1 6

 

F.T. Marinetti
MANIFESTO DEI DRAMMATURGHI FUTURISTI


1910

Perché l'Arte drammatica non continui ad essere ciò che è oggi: un meschino prodotto industriale sottoposto al mercato dei divertimenti e dei piaceri cittadini, bisogna spazzar via tutti gl'immondi pregiudizi che schiacciano gli autori, gli attori ed il pubblico.
1. - Noi futuristi insegnaimo anzitutto agli autori il disprezzo del pubblico e specialmente il disprezzo del pubblico delle prime rappresentazioni, del quale possiamo sintetizzare così la psicologia: rivalità di capelli e di toilettes femminili, - vanità del posto pagato caro, che si trasforma in orgoglio intellettuale, - palchi e platea occupati da uomini maturi e ricchi, dal cervello naturalmente sprezzante e dalla digestione laboriosissima, che rende impossibile qualsiasi sforzo della mente.
2. - Noi insegniamo inoltre l'amore del successo immediato che suol coronare le opere mediocri e banali. I lavori teatrali che afferrano direttamente, senza intermediari, senza spiegazioni, tutti gl'individui di un pubblico, sono opere più o meno ben costruite, ma assolutamente prive di novità e quindi di genialità creatrice.
3. - Gli autori non devono aver altra preoccupazione che quella di un'assoluta originalità novatrice. Tutti i lavori drammatici che partono da un luogo comune o attingono da altre opere d'arte la concezione, la trama o una parte del loro svolgimento sono assolutamente spregevoli.
4. - I leit-motivs dell'amore e il triangolo dell'adulterio, essendo già stati troppo usati in letteratura, devono essere ridotti sulla scena al valore secondario di episodi o di accessori, cioè allo stesso valore a cui l'amore è ormai ridotto nella vita, per effetto del grande sforzo futurista.
5. - Poiché l'arte drammatica non può avere, come tutte le arti, altro scopo che quello di strappare l'anima del pubblico alla bassa realtà quotidiana e di esaltarla in una atmosfera abbagliante d'ebbrezza intellettuale, noi diprezziamo tutti quei lavori che vogliono soltanto commuovere e far piangere, mediante lo spettacolo inevitabilmente pietoso d'una madre a cui è morto il figlio, o quello di una ragazza che non può sposare il suo innamorato, o altre simili scipitaggini...
6. - Noi disprezziamo in arte, e più particolarmente nel teatro, tutte le specie di ricostruzioni storiche, sia che esse traggano interesse dalla figura di un eroe o di una eroina illustre (Nerone, Giulio Cesare, Napoleone o Francesca da Rimini), sia che si basino sulla stupida suggestione esercitata dai costumi e dagli scenari del passato. Il dramma moderno deve riflettere qualche parte del gran sogno futurista che sorge dallanostra vita odierna, esasperata dalle velocità terrestri, marine e aeree, e dominata dal vapore e dall'elettricità.
Bisogna introdurre nel teatro la sensazione del dominio della Macchina, i grandi brividi che agitano le folle, le nuove correnti d'idee e le grandi scoperte della scienza, che hanno completamente trasformato la nostra sensibilità e la nostra mentalità d'uomini del ventesimo secolo.
7. - L'arte drammatica non deve fare della fotografia psicologica, ma tendere invece ad una sintesi della vita nelle sue linee più tipiche e più significative.
8. - Non può esistere arte drammatica senza poesia, cioè senza ebbrezza e senza sintesi. Le forme prosodiche regolari devono essere escluse. Lo scrittore futurista si servirà dunque, pel teatro, del verso libero: mobile orchestrazione di immagini e di suoni, che passando dalla prosa più semplice, quando si tratti per esempio dell'ingresso di un domestico o della chiusura di una porta, possa elevarsi gradualmente, al ritmo delle passioni, in strofe cadenzate o caòtiche a volta a volta, quando si tratti per esempio di annunciare la vittoria d'un popolo o la morte gloriosa di un aviatore.
9. - Bisogna distruggere l'ossessione della ricchezza, fra i letterati, poiché l'avidità del guadagno ha spinto al teatro scrittori esclusivamente dotati delle qualità del romanziere o del giornalista.
10. - Noi vogliamo sottoporre completamente gli attori all'autorità degli scrittori, e strapparli alla dominazione del pubblico che li spinge fatalmente a ricercare l'effetto facile, allontanandoli da qualsiasi ricerca d'interpretazione profonda. Per questo, bisogna abolire l'abitudine grottesca degli applausi e dei fischi, che può servire di barometro all'eloquenza parlamentare, non certo al valore di un'opera d'arte.
11. - Noi insegniamo infine agli autori e agli attori la voluttà di essere fischiati.
Tutto ciò che viene fischiato non è necessariamente bello o nuovo. Ma tutto ciò che viene immediatamente applaudito, certo non è superiore alla media delle intelligenze ed è quindi cosa mediocre, banale, rivomitata o troppo ben digerita.
Nell'affermarvi queste convinzioni futuriste, ho la gioia di sapere che il mio genio, molte volte fischiato dai pubblici di Francia e d'Italia, non sarà mai sepolto sotto applausi troppo pesanti, come un Rostand qualunque!...

torna su

 

 
 
 

sito ottimizzarto per 1024 x 768 px

Counters

webmaster Aldo Gorlaaa