il '900: dal
"Ventennio" ai bombardamenti anglo_americani
La città di
Foggia si affaccia
al XX secolo con le stesse contraddizioni ed amarezze che avevano
contraddistinto la sua storia nei secoli passati.
Gli anni del dopo prima guerra mondiale manifestano palesi momenti di
inquietudine nella campagne. Un fermento che non tarderà ad accentuare i suoi
toni, trasformando il disagio in momenti di grave tensione
sociale.
Sono gli anni delle prime
proteste dei braccianti, guidate dal futuro padre del sindacalismo italiano,
Giuseppe Di Vittorio.
La gravissima crisi che investì l'intero paese culminò
in
una fase storica di alta drammaticità a causa del clima intimidatorio creato dalle scorribande fasciste che seminano panico
ovunque. Foggia, al pari di altre città italiane più importanti cadde sotto il giogo di squadristi che avviarono un organico
assalto alle sedi delle associazioni operaie e bracciantili (le Camere del
Lavoro) e dei circoli di cultura socialisti e popolari.
Mentre lo sviluppo della violenza fascista apriva di fatto l'avvento
al potere di Benito Mussolini,
Foggia e la
Capitanata
venivano inghiottite nel vortice di un delirio
collettivo.
Il capoluogo dauno divenne il centro strategico delle
camice nere di Puglia, Basilicata e Calabria. "Squadre
d'azione" formate da giovani, ex-combattenti e semplici
avventurieri, di ritorno da una adunata a Napoli, armati
di moschetti e manganelli occuparono gli uffici
pubblici, la stazione ferroviaria
e le vie della
città, tra ali di folla inneggianti le loro macabre
gesta.
A guidarli il futuro on.
Giuseppe Caradonna, il quale il 22 ottobre 1922
organizzò una grande adunata di fascisti e simpatizzanti
per partire alla volta di Roma per congiungersi qualche
giorno dopo - il 28 ottobre 1922 - con le altre camice
nere guidate da
Mussolini per la
marcia su Roma. Il fascismo era al potere.
Il fascismo al potere
L'azione dello squadrismo fascista fu indubbiamente
agevolata, come detto, da qual clima di delirio
collettivo che pervase buona parte della popolazione, ma
anche dall'inerzia delle autorità locali che vedevano
nelle squadre fasciste un utile strumento per arginare
la violenza che accompagnava le lotte contadine ed
operaio.
E questa la città che si
preparava all'esperienza del Ventennio fascista: da un lato
l'impellente
necessità di ristabilire l'"ordine sociale" e di "normalizzare" la vita
istituzionale nel territorio; dall'altro la ferma volontà di riorganizzare e
modernizzare la città in tutti i suoi apparati pubblici ed economici e nelle sue infrastrutture.
Il fascismo avviò in questi anni un massiccio piano di opere pubbliche che,
secondo la retorica del regime, avrebbero dovuto restituire al capoluogo dauno
un ruolo guida degno del suo passato. Era il progetto della "Grande Foggia".
Ma l'esperienza fascista foggiana non può essere completamente tradotta se non
attraverso la lettura dell'opera di due eminenti dirigenti locali, le cui figure pur accomunate dalla
fede mussoliniana, apparivano,nella sostanza delle proprie azioni, piuttosto antitetiche
tra di loro.
Da un lato il già citato
Giuseppe Caradonna, un autentico ras della
provincia colluso con gli ambienti rurali più reazionari, più
propenso al ruolo di "normalizzatore" e poco disposto a compromessi contro le
"minacce" di ogni
sovversivismo.
Dall'altro l'opera
di Gaetano Postiglione,
un leader politico di grande
spessore, assolutamente distante dai clichè del gerarca fascista. Uno dei pochissimi gerarchi ad essere, contemporaneamente, un
tecnico di valore.
E' grazie al grande sforzo progettuale di quest'ultimo che Foggia e la
Capitanata
vivono una stagione di grande
impulso attraverso la realizzazione di imponenti opere pubbliche. Avvalendosi di un nutrito gruppo di
tecnici Postiglione avviò una serie di interventi che garantiranno alla città il
completamento dell'Acquedotto
Pugliese e la bonifica integrale delle terre (è di questi anni l'istituzione del
Consorzio di di Bonifica).
Con lo strumento
dei Piani regolatori che, a partire dal 1926, assumeranno un ruolo determinante
nell'architettura italiana, Foggia inaugura numerosi progetti nell'edilizia
pubblica, nella realizzazione di
opere di collegamento dei quartieri della città e di risanamento di quelli
malsani. E' di questi anni infatti la costruzione di imponenti edifici pubblici
quali il Municipio (allora Palazzo del Podestà),
l'adiacente Palazzo Prefettura (ex Palazzo del Governo), il
Palazzo degli Studi
(opera di Piacentini, l'architetto del fascismo per antonomasia), oltre ad una
serie di edifici di non trascurabile interesse architettonico e sociale.
Un carattere estremamente simbolico riveste invece la
Fontana (1924),
nell'odierna Piazza Cavour, eretta per la celebrazione dl'evento
della costruzione dell'Acquedotto Pugliese. Evento che fu riprodotto sull'ormai
celebre copertina della Domenica del Corriere da
Achille Beltrame.
I bombardamenti degli
anglo_americani
L'estate del 1943
rappresenterà una delle pagine più tragiche della storia di Foggia.
Siamo in
piena seconda guerra mondiale. Gli americani decidono di sferrare l'offensiva ai campi d'aviazione di Foggia
che, una volta controllati, sarebbero divenuti strategici per
il controllo dell'Europa meridionale e del Mediterraneo.
La città nei due anni e mezzo di guerra
non aveva ancora subito nessun bombardamento. Solo allarmi aerei
ma sempre senza particolari conseguenze
per la popolazione.
Le prime esplosioni in città si avvertirono nel maggio del '43. Il
bilancio, rispetto a ciò che avverrà nei mesi successivi, pur nella tragicità
dell'evento, fu piuttosto contenuto. Le vittime furono "solo" 300.
Il successivo 15 Luglio
l'attacco alla Stazione Ferroviaria. I bombardieri anglo-americani sganciano 66
bombe sul deposito locomotive e sui convogli militari presenti in quel momento.
Nel frattempo lo scenario politico italiano era di grande fermento. L'esperienza
del ventennio fascista appariva oramai all'epilogo.
Il 25 luglio il Gran
Consiglio del Fascismo destituisce Mussolini e rimette il governo al Re.
Il Duce viene arrestato e
Badoglio nominato nuovo capo del governo.
Nonostante gli sviluppi della situazione politica
volgessero a favore di una caduta del regime, il 19 agosto Foggia subì
il terzo attacco aereo da parte dell'aviazione "alleata".
La città dopo un
terribile e
indiscriminato bombardamento è praticamente al tappeto. Sono colpiti il
Municipio,
Palazzo Prefettura (il Palazzo del Governo) , il
Palazzo delle Poste, gli Ospedali Riuniti,
la Cattedrale, il
Museo Civico ed ancora la zona ferroviaria.
Gli attacchi continuarono fino al 18 Settembre, quindi ben 15 giorni dopo la
firma dell'armistizio avvenuta il 3 settembre ma resa nota l'8 settembre. I tedeschi,
incalzati dagli inglesi, lasciarono Foggia la mattina del 27 Settembre.
Un'immagine dei bombardamenti sulla città
vista dall'altot>
La seconda metà del XX secolo sarà caratterizzata dalla crescente voglia di
dimenticare attraverso la ricostruzione le tragedie del conflitto oramai alle
spalle e la continua ricerca di nuove prospettive di crescita e di sviluppo.
Sarà la Cassa per il Mezzogiorno, la cui istituzione risale agli anni sessanta,
a dare nuove speranze ad un tessuto economico piuttosto provato.
Uno strumento che
tuttavia, nonostante alcuni episodi di avvio di un apparato industriale locale e
di modernizzazione del sistema agricolo (resta comunque questa la grande risorsa della
Capitanata)
rivelerà tutte le sue contraddizioni.
Il resto è storia dei giorni giorni. Una storia fatta più di bassi che di alti. Una città
alla continua ricerca di un'identità. Una città che non riesce ancora a trovare la strada giusta per uno sviluppo economico e
sociale concreto e duraturo. |