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La premessa | |
Il
Progetto
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Nella
realtà della chiesa cosentino-bisignanese (come, d'altra parte, nella
complessiva esperienza della chiesa italiana), si nota una diffusa
separazione tra la fede e la vita. Oggi
per i cristiani, specie per i fedeli laici, la vita si presenta nella
forma di una elevata complessità. Ogni contesto ed ogni situazione si
presentano agli occhi del credente in una molteplicità di dimensioni e
di aspetti, così da rendere difficile il discernimento relativo a quali
scelte e quali comportamenti siano di volta in volta più aderenti al
Vangelo. La cultura diffusa, inoltre, spinge a rispondere alla
complessità con l’approccio delle semplificazioni individualista,
edonista, utilitarista, ecc. Di
fronte a ciò, molti cristiani tendono ad evitare la fatica del
discernimento, rifugiandosi nell’idea che la vita abbia regole proprie
che occorre seguire e che prescindono dall’insegnamento evangelico,
visto come un insegnamento buono per la “salvezza dell’anima”. Altri
cristiani, preoccupati in buona fede di “fuggire le occasioni di
peccato” e di conservarsi “puri” agli occhi del Signore, si
ritirano in uno spiritualismo disincarnato, che rinuncia ad assumere
pienamente la responsabilità del mondo e della storia e testimoniare in
esso l’avvento del Regno di Dio. In
entrambi i casi si tratta di una parziale o superficiale accoglienza del
Vangelo, il quale è evento di salvezza integrale di ogni persona e
della storia, affidato alla Chiesa per essere annunciato e testimoniato
tutti i giorni, fino alla fine del mondo e fino agli estremi confini
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