Benché
indiscutibilmente e orgogliosamente spagnola, quando Eleonora Álvarez de Toledo y Osorio
(1522-1562) si trasferì a Firenze non veniva dalla Spagna: don Pedro Álvarez de Toledo y Zuñiga, suo
padre, era viceré di Napoli dal 1532, e a Napoli Eleonora trascorse quindi gli
anni dell’adolescenza. E quindi, da Napoli venivano anche i membri del suo
seguito che la accompagnarono a Firenze nel giugno del 1539, fra cui quasi
certamente c’erano dei parenti del giovanissimo valletto Antonio Ramirez di Montalvo che, giunto a
Firenze l’anno successivo col seguito del cardinale Giovanni di Toledo (zio di
Eleonora), a Firenze rimase e dette origine al ramo fiorentino della casata.
Un Bernardino di Montalvo, fratello di Antonio, si trovava a Firenze e a
Roma verso il 1561, a sua volta cameriere del Cardinale Giovanni dei Medici
(1543-1562), figlio di Cosimo e di Eleonora. Forse costui era lo stesso, che
nel 1565 era “cameriere del cardinale Pacecco”, cioè
di Francisco Pacheco Osorio
de Toledo (1508-1579), che fu Segretario del Re Filippo e poi Cardinale di Pio
IV dal 1561. Un altro fratello di Antonio, nel giugno 1565 ebbe la sventura di
finire nelle carcere del Gouernatore
a Roma; e per lui intercesse il Duca Cosimo
I di Fiorenza, con una lettera in cui raccomandava al cardinale Borromeo la
sua liberazione, rassicurandolo della sua innocenza.
A Napoli,
rimasero (o tornarono) altri componenti della famiglia Ramirez
di Montalvo appartenenti alla corte di Pedro di
Toledo: ancora un altro fratello di Antonio fu Giovan’Antonio
Ramirez de Arevalo, che
poteva vantare i titoli di Licentiado nelI’Academia di Salamanca; Collegiale del Maggior Collegio
di San Salvadore d'Oviedo, Auditore di Carlo Quinto
in Siviglia, Consultore dell'lnquisizione; poi
Consigliere nella Regia Cancellaria di Valladolid per Filippo I; morto giovane, Giovanni fu
sepolto nella sua patria, ma a Napoli visse e prosperò suo figlio, Bernardino Ramirez di Montalvo (1558-1636
circa).
Bernardino era
figlio di Giovanni e di Orsola dell'Aquila “nobilissima
signora”; e anche in questo si può scorgere un indizio della fedeltà dei Montalvo ai Toledo, perché Garcia de Toledo, fratello di
Eleonora, sposò la figlia di Ferrante d’Avalos e
Vittoria Colonna, marchesi di Pescara, e quindi non è difficile immaginare
Giovanni partecipare al corteo nuziale di Garcia, e incontrare la futura sposa
alla corte di Pescara.
Bernardino
Ramirez di Montalvo, che
era quindi cugino di Giovanni, Ernando e Garzia, fu creato 1°
Marchese di San Giuliano (San Giuliano di
Puglia) dal Re di Spagna Filippo III il 24 novembre 1614, e ottenne anche i
titoli di Luogotenente della Sommaria,
Reggente di Cancelleria a Napoli, Cavaliere di San Giacomo e Consigliere di Sua
Maestà nel Regno di Napoli; ebbe sei figlie da due matrimoni, e fu
imparentato con la nobiltà napoletana: Caracciolo-Rosso
di Santeramo, Sersale, Sanseverino, Pignone del Carretto, Di Palma, Aleramo Ceva Grimaldi, Greco, e molti altri.
Verso il 1628, Bernardino intervenne,
insieme al viceré di Napoli, presso Isabella di Mendoza (signora di Piombino)
in favore dei suoi cugini Giovanni e poi Garzia, per
il riottenimento dei subfeudi
di Cittadella e Ginestreto, di cui si erano
appropriati i suveretani. Verso il 1636, Bernardino, reggente della zienda
reale, concesse un fidecommisso in Napoli a Don
Antonio (II) Montalvo, figlio di suo cugino Ernando.
Nel 1636 Bernardino morì, e gli successe
nel titolo di Marchese di San Giuliano l’unico figlio maschio Diego che, ancora infante, fu
inizialmente sottoposto a tutela della madre, Isabella Caracciolo.
Ma nel dicembre del 1647, durante gli
scontri che seguirono l’insurrezione di Masaniello, l’ancora
giovanissimo Marchese, Capitano di due compagnie di cavalli nelle truppe regie,
fu mortalmente ferito durante una battaglia ad Aversa, al ponte di Fraiano: “... ai 15
di dicembre essendosi provveduto il Ghisa di tutto ciò che stimava necessario
per l’assedio, si mosse con 5000 fanti, e 400 cavalli alla volta d’Aversa. Il
Duca d’ Andria, che era in quel giorno di guardia alla Cappella, avvisato dalle
sentinelle della venuta del nemico, in un medesimo tempo ne diede parte al Tuttavilla, e si spinse a riconoscerlo. Sostenne egli colla
spada alla mano ed intrepidamente il primo impeto delle truppe del popolo, ma
caricato finalmente dal grosso della cavalleria nemica incominciò caracollando
a ritirarsi e a porsi in qualche disordine: però sovvenuto poi dalla compagnia
del Marchese di S. Giuliano, mandata in soccorso dal Tuttavilla,
e da quella del Capitan Latino, che si teneva dietro in poca distanza, si
sottrasse dal pericolo in cui, come vogliono alcuni, per colpa del Tuttavilla che per far piazza d’ armi all’avviso della
mossa del Ghisa era stato tardi a soccorrerlo, poteva facilmente cadere. La
cavalleria del popolo alla vista del Montalvo, e di
alcune altre truppe regie che le venivano incontro, mostrando poco cuore di
sostenerla, voltò immediatamente le spalle ponendosi piuttosto in sembianza di
fuga che in atto di ritirata. Il Marchese, che era non meno dotato di
generosità che di valore, non poté contenersi di non seguirla, ed aveva di già
preso tanto vantaggio sopra i nemici, che incalzandoli alla coda, n’ era più di
uno rimasto sotto i colpi della sua spada privo di vita. Ma giunto finalmente
al ponte di Fraiano, luogo non più che mezza lega
lontano dalle mura di Aversa, e posto fra mezzo a due picciole
osterie nella medesima strada di Napoli, fu da un grosso numero di moschettieri
del popolo, che vi stavano in aguato, assaltato cosi
d’improvviso, che con la perdita di cinque o sei soldati dei suoi restò da più
colpi di moschetto mortalmente ferito, e ne perse fra pochi giorni la vita. “
Si trovava in quei giorni nel territorio
napoletano, anch’egli al comando di una Compagnia regia, Don Fernando Montalvo (figlio di Ernando) fiorentino e
d'origine spagnola, parente del marchese di S. Giuliano: e fu proprio a
Fernando Montalvo “ammantato di gramaglia sopra un cavallo baio” che, nel 1648 a Morrone, Enrico II di Lorena,
Duca di Guisa si dette prigioniero, dopo l’effimera esperienza della
cosiddetta Reale Repubblica di Napoli.
Non si conoscono le esatte circostanze ma,
essendo il giovane Diego morto senza eredi, il titolo di Marchesi di San
Giuliano fu da allora portato dal ramo fiorentino della famiglia,
verosimilmente ereditato dal suddetto Francesco; dopo la morte di quest’ultimo,
il titolo passò a suo nipote Bernardino, che era nato proprio nel 1647, in
concomitanza con la morte del cugino napoletano, e che, nell’atto di subentro
nel possesso del feudo della Sassetta, riportò puntigliosamente tutti i nomi, cognomi e
diritti della casata compresa la baronia e i titoli ereditati dal parente
napoletano dello stesso nome e Marchese di San Giuliano.
fonti: Giulio Cesare Capaccio – Il forastiero; Vita della serva di Dio donna Leonora Ramirez Montalvo; Piacente, Lipari, Accadia
- Le rivoluzioni del Regno di Napoli
negli anni 1647-1648; Marta
Bartolini - Sassetta primo feudo mediceo; Le memorie del fu
signor duca di Guisa. Prima [-seconda] parte, Volume 2 Aristide
Sala Documenti circa la vita e le gesta
di San Carlo Borromeo ..., Volume 3;
Lettere del Cardinale
Giovanni de Medici Figlio di Cosimo I Gran Duca di Toscana;