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Non vorremmo sembrare estremi, ma
dobbiamo usare parole adeguate: un governo che tratta gli immigrati
come fattori produttivi (intesi con l'accezione di mezzi, cose,
oggetti) - e la nuova legge Bossi-Fini ne è prova lampante
- non può essere definito altrimenti: xenofoba.
La nota curiosa - sarebbe persino
divertente, in altri tempi - è che l'odio per l'immigrato
fa superare al governo addirittura Confindustria, che del lavoro
straniero ha un gran bisogno. Ecco così che, subito dopo
la discussione in Parlamento, è lo stesso governo ad emendare
la sua legge, allargando (con il consenso dell'Unno Bossi) il numero
di permessi.
Resta la tristezza di un paese in
cui si tollera l'extracomunitario solo finchè gli dura il
lavoro (o, meglio, finchè le sue braccia fanno comodo al
datore di lavoro): in caso di licenziamento, o di momentanea disoccupazione,
dovrà essere subito rimpatriato. Oppure la tristezza di vedere
una nave militare fregarsene della vista di una carretta dei mari
(carica di uomini, donne e bambini) che scompare sott'acqua, sotto
lo sguardo impotente di un peschereccio che aveva applicato le regole
base della solidarietà.
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