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Gaetano Postiglione


Gaetano Postiglione nasce nel 1892 a Foggia, dove vive fino al trasferimento a Milano per gli studi universitari.
Dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria al Politecnico Postiglione fa ritorno nella città natale (1923) . Sono gli anni in cui comincia a delinearsi la sua esperienza personale e professionale che si identificherà fedelmente con il credo "fascista".
Raccontare la sua storia di Postiglione significa infatti mettere a fuoco l'esperienza del
Ventennio in una Capitanata contrassegnata dalle tensioni sociali e delle contraddizioni che animarono questa provincia dal 1923 al 1935.
Pur essendo un "fascista della prima ora" Postiglione, al contrario del suo "rivale" conterraneo,
Giuseppe Caradonna, si distingue per il suo grande spessore intellettuale e professionale. Un leader politico di ampio respiro, assolutamente fuori dai clichè del dirigente fascista in “stivali e fez”, nonché uno dei pochissimi gerarchi del Ventennio  ad esprimersi come tecnico di assoluto valore.
Doti che Mussolini riesce ad intravedere immediatamente tanto da affidargli il compito di organizzare la logistica durante la marcia su Roma e successivamente (1932), in pieno potere del Regime, l’incarico di Sottosegretario del Ministero delle Comunicazioni.
La sua attività di tecnico contribuirà in maniera rilevante a far vivere alla città di Foggia e alla Capitanata  una stagione di grande impulso attraverso la realizzazione di  imponenti opere pubbliche, sia nell'edilizia, sia  nell'urbanistica. 
Gli anni della sua presidenza all'
Acquedotto Pugliese  attestano il grande sforzo di modernizzazione del regime. Avvalendosi di un nutrito gruppo di tecnici Postiglione avvia vari progetti di modernizzazione agricola tra i quali la bonifica integrale nel Tavoliere. Il progetto non poté tuttavia realizzarsi in pieno a causa delle forti resistenze della grande proprietà latifondista. 
Ma come detto Postiglione si contraddistinse anche per il suo spessore intellettuale. Le sue capacità mediatrici consentirono al fascismo di avvicinare quei ceti medi locali profondamente turbati dai metodi repressivi squadristi. 
Un atteggiamento politico inviso allo squadrismo locale che avanzava in maniera sempre più preoccupante.
Il dissidio con
Peppino Caradonna rappresenterà infatti  l'altra faccia della medaglia dell'esperienza fascista di Capitanata e che troverà nello scioglimento della federazione provinciale avvenuto nel 1923 l'evento più emblematico di un "conflitto" che raramente ebbe occasione di emergere in atti ufficiali.
La metà degli anni trenta rappresenteranno la punta massima della parabola di Postiglione. E' l'epilogo delle sue  "fortune" politiche è vicino.
Come lui, molti altri dirigenti fascisti  in tutto il Paese che Mussolini aveva privilegiato per il loro contributo innovativo, dovettero cedere all'arroganza dei metodi dell'ala estrema del regime, espressione del più bieco squadrismo. La vicenda politica di Postiglione si conclude con la sua scomparsa avvenuta nel dicembre del 1935, a soli 43 anni. All'indomani della sua morte  Il Popolo Nuovo, il giornale da lui creato chiude la sua atività. E' il tramonto del fascismo illuminato.

 
 
 
 
 
       

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