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Sin dai tempi dei primi Cristiani, Sorrento ha assistito ad un
lento ma costante insediamento di Ordini Religiosi che ha contribuito al
processo d’espansione culturale e sociale della città; i sorrentini hanno
contraccambiato con un sentimento di devozione verso la Chiesa e rivolto in
particolare al Santo Protettore Antonino. Questo sentimento si riconduce
all’opera del Santo in Sorrento ed ai suoi miracoli che, durante e dopo la
vita, si narrano e dei quali si può trovare testimonianza nell’omonima
basilica. Appartenente all’Ordine dei Benedettini operò mirabilmente nel nome
del Signore che gli aveva donato anche una capacità taumaturgica presente nei
suoi miracoli; brevemente proveremo a descriverne per far comprendere l’amore
che la città gli vuole.
Sant'Antonino nacque probabilmente a
Campagna d'Eboli. Lasciò ben presto il suo paese per recarsi a Cassino dove
divenne monaco benedettino. In quel tempo l'Italia era devastata dalle invasioni
barbariche ed anche il monastero di Montecassino fu saccheggiato dai longobardi,
i monaci dovettero fuggire e si recarono a Roma presso il papa Pelagio II.
Sant'Antonino, invece, vagò per la Campania finché non arrivò a Stabia l'attuale
Castellammare. Qui conobbe san Catello che ne era vescovo diventandone amico.
San Catello desiderava dedicarsi alla vita contemplativa e, quando decise di
ritirarsi sul Monte Aureo, affidò a Sant'Antonino la diocesi di Stabia.
Durante il periodo di reggenza della diocesi il richiamo alla vita monastica fu
così forte che Antonino chiese a Catello di ritornare in sede. Antonino a sua
volta si ritirò sul Monte Aureo; visse in una grotta naturale in solitudine
cibandosi di erbe. Fu infine raggiunto da san Catello che decise nuovamente di
ritirarsi sul monte e di dedicarsi alle cure della diocesi sporadicamente.
Un giorno ai due
apparve l'arcangelo Michele che chiese che fosse costruita una chiesa in quel
posto da dove si dominava il golfo e si ammirava il Vesuvio. Così i due santi
cominciarono a costruire una chiesa in pietra e legno nel punto del Faito che
ora si chiama Monte S. Angelo o Punta S. Michele. Dapprima vi salirono pastori,
poi agricoltori finché san Catello fu accusato di stregoneria da un cattivo
prete di Stabia, tale Tibeio, e fu richiamato dal papa a Roma e tenuto
prigioniero finché ad un nuovo papa apparve in sogno Sant'Antonino che gli
intimò di liberare l'amico. San Catello ritornò a Stabia e si dedicò ad ampliare
la chiesa sul monte che divenne meta di pellegrini. Fra tanti che si recavano
sul monte vi erano moltissimi sorrentini che invitarono Antonino che già aveva
fama di santo a stabilirsi a Sorrento. Fu accolto dall'abate Bonifacio nel
monastero benedettino di S. Agrippino che si trovava dove sorge ora la basilica.
Alla morte di Bonifacio, Antonino divenne suo successore. Dei miracoli compiuti durante la sua vita
dobbiamo menzionare quello della famiglia Vulcano e quello della balena; nel
primo si racconta che un giorno S.Antonino scendendo a Sorrento per un viottolo
dissestato ebbe a cadere procurandosi una distorsione tale da non potersi più
rialzare. Un sorrentino appartenente alla famiglia dei
Vulcano lo soccorse e lo accudì presso la loro casa fino a guarigione completa.
Il Santo, allora, visto il gesto amoroso, pregò il Signore affinché quella
famiglia ed i suoi discendenti avessero facoltà di guarire qualsiasi
distorsione o slogatura di ossa e così avvenne. Nel secondo si narra che dopo
una giornata di tempesta a Sorrento dei fanciulli si divertivano nuotando nelle
acque tornate calme fino ad allontanarsi dalla costa; apparve, ad un tratto, dal
profondo del mare un mostro (descritto come una balena) che inghiottì uno dei
ragazzini. La madre venuta a conoscenza dell’accaduto si disperò correndo ai
piedi del Santo, che recatosi in riva al mare, chiese ai marinai di inseguire il
pesce e riportarlo a terra; così fecero e picchiando con i remi ai fianchi
della balena le squarciarono il ventre trovando il fanciullo sano e salvo.
L’osso che il Santo tolse dall’animale è ancora oggi conservato nella sua
basilica. Innumerevoli sono i miracoli del Santo dopo la sua morte, per
enumerarli dovremmo impiegare ore intere. Dobbiamo dire che Egli è riconosciuto
come Debellatore di Satana per le guarigioni di ossessi ed indemoniati in
Sorrento e in Campagna d’Eboli (patria natia); che è il Santo Protettore dei
Naviganti e, Sorrento, città che ha un rapporto molto intenso con il mare, ed i
suoi marinai e pescatori più volte sono ricorsi all’intercessione di
S.Antonino durante le loro peripezie in mare. E poi, come non ricordare il Suo
intervento durante l’assedio longobardo (835) di Sicardo, principe di
Benevento, con l’ammonizione in sogno di terminare l’attacco;
l’apparizione con gli altri Santi Protettori di Sorrento (S.Renato, S.Valerio,
S.Attanasio e S.Baccolo) nel golfo di Napoli a danno dei saraceni; la
preservazione della città durante l’epidemia della peste del 1656 e la
liberazione dal colera del 1868 e del 1884. Questi, e non solo questi, gli
avvenimenti principali che spiegano il legame dei cittadini di Sorrento con
l’umile e devota a Dio figura di S.Antonino. Dopo la sua morte avvenuta 13
secoli fa i sorrentini eressero la cripta e la basilica sul luogo della sua
sepoltura, sul bastione della cinta muraria perché per suo volere fu sepolto né
dentro, né fuori la città ma nelle mura della stessa. Ammirando i dipinti della
basilica si intuisce l'amore di Sorrento per il santo ed i miracoli compiuti: la
vittoria navale contro i saraceni, nell'assedio del terribile generale Grillo,
la preservazione dalla peste, la liberazione dal colera, la liberazione degli
indemoniati. Si racconta che quando Sorrento fu saccheggiata dai turchi e la
statua trafugata, non avendo denaro a sufficienza per farne un'altra i
sorrentini vi avevano rinunciato, ma ecco che avvenne il miracolo: sant'Antonino
si presentò in carne ed ossa allo scultore al quale pagò direttamente la statua.
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