Scuola, per i presidi-manager in arrivo un maxi aumento

Letizia Moratti pronta ad aggiungere nuove risorse a quelle già stanziate dal precedente Governo

 Per il primo accordo da dirigenti in vista un aumento di 40 milioni lordi annui ai capi d'istituto

Presidi, 160 miliardi in più

Fonte: Il sole 24 ore 25 luglio 2001

Marco Ludovico

(NOSTRO SERVIZIO) ROMA - Letizia Moratti vuol mettere altri 160 miliardi sul piatto del rinnovo del contratto presidi. Sommati ai 240 previsti dal precedente Governo, diventano 400 miliardi per il 2001. Ci sarebbe, in pratica, un aumento medio di 40 milioni lordi l’anno per ogni capo di istituto. A Viale Trastevere stanno lavorando in questi giorni per riuscire a condurre in porto un’operazione già annunciata. Il ministro dell’Istruzione, infatti, l’aveva anticipata la settimana scorsa in Parlamento. «Il Governo sarà attento alla questione del primo contratto collettivo nazionale dei dirigenti scolastici, che attendono il riconoscimento sul piano economico e giuridico delle nuove funzioni che ricoprono dal primo settembre 2000 all’interno dell’impianto autonomistico delle scuole», ha detto Letizia Moratti alle commissioni Cultura e Istruzione di Camera e Senato. Ma ci sono almeno due ostacoli non facili da superare. I 160 miliardi in più non sono previsti dall’ultima legge finanziaria e occorre una soluzione tecnica - non ancora individuata - per risolvere questo problema. C’è poi da scontare la reazione del sindacato dei docenti. L’ultimo contratto degli insegnanti, chiuso nei mesi scorsi, prevede aumenti medi mensili di circa 100mila lire per il 2001. Messi a confronto con gli incrementi ora ipotizzati per i capi di istituto, sono numeri che rischiano di scatenare l’ira delle confederazioni di categoria, Cgil in testa. Il passaggio diventa a questo punto delicatissimo. Quello dei dirigenti scolastici potrebbe essere uno dei primi contratti che il Governo Berlusconi porterebbe a casa. È una delle intese nel pubblico impiego che l’Esecutivo di Giuliano Amato non è riuscito a chiudere e riguarda circa 10mila presidi e direttori didattici. Gli interessati fremono perché dal 1° settembre dell’anno scorso sono per legge dirigenti statali, ma non hanno avuto nessun riconoscimento economico del nuovo status e soprattutto sono senza contratto (da dirigenti). Questo anche a causa del fatto che la trattativa è andata avanti tra polemiche e contrasti tra i sindacati di categoria. Da una parte Cgil, Cisl e Uil avrebbero voluto chiudere sulla proposta di Giuliano Amato, inizialmente di 200 miliardi e poi aumentata fino a 240. Con idee diverse dall’altra parte l’Anp-Cida, l’associazione nazionale presidi e direttori didattici che rappresenta poco meno del 50% dei capi di istituto. L’Anp ha detto più volte che l’offerta economica di Amato era «assolutamente insufficiente» e ha tenuto duro fino all’ultimo, tanto da impedire la firma dell’intesa a quelle condizioni. Così la vertenza, svoltasi ufficialmente tra i sindacati e l’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche ammnistrazioni), è stata sospesa poco prima delle elezioni politiche. Se ora il progetto Moratti andrà avanti, il confronto dovrebbe riprendere con una nuova direttiva all’Aran del ministro della Funzione pubblica in cui dovrebbe essere indicata la cifra aggiuntiva dei 160 miliardi. La decisione del ministro dell’Istruzione di fare in fretta è confermata anche dall’Associazione nazionale presidi. Sul suo sito ufficiale, infatti, l’Anp rende noto che al termine di un incontro svoltosi l’11 luglio tra il presidente dell’associazione, Giorgio Rembado, e Letizia Moratti, quest’ultima avrebbe «sottolineato la volontà di chiudere al più presto un contratto dirigenziale per l’area V», cioè quella dei presidi e direttori didattici. Anche Cgil, Cisl e Uil vogliono una rapida chiusura della vertenza. Ma si sono rivolti all’Aran - e non al ministro - chiedendo, nella nota unitaria di sollecito all’Agenzia indirizzata il 19 luglio, «una formale convocazione delle parti, con ogni possibile urgenza, in tempo utile a prendere decisioni definitive e conclusive entro il mese di luglio». Un dato politico da non sottovalutare è che l’Anp, poco prima delle elezioni, chiese all’Ulivo e alla Casa delle libertà di esprimere un’opinione sulla vicenda dei capi di istituto. Solo il Polo rispose, e positivamente, alle istanze di Giorgio Rembado. La vicenda del contratto dei dirigenti scolastici, ora, dovrà fare i conti anche con questo fatto che nessuno, tra gli interessati, ha dimenticato. Novità in vista per il decreto legge precari. Dovrebbe essere approvato oggi in prima lettura, alla Camera, il ddl di conversione del decreto legge sull’avvio del nuovo anno scolastico.

Mercoledí 25 Luglio 2001