Il Palazzo Montalvo
a Sassetta |
E |
finalmente, con diploma del 19 ottobre 1563, il feudo fu concesso ad Antonio Ramirez de Montalvo, nobile
spagnolo, nato ad Arévalo (nella diocesi di Avila)
nel 1527. Antonio era figlio di Giovanni Ramirez e di
doña
Maria Gomez Arévalo de Montalvo,
e associò il più nobile cognome materno a quello paterno; giunse –tredicenne- a
Firenze in qualità di donzello al
seguito del Cardinale di Toledo, ed ivi rimase, divenuto paggio e poi coppiere
personale di Eleonora di Toledo, nipote dell’illustre prelato e sposa del
Signore Medici. In seguito anche il Duca, apprezzandone i pregi, l’aveva
accolto fra i Gentiluomini di Camera, e gli concesse numerosi ulteriori benefici.
Nel
1557 Antonio Ramirez di Montalvo
aveva contratto matrimonio con Giovanna Ghixosa de
Guevara, anch’essa molto vicina alla Duchessa Eleonora. In quel periodo, egli
svolse probabilmente importanti incarichi durante la Guerra di Siena, (cui
partecipò come maestro di campo il
suocero, Gerolamo Ghixosa) e ne scrisse un’importante
Relazione per Cosimo dei Medici;
quando nel 1562 Cosimo istituì l’Ordine militar-religioso dei Cavalieri
di Santo Stefano (cui fu affidata la difesa del Tirreno dai pirati
saraceni), Antonio fu subito chiamato all’investitura di Cavaliere, secondo dopo
il condottiero Chiappino Vitelli.
Antonio fu anche intimo di Giorgio Vasari, il quale
di lui scriveva nel suo Le
Vite:
“Ho
ancora fra mano, che spero finirlo presto, un gran quadro, cosa
capricciosissima, che deve servire per il Sig. Antonio Montalvo
Signore della Sassetta, degnamente primo cameriere e
più intrinseco al Duca nostro, e tanto a me amicissimo, e dolce domestico
amico, per non dir superiore; che se la mano mi servirà alla voglia, ch'io
tengo di lasciargli di mia mano un pegno della affezione, che io gli porto, si
conoscerà, quanto io l' onori, e abbia caro, che la memoria di sì onorato, e fedel Signore amato da me viva ne' posteri, poiché egli
volentieri si affatica e favorisce tutti i begli ingegni di questo mestiero, o che si dilettino del disegno”.
Anna,
una delle figlie del Signore di Sassetta, Antonio Ramirez di Montalvo, andò in
moglie a don Pietro di Arazzola duca di Mondragone, ed
ebbe non poca parte nella storia d’amore fra il Granduca Francesco I dei
Medici e la nobile veneziana Bianca Cappello.
Sui
resti dell’antichissimo Castello Orlandi, il Montalvo
edificò, fra il 1563 e il 1571, il palazzo che ancor oggi domina l’abitato di Sassetta.
Tra il 1568 e il 1570 Garzia, il figlio cadetto di Antonio Montalvo,
ospitò nella sua casa la piccola Virginia (nata appunto nel 1568), figlia
naturale di Cosimo dei Medici e di Camilla Martelli; in
seguito, don Garzia si occupò dell’educazione anche
delle figlie naturali di don Pietro (figlio di Cosimo I), nate dalla relazione
con la spagnola Antonia Carvajal, che furono accolte
a Firenze dopo la morte del padre (1604), e successivamente presero i voti nel
monastero delle Murate.
Alla
morte di Antonio (1581) gli successe il primogenito Giovanni, che ben presto
venne però a trovarsi in tale dissesto economico da dover scontare sette anni di
carcere per debiti, e cadde in disgrazia presso il nuovo Granduca Ferdinando I,
che lo confinò a Volterra. Dopo vari e inutili tentativi di ottenere il perdono
granducale, Giovanni, che conviveva more
uxorio con Elisabetta Torrebianca (che a sua
volta era fuggita per amor suo vestita da
huomo con spada et pugnale
dal monastero benedettino di Prato), si risolse a fuggire verso la Castiglia,
forse con l’intenzione di porsi al servizio del Re Filippo III. La fuga fu resa
drammatica anche da un assalto di predoni, e si interruppe a Genova, dove
Elisabetta dette alla luce la prima figlia, Eleonora
(1602-1659, che ebbe poi fama di santità, si occupò dell’educazione delle
fanciulle povere e fondò un ordine religioso, da lei detto delle Montalve; e della quale vi è memoria che fosse stata
"qui presso" nel Romitorino di Monte Calvi, in Sassetta).
Giovanni dovette cedere al ricco ma avido fratello Ernando
(che già aveva amministrato il feudo durante la sua prigionìa)
tutte le entrate della Sassetta, in cambio di un
sostegno economico; in seguito, rivolse nuove suppliche al Granduca, ma ne
ottenne solo il mutamento del confino: a Montevarchi.
Alla
morte di Giovanni (1607), Ernando (che già
ripetutamente aveva chiesto al fratello una perpetua
renuntia inter vivos, ma senza offrire in cambio un indennizzo
adeguato) avanzò ulteriori pretese sul feudo sassetano;
dopo la morte di Ernando (1613) la lite fu proseguita
dalla vedova Lisabetta Martelli e dal fratello
cadetto Garzia, che, contestando la validità del
tardivo matrimonio (27 maggio 1604) fra Giovanni ed Elisabetta, non
riconoscevano la legittimità dell’erede Francesco (nato nel 1606); solo nel
1622 la questione fu risolta in favore delle validità delle nozze Montalvo-Torrebianca, e quindi del sedicenne Francesco, che
tuttavia non assunse mai il titolo di Signore della Sassetta.
Lo Stemma
dei Montalvo, posto nella corte interna del
Palazzo, sopra la “Porta Principale verso Tramontana” |
Già
orfano del padre, Francesco Ramirez di Montalvo era rimasto in balìa di se stesso nell’adolescenza,
per la prematura morte anche della madre (aprile 1621); ebbe una vita gaudente
e dispendiosa, tanto da trovarsi in difficoltà finanziarie, e si convinse a
cedere definitivamente il feudo al cugino Antonio, figlio di Ernando, in cambio di un vitalizio e altri vantaggi, che
gli permisero di non mutare il suo tenore di vita (ma anche di ospitare e
sostenere nelle sue iniziative la pia sorella Eleonora, il cui marito Orazio Landi era caduto a sua volta in dissesti finanziari). Di
carattere spavaldo e focoso, don Francesco si era ingolfato in un amore impudìco, e, dopo aver per questo sostenuto anche un
rischioso e impari duello, fu infine ucciso da un rivale in amore, tale Rosso, sul sagrato di Santa Maria
Novella, il 4 agosto 1631.
Già
dal 1615 il feudo della Sassetta era amministrato da
don Garzìa, nella veste di tutore del nipote Antonio
II e della cognata Lisabetta Martelli; don Garzìa fu amministratore attento e puntuale, ed il suo Libro dei Ricordi è un prezioso
documento sulla vita a Sassetta in quel periodo. Nel
1626 i Montalvo donarono alla Chiesa di Sassetta due importanti reliquie, cioè una preziosa Croce di Cristallo di Rocca,
e una copia pittorica della Sindone eseguita dal pittore fiorentino Agnolo
Bronzino (autore anche di un ritratto di doña Giovanna Ghixosa).
La Croce è tuttora conservata presso la Chiesa di Sassetta.
Verso
il 1680, Minerva Del Nero, vedova di Antonio II di Montalvo, portò a Sassetta
le reliquie di una martire delle catacombe romane, Santa Lorìca
(Lòrica, "corazza”) ancor oggi venerate e portate
in Processione nella Domenica in Albis (la prima dopo la Pasqua).
I Ramirez da Montalvo tennero la
Signoria di Sassetta fino all'abolizione dei feudi, nella seconda metà del sec.
XVIII, assumendo in seguito il titolo di Marchesi e godendo solo
i diritti di patronato sulla Chiesa Parrocchiale.
Ad
Antonio II (+ 1676) successe nella Signoria il figlio Ferdinando; a questi il
fratello Bernardino, che sposò nel 1694 Francesca Strozzi.
A
Bernardino succedette il figlio Antonio III, le cui vicissitudini economiche ed
amorose (per certi versi simili a quelle dei suoi avi) furono un vero romanzo. In lite con i
parenti fiorentini, si era trasferito a Napoli per vivervi con le poche rendite rimastegli (poche per i suoi standard,
ovviamente); e si invaghì della
fiorentina Gaspara Pallerini,
cantante del Teatro Nuovo di Napoli. Nel novembre del 1742 stava per sposarla
(cosa scandalosissima per l’epoca), quando il
cardinale Acquaviva -suo parente, per parte di madre-,
da Roma, fece impedire il matrimonio e dare ordine che egli fosse incarcerato
nel castello di Capua e la Pallerini espulsa dal
Regno. Ma i due presero il volo, e, a Benevento, entrati nella chiesa di San
Modesto mentre si diceva messa, al voltarsi che fece il parroco gli gridarono
in viso (proprio come Renzo e Lucia a don Abbondio):
- Questa è mia moglie – e - Questo è mio marito! – E, sebbene il
prete, al pari di don Abbondio, protestasse e
strepitasse, il matrimonio fu alla fine riconosciuto; la Pallerini
divenne «la Marchesa donna Gaspara Ramirez Montalvo» e, anche se
solo dopo lunghi stenti e suppliche, fu permesso ai legittimi sposi di tornare
insieme a Napoli.
Antonio
III morì nel 1745, e gli successe il fratello Leone (+ 1760), e quindi l’altro
fratello Ferdinando II (+ 1790) che lasciò il feudo al figlio Bernardino II.
Dopo
la morte di Bernardino II (1817) il fratello ed erede, Marchese Lorenzo Maria Ramirez di Montalvo (+ 1860 senza
eredi), il 9 ottobre 1849 vendette tutta la proprietà sassetana
al possidente pisano Marco Del Gratta.
Esauritasi
la linea maschile con la morte anche di Ferdinando (figlio di Bernardino, che
morì nel 1829 ad appena 14 anni e non fu mai Signore di Sassetta), l’ultima
discendente della famiglia Montalvo, Giulia, sposò
nel 1838 il lucchese Felice
Matteucci, fisico matematico, inventore, insieme
a P. Eugenio Barsanti,
del motore a scoppio.
Bibliografia sui Ramirez
de Montalvo: “Eleonora Montalvo”
di Gerardo Antignani; “Sassetta
nei secoli XVI e XVII” di Marta Bartolini;
“Antonio Montalvo, uno spagnolo alla corte di
Cosimo I” di Rodolfo Del Gratta; “Sassetta, primo
Feudo Mediceo” di Marta Bartolini; “I teatri di
Napoli, dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo”
di Benedetto Croce,
Giuseppe Galasso,