un'arancia, ad esempio: una cosa è misurarne le dimensioni, il peso, studiarne i colori, altra cosa è gustarla, mangiarla,assaporarla, sentirne la forza che essa trasmette. La conoscenza esteriore, intellettuale si ferma allo studio esteriore dell'arancia ma non arriva mai a sapere come è effettivamente l'arancia perché dimentica di mangiarla.

"Immaginate che un uomo si trovi all'interno di una sfera e un altro al suo esterno. Colui che si trova all'interno, naturalmente la vede concava, mentre colui che è all'esterno, convessa. I due discutono e si azzuffano: è impossibile metterli d'accordo. Interpretiamo ora questa immagine. Colui che è all'interno della sfera è il cuore; egli osserva la vita dal dentro, soggettivamente, ovvero attraverso l 'emozione, il sentimento e la sensazione. Colui che è all'esterno, è l' intelletto che osserva le cose dal fuori, obiettivamente, razionalmente. Per questo fra cuore e intelletto, o fra religione e scienza continuano a perpetuarsi discussioni interminabili e scontri secolari. Chi dice il vero? Tutti e due, ma ciascuno al cinquanta per cento. Se ora arrivasse un terzo osservatore che dicesse: "La sfera è sia concava che convessa", i primi due, a questo punto, si inquieterebbero e lo considererebbero un insensato. In realtà, quest'ultimo è un saggio che contempla la verità nella sua interezza. Egli rappresenta l'intuizione che ha la capacità di riunire pensiero e sentimento per vedere le cose contemporaneamente dall'interno e dall'esterno. Per conoscere la vera realtà delle cose, bisogna essere contemporaneamente oggettivi e soggettivi, porsi contemporaneamente all'interno e all'esterno"(estratto da "Pensieri Quotidiani 2001).

Anche l'uomo della strada, indotto dalla cultura ufficiale a vivere separato dal proprio "sé superiore" non riterrà normale conoscere e vivere il divino e giammai riterrà normale che l'uomo politico debba compiere, in via preventiva, un percorso spirituale (cfr.cap.VIII nel volume La conquista interiore della Pace) nel senso indicato da Platone. Eppure Platone è collocato nei programmi scolastici e tutt'ora a distanza di secoli è oggetto di studio e di ammirazione.

Quanto appena rilevato può essere esteso ad altre fondamentali idee, molto note alla cultura occidentale, espresse da Platone sull'amore e la sessualità, sull'anima e la reincarnazione (trasmigrazione delle anime).

Però questo Sapere (alla stessa stregua dei Valori espressi da altri grandi personaggi dell'umanità) così grandemente apprezzato è stato scisso dalla vita interiore, esso ha alimentato esclusivamente un tipo di conoscenza esteriore, intellettuale la quale, bene inteso, è necessaria e naturale ma non esaustiva. Ed è questo il punto fondamentale: non fermarsi alla conoscenza esteriore (cfr.cap.I "L'evoluzione umana e lo sviluppo degli organi spirituali nel volume "Centri e corpi sottili" ;cap VIII " Dall'intelletto all'intelligenza nel volume "La vita psichica elementi e strutture" di O. M. Aïvanhov.

Viene da pensare alla relazione intercorrente tra la filosofia occidentale e quella orientale rispetto alla quale si è affermato: "Con un certo schematismo si potrebbe osservare che nella nostra storia della filosofia non si trovano che occasionalmente pensatori disposti a tradurre nella pratica i loro principi. Per usare una metafora essi progettano edifici sontuosi, per poi vivere in catapecchie fatiscenti. I filosofi indiani, al contrario, esibiscono una perfetta corrispondenza tra teoria o prassi, cioè conoscenza e azione. Il loro scopo primario è la realizzazione di sè."(Arena in La filosofia indiana - Tascabli newton-pag.9)

Appare paradossale, effettivamente, che si stimino notevolmente Santi, artisti e geni e nel contempo non si approfondiscano a livello di vita interiore quei valori di cui gli stessi sono portatori.

L'anima e lo spirito componenti essenziali del nostro essere, non sono spesso toccati e influenzati dalle culture accademiche, mentre essi sono posti al centro della filosofia iniziatica.

Questa separazione tra conoscenza intellettuale da un lato, e la vita della propria anima, del proprio spirito e la condotta di vita, dall'altro, genera grandi sofferenze nell'individuo e ha caratterizzato, purtroppo, in occidente, in negativo, anche la comprensione e l'adesione alle Verità dei Vangeli (con l'espressione "Chiesa di Giovanni", in contrapposizione alla Chiesa di Pietro, si evidenzia il vero Insegnamento iniziatico dei Vangeli:cfr. il volume "In Spirito e in Verità").

A causa di questa attitudine, l'uomo si ritrova ad aver sviluppato in modo disarmonioso il lato intellettuale a scapito delle proprie risorse interiori collegate invece all'anima e allo spirito e si trova quindi vulnerabile rispetto alle difficoltà della vita e ai suoi aspetti effemiri ed illusori.

Egli conosce sempre meglio sotto il profilo esteriore la realtà oggettiva, la terra esteriore e sempre meno la terra interiore rispetto alla quale egli dovrebbe essere simbolicamente il Re.

Questo approccio intellettualistico può ovviamente riguardare anche la stessa filosofia iniziatica se si dimentica che "l'esoterismo resta innanzitutto un modo di vivere, un'educazione dello sguardo che permette di scorgere la presenza ineffabile del Sacro nel quotidiano" ( M.Mirabail in "Dizionario dell'esoterismo" pag.118 e segg.- Oscar Mondadori).

Ricorda Aivanhov a tal proposito che gli atti della vita quotidiana, punto di partenza del cammino di perfezionamento individuale, sono alla base della vera spiritualità.

"Certe scienze quali l'alchimia, la magia, l'astrologia e la Cabala poiché penetrano in profondità i grandi misteri della creazione, possono aiutarci ad avanzare più rapidamente sulla via dell'evoluzione. Ma queste scienze sono di difficile approccio e per capirle bene è consigliabile iniziare a studiarle nell'uomo, nelle sue attività quotidiane. Infatti nel cibo troviamo l'alchimia, nella respirazione l'astrologia, nella parola e nel gesto la magia e nel pensiero la Cabala. Non bisogna cercare di studiare la Scienza esoterica separandola dalla vita. Imparate perciò a mangiare, respirare, agire, parlare, pensare e verrete così a possedere le basi di queste quattro scienze fondamentali."

"Per troppe persone la spiritualità consiste nel leggere libri di esoterismo. Non ne comprendono molto, non possono farci nulla, perché non si tratta che di teorie - e di teorie non sempre esatte o addirittura contraddittorie - nelle quali non si ritrovano, ma che cosa importa? Continuano a rimpinzarsi di tali letture. Quando comprenderanno che la spiritualità consiste nello scegliere un metodo, nello studiarlo bene e nel metterlo in pratica? Poiché la sola cosa che conta veramente è la vita, la vita divina che l'uomo deve vivere, è lei che apporterà tutte le conoscenze del cielo e della terra. Colui che si accontenta di leggere dei libri, perde il suo tempo; anche se è capace di esporne perfettamente il contenuto, gli altri sentono perfettamente che dietro questa esposizione c'è il vuoto, poiché non trasmette alcun amore, alcuna luce, alcuna comprensione profonda. Le conoscenze sono in pratica inutili se non sono vivificate dall'amore e dalla luce. L'amore e la luce non si ottengono leggendo, ma applicando ogni giorno le regole della Scienza iniziatica".

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Filosofia Iniziatica nel passato

Pitagora La ricerca filosofica non contemplava nel passato la scissione propria della cultura occidentale a cui abbiamo prima accennato. Infatti, affermava Giamblico, in "La vita pitagorica"(cap, XII, 58-59) "Si dice che Pitagora sia stato il primo a chiamare se stesso filosofo, non limitandosi a introdurre questo nuovo nome, ma spiegandone l'effettivo significato...La Sapienza è un reale sapere intorno al Bello, al Primo e al Divino sempre identici a se stessi, di cui le altre cose partecipano. La filosofia è invece desiderio di siffatta contemplazione speculativa. Bello è pertanto anche questo sforzo interiore di formazione spirituale, che per Pitagora contribuisce alla purificazione degli uomini".

Non a caso, Pitagora, come altri greci, era stato in India e aveva appreso importanti conoscenze.

Scrive Schopenhauer (cfr.www.estovest.org/tradizione/shopenhauer) «Secondo Apuleio, Pitagora sarebbe addirittura giunto sino in India, e sarebbe stato istruito dagli stessi brahmani. Di conseguenza, io credo che la filosofia e la conoscenza di Pitagora, certo altamente apprezzabili, non sono consistite tanto in ciò che egli ha pensato, quanto in ciò che egli ha imparato.» (Frammenti sulla storia della filosofia, 2, in Parerga e paralipomena). Schopenhauer scriverà ancora, a proposito dei viaggi in India dei filosofi suoi contemporanei «Voi andaste colà come maestri e ne ritornaste come discepoli dell'ascoso senso. Là caddero per voi i veli» (Sull'etica, in Parerga e paralipomena, VIII, 115)

La ricerca filosofica non era sapere accademico, ma ricerca iniziatica destinata però non a tutti. Questa limitata destinazione non si riconduceva ad un carattere orgoglioso o aristocratico del sapere iniziatico ma alla diversa ricettività delle persone, determinata dal diverso grado evolutivo, posto che diverse sono le esperienze individuali liberamente vissute nel ciclo delle reincarnazioni. In ragione di ciò, S. Paolo nel rivolgersi ai suoi discepoli, al fine di spiegare che alcune cose non potevano esser rivelate, utilizzò la famosa metafora sui cibi liquidi destinati ai bambini e sui cibi solidi destinati agli adulti.

"Ho ancora molte cose da dirvi, ma non le potete sopportare per ora"(angelo di Giovanni VI,12).

"Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: "A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole" (Vangelo di Marco 4-10).

"Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa". (Vangelo di Marco 4-34).

"Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino colle loro zampe e poi si rivoltino per sbranarvi" (Matteo, 7, 6).

"Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti a capire. Infatti, voi che dovreste essere ormai maestri per ragioni di tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno v'insegni i primi elementi degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino. Il nutrimento solido invece è per gli uomini fatti, quelli che hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo ( S.Paolo, Lettere agli Ebrei).

"Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria (S. Paolo, Lettere ai Corinzi 2-6).

Platone parlava di filosofia trasmessa dagli dèi, di tradizione antica, di dottrina antica "bisogna sempre credere a queste sante e antiche dottrine". Questa dottrina è distinta dalla filosofia destinata a "i non iniziati" (Teeteto 155 e) ai "i figli della Terra" (Sofista, 247) i quali sostengono ostinatamente che tutto ciò che che non sono in grado di stringere fra le mani in fin dei conti non esiste assolutamente". Invece, la filosofia trasmessa dagli dèi si rivolge agli iniziati, agli Amici delle Idee, a poche persone (Politica,297; Repubblica IV 428). "Un Dio in persona facendoci questo dono ha fatto anche la nostra salvezza" (Epinomis 977).

Afferna Eraclito "Ad essi è rivolto l'insegnamento dell'Efesio, non agli altri uomini, che non sono animati dal desiderio di conoscere la verità, di cui non comprendono il valore ed il significato, indifferenti ed inconsci, quasi dormienti. Agli altri uomini sfuggono le cose che fanno quando sono desti, come non sanno quanto compiono dormienti".

Nella Teologia Mistica, Dionigi Areopagita scrive " Bada a che nessuno dei non iniziati ascolti: mi riferisco a coloro che rimangono prigionieri delle realtà, che pensano che nulla esista in modo sovraessenziale al disopra degli esseri, che ritengono di conoscere con la loro scienza colui che "ha fatto della tenebra il suo nascondiglio" [Salmi 17,12]. Se le divine iniziazioni vanno al di là delle capacità di costoro, che cosa si dovrebbe dire a proposito di coloro che sono ancor meno iniziati, che definiscono la causa trascendente di tutto anche per mezzo degli esseri più bassi, e che dicono che essa non è affatto superiore alle empie e svariate raffigurazioni forgiate da loro?

"Una certa filosofia religiosa nacque mirabilmente concorde fra i Persiani e con Ermete fra gli Egizi; si alimentò poi con Orfeo e Aglaofemo presso i Traci per crescere subito con Pitagora fra i Greci e gli Italici e giungere, infine, a compimento in Atene con Platone. Era costume degli antichi teologi nascondere i divini misteri sotto formule matematiche e metafore poetiche, perché non venissero diffusi al volgo " (Ficino nell'Introduzione alle Enneadi di Plotino).

C'è quindi una dottrina antica, un sapere antico che non ha mai abbondanato l'uomo sin dalle origini che ha permeato con manifestazioni diverse tutti i popoli e tutte le religioni. A questo sapere originario attinge la filosofia iniziatica, ed anche l'Insegnamento dei Vangeli, ed a questo stesso sapere si riconduce l'Insegnamento di Peter Deunov e O.M.Aïvanhov.

Anche S.Agostino riconosce l'esistenza di questo antico sapere. Egli afferma nelle Ritrattazioni (cap.13.3): Ho anche detto: Questa è, ai nostri tempi, la religione cristiana conoscendo e seguendo la quale si ottiene la salvezza col massimo di sicurezza e di certezza. Mi sono espresso così, facendo riferimento al nome e non alla realtà ch'esso designa. In effetti quella che ora prende il nome di religione cristiana, esisteva già in antico e non fu assente neppure all'origine del genere umano, finché venne Cristo nella carne. Fu allora che la vera religione, che già esisteva, incominciò ad essere chiamata cristiana. Quando, dopo la risurrezione e l'ascensione in cielo, gli Apostoli incominciarono a predicare il Cristo e moltissimi divennero credenti, fu ad Antiochia che per la prima volta, come è scritto, i suoi discepoli furono chiamati "Cristiani". Per questo ho detto: Questa è ai nostri tempi la religione cristiana, non perché un tempo non esistesse, ma perché più tardi prese questo nome.

Il custode di questa sapere divino, di questa àncora di salvezza per l'uomo, è l'Ordine di Melkisedec manifestazione dello Spirito del Cristo, il cui ruolo è evidenziato nei Vangeli, nella Genesi e nelle lettere di S.Paolo, e nell'Apocalisse, nonché, sotto diverso nome, in altre grandi religioni. Egli è il garante della continuità di questo Sapere, di questa filosofia divina in tutti i tempi e può svolgere questo ruolo in quanto,come sottolinea S.Paolo, Egli " è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno". Per tali ragioni il Maestro di tutti i Maestri. Al suo Ordine infatti apparteneva lo stesso Gesù.

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Filosofia Iniziatica oggi

La filosofia iniziatica per molti secoli ha operato con grande riservatezza, rivolgendosi a pochi ed ispirando grandi Maestri, Santi, geni. Non rare volte, come è noto a tutti, i suoi sostenitori sono stati anche perseguitati.

Il discepolo doveva osservare nel passato un precetto fondamentale " Sapere-Volere-Osare-Tacere". Le famose iniziazioni avvenivano nei templi o in luoghi particolari.

Nell'epoca contemporanea, la scienza iniziatica che è sempre l'insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, con l'opera, soprattutto, di Peter Deunov e d' O. M. Aïvanhov riappare in una forma nuova con metodi nuovi (cfr. La nuova Terra) ma aderente ai Principi che hanno trovato la massima manifestazione nei Vangeli.

La filosofia iniziatica a partire dall'epoca contemporanea si rivolge esplicitamente a tutta l'umanità, utilizza un linguaggio chiaro e semplice ed offre un braccio fraterno a tutti, trasmettendo metodi e regole adatte a tutti (cfr.cap.I Lo Yoga del Sole- gli Splendori diTipheret) quale che siano le diverse caratteristiche evolutive di ciascuno, affinchè ognuno possa ritrovare la casa paterna.

Sigla dell'Insegnamento di P.Deunov e d'O.M. Aïvanhov Afferma O.M.Aïvanhov infatti che " Il fine di un insegnamento iniziatico è quello di insegnare agli esseri umani come ritornare verso la casa del Padre, "l'alto rifugio" menzionato nel Salmo 91: "Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido". Una volta giunti in quella fortezza si sentiranno al sicuro, e le forze del male non potranno più venire a sorprenderli. Si direbbe invece che gli uomini facciano di tutto per allontanarsi da quell'alto rifugio in cui potrebbero dimorare sotto la protezione di Dio. Vogliono vivere la loro vita allontanandosi dal Signore e trasgredendo le sue leggi. Ebbene, ciò prova che essi dovranno ancora soffrire molto perché non vogliono entrare nella luce divina, dove sarebbero protetti. Sì, hanno la tendenza ad allontanarsi, a disobbedire, semplicemente perché è scritto nel loro destino che debbono soffrire, mentre coloro che hanno già sofferto molto e hanno capito, fanno di tutto per ritornare presso il Padre e la Madre celesti".

Ed è altresì importante sottolineare che " Ai nostri giorni le prove dell'iniziazione, non hanno più luogo nei templi, ma nella vita. E' nella vita di tutti i giorni che si devono attraversare le prove dei quattro elementi, che sono le prove della materia. Quando l'uomo fu cacciato dal Paradiso per aver disobbedito al Signore, perse il potere che aveva sulla materia, di cui i quattro elementi sono la rappresentazione simbolica e per ritrovarlo deve imparare a dominare il corpo psichico (la terra) i sentimenti (l'acqua) i pensieri (l'aria) e dominare la forza sessuale (il fuoco).

Le piramidi di Giza "Per secoli è stato insegnato ai cristiani che la terra è un luogo di perdizione e il corpo fisico uno strumento del diavolo; di conseguenza confidano soltanto sul Cielo e sulla salvezza della loro anima. Quanta incomprensione! La maggior parte di coloro che accettano queste teorie trascurano il loro corpo e finiscono per inaridirsi, per fossilizzarsi. Immaginano di essere qualcosa di sublime restando in alto, ma un essere umano che non accetta consapevolmente la vita sulla terra non può avere alcuna vita autentica in Cielo. L'era dell'acquario che viene ci porta un'altra filosofia. L'acquario insegna che l'uomo deve guardare verso il Cielo, ma non per allontanarsi dalla terra. Egli deve contemplare il Cielo per far discendere tutto ciò che è bello, luminoso, eterno. Allora egli stesso diverrà uno specchio del Cielo, un conduttore, un giardino, un frutteto, un sole. Perché il Paradiso deve essere soltanto in alto e qui, sulla terra, devono esserci sempre miseria, povertà e bruttezza? No, da ora in poi tutto sarà diverso perché la bellezza scenderà sulla terra e tutto sarà raggiante: le pietre, le piante, gli animali, gli esseri umani."(O.M.Aïvanhov)

Si è anche osservato " Oggi l'uomo vuol sapere e non solo credere...un Dio lontano dall'uomo perchè collocato nei cieli altissimi, avvolto nel mistero, dal comportamento imprevedibile ed una religione puntellata da dogmi, sono poco congeniali alla mentalità dell'uomo occidentale che lo vuole conoscere nelle dinamiche della sua manifestazione per poterlo vivere nel profondo del suo cuore" (in "Gesù è la reiincarnazione di Abramo - Parsifal - L'età dell'Acquario).

Un ruolo importante, secondo la tradizione iniziatica, è svolto in questa epoca dall'Arcangelo Michele. Aïvanhov afferma "Solo l'Arcangelo Michele è in grado di vincere...con l'aiuto del suo esercito, realizzerà ciò che da secoli le moltitudini implorano dal Creatore. Ecco perchè dobbiamo collegarci all'Arcangelo Michele, chiedergli la sua protezione e la possibilità di operare con lui per accrescere la sua vittoria. La luce trionferà sulle tenebre: è stato predetto e così sarà. Perchè non partecipare a quell'evento? I figli di Dio che saranno iscritti nel numero di coloro che avranno partecipato al combattimento dell'Arcangelo Michele, il Genio del Sole, questa potenza di Dio tra le più luminose, riceveranno il bacio dell'Angelo del fuoco. Tale bacio non li brucerà ma li illuminerà!".

Anche R.Steiner parla di era micaelica. E' stato osservato, in questo ordine di idee, che "Il poter comunicare conoscenze spirituali sinora serbate nel mistero da varie comunità esoteriche si è reso possibile con l'avvento, quale Spirito del Tempo, dell'entità dell'arcangelo Michele, alla fine del 19° secolo, il quale per sua propria natura, porta verso l'uomo l'impulso al voler conoscere tali misteri. Lo Spirito vuole che l'uomo Lo riconosca in piena coscienza e libertà. (www.larchetipo.com).

 

Umanità e natura tra dilemmi e speranze. Vivere in armonia con l'ecosistema, 2024
Viviamo in collettività ma non riusciamo ancora a volerci bene, a cooperare per il bene comune e a educare l'animalità umana da cui traggono origine i comportamenti antisociali… In aggiunta, non ci prendiamo cura di noi stessi e ci identifichiamo negli oggetti da possedere (homo consumens), nelle vite altrui da osservare (homo videns), nei giochi da esperire (homo ludens), nelle tecnologie da usare (phono sapiens) e negli spazi virtuali da vivere (homo digitalis). Ma questa drammatica situazione riflette la crisi dell'Uomo, oppure, quella dell'ego umano, della sua visione antagonista? Siamo in tempo per sperimentare l'altro volto della natura umana: quello evoluto? Il volume, corredato di numerose note di approfondimento, ci accompagna in un viaggio profondo e argomentato all'interno della natura umana per coglierne le potenzialità positive sulla base delle quali costruire un futuro migliore. Ma, ed è questa la domanda fondamentale,: come posso sentirmi in comunione con la natura e la vita collettiva e vincere il senso di solitudine, se mi percepisco come un «io» isolato e disconnesso dalle altrui vite? A questo impegnativo interrogativo che riguarda tutti noi, il nostro intimo benessere, l'autore dedica un'approfondita riflessione finale, corredata di suggerimenti metodologici tratti da autorevoli Insegnamenti contemporanei.

 

La Via Luminosa nella Vita Quotidiana

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