Scuola, per i presidi-manager in arrivo un
maxi aumento
Letizia Moratti pronta
ad aggiungere nuove risorse a quelle già stanziate dal precedente Governo
Per il primo accordo da dirigenti in
vista un aumento di 40 milioni lordi annui ai capi d'istituto
Presidi, 160 miliardi
in più
Marco Ludovico
(NOSTRO
SERVIZIO) ROMA - Letizia Moratti vuol mettere altri 160 miliardi sul piatto del
rinnovo del contratto presidi. Sommati ai 240 previsti dal precedente Governo,
diventano 400 miliardi per il 2001. Ci sarebbe, in pratica, un aumento medio di
40 milioni lordi l’anno per ogni capo di istituto. A Viale Trastevere stanno
lavorando in questi giorni per riuscire a condurre in porto un’operazione già
annunciata. Il ministro dell’Istruzione, infatti, l’aveva anticipata la
settimana scorsa in Parlamento. «Il Governo sarà attento alla questione del
primo contratto collettivo nazionale dei dirigenti scolastici, che attendono il
riconoscimento sul piano economico e giuridico delle nuove funzioni che
ricoprono dal primo settembre 2000 all’interno dell’impianto autonomistico
delle scuole», ha detto Letizia Moratti alle commissioni Cultura e Istruzione
di Camera e Senato. Ma ci sono almeno due ostacoli non facili da superare. I
160 miliardi in più non sono previsti dall’ultima legge finanziaria e occorre
una soluzione tecnica - non ancora individuata - per risolvere questo problema.
C’è poi da scontare la reazione del sindacato dei docenti. L’ultimo contratto
degli insegnanti, chiuso nei mesi scorsi, prevede aumenti medi mensili di circa
100mila lire per il 2001. Messi a confronto con gli incrementi ora ipotizzati
per i capi di istituto, sono numeri che rischiano di scatenare l’ira delle
confederazioni di categoria, Cgil in testa. Il passaggio diventa a questo punto
delicatissimo. Quello dei dirigenti scolastici potrebbe essere uno dei primi
contratti che il Governo Berlusconi porterebbe a casa. È una delle intese nel
pubblico impiego che l’Esecutivo di Giuliano Amato non è riuscito a chiudere e
riguarda circa 10mila presidi e direttori didattici. Gli interessati fremono
perché dal 1° settembre dell’anno scorso sono per legge dirigenti statali, ma
non hanno avuto nessun riconoscimento economico del nuovo status e soprattutto
sono senza contratto (da dirigenti). Questo anche a causa del fatto che la
trattativa è andata avanti tra polemiche e contrasti tra i sindacati di
categoria. Da una parte Cgil, Cisl e Uil avrebbero voluto chiudere sulla
proposta di Giuliano Amato, inizialmente di 200 miliardi e poi aumentata fino a
240. Con idee diverse dall’altra parte l’Anp-Cida, l’associazione nazionale
presidi e direttori didattici che rappresenta poco meno del 50% dei capi di
istituto. L’Anp ha detto più volte che l’offerta economica di Amato era «assolutamente
insufficiente» e ha tenuto duro fino all’ultimo, tanto da impedire la firma
dell’intesa a quelle condizioni. Così la vertenza, svoltasi ufficialmente tra i
sindacati e l’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche
ammnistrazioni), è stata sospesa poco prima delle elezioni politiche. Se ora il
progetto Moratti andrà avanti, il confronto dovrebbe riprendere con una nuova
direttiva all’Aran del ministro della Funzione pubblica in cui dovrebbe essere
indicata la cifra aggiuntiva dei 160 miliardi. La decisione del ministro
dell’Istruzione di fare in fretta è confermata anche dall’Associazione
nazionale presidi. Sul suo sito ufficiale, infatti, l’Anp rende noto che al
termine di un incontro svoltosi l’11 luglio tra il presidente dell’associazione,
Giorgio Rembado, e Letizia Moratti, quest’ultima avrebbe «sottolineato la
volontà di chiudere al più presto un contratto dirigenziale per l’area V», cioè
quella dei presidi e direttori didattici. Anche Cgil, Cisl e Uil vogliono una
rapida chiusura della vertenza. Ma si sono rivolti all’Aran - e non al ministro
- chiedendo, nella nota unitaria di sollecito all’Agenzia indirizzata il 19
luglio, «una formale convocazione delle parti, con ogni possibile urgenza, in
tempo utile a prendere decisioni definitive e conclusive entro il mese di
luglio». Un dato politico da non sottovalutare è che l’Anp, poco prima delle
elezioni, chiese all’Ulivo e alla Casa delle libertà di esprimere un’opinione
sulla vicenda dei capi di istituto. Solo il Polo rispose, e positivamente, alle
istanze di Giorgio Rembado. La vicenda del contratto dei dirigenti scolastici,
ora, dovrà fare i conti anche con questo fatto che nessuno, tra gli
interessati, ha dimenticato. Novità in vista per il decreto legge precari.
Dovrebbe essere approvato oggi in prima lettura, alla Camera, il ddl di
conversione del decreto legge sull’avvio del nuovo anno scolastico.
Mercoledí 25 Luglio 2001