La bellezza di un esperimento risiede nel modo in cui esso fa parlare i suoi elementi. Il confronto istituito da Hardy fra una dimostrazione e un problema di scacchi suggerisce che un esperimento è bello quando mostra qualche aspetto profondo del
mondo che altera la comprensione che ne abbiamo. Un bell'esperimento dovrebbe essere definitivo, rivelando i suoi risultati senza bisogno di ulteriori generalizzazioni o inferenze. Se il bell'esperimento solleva domande, esse sono più sul mondo che sull'esperimento stesso.
Ognuno di questi tre elementi della bellezza - profondità, efficienza e definitività - appare costantemente nelle spiegazioni più formali e sistematiche del bello che filosofi e artisti hanno fornito da secoli. Alcuni, da Platone a Martin Heidegger, sottolineano il modo in cui una cosa bella rimanda, al dì là di se stessa, al vero e al bene: essa è l'irruzione dell'uno nei molti, dell'infinito nel finito, del divino nel mondano.
Altri, come Aristotele, si concentrano di più sulla composizione dell'oggetto bello, sottolineando il ruolo della simmetria o dell'armonia, sul fatto che ognuno dei suoi elementi fornisce qualcosa di essenziale. Infine, altri ancora compresi David Hume e Immanuel Kant sottolineano il tipo particolare di appagamento che il bell'oggetto suscita in noi. A volte possiamo non renderci conto di quali siano le nostre attese finché non vengono soddisfatte, ma il bell'oggetto porta con sé la gioiosa presa dì coscienza.
Il fatto che certi esperimenti possano possedere queste proprietà suggerisce che possano in effetti essere considerati « belli », non in senso metaforico, forzando il senso proprio del termine, bensì legittimamente, nel senso tradizionale, corposo, del termine.
L'oscillazione di una lampada, i fasci di luce che attraversano una successione di prismi, la lenta precessione del piano di oscillazione di un pendolo lungo un'intera circonferenza col periodo di ventiquattr'ore, la discesa quasi simultanea di oggetti di diverso peso lasciati liberi di cadere nello stesso istante, i rapporti fra le velocità di goccioline d'olio: tutti questi eventi, se predisposti in un certo modo, possono rivelare qualcosa su se stessi e sul mondo. Essi sono al tempo stesso come dipinti di paesaggi, che ci piacciono, ci avvincono e ci illuminano, e come carte topografiche, che ci guidano più in profondità nel mondo. Un esperimento è un evento-soglia: esso può servirsi di cose comuni e non complicate, le quali svolgono però la funzione di un ponte verso un regno di senso e di significato al mondo dei sensi, come sostenne spesso il poeta e filosofo tedesco Friedrich Schiller. « La Bellezza è il momento di transizione, come se la forma fosse pronta a fluire in altre forme », scrìsse il saggista americano Ralph Waldo Emerson.
La bellezza degli esperimenti può assumere molte forme, nello stesso modo in cui la bellezza di un pezzo di Bach è diversa da quella di uno di Stravinskij. Alcuni hanno una bellezza sinottica, che fonde insieme varie leggi universali, mentre altri hanno una bellezza di grande respiro, collegando elementi a scale molto diverse. Alcuni hanno una bellezza austera, avvincendoci con la loro forte semplicità capace dì rivelare la forma pura, mentre altri sono sublimi, soggiogandoci con indizi della vastità e della potenza terrificante della natura, in ultima analisi incomprensibili. Gli esperimenti più belli implicano elementi di entrambi i generi.
(Tratto da "Il prisma e il pendolo" - Robert P. Crease - 2007 Longanesi)