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La poetica e l'arte

D'Annunzio fu lo scrittore che tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento ebbe la risonanza più vasta di pubblico e influì in modo determinante sulla letteratura e sul costume del tempo. Egli è passato attraverso le seguenti fasi:


a) Fase edonistica e sensuale. I protagonisti dei suoi romanzi sono esteti raffinati, moralmente indifferenti ai drammi della vita, individualisti, interessati al piacere sensuale: sul piano intellettuale vi è la ricerca delle frasi ad effetto, che colpiscono l'immaginazione.


b) Fase superomistica. Rifiuta esplicitamente l'etica cristiana fondata sulla carità e sulla fratellanza, afferma la volontà di potenza, che si deve incarnare in momenti eccezionali, in un'aristocrazia (di sangue e di stirpe) che guidi i destini dell'umanità: di qui la valorizzazione della civiltà greco-romana e del Rinascimento; di qui l'idea di una missione di potenza e grandezza della nazione italiana da realizzarsi con le imprese militari e colonialistiche. In questa fase il poeta sente di rappresentare gli interessi della media borghesia italiana, i suoi sogni proibiti: la forza fisica, le straordinarie capacità erotiche, il coraggio indomito, l'eleganza raffinata (nei modi e nel vestire), l'eloquenza nel parlare, l'avventura impossibile, il vivere rischioso, il lusso sfarzoso, l'esaltazione della patria che dev'essere forte e potente, la difesa dell'ordine costituito contro il ribellismo sociale. [Non dimentichiamo che l'Italia aveva raggiunto da poco l'unificazione nazionale e che per potersi sviluppare in modo capitalistico aveva bisogno di terre da conquistare e di imporsi a livello europeo, facendosi spazio tra le due grandi potenze: Inghilterra e Francia.]


c) Fase del riflusso: inizia poco prima della guerra mondiale. Il poeta, profondamente deluso, si ripiega su se stesso, provando un senso di nausea e di stanchezza per il suo frenetico attivismo degli anni precedenti. Si rifugia nelle memorie dell'infanzia, si sente sconfitto. A tale situazione reagirà con l'impegno militare durante la guerra, ma la sua produzione letteraria era già finita.


Notevole dunque la varietà degli atteggiamenti. Anche a livello letterario egli assimila le tendenze più diverse. Nei componimenti in prosa, ciò che gli preme è la tecnica descrittiva: obiettiva, minuziosa, impassibile. La sua insistenza è piuttosto sui temi dell'orrido, del primitivo, del vizio: l'umanità che viene rappresentata è semibarbara, violenta, radicata nelle proprie superstizioni. Il D'Annunzio vuole esprimere sensazioni forti ma meramente fisiologiche.

In poesia, come si può notare, notevole è la superficialità dei temi trattati e dei contenuti poetici. Anche nello stile, troppo estetizzante, retorico, erudito, artificiale, con molta difficoltà si possono cogliere situazioni o drammi realistici. La parola viene ricercata più per il suono che per il suo significato.

In sintesi: l'influenza letteraria del D'Annunzio sulle nuove generazioni s'è fatta sentire quando egli ha abbinato al suo iniziale estetismo il culto del superuomo e l'esaltazione nazionalistica. I temi maggiormente accettati e condivisi dall'opinione pubblica della media borghesia sono stati: una concezione aristocratica della vita nutrita di volontà di dominio, di amore per la violenza, noncuranza del pericolo, capacità di aderire al mondo con tutti i propri sensi, il culto della bellezza (che per lui è una linea discriminante degli eletti dalla "plebe"), rifiuto dell'Italia ufficiale (del suo regime parlamentare, dei suoi compromessi, della sua debolezza nei confronti delle masse popolari e del movimento socialista, che erano insofferenti alle contraddizioni della società borghese).

 

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio