Walter
Voss, che diede il suo nome a questa breve ma accurata produzione, agì
ad Ulm, in Germania, nel decennio 1947-1957.
Per meglio capire le ragioni di un progetto così curioso, mi
voglio riferire al fatto che i modelli Diax Ia ed Ib presentavano
contemporaneamente ben tre mirini in linea incorporati nel top, dobbiamo
calarci nelle querelle che dividevano il mondo della fotografia in quel
mitico decennio postbellico, che vide un’incredibile fioritura di idee
e innovazioni.
Infatti era allora fortissima la discussione sulla superiorità
del sistema galileiano a telemetro su quello reflex.
A favore del primo, di cui Leica e Contax erano certamente le
punte di diamante, si poneva una maggior semplicità progettuale ed
affidabilità (soprattutto nei modelli privi di telemetro ed a ottica
fissa), un mirino certamente più luminoso, l’assenza di vibrazioni da
ribaltamento dello specchio, una consolidata tradizione professionale ed
un mercato sterminato di accessori ed ottiche, ed un costo generalmente
più abbordabile.
I sistemi reflex che esistevano nel 1950, per quanto riguarda il
piccolo formato, erano sostanzialmente Exakta, Contax S, Alpa, Rectaflex,
Praktica e pochi altri modelli in Europa, mentre in Giappone sarebbero
comparse le prime Asahiflex solo nel 1952.
Le ragioni dei sostenitori delle reflex erano invece: messa a
fuoco più semplice e “naturale”, uso dei grandangoli, dei
teleobiettivi e delle ottiche macro assolutamente diretta e priva di
mirini o di accessori, maggior facilità d’uso in utilizzi complessi,
quali la microfotografia e la fotografia astronomica. Voss deve aver
pensato alla produzione di una fotocamera relativamente semplice che in
qualche modo affrancasse dalla schiavitù, nelle fotocamere galileiane,
dall’uso dei mirini accessori.
Così,
con discrezione ed all’interno di una produzione certamente limitata,
iniziò nel 1947 la vendita della Diax
I, ad ottica fissa, priva di telemetro ed esposimetro, con
otturatore Compur-Rapid da 1 secondo ad 1/300 +B,
venduta con una grande varietà di possibili ottiche:
Friedrich
Axinon f.:3,5/4cm
Steinheil
Culminar f.:2,8/4,2cm
Schneider
Xenar f.:2,8/45mm
Schneider
Xenon f.:2/45mm
Rodenstock Heligon f.:2/45mm
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Tuttavia la piccola-grande intuizione di Voss apparve
solo nel secondo modello, la Diax
Ia, prodotta a partire dal 1952, che incorporava nel tettuccio i
mirini per le tre focali allora disponibili: il 35mm, il 45-50mm, il
90mm. Le ottiche normali allora disponibili per questo modello erano :
Schneider Xenar f.:2,8/45mm
Schneider Xenar
f.:2,8/50mm
Schneider Xenon f.:2/45mm
Laak Diaxar f.:3,5/50 (il più raro).
La Diax Ia era dotata di un pomello per il
caricamento e l’avanzamento della pellicola, e fu sostituito, nel
1956, dal modello Diax Ib,
che aveva la stessa caratteristica dei tre mirini affiancati, ma era
dotato di leva di carica. Le ottiche normali allora disponibili per questo
modello erano :
Schneider Xenar f.:2,8/45mm
Schneider Xenon f.:2/45mm
Isco Isconar f.:3,5/50
Isco
Westar f.:3,5/50
Nel 1952, all’interno di una produzione già
avviata come ho appena descritto, nacque il modello Diax II, che introduceva il telemetro sul corpo della Diax Ia,
ovvero la versione con il bottone di carica, ma presentava un solo
mirino, tradendo così lo spirito del progetto.
Le ottiche normali allora disponibili per
questo modello erano :
Schneider Xenar
f.:2,8/45mm
Schneider Xenon f.:2/45mm
Rodenstock Heligon f.:2/45mm
Forse riconoscendo nell’intuizione dei mirini
allineati la causa di un discreto successo di vendite, nel 1956 Voss
introdusse il modello Diax IIa,
simile al modello Ia, ma dotato dileva di carica, e apparentemente dei soliti tre mirini.Invece una delle tre finestre era appunto quella telemetrica,
essendo la macchina così dotata di due mirini, uno per il 50mm e
l’altro per l’85-90mm. Le ottiche normali allora disponibili per
questo modello erano :
Schneider Xenar
f.:2,8/45mm
Schneider Xenon f.:2/45mm
Isco Isconar f.:3,5/50
Isco
Westar f.:3,5/50
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Canto del cigno di questo piccolo sistema fu il
modello Diax IIb , prodotto
per due anni, il 1956 ed il 1957, che modificava il modello Diax IIa
semplicemente reintroducendo la leva di avanzamento rapido, e
classificandosi così come il vertice produttivo dell’azienda: una
compatta ad ottiche intercambiabili, con telemetro, e due mirini il
linea nel top. Le ottiche normali allora disponibili per questo modello erano :
Schneider Xenar
f.:2,8/45mm
Schneider Xenon f.:2/45mm
Isco Isconar f.:3,5/50
Isco
Westar f.:3,5/50
Le altre ottiche disponibili per questo sistema
furono:
Isco
Westron f.:3,5/35
Isco Isconar f.:4,5/85
Schneider Xenagon
f.:3,5/35mm
Schneider Tele.Xenar
f.:3,5/90mm
Schneider Tele.Xenar
f.:4/135mm
Fu comunque disponibile un mirino accessorio prodotto
da Steinheil per le versioni meno “dotate” di mirini…..
Nel 1957 fece la sua breve comparsa il modello Diax
L-1, fotocamera economica che si presentava con nuovo design, ottica
fissa, però dotata di esposimetro al selenio (prodotto da Gossen), leva
di carica, e otturatore Compur-Rapid da 1 secondo a 1/500.
Dotata di ottica Rodenstock Trinar f.:2,8/45mm,
fu il modello più raro di tutta la produzione.
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Occorre rammentare, per completare questo breve
excursus, il modello del 1953 Diaxette,
una fotocamera economica che ricalcava l’impronta della prima Diax del
1947, cioè una compatta dotata di ottica economica Steinheil Cassar
f.:2,8/45mm, con un otturatore Prontor da 1/25 a 1/200 di secondo.
Il
valore attuale di queste fotocamere oscilla tra le 150 e le 300 mila
lire, a seconda della complessità o della rarità del modello in
questione.
Concludendo:
una produzione di buona qualità per un totale di nove modelli in tutto,
sviluppata nell’arco di dieci anni, foriera di un’intuizione che non
mi risulta sia stata seguita da altri produttori: che cosa serve ancora
per indurre i più raffinati collezionisti a mettersi sulle tracce delle
incantevoli Diax?