Nella parte interna del dorso, le due sedi erano provviste
delle rispettive ante semicilindriche, a cerniera, per accogliere il rullino ed
il rocchetto, sia del normale tipo 120 sia del tipo 620.
Era possibile ottenere 16 fotogrammi mediante un doppio
finestrino rosso sul dorso e l’accessorio di un mascherino in lamina sottile d’acciaio
(metà formato 4x6) da porre sul piano focale (falsando un poco la messa a fuoco).
Sul frontale vi era il tradizionale attacco per il treppiedi.
L’altro attacco per treppiedi era sotto la base a sinistra, mentre a destra,
per il trasporto pellicola, vi era la farfalla.
L’obbiettivo Heliar, non ancora azzurrato, aveva l’alta
luminosità di 3,5 e, nella resa, molta morbidezza. L’otturatore era il noto
COMPUR RAPID col 400° e disponeva del tempo di posa "T", ma mancava
dell’attacco "sincro", che non era richiesto in quell’epoca. La
messa a fuoco era del tipo classico, con lo scorrimento del blocco
obbiettivo-otturatore (focheggiatura sino a un metro).
Il telemetro ed il mirino erano ancora separati con una larga
base di 5cm. Il mirino era molto chiaro ma si presentava piccolo ed era privo di
parallasse.
La nuova Bessa II
Per comodità di individuazione e catalogazione suddivideremo
la Bessa II in diverse serie.
●(1a serie). All’inizio degli anni ’50, la
Voigtlander presentò la nuova Bessa II con molte novità pur conservando le
precedenti caratteristiche: l’originale telaio col sistema rapido di chiusura,
il gruppo telemetrico posto sul lato lungo, il grilletto dello scatto con il
rientro automatico, il sistema della messa a fuoco con scorrimento del
barilotto-obbiettivo, le sedi del rullo con le ante semicilindriche e la comoda
maniglietta a lato del corpo.
Vennero eliminati: il sistema per i 16 fotogrammi col mezzo
formato 4x6, l’attacco treppiedi sul frontale e il tempo di posa
"T". Sulla calotta venne aggiunta una seconda manopola (per l’avanzamento
pellicola), sostituendo la farfalla del vecchio sistema. Il telemetro, molto
perfezionato, fu unito al mirino, ma mancava di parallasse per le brevi
distanze. La Bessa II era venduta in versione Color Heliar e Color Skopar. I due
famosi obbiettivi furono ricalcolati per il colore e di molto migliorati. L’Heliar
(tradizionale disegno a 5 lenti) presentava il difetto della "curvatura di
campo" costringendo a chiudere molto il diaframma per ottenere la nitidezza
estesa dal centro fino ai bordi, benché mettesse in evidenza la sua esclusiva
caratteristica di plasticità. Lo Skopar (disegno a 4 lenti dello
schema Tessar), essendo invece esente dal difetto della curvatura di campo
poteva usufruire di un diaframma meno chiuso, sfruttando maggiormente l’apertura.
La luminosità di ognuno dei due obiettivi rimase a f/3,5 mentre le lenti
vennero azzurrate.
●(2a serie). Dopo qualche anno furono apportate
alcune modifiche:
il finestrino rosso per il controllo della pellicola fu
reso più grande e posto più in alto e più a sinistra del dorso; il
bottoncino della saracinesca interna, che chiude il finestrino, fu posto più
in basso e più a sinistra.
Nell’interno del dorso, nella sede di destra, vicino al
pressore, furono applicati due microrulletti nichelati, su un unico asse,
agevolando così la rotazione del rocchetto che svolge la pellicola.
Più tardi fu aggiunto un secondo attacco per il treppiedi,
all’altro lato della base, non al centro e il passo fu stranamente portato
dal moderno 1/4 al vecchio 3/8 da ambo i lati della base del corpo.
L’otturatore COMPUR-RAPID fu sostituito dal nuovo
SYNCRO-COMPUR che disponeva del doppio sincro (X-M) più il tempo rapido fino
al 500°
All’ Heliar fu attenuato il difetto
della "curvatura di campo" e perfezionato con un trattamento nuovo
multistrato a dominante violetta, migliorando ancora la resa.
●(3a serie). Sulla calotta della fotocamera
viene applicata una slitta porta-accessori. Tutto il sistema di rimozione
del rullo è rivisto e, nelle intenzioni, razionalizzato. Viene applicato anche
nella sede di sinistra (dove va il rullo vergine) la normale coppia di perni per
tenere il rocchetto in asse e quello superiore fu reso scorrevole e dotato di
pinna per favorirne la rimozione.
Verso la fine degli anni ’50 la Voigtlander aggiunge alle
versioni con Heliar e Skopar il suo ultimo
capolavoro: la Bessa II con obiettivo Apo-Lanthar.
Caratteristiche dei tre obiettivi
L’
HELIAR (105mm f3,5) è caratterizzato
dalla plastica dolcezza della resa, dalla finezza di dettagli, che permette
forti ingrandimenti, evitando duri contrasti e migliorando e abbellendo il
soggetto. L’equilibratissima ripartizione delle luci e il graduale decremento
verso gli altri piani della zona di nitidezza danno l’impressione di immagini
tridimensionali, non solo nel ritratto ma anche nella foto di paesaggio e in
quella di architettura.
Lo SKOPAR (105mm f3,5) presenta ugualmente le
caratteristiche generali della produzione Voigtlander di plastica dolcezza dei
contorni, pur dando l’impressione rispetto all’Heliar di maggior nitidezza e
contrasto dell’immagine.
L’ APO-LANTHAR (105mm f4,5) ha il disegno
delle 5 lenti uguale all’Heliar ma ha adottato altri vetri e nuovi calcoli. I
colori risultano brillanti per l’alto grado di contrasto, anche attraversando
lo spessore dell’aria, fino ai soggetti lontani. Assolutamente assenti sono l’astigmatismo
e la curvatura di campo.
Quotazioni di mercato
Sul mercato dell’usato non è semplice reperire la Bessa II
in condizioni eccellenti, come nuova, e perfettamente funzionante. Per una Bessa
II in tali condizioni, completa di borsa pronto, si può andare (prezzi in
milioni di lire)dal 1.600-1.900 delle versioni 2a e 3a serie con Heliar trattato
(fare attenzione all’Heliar azzurrato, questa versione vale solo la metà) al
1.000-1.200 con Color-Skopar sempre trattato (i riflessi devono essere violetti
e non celestini). Quasi irraggiungibile l’Apo-Lanthar che per la sua rarità
arriva a quotazioni intorno ai 4 milioni. Per la Bessa anteguerra il suo valore
si aggira intorno a poche centinaia di milalire (200-300mila).
Nota bene:
Per la stesura di queste note informative
mi sono avvalso dei dati e degli appunti tratti da un articolo del Prof. Gino
Ferzetti, autore di diverse e apprezzate pubblicazioni tra cui il volume
"Conoscere le Leica", che si può richiedere
direttamente all'autore, al suo indirizzo, Via Bologna 6 – 65121 Pescara –
tel 085 290240.
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