I Promessi Sposi di Sassetta

Nel 1740, era Signore di Sassetta don Antonio (3°) Ramirez di Montalvo, le cui vicissitudini economiche e amorose furono un vero romanzo.

 

“…

Nel 1741 veniva a Napoli una cantante fiorentina, Gaspara Pallerini, che era scritturata pel Teatro Nuovo. C’era allora a Napoli un Marchese D. Antonio Montalvo Ramirez, anche fiorentino , parente degli Strozzi , che , almeno secondo il suo racconto, «avendo trovato dopo la morte del fu D. Bernardino suo padre cosi estenuato il patrimonio di sua casa che in conto almeno potea somministrargli quel tanto, che gli era non già conveniente, ma necessario al suo mantenimento nella propria patria, trovandosi nella medesima ingiustamente e con molte e diverse liti travagliato dai suoi congiunti, per isfuggire la loro persecuzione si ritirò in questo Regno e città di Napoli per vivere colle poche rendite rimastegli in esso privatamente sotto il felicissimo dominio e governo della R. M. V.; e, quivi pervenuto , considerando che non era possibile trovar moglie di sua condizione ad oggetto di non poterla mantenere con quella proprietà che doveasi, s'invaghì d'una donzella», che fu Gaspara Pallerini.

E le cose giunsero tanto oltre che i due amanti si presentarono al parroco e fecero fare le pubblicazioni.

Ma, prima della terza pubblicazione, nel novembre 1742, ecco giunge una lettera da Roma del Cardinal Acquaviva al Montalegre, pregandolo che impedisse il matrimonio. L'Acquaviva era stato officiato dalla Duchessa Strozzi, cugina del Montalvo.

Si era ancora a tempo. Il matrimonio fu impedito. Al Montalvo fu fatto mandato di 4000 ducati e castello; alla Pallerini, carcere e sfratto.

La Pallerini fece una supplica al Re; che non si può riferire, ma che sarebbe un bell' esempio delle cose, che, una volta, doveva stare a sentire un Re ! Un’altra supplica mandò il Montalvo. Ma il Re spiccò l'ordine, per più sicurezza, che il Montalvo fosse chiuso nel castello di Capua; e la Pallerini, subito finito il suo obbligo nel teatro, sfrattata dal Regno.

Ma questa volta l'ordine non giunse in tempo; i due avevano già preso il volo. Si spedì gente dietro, si suppose che fossero andati a Benevento. Il preside di Montefusco si recò ivi di persona. Ma anche qui i due avevano fatto presto.

Il 17 dicembre erano andati incogniti alla chiesa parrocchiale di S. Modesto, mentre diceva messa il parroco, D. Luca Ramu , abbate rocchettino. Nel voltarsi che questi fece per benedire il popolo, il Montalvo e la Pallerini gli dissero prontamente in viso, come Renzo e Lucia: «Questa è mia moglie; questo è mio marito!» Figurarsi la sorpresa del parroco; gridò, strepitò, e poi ne andò a riferire all' Arcivescovo.

Il Montalvo si rifugiò subito in un convento e la donna in casa del canonico Mariella; e furono fatti guardare dal preside di Montefusco, che aveva ricevuto avvisi ed ordini da Napoli. La fuga e il resto era stato concertato colla famiglia Trabucco di Benevento, e vi aveva anche tenuto mano in Napoli quel canonico D. Andrea Trabucco, che abbiamo visto poeta al S. Carlo coll’Olimpia.

Il Trabucco fu sfrattato dal Regno. Tutte le suppliche che fece, le dimostrazioni che tentò, riuscirono vane: «A dire il vero a V. E. - scriveva l'Ulloa - io avrei incontrato tutto il piacere per non nuocere al sudetto canonico Trabucco, così per essere un uomo scienziato , come per aver contratto con esso lui fin da più anni una qualche buona corrispondenza, a cagione del dramma che compose per il R. teatro di S. Carlo»; ma di fronte al vero !

Qualche tempo dopo, confermato il matrimonio , il Montalvo e la moglie ebbero l'ordine di andarsi a stabilire a Bari , dove il Marchese possedeva «la mastrodattia in burgensatico». Ma il Montalvo, andato a prendere la Gaspara a Benevento, la trovò inferma , ed, essendo anche lui infermo si fermarono ad Arienzo, e chiesero, con un certificato medico, di poter dimorare in luogo d' aria più dolce. E nel gennaio 44, ebbero il permesso di fermarsi a Caserta «hasta que, haviendose curado y mejoradala estacion, continue su viage à Bari».

Ma neanche l'aria di Caserta giovò (o non vollero che giovasse), e il Montalvo nell'aprile supplicava di «potersi trasferire con sua moglie a Napoli per indi far curare la sua consorte col consulto dei primi professori di detta città, e frattanto il supplicante avrà tutto il comodo di ultimare l'aggiustamento dei suoi interessi sì del Regno come di Toscana.» Il che non gli fu concesso.

Erano allora a Napoli a cantare sui teatri due sorelle della Gaspara, Rosa e Caterina Pallerini. L'Uditore proponeva che il Montalvo dovesse «a sue spese far porre in qualche monistero le sudette due sue cognate , o in altra maniera soccorrerle.» E così fu ordinato al Montalvo.

Nel luglio, nuove insistenze; il Montalvo mise di mezzo la Duchessa Strozzi sua cugina e il Cardinale Acquaviva di lei fratello, e gli fu permesso di poter soggiornare a otto miglia da Napoli. Ma voleva venire proprio a Napoli; il Cardinale Acquaviva manifestava, per conto dei parenti, di non averci difficoltà; e il 1 agosto 1744 il Re da Velletri scriveva a D. Michele Reggio: «Que no ha dexado de observar està sua inobediencia, pero al mismo tiempo me ha mandado decir a V. E. que no tiene reparo alguno en que demore allì el ref.° Marqués, haviendoselo proihibido por adherir unicamente a las instancias que le hizo el Cardinal Acquaviva, y otros parientes de distincion que tiene en essa ciudad, los quales, cuando se contenten de vierle con indiferencia, la tendrà tambien el Rey sobre su permanencia» .

Nell'aprile 45 il Montalvo faceva istanza perchè le sue due cognate fossero chiuse in un Conservatorio, «para evitar que continuen el exercicio de su profession, y salvar assi su honor y su consciencia, à fin de que en vista y à la carta con que recomienda està instancia la Duquesa Strozzi.» S' era messo d'accordo col Padre Pepe per farle chiudere nel Conservatorio dei PP. Gesuiti, dove si viveva assai miseramente, e come in un carcere. Ma una delle ragazze, la Caterina, s'era sposata con un ufficiale del Banco di S. Salvatore; l'altra, non voleva saperne di conservatorio.

In mezzo a queste trattative, nel luglio 45, il Marchese Montalvo morì, e non se ne parla più.”

Fonte: "I teatri di Napoli, secolo XV-XVIII", di Benedetto Croce, pagg. 341-343

 

E’ una storia vera, e accadeva ben ottanta anni prima che il Manzoni pubblicasse i suoi Promessi Sposi …

Un particolare curioso: Giulia, l’ultima discendente dei Montalvo andata in moglie a Felice Matteucci, fu amica di Virginia (nata nel 1822) figlia di Alessandro Manzoni, il quale già nel 1827 si era recato a Firenze per “risciacquare in Arno” la sua opera, e sicuramente conobbe e incontrò la Montalvo almeno verso il 1853, durante la sua seconda permanenza in Toscana, a villa Varramista di Montopoli. La Montalvo-Matteucci nell’occasione collaborò con il Manzoni, che ricercava i lemmi toscani, e nel 1856 gli inviò anche raccolta di Maniere di dire fiorentine, da lei compilata insieme al figlio Luigi.

 

 

Curiosità e Tradizioni

 

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