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L'origine della basilica sembra riconducibile al sec. XI, anche se già verso il
sec. IX esisteva in quel luogo un oratorio dedicato a S. Antonino. Nel 1378 fu
istituita presso la chiesa la Confraternita dei Battenti; più tardi, nel 1608,
fu concessa ai Padri Teatini. La Basilica,
retta prima da un Arciprete e poi da un Rettore nominato dal Re, diventò verso
la fine del XIV Sec. sede della Confraternita dei Battenti, movimento ereticale
diffusosi a Napoli tra il XIII e il XIV Sec.. Successivamente,
nel XVII Sec., la chiesa ed il convento annesso vennero affidati ai Padri
Teatini, la basilica fu restaurata da questi ultimi secondo i canoni della
Controriforma. Essi riedificarono completamente la facciata con portico e
campanile nelle linee ancora oggi riscontrabili e costruirono la casa religiosa
con orto e discesa a mare, attualmente Casa Comunale. La
situazione rimase invariata fino al 1866, anno in cui, a causa della
soppressione dei monasteri, i padri dovettero abbandonarlo. In seguito la
Basilica fu nuovamente affidata ad un Rettore. Dalla
chiesa si può accedere nella cripta sotto il cui altare è collocato il
sepolcro di S. Antonino. Qui si possono ammirare i numerosissimi ex voto dei
marinai che tappezzano le pareti dell'ambiente.
La chiesa, nonostante i rifacimenti ed i restauri attuati tra il '700 e l'800
(ad esempio il consistente addobbo settecentesco di stucchi), ha conservato
l'impianto basilicare a tre navate, con pianta a croce latina. Presenta diversi
elementi di spoglio, come i fusti delle colonne provenienti probabilmente, per
la loro particolare uniformità, dal portico di una delle molte ville romane
presenti nella zona di Sorrento.
Sono da ricordare le due tele di Giacomo del Pò, che descrivono la peste del
1656 e l'assedio della città da parte delle popolazioni dei Casali guidate
dall'agitatore genovese Giovanni Grillo (1648), e la tela al soffitto di autore
ignoto raffigurante S. Antonino nell'atto di liberare dal demonio la figlia del
principe Sicardo.
La navata centrale ha un soffitto a cassettoni
dipinti su tela con rosoni in legno dorato. Al centro domina la tela
raffigurante Sant'Antonino che libera dal demonio la figlia Sicardo Principe di
Benevento. Nella navata laterale di destra è da segnalare
il dipinto del secondo altare, raffigurante Sant'Andrea d'Avellino di
Scuola napoletana del XVII Sec. La navata laterale di sinistra è dedicata a
San Gaetano. Da qui si accede agli ambienti della sagrestia dove si conservano
vari ex voto, il Presepe con pastori napoletani del '700 e '800, ed una
pregevole statua d'argento raffigurante S. Antonino.
Interessante è il presepe del
'700 della scuola del Sammartino, dono del poeta sorrentino Saltovar, e il
portale meridionale ' di forme bizantino-romaniche risalente al sec.X. Esso è
fiancheggiato da due colonne marmoree di giallo antico, con capitelli corinzi
che reggono un architrave formato da un avanzo di cornicione della stessa epoca
che fa da sostegno ad una lunetta al cui centro è una croce reca. L'alternarsi
dei colori del tufo giallo e grigio sono un richiamo eloquente a quella diffusa
tarsia di influsso bizantino e arabo che si riscontra in vari monumenti campani
e del Mezzogiorno e di cui questa di Sorrento è una delle testimonianze più
antiche. Queste e le altre decorazioni in tufo, non visibili dalla strada e
poste sul lato meridionale, danno un'idea di quello che doveva essere l'aspetto
primitivo della facciata.
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