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Le opere

Gabriele D'Annunzio era ancora uno studente di Liceo Al Collegio Cicognini di Prato quando pubblicò nel 1879 il primo volume di versi  col nome di "Primo Vere", che è poco più di  un esercizio di apprendistato. All'età di circa vent' anni, diede un chiaro indizio delle sue indubbie capacità con le liriche del "Canto Novo" nel 1882. Esso  è costituito da una raccolta di liriche pubblicate in prima edizione nel 1882 ed in seconda edizione nel 1898 con l'eliminazione di 43 componimenti sui 63 iniziali. La natura è rappresentata nel suo tripudio di luci, colori, suoni e con essa il giovane poeta stabilisce un rapporto di tipo panico. Ma al tempo stesso sono presenti momenti di stanchezza, percezione di visioni cupe, che celano già nel giovane D'Annunzio il fascino parallelo della morte.  L'edizione definitiva è divisa in due parti, scandite da tre "Offerte Votive": all'inizio, a Venere; nel mezzo a Pan; nella conclusione ad Apollo.

   Negli anni 80 scrive altri componimenti,queste opere hanno come filo conduttore l'estetismo per cui "Il Verso è tutto", l'arte è il massimo valore, gli altri valori ne devono essere subordinati. La vita non è più regolata dalla morale, dalle leggi del bene e del male, ma solo dal bello; "la Vita è un'opera d'arte".Il personaggio dell'esteta si estranea dalla realtà, un realtà borghese tesa verso il profitto e il benessere, creandosi un mondo fittizio e sublimato di pura arte e bellezza. Questo comportamento può essere inteso come risposta ideologica alla crisi dell'intellettuale, perchè privato di quella posizione privilegiata e di grande importanza di cui aveva goduto nelle epoche precedenti. Quindi questo personaggio costruito nelle opere è una forma di risarcimento per un condizione di degrado dell'artista. D'Annunzio non si accontenta di creare il personaggio, ma vuole inserirlo nella realtà per identificarcisi, per questo motivo si preoccupa di produrre libri di successo, di sfruttare i mezzi di propaganda e di pubblicità, utilizzando abilmente i meccanismi della nuova società e riproponendo una nuova figura di intellettuale che sembrava ormai sfatata.

D'anniunzio ad un certo punto si accorge dell'intima fragiltà della figura dell'esteta, perchè egli non fa altro che fuggire dall realtà non avendo la forza per opporsi sia all' ascesa della borghesia che all'avanzata del capitalismo. La concezione estetica entra allora in crisi, ed infatti nel 1889, la pubblicazione di "Il Piacere", ne è la più palese testimonianza. Diviso in quattro parti (o libri), il Piacere non segue rigorosamente l'ordine cronologico degli avvenimenti. All'inizio ci viene presentato il protagonista, il giovane conte Andrea Sperelli, che in un pomeriggio di dicembre attende nel suo raffinato appartamento, in cima a piazza di Spagna, a Roma, la sua antica amante, la divina Elena che dopo il gran commiato della primavera dell'anno precedente ha casualmente incontrato, ricevendone la promessa di abboccamento. Ma Andrea non ottiene da questo incontro quel che sperava. Segue, giustificata dai dialoghi e dalle rievocazioni dei due protagonisti, la narrazione retrospettiva del loro precedente rapporto, che occupa i primi due libri. Andrea quindi, ossessionato dai ricordi, si stordisce nella disipazione erotica e viene gravemente ferito in duello da un rivale. Durante la convalescenza, in casa di una cugina, conosce un'amica di questa, Maria Ferres, la cui spirituale bellezza lo affascina e della quale poi si innamora. Anche Maria è conquistata dalle raffinate qualità di Andrea. Ma con l'autunno entrambi lasciano la villa. Ritornato a Roma, Andrea riprende la sua vita di disincantato piacere; incontra intanto Elena, ma anche Maria ora è a Roma. Andrea con ambiguità e freddezza incalza ed aggira l'una e l'altra. Quando nella prima notte d'amore con Maria, Andrea, nell'impeto della passione, si lascia sfuggire l'invocazione ad Elena, tutto crolla e Maria, inorridita, fugge.
Andrea Sperelli è stato il personaggio più noto e divulgato fra i tanti creati da D'Annuzio, ed è il risultato il risultato di un'abile contaminazione fra l'esperienza biografica dell'autore e sollecitazioni culturali straniere. Egli rappresenta la versione italiana dell'eroe decadente e D'Annunzio non trascura occasione per mettere in luce la sua aristocratica ascendenza, la sua bellezza e gagliardia fisica, la sua raffinatezza, il suo costante impegno per dare alla vita una dimensione estetica. La singolarità dei gusti di Andrea Sperelli, il suo distacco dalla norma, sono tutte caratteristiche dell'eroe decadente europeo, ma D'Annunzio si sofferma a precisare, delineando così una figura non priva di riferimenti autobiografici, che Sperelli è anche un artista: eleggeva nell'esercizio dell'arte gli strumenti più difficili, esatti, perfetti, incorruttibili: la metrica e l'incisione. Il suo spirito era essenzialmente formale. Piu' che il pensiero amava l'espressione.
D'Annunzio ostenta nei riguardi del suo personaggio un atteggiamento duplice, perchè se da un lato lo critica con duri giudizi usando la voce narrante, dall'altro ne è ancora affascinato, per il gusto raffinato ed estetico con cui Andrea Sperelli si costruisce la sua vita. Quindi "Il Piacere" non rappresenta un sostanziale cambiamento per D'Annunzio, bensì una consapevolezza. Pur risentendo della corrente verista e realista, D'Annunzio mira soprattutto alla creazione di un romanzo psicologico, in cui i processi mentali ed interiori del personaggio sono la parte centrale del romanzo, seguita poi dalla complessa serie di allusioni simboliche.

Nel suo primo romanzo, quindi, D'Annunzio riversò tutto il decadentismo europeo, dimostrando già a venticinque anni una incredibile capacità di apprendimento e di elaborazione.

Rittratto di Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio nella sua biblioteca

Gabriele D'Annunzio e Benito Mussolini

Arrivo a Genova di Gabriele D'Annunzio