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Forme
lente: qualche osservazione sull'ultimo spot Barilla
di
Alessandro Melchiorri
in
grano veritas
"Il grano è il nostro punto di riferimento da sempre.
Per noi, il grano è fondamentale. E' la nostra conoscenza.
Non solo la nostra materia prima, ma qualcosa di più:
il nostro modo di vivere".
Guido Barilla
Il modo in cui
riescono a venderci una marca di pasta piuttosto che un'altra può
essere utile per capire come funziona la comunicazione pubblicitaria
in un mercato ad alta saturazione e con un livello relativamente
elevato di sostituibilità interna. Sostituibilità
interna significa che se al supermercato non troviamo la nostra
marca di pasta preferita, piuttosto che morire di fame ne comperiamo
un'altra; ad alta saturazione significa che non sappiamo, letteralmente,
quale comperare. La pasta è tutta uguale: è tutta
fatta con il grano duro. Ed è fatta con il grano duro per
il fatto, difficilmente controvertibile, che il grano duro tiene
bene la cottura. Ora, se la comunicazione pubblicitaria fosse ancora
legata alle "cose" del mondo, alla sua referenzialità,
saremmo circondati da spot e immagini pubblicitarie che ci raccontano
le meraviglie dei cereali. Se così facesse, la pubblicità
sarebbe tutta uguale, cioè inutile. E infatti così
non fa.
Le emozioni "domestiche" di Barilla.
Un po' di storia della pubblicità. Poca e
molto recente.
Negli anni '80 l'agenzia Young & Rubicam ha affidato a un signore
che si chiama Gavino Sanna la campagna pubblicitaria di una delle
più importanti aziende produttrici di pasta, nonché
uno dei principali clienti di Y&R Italia: Barilla. Le campagne
realizzate da Sanna erano da un lato un'involuzione del linguaggio
pubblicitario (Sanna abolì il tradizionale format di 30 secondi
a favore di filmati lunghi di solito un paio di minuti che riportava
gli spot pubblicitari al modello "Carosello"). Dall'altro
rappresentavano un'evoluzione rispetto a questo modello, perché
mettevano in scena brevi storie ricche di emozioni e buoni sentimenti,
allontanandosi in questo modo dal predominio di sketch, ancora una
volta sul modello "Carosello", che erano la forma più
tipica di pubblicità televisiva.
Rimane mitico lo spot della bambina che esce da scuola, perde l'autobus
che l'avrebbe portata a casa, e si incammina da sola e sotto la
pioggia torrenziale verso casa. Incontra per strada un gattino fradicio
e infreddolito e lo prende con sé. Finalmente arriva a casa
dove i genitori, in apprensione per il suo ritardo, accolgono lei
e il micio a braccia aperte. Dettaglio marginale: in pentola sta
bollendo l'acqua con la pasta Barilla, che ha aspettato anche lei
la bimba. Barilla non scuoce.
Questa e le altre storie che Barilla, assieme a Y&R e Sanna,
hanno raccontato a cavallo degli anni '90 hanno avuto molto successo
nel nostro paese e sono state testimoni di una strategia pubblicitaria
e di marketing che aveva come primo scopo quello di differenziarsi
dal linguaggio sino allora impiegato dalle aziende concorrenti per
promuovere il consumo di pasta. Per vendere gli spaghetti usavano
emozioni di largo consumo e a bassissimo costo (economico e cognitivo).
Dagli anni '80 la pubblicità della pasta Barilla non si è
mai mossa più di tanto da questa impostazione. La famiglia,
i bambini, la nostalgia della casa lontana: sapere che mangiando
quel piatto di pasta si è un po' come a casa propria, in
qualsiasi posto del mondo ci si trovi. In sottofondo sempre la musica
di Vangelis, semplice e molto orecchiabile.
In questo modo, il velo sollevato dalla pubblicità sugli
affetti privati delle persone rappresentate produce nello spettatore
il riconoscimento di un'esperienza emozionale al tempo stesso personale
e universale.
Il lavoro, la tradizione, il tempo.
Barilla fa spaghetti da 125 anni. E fa la pubblicità
per venderli da poco meno. Non ha mai badato a spese per avere grandi
nomi nella sue campagne. (Aperta parentesi. Il settore alimentare
ha sempre grandi budget a disposizione per la pubblicità:
una confezione di spaghetti, anche di spaghetti Barilla, ha costi
di produzione molto bassi e margini molto alti, come sarà
capitato di constatare andandola a comperare: molto di quel margine
può essere usato per fare pubblicità. Chi nella vita
volesse occuparsi di marketing è avvisato. Chiusa parentesi).
Registi, attori, a volte artisti: Emanuele Luzzati, Federico Fellini,
Ennio Morricone, David Lynch, Ridley Scott.
Per il suo ultimo compleanno Barilla ha affidato la sua promozione
a una coppia: sceneggiatore Alessandro Baricco, regista Wim Wenders.
Il risultato è lo spot che stiamo vedendo da qualche settimana
sulle reti nazionali. Un uomo inizia a falciare uno sterminato campo
di grano, il cielo si fa scuro, arriva a disturbarlo un esercito
di uomini a cavallo con tanto d'armatura, l'uomo li guarda passare
senza muoversi di un centimetro, il cielo si rasserena, l'uomo riprende
a falciare. Alla fine dello spot appare al centro dello schermo
il logo Barilla e l'headline: Il lavoro continua. Dal 1877.
Durata: 60 secondi. A quanto ne so non sono previsti formati o durate
differenti per il piccolo schermo (al cinema è previsto un
filmato di un minuto e mezzo), quindi tutte le volte che lo spot
va in onda in televisione dura 60 secondi. Televisivamente parlando,
un'eternità. Questo particolare non è di secondaria
importanza, se analizzato assieme alla seconda caratteristica immediatamente
evidente: l'idea di lentezza, direi quasi di immobilità,
che la costruzione filmica trasmette.
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