il
'700: dal sisma del 1731 all'avvento dei Borboni
La morte di
Carlo II
avvenuta nel 1700 apre la questione della sua successione sul trono di Spagna.
Sarà
Filippo d'Angiò, preferito a Carlo d'Asburgo-Austria,
ad ereditare lo scettro secondo le disposizioni testamentarie del precedente
sovrano.
Qualche giorno dopo, il 6 novembre, il nuovo sovrano è proclamato
nuovo Re di Spagna con il nome di
Filippo V. E' con lui che si apre il ciclo
della
dinastia borbonica.
Foggia vive in questo primo inizio di secolo un grande fermento. A questo
proposito documenti storici di elaborazione ottocentesca attestano l'immagine di una città
caratterizzata da un'intensa attività sia nel mercato cerealicolo, sia in quello
della lana.
Sono gli anni di istituzione (1725) del
Piano delle Fosse,
la singolare estensione di fosse granarie e silos sotterranei realizzate nell'area antistante la principale porta cittadina:
Porta Grande.
Porta Grande si
affaccia sulla piazza un tempo denominata Piano delle Fosse
Anni di intensa e fiorente attività si è detto. Ma di lì a poco
Foggia conoscerà una delle pagine più tristi della sua storia,
durante gli anni del viceregno austriaco (1707-1734). Un disastroso evento che avrebbe profondamente sconvolto la storia sociale,
urbanistica e architettonica di Foggia.
Era il 20 marzo del 1731 quando un
violento terremoto colpì una città che già in passato aveva
conosciuto eventi sismici di rilievo negli anni 1456, 1534 e 1627.
Il terremoto
del 1731 rappresenta tuttavia l'evento sismico di maggior rilevanza se si pensa
che ben due terzi delle abitazioni crollarono e devastante fu il bilancio delle
vittime tra la popolazione.
Notevoli i danni provocati agli edifici simbolo della città (in particolare
l'antico Palazzo del Cambio, sede della
Dogana) e alle chiese più
importanti tra cui la
Cattedrale i cui gravissimi danni alla stabilità
indussero le autorità, negli anni successivi, ad abbandonare il progetto
di un suo ripristino.
Nell'immane caos del funesto evento trovò miracolosamente
la salvezza la
Sacra Icona della Madonna dei Sette Veli. La Tavola venne
ritrovata tra le macerie della
Chiesa Madre il 22 marzo, raccolta e trasportata
nel convento cappuccino di Santa Maria di Costantinopoli, in via San Severo.
un particolare
del tabernacolo che contiene la Sacra Icona Vetere
Una
leggenda popolare narra inoltre che la
Madonna dei Sette Veli sia apparsa proprio in
quei giorni per dare conforto alla popolazione funestata
da quell'immane disastro. Un legame, quello con i
foggiani, che diventerà
indissolubile e che ancora oggi, tra fede cattolica e superstizione, vive
momenti di grande intensità e fervore religioso.
Il sisma venne a colpire una città che era rimasta contenuta nel tracciato
"ideale" delle antiche mura che di fatto non esistevano più.
La ricostruzione del post-terremoto diede l'avvio ad un diverso assetto e sviluppo urbanistico
della città
che, a seguito di questi interventi, si ampliò seguendo la
rete tratturale con orientamento a raggiera rispetto
al
centro storico medievale.
E' di questi anni la realizzazione del nuovo
Palazzo della Dogana (che
sorge nella principale piazza del "nuovo" centro
cittadino)
alla cui progettazione sembra abbia dato un contributo anche
il famosissimo architetto
Luigi Vanvitelli,
autore della Reggia di Caserta
Nascono in questo contesto storico anche i "nuovi" quartieri di Sant'Antonio Abate, di
San Francesco Saverio e
Borgo Croci, con le
caratteristiche case costruite disordinatamente dalle classi popolari (i
terrazzani) e raccolte intorno alla
Chiesa delle
Croci.
Anche dal punto di vista architettonico il dopo sisma
rappresenta una sorta di anno zero per la città.
La storiografia locale descrive la seconda metà del '700
come una stagione di intensa ricostruzione nella
quale la committenza
religiosa assume un ruolo determinante.
E' in questi anni che si sviluppa quella sorta di
"ossimoro" architettonico che caratterizza il
centro antico
di Foggia (che resta morfologicamente di stampo
medievale) sul quale sorgono prevalentemente
architetture religiose e palazzetti
fatti erigere dalle famiglie di notabili di questo periodo.
Il Palazzo della
Dogana Nuova
La città quindi, dopo aver pagato un pesantissimo
tributo al destino, rialzò ancora una volta la testa.
L'avvento al potere dei
Borboni
si concretizza in un periodo di grande
riflessione sulla necessità di avviare una profonda riforma del sistema agricolo
nei territori di
Capitanata e non solo. E' di questi tempi infatti la
promulgazione di una serie di provvedimenti volti ad incentivare l'agricoltura
nei territori della
Dogana, istituzione oramai da tempo al centro di
furiose polemiche tra economisti locali e storici.
In questo intenso dibattito
tra gli economisti sul superamento del regime demaniale che aveva fino ad allora
sostanzialmente impedito il decollo dell'agricoltura, che si inserisce la voce
dell'abate
Ferdinando Galiani il quale, nel suo celebre trattato
Della
moneta (1751) aveva denunciato le ottuse ragioni per cui si continuava a
praticare nel
Tavoliere "un genere d'industria campestre che non ha esempio
d'altro somigliante nella culta Europa, ne ha solo nella deserta Africa e nella
barbara Tartaria".
Ferdinando
Galiani, celebre economista autore del saggio "Della Moneta"
La voce di
Galiani
non era l'unica nel panorama
storico ed intellettuale del tempo. Numerosi e valenti studiosi ed economisti
del tempo facevano sentire la propria voce contro la regia corte, rea, al loro
parere, di non ridurre la pressione fiscale derivante dalle attività della
Dogana.
Lo scorcio di secolo sarà contrassegnato da due eventi storici dai risvolti
esattamente opposti: le nozze reali (1797) tra il principe
ereditario Francesco e l'arciduchessa Maria Clementina d'Austria
ed i moti rivoluzionari collegati collegati alla rivoluzione Partenopea
del 1799.
Mentre Napoleone avvia nel 1796 la campagna d'Italia, a Foggia fervono i
preparativi per il grande evento che trasformerà per un giorno la città in una seconda
capitale, essendovi trasferita tutta la corte.
Grandi lavori furono eseguiti nel
Palazzo della Dogana
dove si svolge il banchetto nuziale. Il grande evento fu
celebrato nella Cattedrale di Foggia il 25 giugno del 1797,
mentre il banchetto nuziale fu tenuto nel
Salone delle Feste di
Palazzo Dogana. La serata di
quel memorabile giorno fu allietata dall'esecuzione dell'opera La Daunia
felice, composta per l'occasione da Giovanni Paisiello (su libretto
del foggiano Francesco Saverio Massari).
Sono gli anni in cui la
Capitanata
ritorna ad essere
teatro di fermenti politici e feroci scontri.
I
Borboni approfittando dell'assenza di
Napoleone,
bloccato in Egitto, tentano l'ultima carta per arginare l'inesorabile avanzata
napoleonica.
Allo stesso tempo fervonoo le attività clandestine
delle
Vendita
dell'Aurora Nascente,
la carboneria locale che agiva in funzione anti
borbonica. La rivoluzione era oramai alle porte e i
carbonari foggiani, guidati dalle figure più
rappresentative di Francesco Paolo e Carmelo Iacuzio, il
marchese Orazio Salerni di Rose e Paolo Raimondi,
avevano già preso accordi per sollevare l'intera
Capitanata.
In questo contesto di grande fermento anti
borbonico emerse la figura della marchesa
Francesca De
Carolis, un'eroina liberale il cui carisma
contribuì a sgretolare le ultime resistenze delle truppe
borboniche di istanza nella città di Foggia.
Mentre i francesi mettono a ferro
e fuoco importanti centri della Capitanata (primo fra tutti
San Severo)
uccidendo più di 3000 persone, Ferdinando è costretto a scappare a
Palermo.
Il 23 gennaio del 1799 il generale francese
Championnet proclama,
col sostegno dei patrioti napoletani, la
Repubblica Partenopea.
Foggia fu tra le prime città a manifestare la completa
adesione ai nuovi ideali. Una fedeltà ampiamente
ripagata dal governo di
Championnet
il quale dichiarò la città
capitale di
Capitanata
e
del
Contado del Molise attribuendo ad essa anche altri
poteri speciali.
Tuttavia gli effetti dell'attività legislativa
incentrata soprattutto sulle leggi per l'abolizione
della
feudalità
furono piuttosto tardivi per sedare il malcontento che
imperversava nelle campagne. La mancanza di una solida
base di consenso nei confronti della Repubblica costituì
terreno fertile per l'avanzata del cardinale
Fabrizio Ruffo, sbarcato nel
napoletano alla testa di una "armata cristiana e reale".
Quando le bande della
Santa
Fede
marciarono su Napoli, Foggia, che al
contrario del resto della Puglia lealista rappresentava
l'unica isola filo_repubblicana, cadde sotto i colpi
della repressione
sanfedista.
La stessa marchesa
De Carolis, al pari dei
suoi compagni di lotta, venne arrestata e decapitata nel
centro cittadino. La sua testa venne trasportata tra le
vie della città come macabro vessillo da quella stessa
popolazione che lei stessa aveva incitato a
festeggiare qualche mese prima l'ingresso dei francesi
in città. |