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Abruzzo 6!

 

 Cane da pastore abruzzese, l'animale tipico della guardia alle greggi della transumanza.Le popolazioni dell'Alto Sangro hanno da sempre dovuto adattare i loro usi ad un paesaggio ostico: isolamento e secoli di carenza di infrastrutture e vie di comunicazione. Alcuni villaggi del parco sperimentarono la prima vera e propria forma di urbanizzazione solo a seguito del Terremoto di Avezzano; considerati i danni subiti dai nuclei urbani storici, furono ricostruite abitazioni provvisorie su cui poi si svilupparono gli edifici moderni e i servizi. Prima del 1915 l'economia strettamente pastorale della zona aveva modellato non solo le montagne e il paesaggio rurale, ma anche l'assetto e le forme dei centri urbani: essi non si sviluppavano attorno ai castelli medievali, su speroni rocciosi difensivi o su ruderi romani come nei circondari vicini; la marginalità del posto teneva lontano invasori e conquistatori. Così i villaggi crebbero senza forma; si sviluppano attorno ai palazzi signorili rococò dei grandi proprietari terrieri e di bestiame, vertici politico-economici delle locali comunità pastorali, sorte sul modello economico della «masseria montana», un ordinamento sociale che succedette il sistema dei muncipia e dei santuari etnici romano, legato alla pastorizia transumante. Il «massaro» presto riuscì a diventare il principale proprietario degli armenti curati, fino a diventare il solo detentore del capitale sufficiente per poter continuare l'allevamento e il commercio del bestiame, con modalità e in circostanze che ricordano lo sviluppo del capitalismo moderno nell'Europa settentrionale.[55][56]

Indagini archeologiche hanno portato alla luce le prime tracce di insediamenti stabili umani risalenti all'età del Ferro (X - VII secolo a.C.) testimoniati dai resti di rudimentali fortificazioni in opera poligonale, sotto l'attuale centro storico di Opi e attorno al Lago di Barrea (Valle Japagana). Si cominciava a praticare stabilmente la pastorizia e la società si organizzava in gruppi parentali (clan): le diverse necropoli della Val Fondillo, di Barrea e Alfedena testimoniano infatti le prime tracce di organizzazione sociale del territorio.[57]

Con la diversificazione delle varie tribù safine, nel V secolo a.C., che si stanziarono nell'Italia centrale, le montagne del Parco si trovarono a determinare il limite tra i territori dei Marsi, Volsci e dei Sanniti. I confini sembrano essere approssimativamente quelli stabiliti dall'amministrazione romana[58], che spartì il territorio tra i municipi di:

 Antica parrocchiale a PescasseroliCon la caduta dell'impero romano e l'inizio del medioevo andarono perdute le poche strutture sociali e amministrative presenti in Alto Sangro. L'arrivo dei Longobardi segnò il primo passo verso la ricostruzione politica che seguì la fine dei municipia romani e il territorio del Parco Nazionale d'Abruzzo venne a trovarsi al confine del Ducato di Spoleto e del Ducato di Benevento. Per ritrovare però un'organizzazione territoriale ben strutturata si dovette aspettare la nascita delle grandi abbazie di Montecassino e San Vincenzo al Volturno, che per secoli si contesero le proprietà su eremi, chiese e pascoli nell'Appennino tra Balsorano, le Mainarde e la Valcomino, a cavallo del confini longobardi. Anche l'abbazia di Farfa per breve tempo ebbe un feudo in Pescasseroli, attorno all'XI secolo[62]. I volturnensi incrementarono un primitivo incastellamento (Pescasseroli, Rocca Intramonti[63], Barrea), mentre la Valcomino fu munita di importanti strutture militari (Alvito, Vicalvi, Picinisco) a difesa della Terra di San Benedetto. Dal 1017 anche la Vallis Regia (Barrea) e il monastero di Sant'Angelo in Barreggio (Villetta Barrea) appartennero a Montecassino[64]. Nel XII secolo i Borrello, cui seguirono i D'Aquino d'Alvito e i D'Avalos, divennero signori di Pescasseroli, e con il decadimento del monastero volturnense, nel 1349, a causa di un sisma, i signori laici acquisirono sempre maggiore prestigio[65]. Nel 1273 il territorio del parco cadeva interamente nel Regno di Napoli, diviso nelle province d'Abruzzo Citra, Terra di Lavoro (Valcomino), Contado di Molise (Barrea, Pizzone).

 I principali tratturi tra Abruzzo e Puglia, fra cui il Regio Tratturo n° 7 (Pescasseroli-Candela) L'era moderna e l'unità d'Italia  [modifica]

Nel 1669 Montecassino acquisì definitivamente tutti gli ultimi possedimenti volturnensi.[66] Il sistema feudale che caratterizzò le aree più interne dell'Abruzzo non ebbe grande autorità e i cardini politici ed economici dell'Alto Sangro divennero presto, già dal XV secolo, i «massari» e proprietari di bestiame, una sorta di imprenditori pre-moderni.[67] Il consolidamento amministrativo ed economico della pratica della transumanza, attestato in tutta Italia già dal primo medioevo, fu favorito in Abruzzo dall'unità politica del Regno di Napoli: gli Aragonesi contrastarono ampiamente i privilegi feudali che impedivano la migrazione degli armenti su larga scala, dall'Alto Sangro alla Puglia, il banditismo, e realizzarono un vasto sistema di tratturi[68]. Una lenta modernizzazione passò poi attraverso lo sviluppo dell'industria della lana nel circondario di Sora, e quindi, dopo l'Unità d'Italia, si consolidò con la realizzazione delle cartiere lungo il Melfa a Picinisco e lungo il Volturno a Pizzone.[69] Fu tentata anche l'attività estrattiva della bauxite ma con scarsi risultati.

Per la lontananza dalle principali direttrici del commercio e l'indisponibilià di olii vegetali e vite (zona a clima montano), i prodotti tradizionali sono quelli tipici dell'Appennino centrosettentrionale. Salumi e insaccati, primi piatti poveri a base di legumi e paste molli (da ortaggi coltivabili anche in quota come il fagiolo di Scanno o la cicerchia). Nella Valcomino sono tutelati alcuni prodotti mediante l'istituzione di presidi slow food e con il sostegno di appositi decreti ministeriali: il formaggio pecorino di Picinisco, il tartufo di Campoli Appennino e, come in altri comuni del parco, il miele biologico. Dolciumi e prodotti di liquoreria sono rivalutati e promossi da piccole aziende locali specialmente ad Alvito (torroni di pasta reale), Scanno (mostaccioli, «pan dell'orso») e Pescasseroli (liquore «fragolino»)[70].

Produzione di merletti al tombolo[71] e tradizione orafa presso Scanno. Lavorazione manuale della pietra e del legno sporadicamente in tutto il territorio. A Scapoli si producono ancora zampogne artigianali.[72]

 La zonazione, accessi e progetti d'ampliamento  [modifica]

 Segnaletica al confine della zone A, in Valle Fondillo Lottizzazione ad uso abitativo nella piccola zona D di Opi, a meno di 4 km della principale riserva integrale del ParcoPer una migliore amministrazione il territorio del parco è stato suddiviso nella sua gestione nel 1987 in quattro differenti settori di protezione[73].

ZONA A - Riserva integrale: ricadono in questo provvedimento protezionistico le cime più impervie popolate dai Camosci, il fondovalle dello Scerto e del torrente Fondillo, ma anche porzioni di faggete nei comuni di Villetta Barrea e Pescasseroli. L'accesso è interdetto o severamente regolamentato.

ZONA B - Riserva generale: i territori in cui la presenza umana è sempre stata storicamente costante sono allo stesso modo protetti dai vincoli della riserva generale, che regolamentano l'accesso motorizzato, il prelievo di legname e di prodotti del sottobosco. L'escursionismo è libero.

ZONA C - Protezione: l'area, prevalentemente estesa nel fondovalle del Sangro, è quel territorio intorno ai centri abitati tradizionalmente dedicato alle attività agricole e all'uso privato delle risorse naturali.

ZONA D - Sviluppo: i centri urbani inglobati nel perimetro del parco dopo i vari ampliamenti gestiscono in quest'area i piani regolatori dello sviluppo edilizio in collaborazione con il Parco che qui promuove le attività ricettive e di orientamento del flusso turistico.

La più comoda località d'accesso è il paese di Pescasseroli (AQ), insieme ai centri minori dell' Alto Sangro, cuore dell'area protetta. Il parco divide il suo territorio in diversi settori turistici per le relazioni con i visitatori e le promozioni editoriali: il settore Val Comino in provincia di Frosinone, il settore Mainarde in provincia di Isernia e il settore Marsica Fucense che comprende i comuni del parco ricandenti nello spartiaque dell'alveo del Fucino 

Nella maggior parte dei comuni sono allestiti centri di visita tematici o uffici di zona in cui è possibile disporre di materiale divulgativo sul Parco e organizzare i percorsi turistici ed escursionistici:

 Il Lago di Barrea, la campagna circostante e, in fondo, i boschi della riserva integrale.Centro Parco, Orto Botanico e Parco Faunistico a Pescasseroli.

Museo e Area Faunistica del Lupo Appenninico, Area Faunistica della Lince a Civitella Alfedena.

Museo e Area Faunistica del Camoscio d'Abruzzo a Opi

Centro Parchi Internazionale a Villetta Barrea

Settore Marsica Fucense: Museo dell'Insetto a Bisegna, Museo e Area Faunistica del Cervo a Villavallelonga

Settore Val Comino: Ufficio di Zona ad Alvito e Vallerotonda, Museo degli animali notturni a Picinisco.

Settore Mainarde: Ufficio di Zona a Pizzone, Museo della Zampogna a Scapoli.

Recentemente sono stati avanzati nuovi progetti d'ampliamento che interessano parte del comune di Alfedena nella zona di Capitelli e Lago Montagna Spaccata a Sud-est, nel così detto "cuneo della morte", luogo di dispersione faunistica e di bracconaggio selvaggio. A Ovest invece per il parere contrario delle amministrazioni locali, è sfumata la possibilità di un ampliamento ai monti della Serra Lunga a Villavallelonga fino ai comuni di Balsorano, San Vincenzo Valle Roveto (AQ) e Pescosolido. (FR)