La Croce e “il” Sindone
di Sassetta
Nella Chiesa Parrocchiale di Sassetta
si conserva un prezioso reliquiario a Croce di Cristallo di Rocca (Quarzo
ialino),
“croce di cristallo di montagna, alta due
terzi di un braccio et di lunghezza un terzo et di grossezza due dita, legata
di rame, anzi ottone dorato, con un bellissimo piede, dentrovi
molte pietre di lapislazzero, e nel mezzo il Sacro
Legno” (cioè contenente un frammento della Vera Croce), che
fu donato alla Chiesa il 22 Maggio 1626 dal Signore della Sassetta, Marchese
Antonio Ramirez da Montalvo insieme ad una copia
della Sindone “vera copia di quell'originale
ch'è in Turino di Savoia nelle mani del Serenissimo Duca. La qual copia fu
cavata dal Bronzino Vecchio per
il Gran Cosimo Primo di Toscana”, oggi perduta (in quel periodo, era diffusa
l’usanza di riprodurre copie pittoriche della Sindone di Torino, che venivano
“santificate” tramite contatto con l’originale: si conoscono oltre 70 copie prodotte in questo modo, conservate in varie
chiese italiane ed europee). Entrambe
le reliquie erano state donate ai Montalvo da Cosimo
dei Medici, ed erano conservate nelle villa di
famiglia di Campi
Bisenzio da più di cinquant’anni (Cosimo
infatti era morto nel 1574). Cosimo il Grande, per arricchire la sua
prestigiosa collezione di oggetti di cristallo di rocca, si rivolgeva spesso a
degli orafi milanesi, i Miseroni; che
potrebbero quindi essere gli autori anche della Croce di Sassetta. In particolare,
quella Croce potrebbe essere uno dei due oggetti in cristallo che Gasparo Miseroni consegnò personalmente al Duca Cosimo nel 1560 e
1564.
Le due
reliquie furono collocate nella Chiesa con una cerimonia pubblica,
suggestivamente descritta da don Garzia Montalvo nel “Libro dei Ricordi della Sassetta”.
La Sindone di
Ripalimosani (CB) , prodotta con la stessa tecnica
e nello stesso periodo di quella, oggi
perduta, di Sassetta
LA DONAZIONE DELLE RELIQUIE NEL 1626
(I Ricordi della Sassetta, di Don Garzia Montalvo, in M. Bartolini
“Sassetta nei Secoli XVI e XVII” ed. Comune di Sassetta, 1986, pp. 268-271)
Ricordo come il dì 17 Maggio 1626 arrivò nuova che Monsignor di Massa Piccol'homini era in visita per la sua Diocesi, e che voleva
ancora visitare la Sassetta. E, tornando da Piombino et Elba, arrivò il dì 18
in Campiglia; et la mattina del 19 di Maggio si partì per la volta della
Sassetta, al confino della quale fu ricevuto dalli medesimi Signori con una
buona truppa di cavalli. I quali, subito che si vedde
Monsignor et il suo clero, fecero una bella salva d'archibusate.
E camminando alla volta della Sassetta, quando arrivò al principio del Borgo a
San Bastiano, Monsignor trovò in parata tutta la soldatesca e la moschetteria a
suon di tamburo. Fece una bellissima e copiosa salva di moschetteria; e così fu
accompagnato fino al Palazzo. Dove smontato, senza fermarsi punto, andò alla
Pieve con molta pompa e molti fanciulli vestiti da angeli, cantando il Te Deum. E, pigliando l'acqua santa, la diede con molta
autorevolezza ai Signori. Et udita la Messa del suo segretario se ne tornò in
Palazzo con il suo Vicario, dove si era un nobil
apparecchio, et si ricreorno del passato viaggio. Il
giorno, a Vespro, entrò detto Monsignor vestito pontificalmente in chiesa, come
il resto dei suoi Sacerdoti, i quali cominciorno
cantando Ecce Sacerdos Magnus etc. Di poi benedisse
tutte le sepolture, e Cimitero. E di poi visitò la Sagrestia, et prima il
Santissimo Sacramento, et tutti gl'altari. Tornando Monsignor in Palazzo, fu
condotto a spasso alle fontane copiose di acque e fresche, cosa inaspettata da
tutti Loro Signori. La stessa sera medesima, entrando il Signor Don Antonio e
Don Garzia in camera da Monsignor, cominciorno a entrare nel negozio delle Reliquie, che per
lettera havevano dato conto a detto Monsignor a
Massa, e dissero: "Noi scrivemmo a V.S.Rev.ma ch'avendo noi in Casa nostra
già da molti anni in quà due Reliquie da noi stimate assaissimo; e se V.S.Rev.ma insieme con il suo Vicario e
Canonici veder le volesse, le habbiamo qui per
mostrarle". Egli rispose subito "Volentierissimo", e chiamato a
sé il Vicario e Canonici con molta solennità se li mostrorno.
E dopo averle vedute, e
considerate, et in particular modo la Sacratissima
Croce posta in una croce di cristallo di montagna, alta due terzi di un braccio
et di lunghezza un terzo et di grossezza due dita, legata di rame, anzi ottone
dorato, con un bellissimo piede, dentrovi molte
pietre di lapislazzero, e nel mezzo il Sacro Legno, restorno stupefatti.
Di poi viddero
il Sindone, vera copia di quell'originale ch'è in Turino di Savoia nelle mani
del Serenissimo Duca. La qual copia fu cavata dal Bronzino Vecchio per il Gran
Cosimo Primo di Toscana. Ché invero restorno tutti
meravigliati.
E sentito il pensiero di quei
due Signori, ch'era di collocar queste due Reliquie nella Pieve della Sassetta
per mano di detto Monsignore, con farne
pubblico istrumento; il medesimo Prelato gradì grandemente questo pensiero.
E chiamato a sé ser Vincenzo Stacchini, Uffiziale
della Sassetta, come Notaio costituito da S.E.Rev.ma, gl'ordinò il disteso del
Contratto; et al suo Vicario ch'ordinasse al Pievano il modo si far la
Processione Solenne per la mattina dell'Ascensione. Et il mercoledì, vigilia di
essa, andò alla visita di Castagneto; che fino al confino fu accompagnato dalli
sopradetti Signori et molti altri cavalli, con pensiero di essere nella
Sassetta la mattina seguente alla levata del sole per solennizzare la Festa.
Ma, perché detto Monsignor et suo Vicario e Canonici non vi ebbero molti gusti,
anzi nessuno, la stessa sera alle ventitré hore inaspettatamente arrivò alla
Sassetta, dicendo che le fontane e delizie Sassetane l'havevano
tirato a godersele quella sera. E così fece.
Ricordo come il giorno dell'Ascensione Monsignor Vescovo, parato da Vescovo, disse la Messa Piana, essendo il suo Vicario et uno Canonico parati di Cotta. Et, dopo aver dato la Benedizione Papale, si mosse sotto il baldacchino in mezzo alli sopradetti. Et il Signor Piovano incontanente uscì, per cantar la Messa, di Sagrestia con i suoi sacerdoti con le tonacelle. Et, arrivati all'Altar Maggiore, Monsignor scese dalla sua residenza, messosi alla mano diritta del Piovano cominciò l'Introito, et il Piovano li servì la Messa. Finito l'Introito il Vescovo tornò sotto il baldacchino, et il Coro, ornato di molti Religiosi e Musici, cominciò a cantare la Messa, la quale, doppo una Solenne Benedizione, finì. Monsignore subito andò all'Altare; et lo stesso fecero i duoi Signori, che erano nella loro residenza dirimpetto a Monsignor. E chiamato l'Uffiziale gli fecero leggere l'istrumento della donagione delle Reliquie, con voce alta come notaio constituito da Lui in quella funzione. Il quale chiamò per testimoni, prima il Signor Vicario et Signor Canonico, poi il caporal Paolo Giannelli, il caporale Pier Antonio Boscherecci, maestro Gismondo, Sabatino d'Acchille, il caporale Giovan Piero Boscherecci e Giovan Francesco Scalocchi testimoni.
Il qual contratto conteneva che la Signora Lisabetta
Martelli, Signora della Sassetta, donava liberamente alla Chiesa quelle due
Reliquie. Et il Signor Don Antonio inginocchioni con Esse in mano ratificò il
medesimo, presentandole al detto Monsignor Vescovo, il quale le dette in mano
al suo Vicario, che aveva il Piviale, per portarle a Processione.
Et, essendo tutta la Compagnia del Corpus Domini in punto, tutto il clero cominciò il Vexilla Regis, e nello stesso tempo uscì di Chiesa il Crocifisso. All'apparir del quale si fece una salva di moschettate nobilissima, e li duoi sopradetti Signori presero il Baldacchino, essendo il Sindone in sur un'asta grande, portato dal Signor Pievano Ruffino Maini da Modigliana. Et, mentre durò tutta la processione, sempre si udirno tiri di moschetto in buona quantità. Tornata la Processione alla Chiesa, tutto il populo fu con gran devozione a baciar il Sacratissimo Legno in mano al Signor Vicario. Di poi Monsignor la collocò al lato diritto dell'Altar Maggiore, con obbligo che il Signor della Sassetta e suoi discendenti in infinito di tenervi acceso, tutti i Venardì dell'anno, un lume dall'apparir del sole al tramontare. E, in più, ogn'anno in tal giorno dell’Ascensione farvi una Festa Solenne, tenendo tutto quel giorno esposte tutte e due le Reliquie.
Ricordo come il giorno stesso, doppo il Vespro, Monsignore tenne la Cresima, e si cresimorno tra fanciulli e fanciulle numero cento. La mattina seguente, con martello infinito di quel Prelato, partì per la volta di Bolgheri, accompagnato dalli medesimi Signori fino al confino, passandoci fra di Loro parole cortesissime et complimenti infiniti.
Che fu lì 22 di Maggio 1626.
...
Ricordo come la prima Solennità dell'Ascensione, dell'anno 1627, fu
programmata una Indulgenza Plenaria, ottenuta per sette anni, da papa Innocenzo
ottavo, per mezzo di Monsignor Dati vescovo di Andria, e presentata al Vescovo
di Massa, perché la sottoscrivesse e la pubblicasse per tutta la diocesi. Il
Pievano invitò come confessori tutti i Religiosi dei dintorni. La mattina dell'Ascenzione arrivarono in sei, e, avanti che cominciasse la
Messa Grande, confessarono e si comunicò da ottocento persone in circa. Fecesi, di poi, la Messa Grande, la Processione
Solennissima con molti tiri di moschetto et archibusoni
del Palazzo, con grandissima devozione e concorso di popolo. Et tutto passò
benissimo. Il giorno, doppo desinare, si cantò un
bellissimo Vespro. Et, finito il Vespro, quella gioventù ordinò una Giostra a
Cavallo correndo allora, per honorar i forestieri, et
in particulare quelli che avevano desinato con detto
Signore, che furono i figlioli del Capitano di Campiglia Pierazzini,
et l'alfier Cimi di Suvereto, et il castellano della
Torre di San Vincenti, et il Migliorati.