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Sul tracciato di un decumano del vecchio impianto ippodameo si snoda via della
Pietà, la più significativa strada urbana per l'edilizia civile. Infatti,
anche se essa si presenta apparentemente come un vicolo (dopo la stesura
dell'ampio Corso Italia), ospita notevoli opere architettoniche, tra cui
Palazzo
Veniero, Palazzo Correale e la Loggia di vico Galantario.
Palazzo Veniero, nonostante l'attuale stato di abbandono e le alterazioni
subite, costituisce con l'organico sviluppo del motivo decorativo "tufo
giallo-tufo grigio" una testimonianza importante del gusto tardo-bizantino
e arabo. L'opera risale al sec. XIII, periodo in cui tali elementi stilistici
trovano ampia diffusione nell'architettura religiosa e civile del Mezzogiorno,
così come per il portale della chiesa dì S. Antonino. La facciata, alterata in
parte dalla muratura delle finestre, propone un modello decorativo di una
singolare organicità e continuità compositiva, con tre aperture ad arco per
ogni piano, delimitate da ampie fasce in tufo giallo e grigio, e con rotonde
formelle con al centro preziose "patere maiolicate".
Il vicino Palazzo Correale del sec. XIV presenta un carattere completamente
diverso, che evidenze, secondo l'influsso della moda catalana, maggiormente il
dettaglio architettonico e scultoreo che l'insieme. La facciata associa bifore
di varia forma e disegno, in forme ricorrenti anche in altre parti della città
(la bifora di S. Maria delle Grazie).
Oggi ne ammiriamo soltanto tre intatte:
due a sesto acuto, con al centro lo stemma della famiglia Correale; la terza,
detta "a punta di noce", differente dalle altre, è sul modello "gotico-fiammeggiante".
Il portale (elemento architettonico variamente diffuso nella città) può essere
definito "a corona" per il suo arco depresso dentro un inviluppo
rettangolare. Il palazzo apparteneva ancora a questa famiglia nel 1567, ma fu
acquistato nel 1610 dall'abate De Persio per fondarvi un ritiro per orfanelle
intitolato a S. Maria della Pietà. La chiesetta attigua al monastero è di
stile barocco e ad una sola navata.
La loggia di vico Galantario, con il piccolo edificio di cui è parte, è un
raro esempio di architettura dell'età aragonese che risente dell'influenza dei
maestri toscani che operarono a Napoli nella seconda metà del sec. XV.
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