I FATTI, CARO ARISTARCO, PESANO
E
SONO ALTRA COSA DALLE OPINIONI!
1 aprile 2002
di Paolo Quintavalla
Caro Aristarco,
mi sono
chiesto cosa spinge un membro della segreteria nazionale di un grande sindacato
ad attaccare per la terza volta un libero cittadino reo di esporre, in piena
autonomia di giudizio, argomentazioni senz’altro opinabili sul contratto appena
concluso e sul ruolo dei sindacati. L’unica risposta plausibile è che devo aver
toccato un nervo scoperto o messo il dito su una piaga.
Comunque sia
trovo scorretto il modo. La prima volta hai irriso la persona nel presupposto evidente
quanto illusorio che cercando di screditarne la figura ne venissero depotenziate
le tesi. La seconda volta si trattava di una semplice punzecchiatura e ho
lasciato correre. Adesso sul sito di Pavone Risorse (“I dirigenti scolastici
confederali: ma quale autonomia!”) mi dipingi come un inventore di teoremi
assurdi sul tema dell’autonomia dei D.S. all’interno dei sindacati confederali
e mi accusi di non tenere in considerazione i fatti.
In tutti i
casi hai usato artifici retorici per mascherare la sostanza dei fatti. Ed ora
ti nascondi, addirittura, dietro uno pseudonimo anche se – ti assicuro – la tua
vera identità è per me e per molti riconoscibilissima.
Confesso
l’imbarazzo per chi, come me, si è sempre ispirato ai criteri dell’etica del
discorso e dell’agire comunicativo di Apel e Habermas e alla funzione dialogica
di Buber, di dover interagire con uno sconosciuto (in quanto a conoscenza
personale) e in forma polemica (il “polemos” non rientra né nei miei interessi né
nei miei orizzonti) che mi attacca su base ideologica e con assoluta povertà di
argomentazioni.
Intanto
respingo il tuo tentativo maldestro di incasellarmi nella categoria di
“polemista dell’ANP”, sorridendo appena sull’aggiunta dell’aggettivo
“wagneriano”. Ti faccio solo osservare che il mio sito dedicato al contratto è
l’unico pluralistico del panorama web italiano e che circa un terzo dei 750
documenti del suo archivio è composto da testi integrali di fonte sindacale
confederale. Pur avendo, quindi, dato correttamente conto delle posizioni delle
OO.SS. confederali durante tutto il corso delle trattative contrattuali non ho
potuto, purtroppo, apprezzarle avendole giudicate posizioni contrarie rispetto
agli interessi fondamentali della nostra categoria. Le ho coerentemente
criticate, esercitando un preciso diritto-dovere, non per partito preso ma per
difendere i nostri interessi minacciati di dirigenti scolastici. Sicuramente
avrei preferito elogiare anche le posizioni confederali, se appena ne avessi
riscontrato gli estremi, se avessi verificato, cioè, che la Cgil, gli altri
sindacati confederali e l’associazione alleata ANDIS fossero schierati dalla
parte giusta. Ma, purtroppo, i fatti si sono incaricati di smentire questa
eventualità perché dalla fine di marzo 2001 queste forze sindacali si sono
schierate dalla parte sbagliata, contro –ripeto – gli interessi della
categoria. Vero è, invece, che al contrario e per le stesse ragioni ho
apprezzato la coerenza, la fermezza e la determinazione con cui l’ANP ha
dimostrato di difendere questi stessi interessi.
Ora per
supportare queste affermazioni vengo ai fatti, perché è su questi che
sostanzialmente verte la contesa ed abbiamo il dovere di argomentare in modo
razionale e libero da pregiudizi. E proprio per non essere tacciato di
atteggiamento pregiudiziale lascerò parlare i fatti:
Tutti questi fatti
di segno negativo per i D.S., caro Aristarco, sono qualcosa di più che semplici
indizi. Sono prove evidenti che la Cgil, in particolare, non solo non ha difeso
gli interessi fondamentali della categoria ma si è, addirittura, “messa di
traverso” (uso nuovamente l’immagine che tanto ti dispiace in quanto rende bene
l’idea) quando risultati positivi stavano per essere conseguiti. Sarebbe stato
possibile conseguire questi risultati, sia con il passato che con il presente
Governo, se i tutti i sindacati fossero stati davvero uniti, coerenti e
determinati. Invece lo schieramento sindacale è stato diviso e indebolito
proprio dalla scelta sciagurata e dalla volontà di una parte – quella sensibile
al condizionamento della categoria dei docenti – di accontentarsi della metà di
quanto ci spettava. Purtroppo il
sindacato che tu Aristarco (o, meglio, il tuo originale perché sei solo un
alias) rappresenti a così alto livello ha sbagliato completamente strategia nei
nostri confronti, si è istituito e comportato quasi come una seconda
controparte. Ha scelto, purtroppo, di essere un passo indietro e non un passo
avanti rispetto alla categoria, come sarebbe stato doveroso. Ha scelto di
spingerla all’indietro e verso il ribasso e non di guidarla verso il
conseguimento di quel legittimo e doveroso riconoscimento economico coerente
con il nuovo profilo giuridico e professionale che abbiamo assunto come
dirigenti dal 1° settembre 2000.
Questi fatti
autolesionistici, caro Aristarco, sarebbero stati da suicidio – in quanto
palesemente contrari rispetto alle ragioni sociali di base- per un sindacato
costituito soltanto da dirigenti scolastici. Se per ipotesi assurda l’ANP
avesse adottato la vostra stessa pessima politica sindacale sarebbe stata
abbandonata in massa e avrebbe ricevuto le stesse critiche che io ho rivolto, a
ragion veduta, alla tua parte sindacale. Invece questi fatti paradossali sono
accaduti proprio perché una buona parte dei D.S. non era autonomamente
rappresentata ma era rappresentata all’interno dei sindacati del comparto
scuola in cui il peso associativo e la forza di condizionamento dei docenti
sono notoriamente preponderanti. Puoi anche continuare a ironizzare sulla
critica da me espressa del “costante condizionamento” della categoria dei
docenti sul nostro contratto ma è proprio ciò che è accaduto, a cominciare dall’incredibile
dilazione dei tempi di emanazione del primo atto di Indirizzo che altrimenti
resterebbe incomprensibile. Ormai lo sanno anche i bambini che le ragioni dei
ritardi non erano tecniche ma politiche e che bisognava aspettare la conclusione
del contratto dei docenti per poter avviare quello dei dirigenti.
Sul tema dell’autonomia
e della rappresentanza dei D.S. preferisco, per non essere accusato di
atteggiamento pregiudiziale, lasciare parlare altre voci, sicuramente non
preconcette:
E gli esempi
si potrebbero moltiplicare. Ho citato solo alcune prese di posizione che sono
riconducibili, caro Aristarco, alla tua stessa area sindacale e politica. Segno
che anche all’interno di tale area non mancano le voci critiche che
stigmatizzano con preoccupazione comportamenti sindacali dannosi. La carenza o
la mancanza di autonomia e, in talune forme, il deficit o il vuoto di
rappresentanza dei D.S. all’interno dei sindacati dei docenti non è, quindi, un’invenzione
maliziosa di un critico malevolo, non è il frutto di un teorema ma è un
problema reale ed oggettivo tuttora aperto. Questo problema va ben oltre quanto
si possa scrivere, come petizione di principio, in un qualsiasi documento
congressuale a Salsomaggiore.
E’
auspicabile, nell’interesse della categoria dei dirigenti scolastici nel suo
complesso, che questa mancanza venga superata e che questo vuoto venga colmato
al più presto.
Il resto sono
chiacchiere.